il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 27 novembre 2008

Caro Paolo ti scrivo così mi distraggo un po'

Caro Paolo,

la tua proposta su un coordinamento delle forze di sinistra per rilanciare l'iniziativa delle opposizioni vede noi di Sinistra Democratica disponibili. Si tratta di dare ascolto a un'opposizione sociale che ha ritrovato passione e protagonismo; ma c'è soprattutto l'urgenza di farsi carico dell'offensiva che il governo Berlusconi sta lanciando sui temi più vitali per la salute di una democrazia: lavoro e sapere su tutti. So che questo coordinamento non risolve e non esaurisce le significative differenze di orizzonte strategico che oggi attraversano la sinistra: ci sono, e tenerne conto è anche un fatto di onestà politica.Ciò non ci sottrae all'urgenza di trovare terreni operativi di lavoro comune.Credo, in questo senso, che l'invito vada rivolto a tutte le forze d'opposizione del centrosinistra: e dunque anche al Partito Democratico, all'Italia dei Valori e al Partito Socialista. Esiste un terreno di proposta sociale ed economica che non sempre ci vedrà insieme con loro, ma ci sono vertenze politiche e democratiche che non possiamo che condividere con tutti i partiti del centrosinistra. Come insegna l'impegno della sinistra per il referendum abrogativo del lodo Alfano.
Un caro saluto e a presto
Claudio Fava
segretario nazionale di Sinistra Democratica
Roma, 26 novembre 2008




Questa lettera di Fava a Ferrero ritengo abbia il merito di manifestare lo stato dell’opera della costruzione del nuovo soggetto unitario e, in quanto tale non è da manifestare se si è in accordo o meno ma sicuramente ringraziare per la chiarezza che viene enunciata.
Come per la manifestazione dell’11 ottobre la sinistra (tout-court) vuole manifestare il proprio protagonismo attraverso un coordinamento delle opposizioni che vede tutte le componenti dell’11 riproporsi in una opposizione compatta. Ritengo che la forza di qualsivoglia componente politica si misura sempre e comunque non tanto su quello a cui si oppone quanto sul tipo di proposta articolata che propone. Il mese e mezzo che è trascorso dall’11 ottobre mi fa serenamente affermare che a parte la conta autoreferenziale delle bandiere, una proposta che eventualmente andasse leggermente al di la della propria posizione non mi sembra proprio ci sia stata. Anche sul problema scuola che tanto è stato caro alla nostra sinistra non ha sicuramente amalgamato le componenti politiche della sinistra in quella che poteva essere una proposta condivisa. Ci siamo limitati alla difesa senza se e senza ma.
Posso rendermi conto che i tempi della politica sono lunghi ma considerando che dalla precedente campagna elettorale passando attraverso i congressi dei partiti e contando le aree di appartenenza di politica se n’è fatta realmente poca forse è il momento che decidiamo cosa fare da grandi.
Viste le tensioni degli ultimi giorni con un certo defilamento dell’area vendoliana qualcuno potrebbe pensare che la lettera possa essere il gentile e delicato tentativo di riallacciare dei rapporti che portino verso un accordo tipo la sinistra arcobaleno in vista delle prossime scadenze elettorali. Cosa questa che potrebbe rassicurare chi è preso dalla sindrome della mancanza di rappresentatività autorevole.
La riflessione però si impone all’estensione dell’appello al coordinamento dell’opposizione, con un ragionamento che ha in assoluto la sua logica, all’IDV e al PD. Anche su questo non necessita un giudizio ma una presa d’atto che per alcune componenti della nostra sinistra tale estensione è irricevibile perché altrimenti non si comprenderebbe come mai precedentemente di manifestazioni ne sono state fatte addirittura 3: due il giorno 11 ottobre, sinistra in una piazza e IDV in un’altra piazza e una il 25 ottobre del PD.
E’ apprezzabile questa lettera perché esprime volontà e intenti che difficilmente troverà chi manifesterà apertamente il suo disaccordo e quindi unificante, ma nella presumibile realtà troverà un Ferrero che per l’appunto non vorrà coordinarsi con il PD in quanto moderato e il PD non vorrà coordinarsi con il PDC o Rifondazione perché protestatari (anche contro il governo in cui erano).
Dunque una buona visibilità anche se uno scarso follow-up politico.
Non avrà forse ragione Ferrero a questo punto che vuole candidare Luxuria perché per lo meno lei “l’isola dei famosi” l’ha vinta e l’audience era alto?


domenica 23 novembre 2008

Oggi, non domani

AGGIORNAMENTO –Ho apprezzato il rumoroso silenzio che si è sviluppato intorno al contenuto di questo post e soprattutto la mancanza di volontà nell’esprimere commenti. Posso dire che anche se non ho il numero preciso iniziale desunto dal contatore visite che questo post è stato letto da molti. Molti rispetto alla frequentazione abituale del mio blog. Dato che alcune mail in cui segnalavo questo post sono state indirizzate a dirigenti nazionali sicuramente di non secondo piano ho il ragionevole dubbio che pure alcuni di loro non abbiano voluto rispondere.
Bisogna pur sempre ricordare che non è un caso il risultato elettorale di aprile.
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…Ovviamente non mi aspettavo che i diretti interessati rispondessero al mio post precedente (anche se ho cercato di fargli pervenire il link del blog affinchè dicessero la loro e ci togliessero da una nebbia estremamente insidiosa.
A volte il silenzio è più assordante di molto rumore .
Ieri c’è stata a Genova una iniziativa di presentazione del nuovo soggetto unitario di cui sono come ho gia avuto modo di far capire un sostenitore da lunga data (leggete i primissimi post di questo blog) e da “senza tessera” . Sarà che in questa fase privilegio la condivisione e la trasparenza delle scelte che ai tatticismi di corta portata, insieme ad altri compagni abbiamo partorito un documento che nelle nostre intenzioni avrebbe dovuto essere consegnato ai referenti nazionali che ieri hanno presenziato all’iniziativa al fine di sciogliere dubbi e possibilmente di riuscire ad accelerare un processo che a mio parere non ha più ragione di aspettare.
Il documento ha raggiunto in breve tempo una settantina di adesioni sulla platea dei presenti e considerando che avevamo un numero limitato di copie autoprodotte sulla mia stampante direi che è un dato decisamente positivo.

Lo posto al fine di condividere anche fuori del territorio ligure un comune sentire di noi popolo della sinistra e forse nella speranza che in molti si prendano la briga di replicarlo e magari di porre le stesse domande nelle loro realtà territoriali e facendolo pesare dal maggior numero di adesioni possibile. Sarà un modo per fare rete e forse anche per concretizzare più rapidamente un processo politico.


Oggi, non domani

Costituente, Associazione, Soggetto politico. Non comprendiamo perché si abbia timore, perché ci siano tante remore a pronunciare una parola chiara: Partito. Cioè l’organizzazione di cui ha bisogno una parte non marginale della società italiana, di cui abbiamo bisogno noi per costruire, verificare, migliorare e accrescere il nostro progetto politico.
Questa costruzione, questa verifica, questo miglioramento sono possibili solo entrando in rapporto con tutti coloro, e sono davvero tanti, che si trovano, delusi e amareggiati, all’esterno delle formazioni politiche dalle quali proviene una buona parte di noi, e che è possibile coinvolgere solo con decisioni certe e non pasticciate o timide sulla vera natura del progetto. Ci convince della giustezza di questa scelta la considerazione che già il nostro progetto genovese e ligure si è arricchito con il contributo di coloro che vi hanno aderito provenendo da esperienze non identificabili con precedenti collocazioni partitiche.
La necessità da più parti avvertita è quella di avere un partito di sinistra che non si autocondanni, a causa della scelta di privilegiare identità tanto desuete quanto rispettabili, all’opposizione permanente: logica che assolutamente non è in grado, in generale e ancor più nella specifica situazione italiana, di garantire ai lavoratori e agli strati deboli della società una minima tutela delle condizioni di vita così duramente messe in discussione dalla destra e dalla dimensione della crisi.
Da quì la necessità di un partito di sinistra che, godendo di un consenso adeguato e crescente, possa condizionare le scelte del Partito Democratico non soltanto sul piano locale o territoriale, ma sul piano nazionale. Di un partito che sia capace di porre con energia le questioni sul tappeto, anche di alzare la voce quando occorra, che sia in grado cioè di non lasciare all’IdV il monopolio della protesta, che ne accresce i consensi, a scapito della Sinistra stessa. L’accelerazione è assolutamente necessaria perché la prossima scadenza elettorale delle europee, che in diverse zone del paese coinciderà temporalmente con importanti elezioni amministrative, ci dovrà vedere presenti con un partito e un simbolo, per poter già in quella occasione misurare il consenso che saremo capaci di ottenere. Oltre tutto, il non farlo aprirà una serie di opinioni negative sull’operato dei gruppi dirigenti che lavorano intorno al progetto, perché i ritardi della decisione e alcune inopportune manovre tese a costruire eterogenee e incomprensibili ammucchiate fanno pensare a penosi tentativi di garantire strapuntini di rappresentatività che non fanno certo identificare la nostra volontà di cambiamento, quando addirittura non la mortificano.
Decisiva a tale riguardo è poi la decisione, che ci auguriamo condivisa e pienamente attuata, di praticare fin da subito metodi di limpidezza e trasparenza nella costruzione provvisoria di gruppi dirigenti locali, territoriali e nazionali, che dovranno essere informati a criteri di scelte partecipate, a rotazioni, a limitazioni rigorose nei tempi dei mandati rappresentativi e degli stessi incarichi direzionali, alla rigorosa parsimonia delle eventuali retribuzioni, là dove il volontariato non potrà essere capace di assolvere a tutti i compiti che un partito richiede.
Genova 22/11/2008

mercoledì 19 novembre 2008

CHI NE SA QUALCHE COSA DI PIU’ E’ BEN ACCETTO


Sono alcuni giorni che si accavallano quesiti che solo all’apparenza potrebbero risultare semplici o scontati.
Ho cercato con scarso successo su internet la legge elettorale per le europee per cui alcune considerazioni che vado a fare sono sulla base di una raccolta di informazioni orali che possono quindi anche contenere errori e che sarò ben felice di correggere nel momento in cui qualcuno me lo segnalerà.
1) Mi risulta che i termini di una modifica della legge elettorale siano scaduti o in scadenza nei prossimi giorni , per cui, lo sbarramento al 5% che volevano alcuni dai banchi della destra non ci sarà in quanto andremo a votare con la vecchia legge.
2) In base alle elezioni passate il coefficiente di eleggibilità si attesta all’incirca intorno allo 0,8%.
3) Per presentare liste è necessario o essere gia presente al parlamento europeo dalle precedenti elezioni oppure raccogliere 30.000 firme per regione nel collegio elettorale.

Questo che apparentemente può sembrare una enunciazione sul come sarà organizzata la tornata elettorale, per noi a Sinistra apre un numero non indifferenti di combinazioni. Le scelte a questo punto sono politiche, e amerei che le risposte me le dessero i più diretti interessati Vendola, Ferrero, Fava (un po come Berlusconi che chiama Floris a Ballarò) ma anche Cento, Diliberto, Rizzo, Belillo e altri con cui mi scuso se ometto.

Premetto che : a parte Sinistra Democratica tutte le altre formazioni sono gia presenti a Strasburgo.
In questi giorni sta nascendo il nuovo soggetto a sinistra . Si presenterà con una propria lista raccogliendo le 30000 firme per regione? Il compagno Vendola in base a questa ipotesi uscirà da Rifondazione o darà indicazione alla sua area politica di votare il nuovo soggetto rimanendo nel Partito? Oppure visto tutto sommato la bassa percentuale per l’eleggibilità si accorderà per rimanere all’interno di rifondazione con Ferrero in cambio di un po di candidature sicure? E Fava correrà da solo o aspetterà qualcuno?Altra ipotesi si ricostituisce un bel cartello elettorale come un anno fa?

La situazione è molto più incasinata di quello che sembra. Personalmente il vento del “Nuovo” e non del nuovismo penso che parta gia da qui. Saranno necessarie forse anche scelte coraggiose, l’importante è che le pratiche politiche rompano definitivamente col passato.
Chiarezza di percorsi e trasparenza nelle azioni sono indispensabili.
Ovviamente non sono Floris e non mi chiamerà Berlusconi , Mi chiamo Loris e non risponderà neanche Vendola o Ferrero o….. Credo però che un segnale potrebbe arrivare se su questa cosa la chiarezza la chiediamo in molti su questo e magari anche su altri blog. Non lasciamo che qualcuno ci arrivi candidamente dicendo che non c’è più tempo per decidere e la confezione anche se non ci piace ce la dobbiamo ingoiare.
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prima osservazione telefonica: pare che il numero delle firme sia su base di collegio con una quota presumo proporzionale per ciascuna regione.

giovedì 13 novembre 2008

SENTENZA SCUOLA DIAZ








REPUBBLICA
CORRIERE DELLA SERA
UNITA'
SECOLO XIX
INDYMEDIA
réversibilité-ètilibisrevèr (1)
réversibilité-ètilibisrevèr (2)

PAGINE DI STORIA

"Quattro luglio 1921: squadre fasciste assaltano la Camera del Lavoro di Sestri. Nelle loro intenzioni è l'attacco decisivo dopo mesi e mesi di provocazioni e di aggressioni contro i lavoratori e la popolazione della cittadella sovversiva del genovesato. Se si passa a Sestri, si passa a Genova, e se si passa a Genova anche il nord Italia cadrà in fretta. È questo il ragionamento - d'altra parte fondato - che ispira i capoccia fascisti e che porta a pianificare l'azione con cura. Sono presenti squadristi di altre regioni (prevalentemente toscani) e come di consueto carabinieri e polizia (con due autoblindo) che devono garantire "l'ordine". Dentro la Camera del Lavoro sono però attestati un centinaio di operai e militanti, in gran parte armati, che sono decisi a resistere. La sparatoria è violenta e dura fino all'alba del 5, due saranno i feriti gravi tra gli aggressori. Solo allora i difensori si ritirano da un'uscita secondaria e i fascisti possono entrare, preceduti da un autoblindo che sfonda il cancello. È vittoria per i fascisti, ma una vittoria molto parziale. Infatti nei mesi successivi la CdL sarà riaperta, di nuovo chiusa e così via fino alla chiusura definitiva nel settembre del 1922, in un altalenarsi di vicende che testimoniano tutte le difficoltà dei fascisti ad espugnare la "fortezza proletaria" del ponente." In questo periodo vi furono "duri scontri tra fascisti, guardie regie da una parte, operai, Arditi del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti .... Le spedizioni punitive dei fascisti ormai sono all'ordine del giorno, ma continuano a trovare opposizione, anche se sempre più debole. Nelle fabbriche si cerca di resistere, l'ultimo sciopero generale, proclamato il 31 luglio del '22, viene seguito con grande compattezza dalla classe operaia sestrese, ma è veramente il canto del cigno. Il 3 agosto i fascisti scatenano l'attacco definitivo contro Genova e Sestri. Dopo un paio di giorni di vera battaglia la resistenza antifascista è piegata,centinaia di squadristi controllano le strade e presidiano gli stabilimenti. Si scatena la caccia al "sovversivo". Solamente a Sestri oltre seicento operai, per sfuggire alle persecuzioni fasciste, devono espatriare (prevalentemente in Francia) entro la fine del 1922. Molti altri vengono arrestati o, comunque,perdono il posto di lavoro."

Ho voluto riportare queste righe tratte dal sito A - I n f o s perché sono una paginetta di storia della mia Sestri e del suo movimento operaio e antifascista. L’episodio viene riportato in molti siti che trattano di storia, io personalmente ricordo di aver letto in una ristampa le cronache che un compagno sotto pseudonimo inviava all’ Ordine Nuovo di Gramsci a Torino. Ho scelto questa versione perché al di la del fatto in se stesso viene giustamente sottolineata la conseguenza successiva. Senza voler tirare facili e forse un po velleitari parallelismi ritengo però utile un momento di riflessione.
Oggi sono state assaltate da teppaglia fascista due sedi sindacali della CGIL l’atto è gravissimo, gravi sono stati i fatti di piazza Navona grave e greve il clima che si respira.Credo che debba essere un nostro preciso impegno mettere in atto tutte quelle azioni democratiche a difesa della democrazia e dei lavoratori.




Un omaggio ai resistenti di ieri e di oggi

ps. Ho sempre scritto Sestri senza specificare, sto scrivendo di Sestri ponente che fino al 1926 era Comune a se rispetto a Genova.

venerdì 7 novembre 2008

Nasce oggi l’associazione Per la Sinistra

COSTRUIRE LA SINISTRA: IL TEMPO E’ ADESSO
Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro - spesso precario, talvolta assente - come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo - tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi - sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio - vero, reale, possibile, crescente - di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un’opposizione rigorosa, con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità - politica e persino democratica - e scongiurare la deriva bipartitista, avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all’assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma - sul piano culturale, politico, organizzativo - non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.

Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Del Bono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Walter Fabiocchi, Daniele Farina, Claudio Fava, Carlo Flamigni, Pietro Folena, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola…
Roma, 7 novembre 2008

giovedì 6 novembre 2008

Orwell scrisse 1984 nel 1948 noi oggi che data dovremmo scrivere?

…A volte una semplice telefonata fa riaffiorare ricordi che in maniera inquietante si sovrappongono alla realtà di oggi.
Ero al telefono con “Snoopy” (entrambi militavamo nella FGCI genovese nei primi anni 70) e mi sottolineava la sfrontatezza dei fascisti odierni in quella gazzarra che è stata l’incursione alla RAI per aver smascherato le loro carognate alla manifestazione degli studenti di Roma.
Sono entrati e sono usciti in modo assolutamente indisturbato e, non mi pare neanche, che ad oggi ci siano persone ufficialmente indagate e men che mai arrestate per quell’episodio.
Tra il 7 e l’8 dicembre 1970 gruppi fascisti e un reparto della guardia forestale inizia di fatto una insurrezione a Roma con obbiettivo immediato l’occupazione della RAI delle centrali telefoniche, ministero della difesa, ministero dell’interno. Iniziano in poche parole le manovre per quello che tutti noi conosciamo essere un “Golpe”. Una telefonata ricevuta poi dal “principe nero” Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas durante la notte ,mette misteriosamente fine alle operazioni.
La Rai è da sempre considerata (perché da li si diffondono le notizie ufficiali dello stato) uno dei luoghi simbolo della tenuta dello stato democratico, al pari di Ministeri e Presidenze.
L’indifferenza che, a parte la RAI stessa, ha circondato questo episodio è intollerabile.
Le nostre libertà sono in pericolo.
Se domani , il mio, ma non solo ovviamente il mio blog dovesse oscurarsi, dovessero chiudersi delle emittenti radiofoniche o televisive locali, in quanti comprenderebbero cosa sta succedendo?

PS. Per info sul golpe borghese :

martedì 4 novembre 2008

Cossiga denunciato

Comunicato stampa Comunità delle Piagge - Firenze Via Lombardia 1p Firenze - 055/373737 - ilmuretto@libero.it

Cossiga denunciato per istigazione a delinquere e apologia di reato Cinque cittadini si rivolgono alla Procura di Roma per le dichiarazioni rilasciate al Quotidiano Nazionale.
Un prete, un avvocato, una grafologa e due ex insegnanti - cinque semplici cittadini - hanno denunciato stamattina alla Procura della Repubblica di Roma il senatore a vita Francesco Cossiga per istigazione a delinquere e apologia di reato. La denuncia nasce dopo le dichiarazioni rilasciate dall'ex Presidente della Repubblica al Quotidiano Nazionale su come infiltrare e strumentalizzare, con il fine ultimo di liquidare, il vasto movimento popolare nato nelle ultime settimane in difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio garantito dalla Costituzione.
Per Cossiga il movimento è da: «Infiltrare con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri […] Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
«Chiediamo pertanto che si proceda penalmente a carico del senatore Francesco Cossiga per i reati suddetti e per tutti quelli che potranno essere ravvisati – ha dichiarato Piero Leone, ex nsegnante che stamane si è recato alla Procura di Roma. Si tratta di dichiarazioni molto gravi in quanto provengono da un personaggio che ha ricoperto i ruoli più elevati nelle istituzioni della Repubblica Italiana. Con questa denuncia vogliamo semplicemente difendere la democrazia e la Costituzione del nostro paese.»
Per Alessandro Santoro, prete fiorentino della Comunità delle Piagge: «E' assurdo che queste dichiarazioni passino sotto silenzio. Sono un invito alla violenza e ricordano, purtroppo, le modalità tipiche della strategia della tensione. Auspichiamo che la Procura proceda speditamente nel suo lavoro, perché è assurdo che un senatore a vita, ex Presidente della Repubblica, e quindi garante dei principi costituzionali si ponga all'attenzione per dichiarazioni che non esitiamo a definire fasciste.»
I reati ravvisati dai denuncianti nell'intervista del 23 ottobre scorso (oggi disponibile sulla rassegna stampa del governo http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406) sono: istigazione a delinquere - commessa pubblicamente come richiesto dalla legge per la sua punibilità - rivolta sia al ministro dell'interno Maroni sia agli stessi organi di polizia preposti all'ordine pubblico (art. 414 CP) sia ai militari, i Carabinieri, a disobbedire alle leggi e a violare il giuramento compiuto sulla Costituzione (art. 266 CP). Si ravvisa infine la colpa di apologia di reato (ancora art. 414 CP) in relazione ai reati da lui commessi all'epoca in cui era ministro dell'interno e solo ora confessati.
«Sappiamo che anche altri stanno muovendosi per denunciare Francesco Cossiga - ha concluso Piero Leone. Chi volesse aderire alla denuncia può contattarci all'indirizzo mail piero.leone@gmail.com


la notizia è stata diffusa su questo sito
http://www.anpi.rimini.it/notizie.php?id=311

4 NOVEMBRE 1918 - OLTRE 15 MILIONI DI MORTI CHIEDONO PERCHE'



O GORIZIA

La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.

Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu

O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.

Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.

Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.

Traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.

lunedì 3 novembre 2008

ORDINE PUBBLICO

"COSÌ VOLEVANO INSABBIARE IL PROCESSO"...
Alessandra Pieracci per "La Stampa"
-
«Siamo qui a prendere insulti perché non abbiamo fatto patti con nessuno.
Eppure ce ne sono stati proposti». Le parole cadono come un macigno nell'aula
dove si celebra il processo per la sanguinosa irruzione alla scuola
Diaz-Pascoli, la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 genovese. A
pronunciarle, nella replica alle arringhe dei difensori, è il pm Enrico Zucca,
il magistrato che ha portato sul banco degli imputati i vertici della polizia,
chiedendo il rinvio a giudizio (per istigazione alla falsa testimonianza) per
l'ex numero uno, Giovanni De Gennaro. Zucca denuncia la condizione difficile in
cui si è trovato «da solo» a fronteggiare «l'arroganza della polizia» e gli
«attacchi personali dei legali che sono violenti come i loro assistiti»…..
continua



Perché lo Stato non mi ha difeso
da repubblica.it
Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a manifestare a piazza
Navona contro la riforma Gelmini, una manifestazione pacifica con cori simpatici
assolutamente non violenta quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a
tutto volume che vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per
avanzare gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che
la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti, tutti
ventenni di Blocco Studentesco, capisco che aria tira e mi metto ad osservare la
scena in una postazione più defilata anche se mi sembra assurdo che si possa
arrivare ad uno scontro violento…..continua



Ero fuori Genova e ho letto oggi sia la lettera dello studente del Tasso su Repubblica con i commenti sul blog del Russo, sempre molto attento a postare argomenti molto partecipati, e i resoconti della Stampa su dagospia sul processo ai poliziotti che durante il G8 di Genova offrirono un’immagine molto indelebile sulle “forze dell’ordine”.

Se chiedevate negli anni 50 e 60 a un operaio o a un bracciante da che parte stava la polizia non vi erano dubbi o incertezze: dalla parte del Governo e dei padroni.
Sono mai state sanate le ferite dei morti del luglio 60 a Reggio Emilia? O dei morti di Avola e Battipaglia? O per citare il blog di “gap” l’uccisione di Giorgiana Masi e Francesco Lorusso?

Pasolini apparentemente ci fece la reprimenda all’indomani degli scontri di Valle Giulia nella poesia “Il PCI ai giovani” anche se forse la corretta interpretazione la ritroviamo proprio a commento dei morti di Avola e Battipaglia.

Ravvedo nella meraviglia di questi giorni qualche elemento di ingenuità e quasi di incredulità,
la stessa incredulità che mi sono personalmente trovato a riscontrare dopo il G8 di Genova raccontando cosa era successo a gente che non c’era.
Circa 30 anni di normalizzazione, di concertazione e di quant’altro han fatto si che si stemperassero le memorie collettive. All’indomani del G8 una funzionaria della questura di Genova affermava che erano stati buttati anni di ricomposizione di un rapporto tra forze dell’ordine e città. Forse però questa ricomposizione avveniva solamente la dove le piazze erano fortemente caratterizzate da una coscienza collettiva, perché era proprio durante i giorni del G8 che dalla zona fiera dove erano acquartierati i reparti giunti da fuori venivano eseguiti canti e slogan che forse poco avevano a spartire con i difensori dello stato repubblicano. Ricordiamo inoltre come è emerso dalle inchieste le telefonate tra colleghi e la considerazione nei confronti dell’uccisione di Carlo Giuliani.
Tutta questa considerazione non vuole arrivare ad individuare un “nemico”, sarebbe un errore imperdonabile e devierebbe profondamente sulle responsabilità politiche. Quelle responsabilità che per il G8 di Genova non si sono volute accertare a mezzo di una commissione parlamentare grazie anche (all’ingenuità?) dell’IDV .
E’ necessario che tutto il movimento che si svilupperà mantenga alta una vigilanza democratica.
Dalle nostre manifestazioni non ci possiamo permettere che provocatori inneschino pericolose derive.


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