il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



mercoledì 16 dicembre 2009

PD VERSO IL SUICIDIO


Sulle qualità delle capacità politiche del segretario del PD Bersani ho manifestato serie perplessità in epoche non sospette, per cui mi limiterò a ricordare gli episodi salienti. Insieme a Visco in qualità di Ministro per le attività produttive partorisce nella prima finanziaria del governo Prodi quel provvedimento per cui viene aumentato a dismisura il prelievo nei confronti degli iscritti alla gestione cassa separata dell’INPS . Generalmente precari, altri con partita IVA ma ben lungi dall’essere economicamente a livello di categorie professionali con casse previdenziali che hanno continuato a pagare cifre assai inferiori . L’anno successivo nel finto tentativo ri ripianeggiare al maltolto studia un sistema per favorire i contribuenti sotto una certa cifra per alleggerirgli il regime dell’iva, ma, ci sono talmente tanti vincoli capestro in caso di superamento della soglia limite che in molti decidono di non farne di niente visto che il tentativo è pursempre quello di cercare di guadagnare qualche cosa di più per sopravvivere sia al carico fiscale sia al mantenimento personale e della famiglia. Se ricordo bene per una rivista tipo “Oggi” (non garantisco fosse quella) viene confezionato un servizio dove l’on Bersani va a cena, o pranzo che si voglia, di una famiglia italiana per conversare e acquisire da una famiglia tipo le problematiche italiane. Mi rendo conto che andare a una mensa operaia per sentire da loro i problemi c’è da sporcarsi le orecchie, perché un bestemmione ogni tanto è pure facile che voli , e poi, in quegli ambienti credo che alcuni dirigenti politici ci vanno solo in campagna elettorale. Il Bersani in quella occasione fa la scelta di rivolgersi a una famiglia dell’aristocrazia romana che sicuramente i problemi dei giri dei discount, come il giro delle sette chiese, per individuare i prezzi migliori, li ha stampigliati nella mente in modo indelebile.
Ma se questo appartiene al passato il presente è ancora più preoccupante, perché in tutta la farsa politica, seguita all’impatto del souvenir del duomo con il viso di Berlusconi quello che dovrebbe essere comunque il segretario del principale partito d’opposizione si è presentato incapace a qualsiasi reazione nei confronti dell’autentico sciacallaggio politico del PDL.
La mancanza di solidarietà alla lista nera di giornalisti, magistrati e oppositori presentata in parlamento da Cicchetto è una offesa nei confronti di chi in tutti questi anni è sempre rimasto opposizione subendo le incapacità di tutta una classe politica di dirigenti della Sinistra ma consegnandogli poi comunque la delega nei momenti cruciali.
Se queste sono le prove generali di un accordo che salvi uno sciagurato bipartitismo, vero artefice in questi anni di uno scontro tra schieramenti contrapposti, a scapito di tutti gli altri soggetti politici, voglio recitare il deprofundis al PD, perché andrà incontro al suo suicidio politico.
Credo che la verifica a quanto supposto l’avremo molto a breve, in base a quanto uscirà dal CDM giovedì e dal tipo di risposte che sarà in grado di dare il PD.
Rispetto a quelle che potrebbero essere le scelte liberticide del governo credo sia necessario saper dare noi, comunque, una risposta collettiva e soprattutto politica, perché oggi il governo è debole e in quanto tale pericoloso.



Questo signore è stato oggi arrestato con l'accusa di aver truccato appalti.

Fonte Repubblica clicca qui per la notizia completa

martedì 15 dicembre 2009

DA OGGI QUESTO BLOG E' A RISCHIO OSCURAMENTO PER ISTIGAZIONE ALLA VERITA'

A parte un commento all’attento post sul blog di Alessandro Tauro ho preferito tacere e riflettere sulla situazione kafkiana che si è venuta a determinare dopo il ferimento di Berlusconi.
Purtroppo spesso accadono fatti in cui psicolabili si rendono protagonisti di “crimini” nei confronti di soggetti comunque più deboli, ma non per questo vengono palesati complotti, terrorismo, o attacchi al cuore dello stato.
Sicuramente sarebbe più semplice dimostrare che una trasmissione a base di tette e culi, magari su una rete mediaset, è in grado di scatenare pulsioni sessuali violente nei confronti di donne, meglio se isolate, che lo scontro politico sia stato l’elemento scatenante per una reazione da parte di uno psicolabile nei confronti del premier protetto dalla sua scorta.
L’origine, fortunatamente lombarda, del lanciatore di souvenir toglie di torno qualsiasi ipotesi di terrorismo islamico.
Al di la dei deliri di una parte della stampa di destra e di replicanti esponenti del centro-destra la risposta al quesito che poneva Alessandro Tauro nel suo post inizia a trovare oggi purtroppo risposte evidenti e sicuramente preoccupanti.
Dopo le iniezioni di “bontà” del ministro degli interni nei confronti di extracomunitari in cerca di asilo, il maglio della censura è sempre più pressante, consapevoli del consenso mediatico al quale sono andati incontro con l’addomesticazione delle televisioni pubbliche e private e nel terrore che l’informazione alternativa scardini il castello di menzogne che è stato messo in piedi, l’obiettivo internet ritorna prioritario per chi la democrazia la ritiene un optional per mascherare le proprie mire repressive, autoritarie, da stato di polizia .
Non solo sulla libera circolazione delle idee il ministro leghista sembra voler mettere un freno, ma pure sulla libertà di manifestare pubblicamente le proprie idee e il proprio dissenso. Per essere più chiari stiamo tornando lentamente solo ed esclusivamente alle manifestazioni e alla stampa di regime.
Nuovamente vergognosi sono stati gli attacchi nei confronti dei magistrati che hanno inchieste in corso che riguardano Berlusconi.

Considerando la completa inesistenza di qualsivoglia connessione tra il lanciatore di souvenir e gli oppositori di Berlusconi, viste le acrobatiche e patetiche manovre per imputargliele, voglio fare io delle considerazioni rifacendomi semplicemente a quella pagina infausta della nostra storia che si chiama “dittatura fascista”. Dopo l’attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 in Italia furono emanate le “leggi speciali per la sicurezza dello stato” che costarono la vita, l’esilio e il confino a comunisti, liberali, democratici, più semplicemente ad Antifascisti.
Sulla responsabilità di Zamboni (anarchico di 16 anni) emersero molti dubbi che non fu possibile chiarire in quanto fu linciato a tempo di record dai gerarchi fascisti presenti.
Una delle tesi fu che a organizzare l’attentato fosse stato Arpinati , podestà di Bologna successivamente sottosegretario agli interni. Un’altra che fu lo stesso Mussolini a procurarsi un miracoloso attentato, da cui ne uscì indenne, per promulgare le infami leggi speciali. Nel 1930 Arpinati fu esautorato dagli incarichi da Starace e inviato al confino.
Ps. Ultime notizie: a quasi 48 ore dal fatto esce un sorprendente testimone che ancor prima che agli inquirenti riferisce alla stampa di aver avuto l’impressione di un cambio di mano dell’oggetto del misfatto facendo presupporre quindi un complotto. Essendo un esponente del pdl mi domando perché ha permesso che un eventuale complice avesse eventualmente 48 ore di vantaggio rispetto agli inquirenti per mettersi al sicuro.

venerdì 11 dicembre 2009

12 DICEMBRE 1969 LA STRAGE E' DI STATO

Sono 40 anni di stragi, di depistaggi, di connivenze e complicità tra pezzi deviati dello stato e criminalità politica, tra logge massoniche nascoste (P2) e pezzi malati della politica.
Chi vuole può ripercorrere le tappe che si snodano da Piazza Fontana all'attentato al treno a San Benedetto Val di Sambro, a piazza della Loggia a Brescia, alla stazione di Bologna e ad altri. Ricordare le vittime una ad una è un elenco lungo e doloroso. Un pezzo di democrazia nascosta, insabbiata, rinnegata.
Per tutti coloro che in quegli anni si trovarono dalla parte delle vittime voglio ricordare l'Anarchico Pinelli, precipitato dal quarto piano della questura di Milano che in quel periodo era retta dal Questore Marcello Guida, gia direttore del carcere di Ventotene e Santo Stefano sotto il fascismo.
Nel frattempo abbiamo avuto un Presidente della Repubblica che caldeggiava l'organizzazione parallela Gladio (Cossiga), oggi abbiamo un presidente del Consiglio tessera 1816 della P2...... Strano paese e senza memoria il nostro.







Scontri a Roma - Se Silvio ha le "palle" noi abbiamo "l'orchite"

Nuovamente il manganello, strumento congruo al governo Berlusconi . Pochi giorni fa contro i lavoratori dell’Alcoa. Oggi contro gli studenti dell’Onda e ai Precari che manifestano a Roma. L’olio di ricino ce lo somministra mettendo le mani sul TFR per finanziare la “spesa corrente”.
E’ giusto secondo una certa logica essere precari sempre : anche quando hai finito il ciclo produttivo e ti aspetti la corresponsione dell’ampliamente guadagnato “trattamento di fine rapporto”.
Siamo convinti signor presidente del consiglio che lei come ha dichiarato abbia le “palle” perché noi le assicuro ormai abbiamo "l’orchite" e ci girano a tal punto che la cavalleria dell’aria di "Apocalypse now" a confronto è una bischerata da nulla.
Infine un pensiero mi viene anche sulla sua volontà di cambiare la “Carta”…..ma credo che dopo il “Legittimo impedimento” l’argomento si fa sempre più inquietante!!!




Immagini degli scontri contro i LAVORATORI dell'Alcoa

Per non dimenticare

sabato 5 dicembre 2009

L'appello di Saviano. Firma anche tu!

Quasi mezzo milione le firme raccolte sull’appello di Saviano
contro il "processo breve".
E’ un altro segno tangibile dopo la manifestazione di oggi a Roma
dell’Italia che resiste
sotto il link per firmare




PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO….

giovedì 3 dicembre 2009

Signor Presidente non sono d'accordo!

Sarò irriverente, ma non riesco a concordare col messaggio che oggi il Presidente Napolitano ha rivolto ai giovani invitandoli a rimanere in Italia, rispondendo così al direttore della Louiss Celli.
Come ho scritto in un commento sul blog di Alessandro Tauro, dopo le parole fuori onda della terza carica del nostro Stato, Fini, il meno che possa succedere è il “legittimo sospetto” al pari del “legittimo impedimento” e della “legittima suspicione” che possiamo essere governati dalla Mafia o comunque che nostri governanti possano essere collusi. Nel caso del legittimo sospetto però sono i cittadini non sudditi a pensare e negli altri due casi è il presidente del Consiglio che agisce tra un Lodo Alfano e uno Schifani per evitare tassativamente di transitare da aule di tribunale.
Dal momento che non vorrei che fossimo un popolo senza memoria o con le croci nude pronti come ai tempi di Cesare a crocifiggere qualcuno suggerisco una lettura che rinfreschi le informazioni che tutti noi possiamo avere e a cui attingere. Andate a leggere cosa riporta Wikipedia sotto la voce “Banca Rasini” e dalle informazioni che ricavate movimentando i neuroni formatevi un’idea.
Nella consapevolezza che la mia generazione non è in grado a causa del degrado economico, a garantire una base consolidata ai nostri figli come fece la generazione di mio padre, e, rendendomi conto che il processo di precarizzazione del lavoro è solo ed esclusivamente un mezzo per sfruttare e spremere giovani e meno giovani non dando alcuna prospettiva di un futuro, non riesco a rimanere ottimista.
Ho qualcosa da dire anche su un altro dei temi che il nostro Presidente ha toccato rivolgendosi ai giovani mentre era in visita agli scavi archeologici sotto palazzo Valentini osservando come dal passato si possa trarre insegnamento per il futuro. Come ho più volte scritto sul blog il ruolo della cultura è fondamentale nella formazione e nella crescita delle persone , ma, come ho già sottolineato altre volte il ruolo della cultura , e prima di me lo ha detto e scritto un sicuramente più autorevole Elio Vittorini, non deve essere consolatorio.


Ecco un'altro appello a un "Signor Presidente" per ricordare che sono state rifinanziate le missioni militari all'estero Afganistan compreso. Il testo e la musica di Boris Vian è uno dei più conosciuti pezzi pacifisti contro tutte le guerre.

martedì 1 dicembre 2009

Banana Republic

questa volta io faccio la precisa scelta di non dire niente: ogni parola sarebbe superflua e rischierebbe di far pensare all'ennesimo complotto .




lunedì 30 novembre 2009

"Figlio mio, lascia questo Paese"

"Figlio mio, lascia questo Paese"

“Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. ……clicca per la lettera completa”(fonte Repubblica)


….L’indignazione mi ha nuovamente fregato! Non riesco a sottrarmi a questo “Urlo” di un padre rivolto al proprio figlio cercando di prefigurare un futuro.
Il fatto che leggendo la firma e i ruoli possiamo lasciarci andare alla considerazione che comunque per quel figlio il futuro sarà più “facile” di altri non deve farci cadere nella supponenza che sia un urlo pretestuoso e inopportuno.
Le rivoluzioni sono non soltanto dei sovvertimenti di tipo sociale ma, soprattutto dei sovvertimenti di tipo culturale. La rivoluzione francese e quella americana sarebbero state solo dei cambi di regime e avrebbero condizionato molto poco l’era moderna se dietro non ci fosse stato il pensiero illuminista che si imponeva sull’oscurantismo imposto dalle gerarchie ecclesiastiche e dai casati reali. La riprova fu che non fu sufficiente un congresso di Vienna che riportò l’Europa ai vecchi regimi pre rivoluzione francese ad arrestare le lotte non solo per l’indipendenza in diversi paesi ma non arrestò una nuova coscienza sociale, una visione diversa e nuova della società.
La lettera di Pier Luigi Celli affronta la drammaticità dell’imbarbarimento che è avvenuto non solo politicamente nel nostro paese ma dello stesso imbarbarimento culturale che è stato perpetrato a danno dello stesso popolo italiano.
Un presunto liberismo dispotico e grezzo ha fatto si che i bisogni siano ridotti a quelli primari, quelli essenziali, al di fuori dell’etica e della morale: mangiare , riprodursi e provvedere alla propria autosopravvivenza .
Le campagne razziste della Lega, le ostentazioni di costume legate al sesso dell’attuale Premier,l’indottrinamento attraverso le tv di regime e la sistematica distruzione dell’impianto della nostra scuola pubblica sono il supporto culturale di questo “modello sociale”, non soltanto lontano da ipotesi di pensiero genericamente di sinistra, ma, anche di un pensiero liberal-borghese che un’etica liberista la segue con rigore.
E’ in grado la Sinistra italiana di dare su questo piano una risposta culturale adeguata?



pillole di filosofia e di saggezza

sabato 28 novembre 2009

SOLDATINI POLITICI : IL RITORNO

Nasce la RETE@SINISTRA e appena qualcosa si muove i soldatini politici che com’è notorio non dormono mai, tornano a presidiare il loro territorio, guardiani di uno spazio che deve restare inviolabile ai mortali cui al limite concedono “la creazione di scuole politiche” o anche “la selezione dei dirigenti con le primarie” oppure verità disvelata, il segreto di Fatima, l’apoteosi intuitiva del genericismo democratico “costruire una vera organizzazione democratica”.Il soldatino è un professionista e come tale vive in costante allerta.
Pronto agli ordini. Il soldatino non discute gli ordini, gli è vietato, li esegue punto e basta. Spara! e lui spara.
Salva colui a cui hai sparato! e lui corre e salva colui a cui ha sparato.
A quanto pare ogni forza politica deve avere il suo piccolo manipolo di truppe lobotomizzate da pronto impiego tattico armate fino ai denti di copia e incolla.
A volte soldati semplici altre sergenti maggiori di lungo corso, gente che la sa lunga.
Il soldatino politico non pensa, ha solo una memoria da 1 Giga, non può elaborare niente in autonomia, non si può pretendere troppo, ha una porta usb dalla quale vengono impartiti i suoi ordini sotto forma file word.
I soldatini hanno un frasario standard, poco elaborato, cosi non lo dimenticano e non fanno confusione, il soldatino usa un lessico arcaico, la diacronica del linguaggio gli è oscura, profusione di aggettivi ripetuti, sempre gli stessi, parole usate e piegate ai più diversi usi incuranti della semantica come per altro della realtà, mistificata, plasmata, ipertrofiata o smagrita della sua essenza fino alla vista delle ossa.
La sua ottica è costruita per non riconoscere le sfumature, nel suo mirino inquadra solo l'amico o il nemico, che come detto all'occorrenza possono invertirsi con estrema facilità.
Va da se che è incapace di scambio profondo ed è totalmente inetto nella ricerca ad ampio raggio, tende però ad essere luminosamente infingardo, lodevoli i suoi atti di vittimismo o di estrema contrizione appena commesso uno spettacolare omicidio.
Sono stati rilevati casi di soldatini che, a causa dello stress post traumatico da contesa elettorale, hanno tentato di vendere la madre, inquadrato nel mirino il padre, estorto firme false su documenti politici a nonni incapaci.
I soldatini non vanno in pensione ce ne sono di giovanissimi, ma anche di esperti con cicatrici di tante battaglie celate da tatuaggi scoloriti di simboli primitivi.
Di solito hanno un look anonimo, perchè all'occorrenza devono mimetizzarsi.
Il soldatino nella sua camaleontica mimesi, sa sembrare donna se è uomo, sa fingersi cieco da un occhio, balbuziente, coprire ogni posizione dello scacchiere politico e non solo, si sono registrati, anche se sparuti, casi di soldatini capaci di assumere le sembianze di Rabbini I soldatini di sinistra, anche se non lo confesseranno mai, (hanno un tasto di autodistruzione se gli viene citato il manuale) studiano sul manuale Elio Vito1.0 (...tu mi hai interrotto, allora vedi che interrompi, voi interrompete, io non l'ho interrotta...) Ogni ceto politico che si rispetti deve esserne provvisto, altrimenti la guerra è impossibile.
Dove vengano custoditi nei rari momenti di pax politica è un mistero.
C'è chi dice ne siano pieni i sottoscala di alcuni senatori e deputati. Qualcuno è stato ritrovato, ma con pezzi mancanti nei ripostigli di vecchie sezioni di partito.
I nuovi modelli hanno batterie al litio e celle a energia solare per un impiego senza sosta.
Rimane un interrogativo di fondo.
"Ma i soldatini politici sognano pecore elettriche?"
Jacopo Landi
(fonte mailing list)



lunedì 23 novembre 2009

Rete a sinistra per rinnovare la politica

(Sintesi dei lavori svolti a Firenze il 21 e 22 Novembre per la Rete@Sinistra)

Il rinnovamento e la riforma delle pratiche e dei modelli organizzativi
della sinistra

1. STRUTTURARSI

La forma della rete non può prescindere da una struttura a nodi partecipati ed in equilibrio reciproco. La costruzione della rete richiede un'etica condivisa sostanziata da un insieme di regole che via via formano una comunità aperta e inclusiva. La struttura della rete ed il carattere non violento della sua azione presuppongono un superamento dell'idea del soggetto politico come portatore di verità esclusive.
La partecipazione praticata ed elaborata dalla rete potrà servire da esempio anche per riformare le modalità decisionali della democrazia rappresentativa. Il nodo è un'aggregazione inclusiva (sistema aperto) e si riferisce ad uno spazio: esso è l'unità costitutiva della rete e al tempo stesso garantisce il massimo di partecipazione locale a partire dai bisogni. I principi generali di partecipazione si applicano ad ogni nodo.

1.a. Modello a struttura partecipativa

Si intende un modello che intreccia dimensione sociale e dimensione politica, nel quale le decisioni vengono sempre prese col massimo della partecipazione “possibile” e coloro che partecipano sono dotati di un eguale potere decisionale (una testa un voto). Il “possibile” sta ad indicare che, a seconda del livello cui compete la decisione (dal quartiere al livello nazionale), la partecipazione può essere diretta o tramite delega (democrazia di mandato). Quando si tratti di scelte particolarmente significative, deve comunque essere prevista la partecipazione diretta.

1.b. Perché diciamo no al modello a struttura centralistica e gerarchica

1.b.1. È il modello tradizionale del potere tanto più nella sua aggiornata versione leaderistica. È incompatibile con la democrazia partecipata. Il confronto viene requisito dai gruppi dirigenti e monopolizzato dalle posizioni che in esso vi esprimono i leaders, secondo un senso monodirezionale, dall’alto al basso.

1.b.2. La selezione dei gruppi dirigenti avviene secondo criteri di affinità o di fedeltà, comunque sempre di continuità con quelli consolidati, mortificando sensibilità, entusiasmo e capacità considerate non omogenee.

1.b.3. Non solo non promuove autonomia, ma teme qualunque iniziativa che possa mettere in pericolo la stabilità dei rapporti di potere dell’organizzazione.

1.c. Modello a struttura confederativa territoriale

E’ un modello a rete, non gerarchico, fondato sulla responsabilità e sulla partecipazione democratica con poteri decisionali. Presenta evidenti rischi di frammentazione, superabili soltanto a condizione che il fondamento partecipativo sia costantemente attivo. La struttura confederativa non è necessariamente da collegare a confini amministrativi, quanto alle esigenze di riconoscimento e di rappresentanza delle diverse realtà territoriali. Va previsto un coordinamento a livello nazionale non centralistico.


Le idee sulle modalità di organizzazione e coordinamento a livelli intermedi sono varie:
coordinamenti provinciali/regionali/macroaree (nord-centro-sud).

La proposta è di sperimentare, prendendo una decisione più definita in un secondo momento quando la rete sarà più matura.

Per quanto riguarda le adesioni, si propone che per il momento siano sia collettive che individuali.

2. DECIDERE

2.a. Forme della decisione

2.a.1. Ogni decisione deve essere assunta con la massima consapevolezza. Il presupposto, perciò, è quello di un’esauriente e tempestiva informazione di cui tutti/e possano disporre. Ai fini di una scelta consapevole riteniamo necessario che i documenti alla base della discussione contengano ed evidenzino in maniera chiara le opzioni diverse sulle quali si deve decidere.

2.a.2. Vanno previsti vari momenti di approfondimento e di confronto collettivo: più le persone sono informate del cuore della decisione più possono decidere in modo partecipativo: democrazia deliberativa e democrazia partecipativa sono interdipendenti.
Riteniamo perciò fondamentale che prima della discussione si individuino i temi oggetti del dibattito e si determino i temi della discussione e i tempi entro i quali si effettua la decisione di chiusura delle riunioni o assemblee, ossia riteniamo necessaria la definizione e il rispetto effettivo dei tempi di lavoro e di votazione.

2.a.3. Ai diversi livelli,di volta in volta, debbono essere precisati i temi sui quali la decisione verrà assunta con la partecipazione diretta di tutti/e gli/le aderenti, e quelli sui quali si opererà tramite una forma di democrazia delegata (di mandato). Per entrambi i casi dovranno essere esplicitate le procedure da adottare.

2.a.4. Le decisioni devono essere prese prioritariamente con il metodo del massimo consenso, che può e deve combinarsi col metodo del voto, secondo il principio “una testa un voto”, in modo da garantire la più attiva partecipazione in tempi utili all’operatività.
Ci impegniamo a lavorare nella direzione del dialogo e della mediazione condivisa: in assenza di un largo consenso non si assumono decisioni su una data materia. Le decisioni vanno assunte con maggioranze larghe. Le decisioni, quando siano prese a maggioranza, vengono poi assunte dalla rete.

Le minoranze sono garantite su specifici temi (come diritti civili ecc.), rendendo pubbliche le loro posizioni.

In caso di dissenso ci dovrebbe essere un impegno a favore di un principio di non ostilità verso le decisioni rispetto a cui si è in disaccordo. La minoranza in disaccordo può legittimamente astenersi dall’applicare attivamente la decisione, ma deve riconoscerne la legittimità.
I processi di formazione delle decisioni, anche se presi a maggioranza la più larga possibile, devono valorizzare al massimo gli aspetti condivisi. Ad ogni decisione va associata la sua storia, in modo che il percorso decisionale possa essere tracciabile. Deve anche essere previsto un feedback (verifica) della decisione presa.

3. DIRIGERE E RAPPRESENTARE

3.a. Perché diciamo no al leaderismo

Il modello a struttura leaderistica si è diffuso nel nostro paese spinto dal terremoto provocato da tangentopoli. I partiti, devastati dalle indagini, accreditarono l’idea che la salvezza del sistema democratico risiedeva nel fare in modo che i poteri esecutivi, e primariamente chi li rappresenta, fossero sottratti dai rischi corruttivi della miriade di correnti e clientele e potessero decidere senza lungaggini. Occorreva, allora, una diretta investitura dal popolo. Questa fu l’impronta della legge di riforma per gli enti Locali. Il modello si è poi rapidamente esteso ai partiti, anche sull’onda del berlusconismo. Ad una crisi che reclamava maggiore democrazia e maggiori controlli dal basso, si è risposto esattamente al contrario.

L’iscritto/a dispone di un potere decisionale soltanto al momento della elezione del leader. Fino all’elezione successiva la partecipazione viene attivata soltanto a sostegno delle decisioni prese dagli organi nazionali, o direttamente dal leader.

Gli stessi organi dirigenti non hanno poteri effettivi essendo composti in funzione del primato del leader. Ciò non impedisce, tuttavia, il lavorio oscuro di gruppi o correnti che, proprio per non potersi esprimere alla luce del sole, si configura sempre come sotterranea lotta di potere.

Il leaderismo sviluppa l’opportunismo politico, la fedeltà dichiarata al capo, e quindi anestetizza il confronto delle idee e lo spirito critico. Fenomeni questi già presenti all’interno dei partiti storici della sinistra a organizzazione piramidale, ma allora compensati o almeno controllati da quel radicamento territoriale e sociale proprio del “partito di massa”, che oggi non esiste più.

Il modello leaderistico si è diffuso anche nella periferia, riproducendo un’analoga situazione di restringimento degli spazi democratici e di passivizzazione della politica.


3.b. Selezione e ruolo delle funzioni di coordinamento e di rappresentanza della rete nazionale

3.b.1. La funzione di chi è chiamato a svolgere compiti di rappresentanza e coordinamento operativo della rete è quella di organizzare e promuovere il dibattito perché le decisioni possano essere prese in forme partecipative. Fondamentale è la comunicazione sia fra le realtà locali che fra i livelli locali e nazionali.

Sono oggetto di responsabilità di livello nazionale sia la risposta ai temi di attualità, sia l’elaborazione di proposte su temi specifici.

3.b.2. Per evitare il formarsi di supremazie personali legate all’incarico, è opportuno che esso sia sempre di breve durata secondo un criterio di rotazione che valorizzi nel più alto grado le potenzialità del collettivo.

Può essere prevista la rotazione, la fissazione di limiti temporali di mandato o entrambe, a seconda del tipo di incarico.

Gli incarichi possono essere attribuiti tramite sorteggio fra i/le disponibili.

3.b.3. In questo modo può essere superato il professionismo politico, uno dei punti inizialmente qualificanti dei partiti del Novecento, che è via via degenerato fino a dar vita ad un ceto politico corporativo di fatto “proprietario” dei partiti e poi delle stesse istituzioni. Questa degenerazione, che rende difficile rapportarsi ai partiti, esiste a prescindere dalla volontà dei singoli loro dirigenti.

3.b.4. Rotazione negli incarichi e superamento del professionismo costituiscono un ulteriore elemento di garanzia affinché l’esperienza e l’impegno in politica siano il frutto di una scelta del tutto estranea a convenienze personali e dettata esclusivamente dal desiderio di essere parte attiva nella costruzione di un progetto di cambiamento. Non sono da confondere professionismo e autorevolezza: aspetti che possono essere riconosciuti sia in termini elettorali sia in un incarico a rotazione a tempo.

Proponiamo la rotazione degli incarichi ed il bilanciamento di genere, con durata degli incarichi da sei mesi a un anno per i/le referenti locali, mentre a livello nazionale la carica può durare più a lungo (ma sempre con un termine da definire).
Si sottolinea l’importanza di garantire la crescita e formazione politica di tutte le persone. In questo contesto i/le referenti ai vari livelli devono essere ben formati. Nel momento operativo devono sempre informare, essere trasparenti e disponibili nei confronti del resto del gruppo, con una verifica continua.

3.b.5. L’individuazione dei/delle rappresentanti nelle istanze di livello territoriale superiore, dove gli incarichi potranno avere una durata maggiore, dovrà essere compiuta con la modalità della democrazia diretta, e coloro che risulteranno eletti/e dovranno con frequente periodicità sottoporre a verifica l’esercizio del loro mandato.
Un’idea: l’assemblea nazionale della rete sarà formata da delegati/e dei nodi territoriali (nel rispetto del criterio della parità di genere).

3.b.6. In una struttura a rete, come far vivere un coordinamento nazionale che non riproduca rapidamente meccanismi centralistici? Quali forme di partecipazione alla discussione e alla decisione si possono immaginare e sperimentare per questo?
L'individuazione dei/delle rappresentanti nel coordinamento operativo nazionale avverrà per sorteggio, salvaguardando il criterio della parità di genere e quello della rappresentatività territoriale. Anche la sede del coordinamento nazionale sarà stabilita a rotazione, con eventuale sorteggio, fra i soggetti collettivi aderenti.

Si deve privilegiare l'incontro diretto fra le persone. La rete deve trovare però modalità creative per garantire la partecipazione effettiva ai lavori e alle decisioni di tutti i membri a prescindere dalle loro risorse (economiche, culturali, di tempo, ecc.). A questo scopo si propone l'utilizzo di forme multimediali di partecipazione (ruolo di Internet, del Forum sul web, videoconferenze ecc.) e la partecipazione decentrata. Si auspica e si persegue il coinvolgimento pubblico (di enti e strutture pubbliche) nel creare spazi di incontro.

venerdì 20 novembre 2009

Sesso e politica: si abbassano le difese immunitarie, attenzione all'H1N1

Oggi ad essere ingenerosi potremmo dire e scrivere che l’ambiente dei trans, specialmente romani, presenta aspetti inquietanti di sopravvivenza.
E’ stata trovata carbonizzata nel suo “appartamento” Brenda il trans del caso Marrazzo. A settembre era stato stroncato da overdose Gianmarino Cafasso protettore di trans, e a settembre anche se non era di dominio pubblico il caso Marrazzo era di fatto gia ben avviato.
E’ costellata di morti “strane” la storia repubblicana italiana: Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta, Michele Sindona, Roberto Calvi, Mino Pecorelli , senza voler citare altri casi in cui la Mafia ha di fatto siglato morti eccellenti.
Le mie saranno anche riflessioni azzardate, ma quanti furono quelli che visionarono il filmato che ritraeva Marrazzo in compagnia dei trans? Quali accordi furono presi tra gli spettatori del filmato?
Quali legami ci sono con la precedente vicenda in cui era stato messo in atto un tentativo per screditare Marrazzo stesso?
E’ il connubio tra sesso politica e scarsa moralità ad abbassare le difese immunitarie o solo l’approccio alla politica può risultare devastante?

mercoledì 18 novembre 2009

Quando le parole...lasciano spazio alle immagini, lasciano spazio all'Arte

E' questo un omaggio all'amica "Mia", ai suoi pennelli e alla musica che si diffondeva mentre creava sorprendenti trasparenze su fogli che si animavano con i colori della fantasia (Loris)
MARIA GILDA POGGI "MIA" (MIGNANEGO (GE) 1924 - VEREZZI 1999)


Verezzi: un antico piccolo paese ligure, memore addirittura di insediamenti preistorici sopra i quali, casa dopo casa, era sorto, alto sul colle i cui fianchi scendono e si aprono a golfo per l'ampio abbraccio del mare.
Poche case di pietra che, per la loro mediterranea architettura a volumetrie cubiche e per il legarsi tra di loro dei tetti a terrazzi che si rincorrono, tipicamente richiamano lontani probabili innesti o (comunque) tipologie arabo­ saracene. Case di pietra addossate, quasi attruppate, che gente fuggiasca, sbarcata qui a cercar riparo, aveva elevato a difesa contro pirateschi attacchi dal mare, poi riunite in quattro borgate, sparse e sospese nella gloria della luce marina.
Non soltanto, dunque, uno dei tanti gioiosi paesini dell'incantevole riviera Ligure; ma, anche, qualcosa di più: un'opera poetica che da secoli veglia dall'alto le case a mare e i giardini di palme, di oleandri e di buganvilee del paese di Borgio, che, più tardi, nei secoli, si è generato; e, quando si fa notte, lassù sul profilo della collina le sue piccole luci si accendono affettuose e protettive come un presepe.
Proprio qui, a Verezzi, in una delle sue borgate, la Mia, dal 1978, abita e dipinge. L'anagrafe parla di Maria Gilda Poggi, nata a Mignanego - provincia di Genova il 9 Maggio 1924. Ma vi sono sempre verità più profonde delle verità dell'anagrafe.
Cosi, in realtà, la Mia non ha anni. O, forse, ha solo gli anni della sua infanzia, di un'infanzia libera e fantasiosa, non mai spenta dentro di lei.
Ligure di nascita, dunque, ma con dirette ascendenze toscane, l'acutezza del suo segno (e di una sua intelligente attenzione critica e divertita del mondo) fa presto di lei una straordinaria matita che coglie a volo caratteri e personaggi e inventa situazioni e favole.
Per cui, dagli anni 50 al 1976 la troviamo. dopo breve passaggio per l'Accademia d'Arte di Genova, tutta impegnata tra grafica, strisce di sottile racconto umoristico, pubblicità e illustrazioni vivaci e spiritose di testi scolastici, mentre lavora per grandi editori come Mondadori. Le Moonier, Rizzoli, nonchè per altri editori stranieri.
Ma c'è tanto rumore nel mondo, c'e tanto rumore. tanto inganno e tante fame usurpate. Senza fama, in piccoli angoli sperduti della terra, avvolti solo dalle penombre delle proprie stanze, fasciati di solitudine e di silenzi gonfi di immagini e di segni, vivono a volte i poeti. Cosi è venuta la Mia a Verezzi. a cercare le proprie stagioni mature, la propria pittura la poesia.
Ed in questo modo, senza alcuna retorica, ma per interiori vie di osservazione e di quotidiana ricerca, guardando ogni giorno il mondo – quello esterno e quello interno - e il foglio bianco in attesa dei segni rivelatori, acquarello dopo acquarello, ecco che la Mia ha alimentato e fatto crescere una notevole e personale opera di pittura, solida e sognante un mondo di limpida e armoniosa poesia. Tanto che di lei oggi si può parlare dell'impareggiabile poetessa di Verezzi.
Ed era veramente difficile"dipingere" Verezzi: poiché é estremamente difficile e pericoloso far opera di poesia su di una natura che è gia poesia, Ma come la Mia sia riuscita in questo arduo compito è ora da dire ed è anche forse presto detto.
Anzitutto, va precisato che la Mia non ha fatto del paesaggismo a buon mercato; ha trafitto, con Io sguardo che penetra e trasfigura il reale,
I lunghi comignoli che si drizzano sui terrazzi come personaggi incappucciati o come sentInelle delle piccole case; vi ha mescolato i propri fantasmi trasvolanti tra nuvole e chiari di luna, gli alberi e le case, ha fatto lievemente ondeggiare paesi e i cieli insieme agli spiriti dei gatti che per ogni dove popolano,non solo le sue stanze, ma i suoi affetti e i suoi sogni; spiriti che a volte traspaiono, indolenti e lievi, tra le mura di pietra di una fantasmatica Verezzi, allungati e sognanti come" Des grands Sphinx allonges au fond des solitudes” (Baudelaire) e, a volte, si ergono in gigantesche trasparenze tra cortiletti e finestrelle e salgono, insieme all'ora che passa, alle lievi brezze e ai più segreti pensieri, fino a confondersi con le nuvole.
Mia Poggi è un artista che mentre ha occhi ben spalancati sul mondo, mantiene vivo il proprio sguardo interiore, e, con un terzo sguardo (o un terzo occhio. si potrebbe dire) fonde e rimescola secondo propri ordini e proprie sintassi. i mondi diurni e notturni, esterno e interno, cose e fantasmi, paesi e luci del mondo e interiori geografie, altrettanto luminose, per una realtà più ricca. sognata e narrata sopra la realtà di ogni giorno.

Dino Formaggio
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO
CATTEDRA DI ESTETICA


1977- LA MERCIAIA DEL PASSATO

(fonte del testo il catalogo "RICORDI DI RICORDI - MIA POGGI")

Quando le parole non servono 2

(Inverno a Verezzi) 1978 Maria Gilda Poggi ( MIA)





martedì 17 novembre 2009

ne dio ne stato, ne servi ne padroni..... ma soprattutto non siamo dei coglioni

Come contribuente soccombo tutti gli anni all’estorsione dell’8 per mille che indirizzo puntualmente verso lo Stato non avendo assolutamente l’intenzione di finanziare enti religiosi.L’auspicio è che questo prelievo forzoso sia impiegato per finanziare recuperi artistici (forse l’archivio del Vasari potrebbe rimanere dell’Italia) o, anche interventi straordinari come nel recente dramma del terremoto che ha colpito l’Abruzzo ed in particolare l’Aquila.Non volendomi dilungare troppo su quelle che sarebbero necessità fin troppo evidenti di interventi da parte dello Stato Repubblicano resto attonito, impietrito e incazzato nell’apprendere come colui che evidentemente si sente insignito del titolo di sovrano ha ripartito una buona fetta di quel prelievo forzoso :

“Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro.
Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro.
Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro.
Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro.
L'elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.”

Posso anche comprendere che da quando nel 380 il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero, citando Acton, la chiesa diventò “la stampella dorata dell’assolutismo”.Posso comprendere ma non condividere in un regime repubblicano e laico che un presidente del consiglio acquisti in questo modo “indulgenze” molto utili a tenere anestetizzate le menti di quello che dovrebbe essere il popolo sovrano.
E’ sorprendentemente disgustoso rilevare che dell’8 per mille solo il 2% è andato a coprire la voce “fame nel mondo” indirizzando fondi verso 10 onlus restando ben al di sotto del fabbisogno richiesto.A completamento di questa vergognosa elargizione resta la quota destinata alla cultura, che per non cadere in tentazione, viene indirizzata in grande misura al recupero di chiese, parrocchie, conventi…e quant’altro profumi d’incenso.







Quando le parole non servono

(senza titolo) 1978 Maria Gilda Poggi ( MIA).jpg




venerdì 6 novembre 2009

E SE IL GRANDE FRATELLO LO FACESSIMO IN UNA FABBRICA OCCUPATA?

….Ecco perché non dobbiamo stupirci se :
1) Berlusconi è al governo
2) Brunetta è un ministro della Repubblica
3) La Carfagna è ministro…e delle pari opportunità
4) Marrazzo va con i trans (e si fa beccare)
5) La Binetti continua a restare nel PD
6) ……………
7) ……………





....Come forse direbbe Totti...These Dicks!!!!
La possibilità di incidere sul livello culturale di un paese che fa arrivare alla decima edizione trasmissioni come il grande fratello, rischia di essere pari a zero.
Il problema non è perchè uno è disoccupato, precario o cassaintegrato , ma che non ha più gli strumenti per capire perchè è in quelle condizioni.
Esisteva una maggior coscienza di classe nelle masse operaie e contadine di inizio 900 con gli scarsi mezzi di comunicazione che esistevano, che nell'era di internet nella miriade di lavoratori precari.
Riprendiamoci la nostra coscienza!

martedì 3 novembre 2009

“Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà” **

Oggi avrei voluto scrivere sulle ultime dichiarazioni del Presidente Napolitano sul “Sionismo”, ma visto l’attenzione che ha riscontrato l’ultimo post sulla striscia di Gaza la riflessione voglio farla più ampia, perché mi sembra evidente che alla così detta “blogosfera” non frega una beata mazza di niente se a Gaza si continua a morire e di morte lenta. Non ci sono le fotografie dei massacri o i filmati da esibire come a gennaio. Oggi evidentemente il problema “Gaza” non offre richiamo sul proprio blog e quindi meglio rincorrere l’ennesima cazzata su Berlusconi o su qualche episodio che tratti magari di tette trans o cose affini. Ad intristire ulteriormente il fatto che in questa logica perdente dal punto di vista politico e inutile culturalmente parlando, stanno la maggior parte dei blogger di sinistra. L’assurdo diventa regola nel momento in cui tutti rincorrono una notizia prodotta normalmente da un quotidiano, si prodigano in giudizi e fin troppo spesso non offrono neanche in minima parte possibilità di soluzioni a quel determinato problema.
In quanti dopo aver scritto a gennaio su Gaza è riuscito concretamente a metter 20 minuti del suo tempo (il tempo per scrivere un post) a disposizione di una delle tante iniziative sui soccorsi umanitari per Gaza?
In quanti dopo essersi pianti abbondantemente addosso sul problema più che reale del lavoro e del precariato hanno sentito l’esigenza di confrontarsi e trovare una possibile , magari anche sbagliata , soluzione al problema del precariato, del posto fisso o della ben più grave perdita del lavoro?
I nani e i giocolieri appartenevano a ben altro clima politico, l’emergenza democratica non è una invenzione di pochi facinorosi estremisti, l’impossibilità di creare il supporto per i nostri figli come fecero i nostri padri è devastante dal punto di vista sociale.
La blogosfera non è il luogo preposto per fare azione politica ma sicuramente può essere un mezzo per parlare e confrontarsi con la politica. Attualmente è un videogame dove i più scopiazzano articoli di giornali diventando di fatto strilloni di qualcuno senza magari neanche comprenderne il significato.
Sono profondamente convinto che nel momento in cui quella capacità di indignarsi per una ingiustizia nei confronti dei più deboli, degli ultimi, si affievolisce, muore e si trasforma in un mezzo di autopromozione narcisista il percorso verso una società diversa e migliore si perde, perdendo quindi anche la speranza, togliendo di fatto la speranza a chi non per scelta è ultimo.

I miei ultimi post hanno trattato temi come il lavoro e il precariato, diritti umani in Grecia e a Gaza, infine uno mezzo ironico (il contenuto era da piangere in realtà) su Berlusconi e la scoperta dell’acqua calda da tanto che era ovvio.
A parte alcuni, pochi, interventi su quello del lavoro qualificati, i post sono stati disertati come se il problema non esistesse. Quelli sui diritti umani praticamente ignorati e quello su Berlusconi in circa 24 ore forse 1500 visite.

A diversità dei post precedenti questo lo linkerò solo sul mio profilo su facebook non postandolo sugli aggregatori, lascio ad altri se riterranno giustificate le mie parole fare girare il post dove riterranno opportuno.
Voglio ringraziare chi anche senza commentare ha mostrato sempre un apprezzamento sulle cose che ho scritto provenendo anche da blog assai differenti come genere lasciando inevitabilmente traccia sulle statistiche.
Loris
(**E. Che Guevara)

Vent'anni fa iniziava un percorso accidentato della sinistra. Rompere alcune catene ha richiesto coraggio e coerenza, chi però ha voluto rompere le catene senza sapere dove andare ha distrutto e consegnato la sinistra al revisionismo storico e all'imbarbarimento politico.

mercoledì 28 ottobre 2009

La sete di Gaza, Amnesty: Israele nega l'acqua ai palestinesi

Dall’Unità di oggi si viene a conoscenza di un ulteriore sopruso messo in atto da Israele nei confronti di Gaza. Impedire l’approvvigionamento idrico alle popolazioni di Gaza.
Le falde e i pozzi presenti sulla striscia risultano essere inquinati e gli impianti di depurazione privi di manutenzione in quanto Israele impedisce l’ingresso del materiale indispensabile per la manutenzione.
Dopo aver cercato di ostacolare con una certa complicità pure dell’Egitto gli aiuti umanitari dopo i massacri di gennaio. Dopo avere messo sotto embargo negli aiuti umanitari i quaderni scolastici in quanto pericolose armi di diffusione della cultura, oggi , Amnesty International denuncia questa ulteriore manovra contro la popolazione civile di Gaza.

martedì 27 ottobre 2009

EMERGENZA SANITARIA A PAGANI (GRECIA)

In questi giorni è stato dato l’incarico a Georges Papandreou di formare il nuovo governo in Grecia.
Succederebbe al governo di centro-destra di Karamanlis.
A lui in quanto premier designato e in quanto presidente dell’internazionale socialista credo sia giusto chiedere che vengano immediatamente ristabiliti trattamenti consoni con i più elementari diritti umani nei campi di detenzione per migranti.
L’emergenza sanitaria denunciata da medici senza frontiere nell’isola di Lesbo è evidente ,una struttura da 300 persone costretta a subirne poche settimane fa 1200.
Per la maggioranza di loro provenendo da zone di guerra il diritto di asilo è garantito anche se il governo greco (precedente) è stato latitante .
Ciccate qui sul link di medici senza frontiere per leggere il documento che hanno emesso sul degrado e l’inadeguatezza del campo .
Oggi sono inoltre stati ripescati 8 morti vittime di una civiltà che non ha voluto ridistribuire almeno in parte le proprie risorse



lunedì 26 ottobre 2009

Caro Bersani, se il tuo primo pensiero è per noi credo che dobbiamo chiarirci alcune cose....

Caro Bersani,
Ti scrivo, per lo meno ci chiariamo un po. Non ti ho votato, anzi non voto neanche PD e se avrai pazienza di leggere anche solo che alcuni post del mio blog capirai il perché non voto il PD e se arriverai alla fine di questo post perché non ti avrei comunque votato.
Le tue prime dichiarazioni hanno riguardato il tema del lavoro e del precariato. Mai parole riuscirono a sollecitare in maniera così decisa una reazione che al momento attuale si trasforma in questo post.
Essendo la mia formazione culturale quella operaia e popolare tipica del ponente Genovese (mio padre era operaio all’Ansaldo nei primi anni 60) contraria a personalizzare scelte ed eventi politici ho sempre avuto diverse remore a parlare di me, del mio lavoro e dei miei problemi. Mi rendo conto oggi di aver sbagliato perché solo socializzando le mie problematiche è possibile dare risposte collettive e condivise.
Tutto questo preambolo per chiederti come mai da ministro per lo sviluppo economico insieme al tuo collega Visco avete in maniera sistematica operato per mettere in difficoltà il così-detto popolo delle partite IVA oltre a molti altri compagni di sventura che rientrano sempre e comunque nella categoria dei precari.
Non puoi dimenticare la prima legge finanziaria dell’ultimo governo Prodi dove riusciste a partorire quel provvedimento di aumento del contributo previdenziale di 10 euro in 2 tranches, del 5% cadauna al fine di garantire in piccolissima parte apparenze di ammortizzatori sociali per quei lavoratori che definite precari ma ai quali non disdegnate di prelevare aliquote altissime di contribuzione per restituire il niente sia in termini pensionistici sia come ammortizzatori sociali. In quella circostanza non avete neanche rispettato la regola della base della piramide (piccoli prelievi perché il numero di contribuenti è elevato) vi ci siete scagliati come squali assetati di sangue con quel dissennato aumento del 10% sul reddito arrivando quindi ad un 28 % per avere una restituzione valutata all’attuale di 500 euro mese, per molti nessuna indennità di malattia, e per la stragrande maggioranza addirittura l’onere di anticipare balzelli su importi presunti mai incassati. Proprio in quel maledetto anno del vostro provvedimento ebbi la sventura di fermarmi per un po di mesi dal lavoro per una malattia che stava per risolvere il mio problema e a voi poneva invece il problema di cercare un altro da spremere, per quella inattività esente da lavoro e fatturazioni sono arrivato al punto di pagare addirittura la tassa sulla povertà come la definii io. Essendo stato l’anno precedente un anno di normale incasso gli anticipi che dovevo versare risultavano di gran lunga superiore a quanto stavo incassando ed infine dovetti versare una cifra ridotta all’ultima autotassazione in quanto materialmente non li avevo e non sapevo se li avrei incassati, compensando successivamente con un “ravvedimento operoso”. Tassa sulla povertà è il termine più corretto.!
Per queste ragioni vedendo che il tuo primo pensiero è diretto a noi precari e popolo delle partite iva qualche preoccupazione in più mi viene.
Non voglio dilungarmi oltre anche se gli argomenti non mancano di sicuro.
Loris



e se alle primarie avesse partecipato questo Bersani?

domenica 25 ottobre 2009

IL CENTRO DESTRA CHIEDE LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI !!!! o no?

Finalmente l’hanno capito!!! Quando un uomo politico pubblico diventa ricattabile non può più ricoprire cariche istituzionali.
Visto che non siamo un paese bigotto e clericale non ci interessa la pratica sessuale che l’esponente politico-istituzionale stia praticando in maniera attiva o passiva, ma, è fondamentale che se viene sorpreso in atteggiamenti compromettenti tali da ledere in maniera evidente la sua onorabilità a tal punto da ipotizzare che possa essere ricattato non può stare un minuto di più a ricoprire alcuna carica. Il sospetto che delibere o leggi possano essere condizionate da agenti esterni non deve poter aleggiare in nessuna mente.
Facendo un’ipotesi per assurdo vi immaginate se nascesse il sospetto che la mafia potrebbe condizionare una ipotetica delibera per la costruzione di un ponte tra Genova e Capo Corso perché il presidente della Regione Liguria o il suo pari funzioni in Corsica è stato sorpreso con le dita nel naso?
Come può non essere ricattabile uno se aspirando ad essere paladino della famiglia e del buon governo non perde occasione per conviviali riunioni con le professioniste che tanto infastidiscono un suo ministro femminile ?
Quale attendibilità può avere chi vanta bidè che hanno visto le più belle chiappe di femmina?

venerdì 23 ottobre 2009

A PROPOSITO DEL POSTO FISSO

…Quando l’ottusità porta acqua al mulino dell’avversario.
E’ di poco tempo fa il post sul mio blog sul precariato e su quella che per me è la possibile strada da percorrere per uscire da questa situazione,che, il ministro Tremonti fa interessanti dichiarazioni sul valore del posto fisso rinforzato dalle dichiarazioni di Berlusconi stesso. Posso trovare il ministro Tremonti non particolarmente simpatico e un voltagabbana (fu lui che il giorno dopo la prima vittoria di Berlusconi alle elezioni abbandonò rapidamente la gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria per passare nelle file di Berlusconi & c.) ma sicuramente non posso negare una capacità nel confrontarsi con la realtà dalla globalizzazione al posto di lavoro. Che le finalità poi possano non essere condivisibili, rientra nella normale interpretazione del modello politico sociale a cui si fa riferimento.
Riteniamo sufficiente banalizzare pensando che il tutto si risolva in una boutade per riconquistare consenso o non sovviene che a suon di precarizzare il lavoro a questo punto l’economia italiana è diventata precaria essendosi contratti i consumi e non essendo più il mercato interno sufficiente a molte imprese che non hanno un mercato d’esportazione?
Vogliamo accettare che lasciando inalterata la legislazione sul mercato del lavoro si arrivi ad una stabilizzazione per qualche centinaia di migliaia di lavoratori precari, dando la finta soluzione in mano al centro destra sulla problematica anche se parziale e strumentale del precariato?
Perché non adottiamo come sinistra rivolta al mondo del lavoro la parola d’ordine che dal precariato usciamo tutti insieme tornando ad un quadro pre legge Treu e che ogni contrattazione successiva sulla flessibilizzazione dovrà essere accompagnata da un adeguato ammortizzatore sociale?
Vogliamo provare a rialzare la testa dopo che personaggi apparentemente a noi vicini hanno fatto si che in diverse occasioni ci facessero bere amari calici in virtù di governi che lo stesso Prodi ha definito come continuazione della politica liberista selvaggi di Regan e Thatcher?
Loris

mercoledì 21 ottobre 2009

TRENETTE E CEMENTO

...Ho appena postato ieri sera dopo un periodo di inattività sul tema della difesa del territorio in Liguria lanciando un neanche troppo velato "j'accuse" sulle politiche delle amministrazioni di centro-sinistra e dei suoi alleati a sinistra.
Ricevo via mail questo contributo che ha il pregio di essere scritto senza dubbio meglio del mio post e forse rende più comprensibile il dramma che sta subendo e subirà il territorio ligure.
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da trenette e mattoni di marco preve martedi 20 ottobre 2009
“Nel PD c’è una lobby del cemento” Non lo dico io, ma un senatore del Pd in passato leader di Legambiente. Più sotto potete leggere il lancio dell’agenzia Ansa relativo a questa clamorosa denuncia che riguarda la vicenda del Piano Casa della Regione Liguria di cui si discutono in queste ore in Commissione fondamentali emendamenti.Sulla stessa questione, decisiva per il futuro assetto del territorio ligure, potete leggere (qui) il testo di una lettera che con il collega Ferruccio Sansa abbiamo inviato al blog di Beppe Grillo.
PD: DELLA SETA, ‘LOBBY CEMENTO’ PARTITO NEL PARTITO PIANO LIGURIA IL PIU’ CEMENTIZIO D’ITALIA (ANSA) – ROMA, 20 OTT
“La vicenda del piano casa della Liguria, il più ‘cementizio’ d’Italia, è solo l’ultima conferma che nel Pd c’è una ‘lobby del cemento’ che opera come partito nel partito, dettando spesso scelte e comportamenti contrari ad un’idea avanzata, sostenibile, riformista di sviluppo del territorio”. E’ quanto afferma Roberto Della Seta, senatore Pd e capogruppo in Commissione Ambiente.“Talvolta per convinzione, molto più spesso per legami d’interessi, troppi eletti – aggiunge Della Seta – e amministratori del Pd, non solo in Liguria, sostengono un’urbanistica tutta basata su sempre più cemento e sempre meno regole. Questa visione non solo ha prodotto danni significativi all’ambiente e al territorio, ma penalizza il futuro anche economico di un Paese come il nostro che vede nel paesaggio una delle sue risorse più preziose, e ostacola lo sforzo del Pd – conclude – per affermare le ragioni di una politica trasparente, che coltiva l’interesse generale e non quello di pochi”.(ANSA).
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Italiani più fessi che furbi Preve Sansa -
Il Partito del Cemento Piano casa ed edilizia illegal ...L'Italia viene distrutta ogni giorno, palmo a palmo, cementificata centimetro per centimetro, ma, va detto, con l'aiuto di molti italiani. Più furbi che intelligenti, più fessi che furbi. Lasceremo ai nostri figli 40 metri quadri in più e un ambiente devastato dall'edilizia speculativa. La Sardegna, grazie a Cappellacci, eletto a larga maggioranza dai sardi, sta inventando le spiagge di cemento e le dune di piombo. Ora è il turno della Liguria, Burlando, eletto dalla maggioranza dei liguri, cementificherà quello che resta di una ex bellissima regione. In Sardegna PDL, in Liguria PDmenoelle e, in entrambe le regioni, gli italiani, sempre presenti quando si tratta di grano.
"Caro Grillo,
nessuno sembra essersene accorto, ma il 28 ottobre sarà deciso il destino di una delle più belle regioni d’Italia: la Liguria. Pochi giorni fa è toccato alla Sardegna, dove è stato votato il piano casa del governatore Ugo Cappellacci (Pdl) che ha cancellato i vincoli con cui Renato Soru sperava di salvare la costa. Ma il centrosinistra non è migliore: la Regione governata da Claudio Burlando si prepara a varare un piano casa altrettanto generoso con gli amanti del cemento.Un disastro senza rimedio, che, però, si può ancora fermare. Tace la sinistra, tace la destra, forse perché da queste parti entrambe sono amiche del mattone. Tacciono i cittadini che purtroppo non sanno: la Regione Liguria voterà un documento che va ben oltre le aspettative del governo Berlusconi. Nessuno ne aveva parlato fino a pochi giorni fa, quando Bruno Lugaro ne ha scritto sul Secolo XIX. Eppure basta studiare il piano presentato dalla Commissione e soprattutto gli emendamenti proposti da sinistra e destra (leggete qui). Le case sotto i 100 metri cubi potranno aumentare il volume fino al 60%, le altre potranno crescere fino al 30%. Ma non basta: potrà essere aumentata la cubatura di capannoni industriali, artigianali e agricoli. Ed è soltanto l’inizio. Leggendo il documento approvato dalla commissione e gli emendamenti voluti dal centrosinistra e dal centrodestra (il firmatario è un imprenditore immobiliare) si scopre che c’è ben di peggio: i benefici saranno concessi anche agli immobili condonati. Insomma, un danno civile e sociale, oltre che urbanistico. Chi ha costruito senza rispettare le leggi potrà adesso usufruire anche dei benefici concessi dalla Regione. Invece di punire chi non rispetta l’ambiente, si è deciso di premiarlo. E gli edifici abusivi? Si è pensato anche a loro. Il testo base li escludeva, ma ecco che il consigliere Luigi Cola (ex sindaco di Cogoleto, Pd) chiede di correggere: saranno esclusi soltanto quelli costruiti “in totale difformità o con variazioni essenziali”, insomma quelli davvero molto abusivi. Basta? Neanche per sogno: non sono risparmiati nemmeno i parchi dell’Entroterra. “Basterà un permesso degli enti parco per aumentare la cubatura delle case”, come spiega il Verde Carlo Vasconi.Ma il colpo di grazia, spiega Vasconi, è quello che colpirà le zone che gli urbanisti chiamano aree-anima. Anima, un nome non casuale, perché questi sono luoghi preziosi, che però non sono sottoposti a una tutela totale. Anche qui potranno agire indisturbate le ruspe basta che siano a più di 300 metri dalla costa.E per la Liguria sarà davvero la fine, perché da troppo tempo alcuni di quelli che governano questa terra hanno deciso di spremerla, di concederla ai signori del cemento come una baldracca. Una escort, si direbbe oggi. Sinistra o destra non importa: negli ultimi anni è stato dato il via libera alla costruzione di tre milioni di metri cubi di nuovi edifici lungo le coste.Provate a immaginare concretamente che cosa succederebbe se tutte le case sotto i 100 metri cubi crescessero del 60%. Le alture liguri che dominano il mare si ricoprirebbero di cemento. Le case, migliaia di quelle costruzioni che rendono unica la Liguria, sarebbero deformate con aggiunte posticce. Provate a immaginare: dove oggi la vista si affaccia sul mare, domani potrebbe sbattere contro un nuovo muro.Ma che cosa si può fare? Niente, sembrerebbe. Il centrosinistra ligure ha sempre avuto tanti amici nel mondo del mattone e questo piano ne è la dimostrazione definitiva. Il centrodestra è entusiasta… ma in fondo non sorprende. Insomma, chiunque vinca le elezioni regionali del 2010 non cambierà nulla. Claudio Burlando o Sandro Biasotti non fa differenza, la Liguria, verrebbe da dire, è comunque spacciata.O forse no. Perché questo piano casa giova a pochi, ai soliti amici degli amici imprenditori del mattone. Ai furbetti che sognano di arricchirsi aggiungendo un piano alla propria casa, alla faccia dell’interesse generale. Ma gli altri? Il cemento non porta soldi. Arrivano denari per pochi e posti di lavoro che svaniscono alla fine dei cantieri. Intanto la Liguria si mangia la sua più grande ricchezza: l’ambiente, che sostiene la principale industria della regione, il turismo. Non solo: calerà il valore degli immobili con un danno per i proprietari liguri, ma anche lombardi e piemontesi. Già, anche per una questione di soldi questo piano andrebbe bocciato.Ma poi c’è l’ambiente, una parola che in fondo significa il luogo dove noi tutti viviamo insieme. Che vuol dire qualità della vita nostra e dei nostri figli. Che ci ricorda il dovere di conservare il passato, ma anche di pensare al futuro.Per questo la decisione che verrà presa in Liguria riguarda tutta l’Italia. Se lasciamo sola questa terra, poi a chi toccherà?Ma qualcosa si può, si deve ancora fare. Adesso, sennò sarà troppo tardi. Mandiamo una e-mail a Claudio Burlando, Sandro Biasotti, il suo avversario alle prossime elezioni, Luigi Cola - il deputato del Pd recordman degli emendamenti, Nicola Abbundo - l’imprenditore immobiliare del Pdl che si batte per il piano. Gente di sinistra e di destra, perché qui non è questione di colori politici.Se tutti gli amici del blog, non soltanto i liguri, scrivessero a chi dovrà compiere questa scelta, potremmo ancora sperare di cambiare qualcosa. Di salvare la Liguria e un po’ anche noi stessi".
Marco Preve e Ferruccio Sansa, giornalisti e autori del libro “Il partito del cemento”
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Osservatori per il paesaggio

Sul tema affrontato nel precedente post e riguardante le modifiche alla variante di salvaguardia della fascia costiera ancora da approvare mi ha scritto il professor Massimo Quaini, uno degli studiosi che, come avevo sottolineato (ammetto di averlo un po’ stuzzicato), collaborano con la Regione per trovare nuove strade e strumenti per la difesa del territorio.
Caro Preve,ho letto e non mi sottraggo al dovere di dirti come la penso. Posso anche essere d’accordo nel riconoscere che politicamente le «variantine» alla «variantona» non sono in linea generale auspicabili, soprattutto a poca distanza di tempo dalla prima approvazione, ma prima di dare ragione a una delle parti in causa nella solita e spesso sterile contrapposizione fra ambientalisti e amministratori pubblici bisognerebbe avere il coraggio e il tempo di esaminare una per una le modifiche apportate. Ritengo, infatti, poco o nulla condivisibile tanto la diffidenza sistematica e aprioristica nei confronti degli atti della Regione, quanto le giustificazioni politiche di chi dice che le modifiche riguardano una percentuale molto bassa del territorio sottoposta a nuovo regime di salvaguardia. E’ ovvio, infatti, che anche una sola delle varianti potrebbe avere una portata devastante se va incidere in una zona paesisticamente sensibile (che non a caso la variantona intendeva salvaguardare). Bisogna allora avere la possibilità di esaminare le modifiche caso per caso e solo ad analisi compiuta si può dare un giudizio sul valore della manovra che in chiave europea dovrebbe anche rispettare il principio di sussidiarietà. Mi rendo conto che questo non può essere il compito di un giornale e probabilmente neppure quello di una associazione ambientalista, anche se i comitati locali possono dare un bell’aiuto sulla natura degli interventi locali che le varianti mirano a legittimare. Per questo sto da mesi battendomi per la creazione di Osservatori del paesaggio che creando nuove sinergie fra Università e istituzioni culturali locali da una parte e enti locali dall’altra dovrebbero avere il compito di monitorare lo stato del paesaggio e del territorio e predisporre gli strumenti conoscitivi per valutare che cosa va a succedere se si interviene sulle aree paesisticamente sensibili.
Un caro saluto Massimo Quaini
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p.s. forse qualcosa è ancora possibile fare per difendere il territorio. Una rete ligure di associazioni, singoli, che valorizzi le realtà locali e chi lavora sui territori può aver la capacità di esprimere una progettualità sostenibile. Loris

martedì 20 ottobre 2009

Io non ci sto !

Io non ci sto!
….già in altre occasioni ho lamentato l’intasamento dei pensieri e la difficoltà ad esternare concetti che possono sembrare banali ma si scontrano con l’ignoranza, a volte con la codardia e spesso con l’ipocrisia.
L’intasamento è dovuto anche in certi momenti all’impotenza nello scontrarsi con soggetti strutturati più avezzi a dimostrare che Cristo è morto di freddo che non ad adoprarsi in una opera di salvaguardia dei soggetti più deboli e del territorio che ci circonda.
Se la Liguria è diventata terra di conquista per costruttori, lobbies del cemento e della sanità io non ci sto !!!
La nostra cara sindaco ha recentemente proposto al consiglio di amministrazione di uno dei più importanti ospedali pediatrici d’Europa, il “Giannina Gaslini”, la nomina di un farmacista del ponente genovese. Non vi inganni la provenienza non sono i quartieri popolari che hanno favorito la nomina, ma quasi sicuramente il parentado noto per i festeggiamenti con i cannoli, infatti trattasi del cugino di Totò Cuffaro, quello condannato dal Tribunale di Palermo a 5 anni e 8 mesi per aver agevolato i boss mafiosi.
“Che le colpe dei padri non ricadano sui figli” diceva qualcuno, e, in questo caso, quelle dei cugini sui cugini direi io, ma, non riesco a non pensare quanta attenzione in vista delle elezioni regionali venga indirizzato dal presidente Burlando nei confronti di una alleanza con l’UDC.
e io non ci sto….da quella insignificante formica che posso essere non ci sto a fare deturpare il territorio da queste opere infrastrutturali che hanno come logica solo e unicamente quella del mattone.
Ho parlato in post precedenti di Erzelli, (dove ritirarono la patente al presidente Burlando che era andato a fare un sopralluogo in privato), doveva essere un polo tecnologico, ma le continue varianti in tema di volumi abitativi portavano alla fuga pure una firma come quella di R.Piano.
Recentemente è stato siglato l’accordo tra enti locali autostrade spa e quant’altro per la Gronda di ponente, che vedrà la cantierizzazione della mezza città operaia e popolare per non meno di una quindicina d’anni.
L’affannosa ricerca di un sito da parte della Sindaco per il nuovo stadio genovese, ma soprattutto per il centro commerciale associato e nuovamente unità abitative, sempre nelle zone del ponente la dicono lunga sulla volontà di salvaguardi del territorio che queste giunte di centro-sinistra vogliono perseguire. Terzo valico, e nuovo ospedale del ponente con problemi di depurazione sono un altro capitolo caldo insieme a quello della “rumenta” (spazzatura) dove le scelte sembrano allontanarsi dall’obbiettivo della differenziata, e non di sicuro per volontà degli utenti.
Curioso sarà il comportamento dei due schieramenti a sinistra, che risultano assolutamente organici alle due giunte di centro-sinistra prese in considerazione.
Purtroppo i comportamenti di questi due schieramenti non depongono a favore di una politica di tutela del territorio, soprattutto di quei territori ad alta densità popolare e operaia. Forse che siano più interessati ad una eventuale nomina in una eventuale giunta che vada dall’ UDC alla lista anticapitalista passando per una sinistra (poco) ecologia e libertà?Credo che se qualcuno è interessato alla tutela del territorio ligure e a uno sviluppo sostenibile che privilegi i comportamenti virtuosi come lo sviluppo delle rinnovabili e nuovi piani di viabilità che sviluppino per i merci il trasporto su rotaia e una efficiente politica della mobilità pubblica questo è il momento di schierarsi.
Loris

lunedì 12 ottobre 2009

Come la cantabrina - (2) Lavoro precario e precariato

…Di recente ho scritto dell’articolo di Prodi sul “Messaggero” in cui affermava che l’errore compiuto da lui e dai governi di centro-sinistra risiedeva nel fatto che anziché dare una risposta antagonista alla politica liberista reganiana-thatcheriana senza tema di discontinuità ne erano stati invece i naturali successori.
Prendo in esame l’intervento di cui ancora oggi, e chissà ancora per quanto sentiamo gli effetti più deteriori: Il pacchetto di legge Treu sul mercato del lavoro.
Molte erano le sollecitazioni che chiedevano da parte imprenditoriale una flessibilizzazione del mercato del lavoro, e, se in quanto tale, nella richiesta non vi erano presupposti negativi, sicuramente la risposta che fu data però è andata ben oltre, in quanto, senza contropartite nei confronti dei lavoratori, la regolamentazione del lavoro temporaneo apriva di fatto ad una deregolamentazione del lavoro a tempo indeterminato modificando profondamente la struttura sociale del nostro paese.
In breve tempo milioni di lavoratori si ritrovavano a perpetrare il rito macabro del ricominciare e del finire un lavoro senza alcun ammortizzatore sociale in grado di dare una prospettiva di minima garanzia nel futuro.
E’ il bengodi dell’imprenditoria italiana, che ben lungi dal mettere in essere formazione per i suoi dipendenti, preferisce garantirsi un turn-over a basso prezzo e possibilmente qualificato.
Il capitalismo industriale italiano è molto bottegaio, nel senso più deteriore del termine, e poco incline a pensare in termini di investimenti per percorsi dai tempi lunghi ma incisivi. Se la principale azienda privata italiana, la Fiat, per continuare ad esistere ricorre sistematicamente agli incentivi di stato,cioè noi che sovvenzioniamo la Fiat per consentire di farci lavorare, lascio immaginare quale livello c’è.
Ritornando al tema del lavoro, dal pacchetto Treu ad oggi gli sconvolgimenti riguardano intere categorie di lavoratori che sono lentamente soppiantate da lavoratori precari. Vuoto a perdere.
Lo stesso sindacato accondiscendendo con forse troppa leggerezza alle richieste dell’allora governo di centro-sinistra oggi si trova a mio parere in una crisi di rappresentanza, e non è un caso del successo oggi riportato da sindacati come quello della Lega nel Nord o dell’UGL a livello nazionale.
La stessa capacità contrattuale si è ridotta in maniera drastica visto l’elevato numero di lavoratori atipici che mal si possono assiepare a categorie ben definite.
La stessa soluzione di problemi legati ad una sola categoria di precari rischia di diventare punitivo nei confronti di altri precari
Il boia inoltre si è impiccato da solo in quanto il sopraggiungere di un periodo di crisi amplificata a livello internazionale ha relegato proprio questa nuova massa di lavoratori a contrarre i consumi nell’intento di garantirsi una sopravvivenza misera ma prolungata. Inevitabilmente le aziende che contavano sui consumi si sono ritrovate con gli invenduti e prontamente hanno segato il personale col piduista 1816 che come se vendesse dentifricio incitava a consumare di più, o meglio, a indebitarsi di più.
Ulteriore considerazione riguarda il sistema previdenziale dei “precari” iscritti per lo più alla gestione cassa separata dell’Inps , dove gli iscritti versano in base al reddito con aliquote incredibili a fronte di una mancanza praticamente quasi totale di forme di assistenza , di ammortizzatori sociali, di previdenza adeguata. Grazie sempre all’ultimo governo Prodi con la prima finanziaria sono per l’appunto aumentati i contributi previdenziali in due scaglioni al 28% per non usufruire in molti casi di cassa malattia e ambire ad una pensione rapportata all’oggi di circa 500 euro.
Credo che esista una sola soluzione al problema del precariato che non precarizza solo i singoli ma precarizza il sistema Italia complessivamente: Dal punto di vista legislativo tornare a prima della legge Treu. Se la flessibilizzazione del lavoro è una necessità, i bravi giuslavoristi attivino i neuroni per prevedere ad ogni provvedimento di flessibilizzazione un adeguato ammortizzatore sociale. Il prezzo di questa inversione dovranno essere sobbarcati da chi in questi anni ha usufruito dei meccanismi per avere lavoro a buon mercato e poco vincolante.
Nel giro di pochi mesi ci ritroveremo in una situazione che per effetto della crisi internazionale e nazionale il numero di disoccupati aumenterà smodatamente, ritorneremo a una situazione simile alla metà degli anni 70 dove la ricerca di una occupazione stabile si aggirava intorno ai 3 / 4 anni.
I tempi di oggi rischiano di essere gli stessi ma con l’aggravante in più che quel posto di lavoro durerà forse uno due chissà ….? Resta comunque precario.

Loris
ps. la cantabrina è l'italianizzazione del termine in genovese "Cantabrünha" che è il tubo che si utilizza per i travasi di liquidi e il vino in particolare.



sabato 10 ottobre 2009

Come la cantabrina - (1) La rete e il contesto

…Quando si imbottiglia il vino è sempre opportuno stare attenti a non rovesciarne troppo nell’imbuto per non farlo tracimare o fuori della bottiglia o dell’imbuto stesso.
Ci sono giorni in cui le sollecitazioni, le idee sono come il vino nella cantabrina, escono fuori, si mescolano, si dissociano e si ricompongono e inesorabilmente tracimano, non lasciando che un senso di amaro della perdita di un qualcosa che diventa anche di difficile definizione.
Meglio decantare, ossigenarsi come un buon vino, e possibilmente, di avere la resa del buon vino.
Lodo Alfano, Costituzione, disastro a Messina, Napolitano si o no, lavoro che si perde, lavoro precario, soggetti politici nascenti, altri in via di estinzione, tutto questo è solo una parte del fiume di parole che senza decantazione attraverso la cantabrina dei “media” confluisce nel rito collettivo televisivo per poi tracimare lasciandoci solo le marginalità e un condizionamento nascosto e in quanto nascosto pericoloso.
Ragionare al di fuori di una progettualità lascia solo spazio all’emozionalità del momento, della propria condizione e quindi preda di momenti difficilmente collettivi e non tramutabili in cambiamenti strutturali.
Se le risposte prima le trovavamo nei partiti intesi come rappresentanze di blocchi sociali definiti oggi questi blocchi sono stati destrutturati atomizzati e disassociati, pertanto quel tipo di struttura organizzativa che era il partito risulta superato e sempre più l’appiattimento dei partiti avviene sulla base di una mera gestione del potere.
Reinterpretare le figure sociali sarà uno dei compiti primari per risposte collettive, ma soprattutto per comprendere quale modello sociale progettare e costruire.
Nei territori le realtà associative , e non necessariamente solo quelle con una struttura organizzativa definita, sono i soggetti più adeguati a rispondere a esigenze specifiche. Penso che la messa in rete di queste esperienze specifiche possano diventare un patrimonio collettivo da poter spendere nella progettualità della nostra società.
Argomenti come “democrazia partecipativa” , “leggi sulla montagna e realtà agricole” leggi regionali come quella Toscana sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti, dinamiche a sostegno dei lavoratori precari, difesa reale del territorio, sono solo alcuni di questi esempi su cui operare nel più breve tempo possibile.Fare rete non solamente su base organizzativa ma su contenuti concreti è la rispota possibile orizzontale e dal basso ai temi che quotidianamente ritroviamo dalla “sicurezza” all’“ambiente” al “lavoro”.
Loris
ps. la cantabrina è l'italianizzazione del termine in genovese "Cantabrünha" che è il tubo che si utilizza per i travasi di liquidi e il vino in particolare.




venerdì 9 ottobre 2009

mercoledì 30 settembre 2009

Tra l'urlo e il silenzio scegliamo la parola

Non ho mai nascosto le mie simpatie per il movimento femminista. Altre volte ho invocato nuovamente la presenza del movimento femminista con quella intensità di partecipazione come era sul finire degli anni 60 e negli anni 70. Per questa ragione oggi lascio lo spazio a questo comunicato dell'AFFI. (cliccando sull'immagine si accede al file completo in formato pdf).






mercoledì 23 settembre 2009

Bentornato Vittorio ! Restiamo umani

Dopo alcuni giorni riprendo a scrivere per salutare chi sta tornando verso casa. Dopo circa un anno come apprendiamo dal suo blog, torna a casa Vittorio Arrigoni (Vik) dopo il lungo e drammatico soggiorno come volontario al fianco della popolazione di Gaza, per il riconoscimento di quello che dovrebbe essere un diritto per tutti. Il diritto all’esistenza.
Bentornato Vik. (fonte guerrilla radio)

Non ho voglia di consumarmi in dietrologie ma c’è una cosa che mi rode da un po di tempo e non riesce a darmi pace.
In questo paese sono due i terreni sui quali malaffare generalizzato e assolutamente trasversale imperversa con non curanza: opere pubbliche e sanità. Acquisto e rivendite di terreni costruzioni in cemento armato pacifiste, per tanto senza armatura, strade serpenteggianti la dove potevano esserci tranquilli rettilinei e tanti esempi ancora. La sanità invece è quella dei puffi d’oro; non i gnometti blu di Gargamella ma quei cuscinoni su cui ci si siede che la signora Poggiolini provvedeva a riempire di banconote e quant’altro frutto dei proventi degli inciuci del marito direttore generale del servizio farmaceutico nazionale e dei politici di turno, in particolare l’allora ministro della sanità F. de Lorenzo.
Il panegirico di ricostruzione precedente per affermare ancor prima che possano volare querele che le persone che andrò a citare, si presume, rientrino sicuramente in una categoria estranea a quanto sopra riportato, ma che pur tuttavia, per il ruolo che ricoprono forse in un paese normale sarebbero state catalogate in quelle casistiche che rientrano nel “conflitto di interessi”. Due sono i personaggi in questione, la signora Enrica Giorgetti direttore generale di farmindustria e il suo consorte che attualmente ricopre la carica di ministro della salute, ossia l’on. Sacconi.
Altra informazione che mi preme sottolineare è che si sta preparando una vaccinazione di massa per quella che a livorno è già stata rinominata “l’influenza maiala” e per i più colti rimane l’influenza suina.
Io non voglio commentare, perché in un paese normale, queste notizie non ci sarebbero, in quanto non ci sarebbe neanche l’oggetto del contendere.
In un paese normale, chi ha impoverito sistematicamente il paese evadendo e occultando capitali andrebbe in galera, in questo paese, chi ci governa si rende complice delle torture da parte dei libici nei confronti di chi mosso dalla fame cerca di raggiungere il nostro paese e più complessivamente l’Europa ma esclude la punibilita' per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero ed anche i delitti di frode fiscale, emissione e utilizzazione di false fatture, falso in bilancio e persino le cosiddette ''frodi carosello'' che potranno dunque essere ''sanati'' con il pagamento di una somma pari al 5% dell'imposta evasa.
In un paese normale ……….
Loris




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