il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



mercoledì 31 dicembre 2008

buon 2009

Voglio augurare a tutti un 2009 sereno di pace di lavoro sicuro di lavoro stabile di integrazione di tolleranza e...di tutte quelle cose che servono alla dignità degli individui.


Siamo un popolo di sognatori per questo siamo invincibili (subcomandante Marcos)



ps. mi scuso con tutti quei spendidi compagni di blog a cui non ho potuto rispondere ma non sono alla mia postazione abituale e mi devo picchiare con le meraviglie della tecnologia telecom e una connessione analogica che fa concorrenza ai bradipi incazzosi. Anche per le connessioni esistono disparità inaccettabili.


lunedì 29 dicembre 2008

contro

La nuova escalation di violenza nella striscia di Gaza ci riporta in primo piano il dramma del popolo palestinese circa 700 feriti e 300 morti. Bilancio destinato ad aggravarsi. In Medio Oriente le responsabilità di tutte le potenze occidentali sono immense. Sottrarsi a queste responsabilità o far finta di niente sarebbe solo ipocrisia.
Chiediamo con forza un cessate il fuoco e l'arresto delle azioni contro le popolazioni palestinesi.

mercoledì 24 dicembre 2008

La leggenda dell’angelo in cima all’abete di Natale..

24 dicembre.A Babbo Natale tutto quello che poteva andare storto, andava storto.Le renne avevano avuto la dissenteria e avevano ridotto la stalla a un disastro, e aveva dovuto spalare cacca per tutta la notte.Aveva caricato la slitta da solo perchè gli gnomi erano in sciopero, e aveva dovuto scaricarla perchè un pattino era rotto, aveva perso tutta la mattinata a ripararlo e si era anche tagliato malamente un pollice con l’ascia, e quelle maledette renne erano scappate e ci aveva messo una vita a recuperarle.Metà dei giocattoli non erano arrivati, e quelli che gli avevano consegnato erano tutti della lista delle consegne dell’anno prima.Gli elfi si erano ubriacati, e aveva dovuto cercarsi i doni giusti in magazzino da solo, e si era ammaccato il naso e un ginocchio quando gli si era rotta la scala.Nel mettersi i pantaloni li aveva strappati perchè era ingrassato troppo, non c’era verso di trovare il cappello, aveva perso gli occhiali, aveva bruciore di stomaco e quando aveva cercato una birra in frigo l’aveva trovato rotto e comunque la birra era finita.In quel momento bussa alla porta un Angelo con un albero di Natale e domanda: “Dove devo metterlo questo abete?”.
Ecco come è nata l’usanza di mettere l’Angelo sulla cima dell’albero di Natale.
fonte:http://www.risate.net

A tutti auguro Buone feste (rigorosamente laiche)

Loris

martedì 23 dicembre 2008

IN RICORDO DI CHICO MENDES 22 DICEMBRE 1988


IL 22 DICEMBRE DEL 1988 VENIVA ASSASSINATO CHICO MENDES. A 20 ANNI DI DISTANZA VOGLIO RICORDARLO CON QUESTO PEZZO DEI NOMADI.


http://it.wikipedia.org/wiki/Chico_Mendes

domenica 14 dicembre 2008

13 DICEMBRE SANTA LUCIA : FACCI VEDERE LA SINISTRA

…Se al termine dell’assemblea di ieri all’Ambra Jovinelli ci fosse stata una votazione, forse oggi sarebbe stato tutto più semplice da commentare e soprattutto oggi potremmo senza ombra di smentita affermare che il nuovo soggetto politico a Sinistra c’è, ha idee nuove, parte dalla base, è fortemente motivato ed è pronto a raccogliere le sfide imposte dalla nostra società.
La grande partecipazione (il teatro strapieno e schermo sulla piazza antistante per permettere a chi non poteva entrare di assistere ugualmente) e la formula del sorteggio garantendo comunque l’alternanza un uomo e una donna ha fatto si che il pensiero che corre oggi in quella sinistra fosse sufficientemente univoco per tutto il territorio nazionale.
L’esitazione di ieri, non dobbiamo ne possiamo negarcelo, proviene dall’area vendoliana di rifondazione che sta ancora interrogandosi sugli assetti interni a rifondazione a possibili uscite o no, a possibili accordi (cartelli) elettorali.
L’assemblea di ieri ha segnato a mio parere una linea di demarcazione netta e non comprenderla (sia in malafede che per ottusità politica) rappresenterebbe un ulteriore distacco dalle realtà che si pretenderebbe di rappresentare.
Riaffermare oggi il primato della politica a scapito dei tatticismi, del basso cabotaggio a difesa di strapuntini diventa pertanto l’unica possibilità per ridare dignità e voce alla nostra gente.
Gli strumenti per poi evitare gli “imbucati” dell’ultimo momento dovranno essere rigorosi .Cito quello che c’era nell’intervento condiviso dei compagni genovesi a tal proposito” E’ fondamentale, fin da subito, che in questo nuovo soggetto politico si mostri di applicare a tutti i livelli metodi chiari e trasparenti nella costruzione di gruppi dirigenti locali, territoriali e nazionali, anche provvisori, che dovranno sempre essere informati a criteri di scelte partecipate, a rotazioni, a limitazioni rigorose nei tempi dei mandati rappresentativi e degli stessi incarichi direzionali.”Che per arrivare alla formalizzazione del “Partito” siano necessari ulteriori passaggi penso sia inevitabile. Sui tempi credo che non ci possano essere esitazioni: da subito.



Non poteva mancare una foto ricordo di sicuro buon auspicio nei confronti della sinistra che "vuole fare".

In compagnia di Giuliano Giuliani ecco i magnifici 4 del blog .

Accanto a Giuliani Luz, Fiordaliso, Gap, Loris



giovedì 11 dicembre 2008

Le Risposte

Qualche post fa “Oggi non domani”avevo auspicato che a commentare, oltre ai sempre graditi interventi degli amici e compagni di Blog, fossero alcuni dei protagonisti della politica “di sinistra” italiana. In quella occasione ho sentito addirittura l’esigenza di fare un addendum al post in cui denunciavo “un silenzio assordante” e ho dovuto incassare le giuste critiche (da me ampliamente condivise di Gap).
Come Gap ama spesso ricordare però, noi apparteniamo a quella categoria che senza usare troppe perifrasi viene riconosciuta nei “rompicoglioni”. Testimoni poco dediti a riverenzialismi, e, se le risposte a volte non arrivano, capaci di cercare strade alternative per arrivare alla fine a porre la domanda sempre più in maniera diretta ai diretti interessati.
Il quesito che ponevo riguardava una situazione locale su problematiche attinenti con la costituente di sinistra e l’iniziativa di sabato 13 dicembre a Roma, non sto qui a riproporre quel mio intervento (chi vuole clicca qui e va a leggerlo) ma, alcuni temi in ogni caso sono di rilevanza nazionale, pertanto credo doveroso non solo comunicare che una risposta l’ho avuta ma anche pubblicarla nella sua interezza.
Ringrazio pertanto Claudio Fava (Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica) per la disponibilità accordata.

Cari compagni, la vostra lettera è anche la mia, nel senso che potrei averla scritta io: sull'urgenza, sull'abbandono di ogni timidezza, sulla necessità di caratterizzare questo percorso con pratiche politiche innovative nella cifra di democrazia e di partecipazione. Anche nell'idea di chiamare questa sfida con il nome che la politica ci consegna: un nuovo partito.
Sinistra Democratica ci sta lavorando, con coerenza, senza reticenze: ma sappiamo che questo lavoro dev'essere condiviso, allargato, davvero plurale. Scrivevo ieri sera sul nostro sito che questo nuovo partito della sinistra italiana non può essere costruito
per editto o con il semplice deposito di una firma davanti a un notaio. Siamo impegnati in un percorso che restituisca sovranità, diritto di scelta e d'idea, passione e responsabilità a tutti coloro che se la vorranno assumere: faticoso ma necessario. E' questo il senso dell'appuntamento del 13 dicembre a Roma, un'occasione per raccogliere anzitutto il racconto di chi quest'esperienza la sta già realizzando nelle loro città, nei consigli comunali, nei luoghi di lavoro... Ma il lavoro comincerà dal giorno successivo, con un'agenda di appuntamenti, fin dai primi giorni di gennaio, tutti finalizzati alla concretizzazione del nostro progetto. Con un nome, un simbolo e un appuntamento per le prossime elezioni. Scrivevo ieri che non so se qualcuno dei nostri amici sceglierà di saltare un giro: rispetto le scelte di tutti ma posso parlare per me, per noi di Sinistra Democratica. La nostra scelta è quella di avere in SD un luogo di generosità e di impegno politico per il nuovo partito della sinistra.
Purché s'intenda che generosità e impegno non possono più essere delegati a quelli che stanno sui palchi...
Fraterni saluti
claudio fava

ps. A questo punto Sabato sarò quasi certamente a Roma, spero di riuscire a portare un contributo a questo dibattito.
Lascio alla vostra intuizione come ha commentato Gap la mia decisione di partecipare.... dipenderà da cosa si dirà e da cosa si farà dal 14 dicembre in poi.

giovedì 4 dicembre 2008

L'ULTIMO SEGRETARIO

….In internet se qualcuno ha scritto sulla bustina dei minerva può avere la sorpresa di ritrovare quello che aveva scritto, sia che sia la memo di un appuntamento sia che sia una formula chimica usata ad un improbabile esame. Questo per dire che si trova quasi tutto ciò che è in qualche modo documentabile. Citazioni di grandi personaggi, interi discorsi, a volte anche il documento stesso filmato di quel preciso avvenimento.
Quello che propongo è un documento che nonostante molte ricerche da me effettuate in internet non sono riuscito a reperirlo. Prezioso e risolutivo è stato l’intervento di Gap che ha reperito una copia cartacea che mi ha poi passato.Per cui chi fosse interessato a conservarlo faccia pure il copia e incolla e se lo riterrà opportuno lo riproponga perché è un testo storico, perché è un documento politico, perché fu scritto da un galantuomo, perché fu scritto dall’ultimo segretario del Partito Comunista Italiano.
Si tratta della lettera di dimissioni di Alessandro Natta da Segretario del Partito, dopo essere stato il successore di E. Berlinguer.



Dall’UNITA’ del 14 Giugno 1988

Care compagne e cari compagni del Comitato centrale e della Commissione Centrale di controllo.
Mi spiace molto e me ne rammarico di non poter partecipare al dibattito e alle decisioni della prossima sessione del Cc. E della Ccc. I tempi del partito non possono essere subordinati a quelli che a me impone il recupero della mia salute, e sono certo che ciò vale a scusare la mia assenza. Ma per dovere di chiarezza debbo dire che anche se non mi fossi trovato in una condizione di impedimento fisico, vi avrei egualmente chiesto, come faccio con questa lettera, di affrontare il tema del cambiamento del segretario del partito.
A tutti voi credo fosse chiaro che il mio intendimento era di concludere con il prossimo congresso l’impegno, che ho cercato di perseguire in questi anni, di formare un nuovo gruppo dirigente.
Le recenti vicende politiche, con il duro e preoccupante risultato delle elezioni amministrative – ed anche quelle mie personali – mi hanno fatto ritenere che sia giusto ed opportuno procedere immediatamente ad un mutamento nella responsabilità di direzione.
Il partito è di fronte ad una prova difficile e per vincerla come io ritengo sia possibile occorre subito uno sforzo coraggioso e complesso di sviluppo delle novità che abbiamo promosso e di ulteriore innovazione politica e di ricostruzione organizzativa. Tra qualche mese poi sarà necessario avviare nel modo più aperto la preparazione del XVIII Congresso.
Non è possibile, nemmeno per breve tempo, non avere una direzione ben definita e sicura. E bisogna non esitare a compiere un passaggio di responsabilità di fronte ad cimento fattosi ancor più aspro e impegnativo.
Io vi prego di intendere la mia rinuncia allo stesso modo in cui nel 1984 e poi dopo il XVII Congresso, accettai il compito di segretario: per senso del dovere e nella persuasione di agire nell’interesse generale del nostro partito.
Com’è naturale, appena sarò in buona salute tornerò a lavorare, come sempre con tutte le mie forze: ma fin d’ora chiedo che per me possa valere la norma dei francescani tra i quali il priore che ha compiuto il mandato torna ad essere un semplice frate!
Con il più schietto ringraziamento alle compagne e ai compagni del partito e della FGCI che mi hanno dato fiducia, incoraggiamento e aiuto in questa esperienza che è stata per me ardua e faticosa, ma che non rimpiango certo di avere accettato di compiere, vi invio un cordiale augurio e saluto.

Alessandro Natta

lunedì 1 dicembre 2008

Un bagaglio di responsabilità 3


…. Era cosa normale sentire parlare il mio amico e compagno Roberto di materialismo scientifico mentre o saldava un contatto su una scheda di elettronica o rassettava la sua attrazione da giostraio. Sarebbe qui a me difficile ricordare i nomi di quei compagni che timbrato il cartellino dell’Ansaldo o dell’Italcantieri si fermavano in sezione e magari disquisivano di internazionalismo o di via italiana al socialismo. Per la quasi totalità il problema era il voler capire. Allora si organizzavano seminari ai quali partecipavano dei compagni che venivano dalla federazione e in estenuanti discussioni si spaccava il capello in otto per poter comprendere quelle cose che per noi erano fondamentali. I meccanismi che regolano lo sviluppo sociale, i rapporti tra le classi sociali, la volontà di far evolvere la nostra classe sociale di riferimento. Per molti di loro il livello di scolarità era della scuola elementare per altri l’avviamento professionale ancora pochi i diplomati e rari i laureati.
Quelle discussioni in realtà erano dei momenti di alta politica spesso applicata alla realtà quotidiana. Alcune volte inoltre ho avuto il privilegio di condividere brevi esperienze in quelle che erano le scuole di partito (interventi tematici di pochi giorni per quello che mi è riguardato) . Ricordo Giovanni Berlinguer che parlava a noi studenti di Scienza e di etica, o, Luciano Gruppi che ci parlava del concetto di egemonia di Gramsci e altri compagni che hanno comunque lasciato il loro contributo nel tentativo di accrescere il nostro livello culturale al fine di fare di noi dei militanti in grado di intervenire e dare la dove possibile delle risposte alle diverse istanze che venivano sollecitate dalla società di allora.
Le sezioni del PCI e i circoli della FGCI non erano solo dei punti di semplice aggregazione ma dei veri e propri laboratori di politica nei quartieri.
I limiti esistenti in quel modo di far politica furono quegli stessi "studenti" a evidenziarli cercando di trovare pratiche nuove all’interno e all’esterno del partito. Personalmente mi distaccai proprio verso la fine degli anni 70 perché non condividevo più e mi impegnai in altre cose. Vidi terminare la storia del più grande Partito Comunista di massa dell’occidente con Alessandro Natta. Quello che venne dopo l’ho sempre considerato cabotaggio politico e neanche del migliore.
Sarei presuntuoso e improvviserei se dicessi che ho visto cambiare quelle pratiche politiche di cui ho descritto perché come ho già enunciato il mio percorso con quel tipo di politica si era interrotto, ma, sicuramente posso affermare che rispetto ai cambiamenti sono evidenti i risultati.
Ho sempre più visto in alcune dirigenze un atteggiamento da yuppies che guardava più all’immagine che al contenuto, e quel retroterra culturale che fu tanto importante per la mia generazione diventare labile enunciazione e spesso scomparire. I dirigenti sempre più impegnati ad alchimie conservative curavano sempre più la visibilità che non la partecipazione attiva ai conflitti sociali in atto. Scemando la capacità di confrontarsi, magari anche aspramente, di fatto scompariva quella grande capacità dialettica che sia come comunisti sia come sinistra ci consentiva di essere elementi propulsivi in positivo dei cambiamenti sociali.
Il tanto richiamato scollamento dalle realtà sociali a cui l’attuale sinistra (sigh) extraparlamentare imputa la causa o una parte di causa della sconfitta del 13-14 aprile risiede anche in questo.
L’incapacità di elaborare in realtà sociali semplici e l’esigenza di dover eternamente aspettare una indicazione che provenga da un qualche unto dal signore, magari a livello nazionale, la dice lunga su quanto DNA è andato imbastardendosi dal punto di vista culturale. Non è una bestemmia parlare di berlusconismo di sinistra in alcuni casi.Le scelte dei dirigenti politici sul processo della sinistra arcobaleno in vista della scadenza elettorale dello scorso aprile ne è un esempio.
Le pratiche nuove che sono percorribili immediatamente sono: condivisione e partecipazione.
Ai compagni, ai dirigenti, ai simpatizzanti di una sinistra diffusa e variegata,a quelli che leggono questo post dico :Non sono un unto dal signore ma quello che con orgoglio definisco io un compagno di base e di una cosa ho però la certezza : io, insieme a migliaia di altri compagni, operai, contadini, studenti, casalinghe ecc.. abbiamo contribuito a far si che il piu importante partito della sinistra italiana diventasse grazie al lavoro di tutti il più importante partito di massa della sinistra in occidente……e voi?
Non è pensabile guardare a quella esperienza di 20 o 30 anni fa per riproporla perché sarebbe sbagliato e antistorico ma cogliere quegli elementi di metodo, di relazioni interne e di diffusione del sapere che venivano espressi in quel contesto forse si



le note degli stormy six ci accompagnano in uno slide show che vorrebbe riassumere alcuni momenti della storia dell'Italia del dopoguerra

giovedì 27 novembre 2008

Caro Paolo ti scrivo così mi distraggo un po'

Caro Paolo,

la tua proposta su un coordinamento delle forze di sinistra per rilanciare l'iniziativa delle opposizioni vede noi di Sinistra Democratica disponibili. Si tratta di dare ascolto a un'opposizione sociale che ha ritrovato passione e protagonismo; ma c'è soprattutto l'urgenza di farsi carico dell'offensiva che il governo Berlusconi sta lanciando sui temi più vitali per la salute di una democrazia: lavoro e sapere su tutti. So che questo coordinamento non risolve e non esaurisce le significative differenze di orizzonte strategico che oggi attraversano la sinistra: ci sono, e tenerne conto è anche un fatto di onestà politica.Ciò non ci sottrae all'urgenza di trovare terreni operativi di lavoro comune.Credo, in questo senso, che l'invito vada rivolto a tutte le forze d'opposizione del centrosinistra: e dunque anche al Partito Democratico, all'Italia dei Valori e al Partito Socialista. Esiste un terreno di proposta sociale ed economica che non sempre ci vedrà insieme con loro, ma ci sono vertenze politiche e democratiche che non possiamo che condividere con tutti i partiti del centrosinistra. Come insegna l'impegno della sinistra per il referendum abrogativo del lodo Alfano.
Un caro saluto e a presto
Claudio Fava
segretario nazionale di Sinistra Democratica
Roma, 26 novembre 2008




Questa lettera di Fava a Ferrero ritengo abbia il merito di manifestare lo stato dell’opera della costruzione del nuovo soggetto unitario e, in quanto tale non è da manifestare se si è in accordo o meno ma sicuramente ringraziare per la chiarezza che viene enunciata.
Come per la manifestazione dell’11 ottobre la sinistra (tout-court) vuole manifestare il proprio protagonismo attraverso un coordinamento delle opposizioni che vede tutte le componenti dell’11 riproporsi in una opposizione compatta. Ritengo che la forza di qualsivoglia componente politica si misura sempre e comunque non tanto su quello a cui si oppone quanto sul tipo di proposta articolata che propone. Il mese e mezzo che è trascorso dall’11 ottobre mi fa serenamente affermare che a parte la conta autoreferenziale delle bandiere, una proposta che eventualmente andasse leggermente al di la della propria posizione non mi sembra proprio ci sia stata. Anche sul problema scuola che tanto è stato caro alla nostra sinistra non ha sicuramente amalgamato le componenti politiche della sinistra in quella che poteva essere una proposta condivisa. Ci siamo limitati alla difesa senza se e senza ma.
Posso rendermi conto che i tempi della politica sono lunghi ma considerando che dalla precedente campagna elettorale passando attraverso i congressi dei partiti e contando le aree di appartenenza di politica se n’è fatta realmente poca forse è il momento che decidiamo cosa fare da grandi.
Viste le tensioni degli ultimi giorni con un certo defilamento dell’area vendoliana qualcuno potrebbe pensare che la lettera possa essere il gentile e delicato tentativo di riallacciare dei rapporti che portino verso un accordo tipo la sinistra arcobaleno in vista delle prossime scadenze elettorali. Cosa questa che potrebbe rassicurare chi è preso dalla sindrome della mancanza di rappresentatività autorevole.
La riflessione però si impone all’estensione dell’appello al coordinamento dell’opposizione, con un ragionamento che ha in assoluto la sua logica, all’IDV e al PD. Anche su questo non necessita un giudizio ma una presa d’atto che per alcune componenti della nostra sinistra tale estensione è irricevibile perché altrimenti non si comprenderebbe come mai precedentemente di manifestazioni ne sono state fatte addirittura 3: due il giorno 11 ottobre, sinistra in una piazza e IDV in un’altra piazza e una il 25 ottobre del PD.
E’ apprezzabile questa lettera perché esprime volontà e intenti che difficilmente troverà chi manifesterà apertamente il suo disaccordo e quindi unificante, ma nella presumibile realtà troverà un Ferrero che per l’appunto non vorrà coordinarsi con il PD in quanto moderato e il PD non vorrà coordinarsi con il PDC o Rifondazione perché protestatari (anche contro il governo in cui erano).
Dunque una buona visibilità anche se uno scarso follow-up politico.
Non avrà forse ragione Ferrero a questo punto che vuole candidare Luxuria perché per lo meno lei “l’isola dei famosi” l’ha vinta e l’audience era alto?


domenica 23 novembre 2008

Oggi, non domani

AGGIORNAMENTO –Ho apprezzato il rumoroso silenzio che si è sviluppato intorno al contenuto di questo post e soprattutto la mancanza di volontà nell’esprimere commenti. Posso dire che anche se non ho il numero preciso iniziale desunto dal contatore visite che questo post è stato letto da molti. Molti rispetto alla frequentazione abituale del mio blog. Dato che alcune mail in cui segnalavo questo post sono state indirizzate a dirigenti nazionali sicuramente di non secondo piano ho il ragionevole dubbio che pure alcuni di loro non abbiano voluto rispondere.
Bisogna pur sempre ricordare che non è un caso il risultato elettorale di aprile.
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…Ovviamente non mi aspettavo che i diretti interessati rispondessero al mio post precedente (anche se ho cercato di fargli pervenire il link del blog affinchè dicessero la loro e ci togliessero da una nebbia estremamente insidiosa.
A volte il silenzio è più assordante di molto rumore .
Ieri c’è stata a Genova una iniziativa di presentazione del nuovo soggetto unitario di cui sono come ho gia avuto modo di far capire un sostenitore da lunga data (leggete i primissimi post di questo blog) e da “senza tessera” . Sarà che in questa fase privilegio la condivisione e la trasparenza delle scelte che ai tatticismi di corta portata, insieme ad altri compagni abbiamo partorito un documento che nelle nostre intenzioni avrebbe dovuto essere consegnato ai referenti nazionali che ieri hanno presenziato all’iniziativa al fine di sciogliere dubbi e possibilmente di riuscire ad accelerare un processo che a mio parere non ha più ragione di aspettare.
Il documento ha raggiunto in breve tempo una settantina di adesioni sulla platea dei presenti e considerando che avevamo un numero limitato di copie autoprodotte sulla mia stampante direi che è un dato decisamente positivo.

Lo posto al fine di condividere anche fuori del territorio ligure un comune sentire di noi popolo della sinistra e forse nella speranza che in molti si prendano la briga di replicarlo e magari di porre le stesse domande nelle loro realtà territoriali e facendolo pesare dal maggior numero di adesioni possibile. Sarà un modo per fare rete e forse anche per concretizzare più rapidamente un processo politico.


Oggi, non domani

Costituente, Associazione, Soggetto politico. Non comprendiamo perché si abbia timore, perché ci siano tante remore a pronunciare una parola chiara: Partito. Cioè l’organizzazione di cui ha bisogno una parte non marginale della società italiana, di cui abbiamo bisogno noi per costruire, verificare, migliorare e accrescere il nostro progetto politico.
Questa costruzione, questa verifica, questo miglioramento sono possibili solo entrando in rapporto con tutti coloro, e sono davvero tanti, che si trovano, delusi e amareggiati, all’esterno delle formazioni politiche dalle quali proviene una buona parte di noi, e che è possibile coinvolgere solo con decisioni certe e non pasticciate o timide sulla vera natura del progetto. Ci convince della giustezza di questa scelta la considerazione che già il nostro progetto genovese e ligure si è arricchito con il contributo di coloro che vi hanno aderito provenendo da esperienze non identificabili con precedenti collocazioni partitiche.
La necessità da più parti avvertita è quella di avere un partito di sinistra che non si autocondanni, a causa della scelta di privilegiare identità tanto desuete quanto rispettabili, all’opposizione permanente: logica che assolutamente non è in grado, in generale e ancor più nella specifica situazione italiana, di garantire ai lavoratori e agli strati deboli della società una minima tutela delle condizioni di vita così duramente messe in discussione dalla destra e dalla dimensione della crisi.
Da quì la necessità di un partito di sinistra che, godendo di un consenso adeguato e crescente, possa condizionare le scelte del Partito Democratico non soltanto sul piano locale o territoriale, ma sul piano nazionale. Di un partito che sia capace di porre con energia le questioni sul tappeto, anche di alzare la voce quando occorra, che sia in grado cioè di non lasciare all’IdV il monopolio della protesta, che ne accresce i consensi, a scapito della Sinistra stessa. L’accelerazione è assolutamente necessaria perché la prossima scadenza elettorale delle europee, che in diverse zone del paese coinciderà temporalmente con importanti elezioni amministrative, ci dovrà vedere presenti con un partito e un simbolo, per poter già in quella occasione misurare il consenso che saremo capaci di ottenere. Oltre tutto, il non farlo aprirà una serie di opinioni negative sull’operato dei gruppi dirigenti che lavorano intorno al progetto, perché i ritardi della decisione e alcune inopportune manovre tese a costruire eterogenee e incomprensibili ammucchiate fanno pensare a penosi tentativi di garantire strapuntini di rappresentatività che non fanno certo identificare la nostra volontà di cambiamento, quando addirittura non la mortificano.
Decisiva a tale riguardo è poi la decisione, che ci auguriamo condivisa e pienamente attuata, di praticare fin da subito metodi di limpidezza e trasparenza nella costruzione provvisoria di gruppi dirigenti locali, territoriali e nazionali, che dovranno essere informati a criteri di scelte partecipate, a rotazioni, a limitazioni rigorose nei tempi dei mandati rappresentativi e degli stessi incarichi direzionali, alla rigorosa parsimonia delle eventuali retribuzioni, là dove il volontariato non potrà essere capace di assolvere a tutti i compiti che un partito richiede.
Genova 22/11/2008

mercoledì 19 novembre 2008

CHI NE SA QUALCHE COSA DI PIU’ E’ BEN ACCETTO


Sono alcuni giorni che si accavallano quesiti che solo all’apparenza potrebbero risultare semplici o scontati.
Ho cercato con scarso successo su internet la legge elettorale per le europee per cui alcune considerazioni che vado a fare sono sulla base di una raccolta di informazioni orali che possono quindi anche contenere errori e che sarò ben felice di correggere nel momento in cui qualcuno me lo segnalerà.
1) Mi risulta che i termini di una modifica della legge elettorale siano scaduti o in scadenza nei prossimi giorni , per cui, lo sbarramento al 5% che volevano alcuni dai banchi della destra non ci sarà in quanto andremo a votare con la vecchia legge.
2) In base alle elezioni passate il coefficiente di eleggibilità si attesta all’incirca intorno allo 0,8%.
3) Per presentare liste è necessario o essere gia presente al parlamento europeo dalle precedenti elezioni oppure raccogliere 30.000 firme per regione nel collegio elettorale.

Questo che apparentemente può sembrare una enunciazione sul come sarà organizzata la tornata elettorale, per noi a Sinistra apre un numero non indifferenti di combinazioni. Le scelte a questo punto sono politiche, e amerei che le risposte me le dessero i più diretti interessati Vendola, Ferrero, Fava (un po come Berlusconi che chiama Floris a Ballarò) ma anche Cento, Diliberto, Rizzo, Belillo e altri con cui mi scuso se ometto.

Premetto che : a parte Sinistra Democratica tutte le altre formazioni sono gia presenti a Strasburgo.
In questi giorni sta nascendo il nuovo soggetto a sinistra . Si presenterà con una propria lista raccogliendo le 30000 firme per regione? Il compagno Vendola in base a questa ipotesi uscirà da Rifondazione o darà indicazione alla sua area politica di votare il nuovo soggetto rimanendo nel Partito? Oppure visto tutto sommato la bassa percentuale per l’eleggibilità si accorderà per rimanere all’interno di rifondazione con Ferrero in cambio di un po di candidature sicure? E Fava correrà da solo o aspetterà qualcuno?Altra ipotesi si ricostituisce un bel cartello elettorale come un anno fa?

La situazione è molto più incasinata di quello che sembra. Personalmente il vento del “Nuovo” e non del nuovismo penso che parta gia da qui. Saranno necessarie forse anche scelte coraggiose, l’importante è che le pratiche politiche rompano definitivamente col passato.
Chiarezza di percorsi e trasparenza nelle azioni sono indispensabili.
Ovviamente non sono Floris e non mi chiamerà Berlusconi , Mi chiamo Loris e non risponderà neanche Vendola o Ferrero o….. Credo però che un segnale potrebbe arrivare se su questa cosa la chiarezza la chiediamo in molti su questo e magari anche su altri blog. Non lasciamo che qualcuno ci arrivi candidamente dicendo che non c’è più tempo per decidere e la confezione anche se non ci piace ce la dobbiamo ingoiare.
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prima osservazione telefonica: pare che il numero delle firme sia su base di collegio con una quota presumo proporzionale per ciascuna regione.

giovedì 13 novembre 2008

SENTENZA SCUOLA DIAZ








REPUBBLICA
CORRIERE DELLA SERA
UNITA'
SECOLO XIX
INDYMEDIA
réversibilité-ètilibisrevèr (1)
réversibilité-ètilibisrevèr (2)

PAGINE DI STORIA

"Quattro luglio 1921: squadre fasciste assaltano la Camera del Lavoro di Sestri. Nelle loro intenzioni è l'attacco decisivo dopo mesi e mesi di provocazioni e di aggressioni contro i lavoratori e la popolazione della cittadella sovversiva del genovesato. Se si passa a Sestri, si passa a Genova, e se si passa a Genova anche il nord Italia cadrà in fretta. È questo il ragionamento - d'altra parte fondato - che ispira i capoccia fascisti e che porta a pianificare l'azione con cura. Sono presenti squadristi di altre regioni (prevalentemente toscani) e come di consueto carabinieri e polizia (con due autoblindo) che devono garantire "l'ordine". Dentro la Camera del Lavoro sono però attestati un centinaio di operai e militanti, in gran parte armati, che sono decisi a resistere. La sparatoria è violenta e dura fino all'alba del 5, due saranno i feriti gravi tra gli aggressori. Solo allora i difensori si ritirano da un'uscita secondaria e i fascisti possono entrare, preceduti da un autoblindo che sfonda il cancello. È vittoria per i fascisti, ma una vittoria molto parziale. Infatti nei mesi successivi la CdL sarà riaperta, di nuovo chiusa e così via fino alla chiusura definitiva nel settembre del 1922, in un altalenarsi di vicende che testimoniano tutte le difficoltà dei fascisti ad espugnare la "fortezza proletaria" del ponente." In questo periodo vi furono "duri scontri tra fascisti, guardie regie da una parte, operai, Arditi del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti .... Le spedizioni punitive dei fascisti ormai sono all'ordine del giorno, ma continuano a trovare opposizione, anche se sempre più debole. Nelle fabbriche si cerca di resistere, l'ultimo sciopero generale, proclamato il 31 luglio del '22, viene seguito con grande compattezza dalla classe operaia sestrese, ma è veramente il canto del cigno. Il 3 agosto i fascisti scatenano l'attacco definitivo contro Genova e Sestri. Dopo un paio di giorni di vera battaglia la resistenza antifascista è piegata,centinaia di squadristi controllano le strade e presidiano gli stabilimenti. Si scatena la caccia al "sovversivo". Solamente a Sestri oltre seicento operai, per sfuggire alle persecuzioni fasciste, devono espatriare (prevalentemente in Francia) entro la fine del 1922. Molti altri vengono arrestati o, comunque,perdono il posto di lavoro."

Ho voluto riportare queste righe tratte dal sito A - I n f o s perché sono una paginetta di storia della mia Sestri e del suo movimento operaio e antifascista. L’episodio viene riportato in molti siti che trattano di storia, io personalmente ricordo di aver letto in una ristampa le cronache che un compagno sotto pseudonimo inviava all’ Ordine Nuovo di Gramsci a Torino. Ho scelto questa versione perché al di la del fatto in se stesso viene giustamente sottolineata la conseguenza successiva. Senza voler tirare facili e forse un po velleitari parallelismi ritengo però utile un momento di riflessione.
Oggi sono state assaltate da teppaglia fascista due sedi sindacali della CGIL l’atto è gravissimo, gravi sono stati i fatti di piazza Navona grave e greve il clima che si respira.Credo che debba essere un nostro preciso impegno mettere in atto tutte quelle azioni democratiche a difesa della democrazia e dei lavoratori.




Un omaggio ai resistenti di ieri e di oggi

ps. Ho sempre scritto Sestri senza specificare, sto scrivendo di Sestri ponente che fino al 1926 era Comune a se rispetto a Genova.

venerdì 7 novembre 2008

Nasce oggi l’associazione Per la Sinistra

COSTRUIRE LA SINISTRA: IL TEMPO E’ ADESSO
Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro - spesso precario, talvolta assente - come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo - tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi - sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio - vero, reale, possibile, crescente - di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un’opposizione rigorosa, con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità - politica e persino democratica - e scongiurare la deriva bipartitista, avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all’assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma - sul piano culturale, politico, organizzativo - non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.

Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Del Bono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Walter Fabiocchi, Daniele Farina, Claudio Fava, Carlo Flamigni, Pietro Folena, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola…
Roma, 7 novembre 2008

giovedì 6 novembre 2008

Orwell scrisse 1984 nel 1948 noi oggi che data dovremmo scrivere?

…A volte una semplice telefonata fa riaffiorare ricordi che in maniera inquietante si sovrappongono alla realtà di oggi.
Ero al telefono con “Snoopy” (entrambi militavamo nella FGCI genovese nei primi anni 70) e mi sottolineava la sfrontatezza dei fascisti odierni in quella gazzarra che è stata l’incursione alla RAI per aver smascherato le loro carognate alla manifestazione degli studenti di Roma.
Sono entrati e sono usciti in modo assolutamente indisturbato e, non mi pare neanche, che ad oggi ci siano persone ufficialmente indagate e men che mai arrestate per quell’episodio.
Tra il 7 e l’8 dicembre 1970 gruppi fascisti e un reparto della guardia forestale inizia di fatto una insurrezione a Roma con obbiettivo immediato l’occupazione della RAI delle centrali telefoniche, ministero della difesa, ministero dell’interno. Iniziano in poche parole le manovre per quello che tutti noi conosciamo essere un “Golpe”. Una telefonata ricevuta poi dal “principe nero” Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas durante la notte ,mette misteriosamente fine alle operazioni.
La Rai è da sempre considerata (perché da li si diffondono le notizie ufficiali dello stato) uno dei luoghi simbolo della tenuta dello stato democratico, al pari di Ministeri e Presidenze.
L’indifferenza che, a parte la RAI stessa, ha circondato questo episodio è intollerabile.
Le nostre libertà sono in pericolo.
Se domani , il mio, ma non solo ovviamente il mio blog dovesse oscurarsi, dovessero chiudersi delle emittenti radiofoniche o televisive locali, in quanti comprenderebbero cosa sta succedendo?

PS. Per info sul golpe borghese :

martedì 4 novembre 2008

Cossiga denunciato

Comunicato stampa Comunità delle Piagge - Firenze Via Lombardia 1p Firenze - 055/373737 - ilmuretto@libero.it

Cossiga denunciato per istigazione a delinquere e apologia di reato Cinque cittadini si rivolgono alla Procura di Roma per le dichiarazioni rilasciate al Quotidiano Nazionale.
Un prete, un avvocato, una grafologa e due ex insegnanti - cinque semplici cittadini - hanno denunciato stamattina alla Procura della Repubblica di Roma il senatore a vita Francesco Cossiga per istigazione a delinquere e apologia di reato. La denuncia nasce dopo le dichiarazioni rilasciate dall'ex Presidente della Repubblica al Quotidiano Nazionale su come infiltrare e strumentalizzare, con il fine ultimo di liquidare, il vasto movimento popolare nato nelle ultime settimane in difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio garantito dalla Costituzione.
Per Cossiga il movimento è da: «Infiltrare con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri […] Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
«Chiediamo pertanto che si proceda penalmente a carico del senatore Francesco Cossiga per i reati suddetti e per tutti quelli che potranno essere ravvisati – ha dichiarato Piero Leone, ex nsegnante che stamane si è recato alla Procura di Roma. Si tratta di dichiarazioni molto gravi in quanto provengono da un personaggio che ha ricoperto i ruoli più elevati nelle istituzioni della Repubblica Italiana. Con questa denuncia vogliamo semplicemente difendere la democrazia e la Costituzione del nostro paese.»
Per Alessandro Santoro, prete fiorentino della Comunità delle Piagge: «E' assurdo che queste dichiarazioni passino sotto silenzio. Sono un invito alla violenza e ricordano, purtroppo, le modalità tipiche della strategia della tensione. Auspichiamo che la Procura proceda speditamente nel suo lavoro, perché è assurdo che un senatore a vita, ex Presidente della Repubblica, e quindi garante dei principi costituzionali si ponga all'attenzione per dichiarazioni che non esitiamo a definire fasciste.»
I reati ravvisati dai denuncianti nell'intervista del 23 ottobre scorso (oggi disponibile sulla rassegna stampa del governo http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406) sono: istigazione a delinquere - commessa pubblicamente come richiesto dalla legge per la sua punibilità - rivolta sia al ministro dell'interno Maroni sia agli stessi organi di polizia preposti all'ordine pubblico (art. 414 CP) sia ai militari, i Carabinieri, a disobbedire alle leggi e a violare il giuramento compiuto sulla Costituzione (art. 266 CP). Si ravvisa infine la colpa di apologia di reato (ancora art. 414 CP) in relazione ai reati da lui commessi all'epoca in cui era ministro dell'interno e solo ora confessati.
«Sappiamo che anche altri stanno muovendosi per denunciare Francesco Cossiga - ha concluso Piero Leone. Chi volesse aderire alla denuncia può contattarci all'indirizzo mail piero.leone@gmail.com


la notizia è stata diffusa su questo sito
http://www.anpi.rimini.it/notizie.php?id=311

4 NOVEMBRE 1918 - OLTRE 15 MILIONI DI MORTI CHIEDONO PERCHE'



O GORIZIA

La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.

Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu

O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.

Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.

Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.

Traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.

lunedì 3 novembre 2008

ORDINE PUBBLICO

"COSÌ VOLEVANO INSABBIARE IL PROCESSO"...
Alessandra Pieracci per "La Stampa"
-
«Siamo qui a prendere insulti perché non abbiamo fatto patti con nessuno.
Eppure ce ne sono stati proposti». Le parole cadono come un macigno nell'aula
dove si celebra il processo per la sanguinosa irruzione alla scuola
Diaz-Pascoli, la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 genovese. A
pronunciarle, nella replica alle arringhe dei difensori, è il pm Enrico Zucca,
il magistrato che ha portato sul banco degli imputati i vertici della polizia,
chiedendo il rinvio a giudizio (per istigazione alla falsa testimonianza) per
l'ex numero uno, Giovanni De Gennaro. Zucca denuncia la condizione difficile in
cui si è trovato «da solo» a fronteggiare «l'arroganza della polizia» e gli
«attacchi personali dei legali che sono violenti come i loro assistiti»…..
continua



Perché lo Stato non mi ha difeso
da repubblica.it
Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a manifestare a piazza
Navona contro la riforma Gelmini, una manifestazione pacifica con cori simpatici
assolutamente non violenta quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a
tutto volume che vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per
avanzare gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che
la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti, tutti
ventenni di Blocco Studentesco, capisco che aria tira e mi metto ad osservare la
scena in una postazione più defilata anche se mi sembra assurdo che si possa
arrivare ad uno scontro violento…..continua



Ero fuori Genova e ho letto oggi sia la lettera dello studente del Tasso su Repubblica con i commenti sul blog del Russo, sempre molto attento a postare argomenti molto partecipati, e i resoconti della Stampa su dagospia sul processo ai poliziotti che durante il G8 di Genova offrirono un’immagine molto indelebile sulle “forze dell’ordine”.

Se chiedevate negli anni 50 e 60 a un operaio o a un bracciante da che parte stava la polizia non vi erano dubbi o incertezze: dalla parte del Governo e dei padroni.
Sono mai state sanate le ferite dei morti del luglio 60 a Reggio Emilia? O dei morti di Avola e Battipaglia? O per citare il blog di “gap” l’uccisione di Giorgiana Masi e Francesco Lorusso?

Pasolini apparentemente ci fece la reprimenda all’indomani degli scontri di Valle Giulia nella poesia “Il PCI ai giovani” anche se forse la corretta interpretazione la ritroviamo proprio a commento dei morti di Avola e Battipaglia.

Ravvedo nella meraviglia di questi giorni qualche elemento di ingenuità e quasi di incredulità,
la stessa incredulità che mi sono personalmente trovato a riscontrare dopo il G8 di Genova raccontando cosa era successo a gente che non c’era.
Circa 30 anni di normalizzazione, di concertazione e di quant’altro han fatto si che si stemperassero le memorie collettive. All’indomani del G8 una funzionaria della questura di Genova affermava che erano stati buttati anni di ricomposizione di un rapporto tra forze dell’ordine e città. Forse però questa ricomposizione avveniva solamente la dove le piazze erano fortemente caratterizzate da una coscienza collettiva, perché era proprio durante i giorni del G8 che dalla zona fiera dove erano acquartierati i reparti giunti da fuori venivano eseguiti canti e slogan che forse poco avevano a spartire con i difensori dello stato repubblicano. Ricordiamo inoltre come è emerso dalle inchieste le telefonate tra colleghi e la considerazione nei confronti dell’uccisione di Carlo Giuliani.
Tutta questa considerazione non vuole arrivare ad individuare un “nemico”, sarebbe un errore imperdonabile e devierebbe profondamente sulle responsabilità politiche. Quelle responsabilità che per il G8 di Genova non si sono volute accertare a mezzo di una commissione parlamentare grazie anche (all’ingenuità?) dell’IDV .
E’ necessario che tutto il movimento che si svilupperà mantenga alta una vigilanza democratica.
Dalle nostre manifestazioni non ci possiamo permettere che provocatori inneschino pericolose derive.


venerdì 31 ottobre 2008

L'ONDA CHE AVANZA

..Un po provocatoriamente un po per la stanchezza avevo postato un pezzo in cui chiedevo solo di commentare i propri 30 ottobre nelle diverse realtà. A mente più fresca mi rendo conto che era come scoprire l'acqua calda e, fortunatamente non avendo ricevuto commenti l'ho rimosso.
La giornata di ieri è stata ovunque, su tutto il territorio Italiano un successo di partecipazione che è andato anche al di la delle aspettative. A Genova si è trattato di una delle più grandi e imponenti manifestazioni del mondo della scuola da quando ne ho memoria. A Roma molti che erano andati da tutta Italia alla manifestazione non sono riusciti neppure a vedere piazza del Popolo dove c'era il comizio dei sindacati e per ore tutta la città è stata paralizzata da 4 cortei che cercavano di muoversi. Che la questura, che i l governo, dica poche o qualcuna di più migliaia di partecipanti penso non ce ne possa importare assolutamente nulla. Gli occhi e le orecchie le abbiamo.
Come ho già sintetizzato in altre occasioni è a mio parere la prima volta dopo il 75 che un movimento che nasce all'interno delle problematiche della scuola riesce a coinvolgere tutte le componenti e tutte le sue ricadute sulla società.
Quello che è successo in questi giorni in parte smentisce le interpretazioni post-elettorali che ci hanno fatto dire che il successo delle destre era dovuto a una disaffezione nei confronti della politica. Le rivendicazioni di questi giorni non sono solo di salvaguardia di posti di lavoro ma, anche di salvaguardia di valori sullo sviluppo culturale e democratico nel nostro paese.
Sarebbe comunque un errore pensare che a questo punto il rapporto della sinistra con il suo popolo di riferimento si sia risaldato, anzi, abbiamo un dovere più forte ad approfondire la conoscenza delle cose e diventare riferimenti alle sollecitazioni che provengono dalla nostra realtà senza avere l'arroganza e la presunzione di metterci il "cappello sopra".
"L'onda" ci sta in questo momento insegnando qualche cosa cerchiamo tutti di farne tesoro.

mercoledì 29 ottobre 2008

DOMANI E' UN ALTRO GIORNO,... DOPODOMANI UN'ALTRA LOTTA

…Poche considerazioni e forse anche messe giù un po troppo di fretta. La scuola ha giustamente catalizzato un po’ la scena politica : domani l’epilogo del decreto, dopodomani lo sciopero generale della scuola con la manifestazione a Roma che si preannuncia con una partecipazione di studenti e lavoratori imponente . Abbiamo il dovere di dare delle risposte sul piano concreto a questi studenti e questi lavoratori, e, senza avere la presunzione e l’arroganza di mettere il cappello su qualche cosa cercare di essere la sponda politica a questo movimento che come ho gia detto, ha a mio parere aspetti che possono caratterizzare un movimento di lungo respiro .
Non possiamo comunque pensare di slegare questo movimento da quello che è l’altro problema di questi giorni: la crisi finanziaria e le ripercussioni sulla nostra economia .Molti di questi giovani che oggi manifestano saranno al termine di quest’anno scolastico di fatto estromessi dall’accesso all’università , comunque per problemi economici, il mercato del lavoro subirà stando così le cose a mio parere un ulteriore imbarbarimento sul profilo della precarietà, e, le aziende specialmente manifatturiere subiranno l’inevitabile crisi creditizia per cui risulteranno difficili i normali sviluppi industriali e le ripercussioni sull’occupazione sarà inevitabile.
Sull’occupazione si ripercuoterà anche lo stop ad alcune aziende che operano a livello internazionale su commesse nei paesi attualmente considerati “emergenti”; penso agli impianti siderurgici in costruzione o in fase progettuale in India, Cina, Malesia ecc. che essendosi bloccate le linee di credito e non avendo più un mercato di acquirenti perché in crisi (vedi mercato dell’auto) non avrebbero ragione di restare in essere.
Siamo al fallimento di un liberismo drogato tra il mercato e gli aiuti di stato, un liberismo che ha considerato di fatto il lavoro con tutte le sue valenze e valori un optional.
A questi giovani che oggi cercano di difendere non solo un legittimo diritto allo studio ma anche un diritto al sapere è necessario dare delle risposte su quello che noi intendiamo nella prospettiva di una società più giusta e più equa. Come ci ha sollecitato sia la Rossanda sia Bertinotti dobbiamo interpretare e rispondere in maniera adeguata al fallimento di questo sviluppo economico-sociale.

Solo così potremo considerarci “La sinistra”

mercoledì 22 ottobre 2008

Ce n’est qu’un début continuons le combat!

Ho postato un commento sul blog di Gatta Bastarda e come mi ha gia fatto osservare qualche d’uno il mio commento era di fatto un post per cui ho pensato di ripostarlo qui sul mio blog.

Per varie ragioni sto cercando di seguire l’evoluzione politica sulle problematiche del decreto Gelmini e forse per la prima volta dal 1975 si è messo in moto qualche cosa di qualitativamente diverso nell’ambito della scuola. Forse per la prima volta il movimento di protesta coinvolge ogni ordine e grado. Tutte le componenti della scuola senza esclusione alcuna sono coinvolte.
In questa opportunità che c’ha offerto il governo Berlusconi però ci può essere un pericolo : quello di frammentare, di personalizzare la rivendicazione.
Solo se tutte le componenti rimangono compattamente unite c’è forse qualche spiraglio di spuntare qualche cosa. Il tenere unite le componenti però non è cosa semplice. Non può essere una di queste che coordina le altre.
Faccio una degressione temporale: I vari movimenti che si sono sviluppati nell’ambito scuola dal 1975 in poi hanno sempre durato lo spazio di una stagione e non mi risulta che ci sia mai stato qualche cosa che desse il senso di una continuità e di prospettiva nel tempo.
Tutti quei movimenti si affrettavano a definire come loro specificità la loro lontananza e diversità dal movimento del 68 senza minimamente considerare che era stato l’unico che comunque aveva dato continuità proprio fino al 1975. Questa cosa è stata possibile a mio parere perché il livello di intervento in più di una occasione era uscito dalle scuole e dalle università per rapportarsi col resto della società, e, soprattutto per avere un rapporto simbiotico col movimento operaio.
Ora, a nessuno sano di mente verrebbe la fantasia di cercare di riproporre come fotocopia la “tensione politica e morale” del 68 ma è a mio parere fuori discussione riappropriarsi del metodo che aveva caratterizzato quel movimento. Il rapporto col mondo del lavoro diventa a questo punto indispensabile con la sua forza e la capacità a trattare e soprattutto può essere quell’organismo che ci permette di portare avanti in prospettiva un progetto scuola-lavoro che dia durata e legittimazione a questo nuovo movimento.
A inizio anni 70 le manifestazioni a Genova di studenti erano caratterizzate da una grossa consapevolezza che solo attraverso quel rapporto simbiotico col movimento operaio il movimento degli studenti prendeva spessore e diventava comunque un componente importante nella pesa dei rapporti di forza.
Non credo che possano essere i partiti se pur di sinistra che possono fare l’opera di mediazione ma attraverso il rapporto col sindacato e attraverso i legami con le realtà del territorio sicuramente si possono trovare nuovi spazi di lotta e di condivisione di obbiettivi.


ABBASSO LO STATO DI POLIZIA

DAL MAGGIO FRANCESE A NOI

Viste le manifestazioni degli studenti di questi giorni ecco un contributo musicale assolutamente adatto ai giorni che stiamo vivendo. Accendete le casse e cliccate sul testo della canzome

martedì 21 ottobre 2008

A Genova nasce il "Comitato promotore per la Sinistra"

A suo tempo quando ho aperto questo blog mi ero posto l’obbiettivo di utilizzare questo spazio come ulteriore mezzo di comunicazione della sinistra genovese e, non a caso, il mio primo post, dopo le motivazioni del blog, era un appello, e in qualche modo un impegno, della Sinistra Arcobaleno del ponente e medio ponente di Genova a proseguire in un impegno unitario indipendentemente dal risultato elettorale.
Di tempo ne è passato ed insieme a significative esperienze unitarie maturate in questo periodo sul territorio i conti si son dovuti fare pure con i congressi che non hanno facilitato sicuramente questo processo.
Gia un po di giorni fa postavo un articolo (copia e incolla) comparso su Rifondazione per la Sinistra in cui si diceva che in Liguria si stavano mollando gli ormeggi.
Il documento che pubblico questa sera è lo “stato dell’opera” in questo momento, del lavoro di questi mesi, e, un appello pubblico a raccogliere ulteriori adesioni nella nascita di un nuovo soggetto politico. Il documento è sostanzialmente ancora “In Progress” forse visto il tempo intercorso dal 14 aprile un po di coraggio in più era auspicabile ma rimane comunque un momento importante in cui si assimila tutto il lavoro unitario svolto in questi mesi e si rilancia aprendo a sempre più soggetti con le loro peculiarità e esigenze.


Noi tutte e tutti condividiamo i medesimi ideali di pace, uguaglianza, fratellanza, democrazia e libertà. Noi tutte e tutti siamo uniti dalla convinzione che al centro di ogni nostra azione debba esserci la difesa della dignità delle persone, la tutela dei più deboli, le pari opportunità per tutte e tutti contro ogni forma di razzismo, violenza, discriminazione ed emarginazione.
Noi tutte e tutti ci riconosciamo in quelle donne e in quegli uomini che sessant'anni fa con la Resistenza hanno conquistato la nostra libertà e la nostra democrazia.
Oggi l'Italia si trova - forse per la prima volta dal 1945 - nel mezzo di una crisi culturale e di civiltà profondissima che sta delineando, attraverso lo svuotamento delle regole democratiche, l'instaurazione di una nuova forma di regime.
Siamo nel mezzo di una "rivoluzione" conservatrice che investe ogni ambito e trasforma profondamente la vita sociale e le relazioni tra le persone nel loro complesso: un processo che è da lungo tempo in atto e che mette in discussione gli stessi valori democratici e che sta giungendo a compimento con il governo che si è insediato dopo il voto del 14 aprile.
La destra non solo ha vinto, ma è diventata senso comune. L’esperienza storica della sinistra, per come molte e molti di noi l’hanno conosciuta e vissuta, è terminata.
Noi tutte e tutti siamo però convinti che senza una forte sinistra in Italia e in Europa non ci sia alcuna speranza di portare il Paese fuori dalla crisi e che sia necessario per questo scomporre, ricomporre, ricostruire ed unire gli attuali assetti della sinistra. Serve costruire un nuovo soggetto politico che nasca sotto il segno del rinnovamento e della partecipazione: per questo oggi siamo qui riuniti per costituirci in comitato promotore per la Sinistra.
Il nuovo soggetto deve essere però consapevole che molti problemi del nostro tempo hanno un carattere sovranazionale (valga per tutti l’esempio dell’ambiente e dei cambiamenti climatici) e che solo a tale livello possono trovare una soluzione. Pertanto occorre sostenere il progetto di unità politica del continente europeo, dato che l'Europa è lo spazio minimo di lotta e rivendicazione di diritti cosmopoliti e perché l'Europa può costituire l'alternativa a un processo di globalizzazione senza regole, nonché lo strumento privilegiato per affermare un mondo basato su democrazia, giustizia sociale, pace e diritti senza confini. Il ritorno della destra populista, xenofoba e nazionalista in tutta Europa può essere combattuta solo con una sinistra che si muova in una prospettiva di costruzione della democrazia europea e mondiale.
Bisogna mettere in campo una seria opposizione - radicale ma non declamatoria - ed al contempo lavorare affinché sia possibile al più presto un'alternativa alle destre: un'alternativa culturale, sociale, politica e istituzionale. Un progetto capace anche di rimettere al centro il profilo etico della politica.Occorre condurre con tenacia una battaglia di valori per contrapporre alle destre un diverso e credibile progetto di società eco-sostenibile, una nuova declinazione del binomio diritti-doveri necessaria a garantire la libertà di tutti.
Servono nuove idee, una ricerca vera. Bisogna ritrovare la capacità di capire le trasformazioni in atto, per offrire risposte adeguate ai problemi che investono il Paese a partire dalle nuove povertà economiche legate ad un liberismo ormai globalizzato, dal mondo del lavoro (ormai sempre meno sicuro e sempre più precarizzato), dell'ambiente, dei diritti e dei rapporti sociali sul territorio.Far rinascere una Sinistra che persegua questi obiettivi non è scontato ma, se una speranza può esserci, questa risiede anche nella capacità delle realtà locali, nelle esperienze diffuse e talora disperse, nelle donne e negli uomini che intendono ancora provarci.
Per questo riteniamo fondamentale mettere subito in campo forme stabili di organizzazione, anche parziali, che partecipino alla costruzione condivisa di un nuovo soggetto politico unitario e plurale, partendo dalle varie esperienze di base - che devono ora consolidarsi e produrre un salto di qualità - e dalle singole individualità e dai movimenti politici e associativi organizzati che condividono il percorso della Costituente della Sinistra.
Abbiamo deciso di costituirci in Comitato promotore per condividere luoghi fisici (Case della Sinistra), per agire unitariamente e per avviare reali percorsi di ricerca e azione politico-culturale.

primi aderenti:

Piero Achelli, Nello Agosta, Rocco Albanese, Alessandro Ambrosetti, Ivana Arnera, Paolo Arvati, Franco Bacciarelli, Monia Elide Baldini, Marina Barbieri, Valerio Barbini, Milena Battani, Andrea Baucia, Patrizia Bellotto, Mauro Benzi, Sandra Bettio, Vilma Bistolfi, Claudio Bocchino, Valentina Bocchino, Roberto Bonfiglio, Filippo Bozzano, Elena Bruzzese, Aurelia Buzzo, Mariuccia Cadenasso, Simonetta Cafasso, Mario Calbi, Antonio Caminito, Enzo Cantini, Aristide Capra, Angela Cascione, Giorgio Caselli, Silvia Cavalletti, Nadia Cabella, Raffaella Cecconi, Silvano Chiantia, Angelo Chiaramonte, Ennio Cirnigliaro, Enrico Codda, Alberto Corradi, Mauro Cotogno, Mauro Crovo, Riccardo Dapelo, Uga De Crignis, Rossella D'Acqui, Cinzia Damonte, Bruno Delpino, Roberto Demontis, Giacomo Deprati, Gian Paolo Di Salvo, Francesco Doddis, Marco Doria, Walter Fabiocchi, Marie H. Faye, Gianluca Fazio, Silvio Ferrari, Enrico Fravega, Maurizio Galeazzo, Marco Galiani, Monica Gambaro, Enzo Giussani, Davide Ghiglione, Antonio Gibelli, Alessandro Giovannini, Giuliano Giuliani, Giancarlo Guarneri, Samir Hassan, Igor Ingegnosi, Pino Lauria, Alessandro Lentini, Simone Leoncini, Guido Levi, Orazio Lo Crasto, Igor Magni, Giulio Magno, Arianna Mainardi, Milvia Mantero, Fabio Marante, Irma Marcenaro, Ro Marcenaro, Antonio Martinez, Norma Medina, Barbara Merloni, Gabriela Mezzeti, Massimiliano Milone, Anna Maria Molari, Antonio Molari, Ilaria Molari, Fulvio Molfino, Gianni Morando, Christian Moretti, Dino Moretti, Ivano Mucchi, Valentina Mussi, Daniele Musso, Dario Nicolini, Luca Noceti, Paolo Nutarelli, Antonella Ortelio, Alessandro Pagano, Giuliana Parodi, Nerio Parodi, Mauro Passalacqua, Bruno Pastorino, Giampiero Pastorino, Alessandro Peluffo, Calogero Pepe, Oscar Perez, Mario Pesce, Franco Pezzolo, Cleto Piano, Liana Ponticelli, Federico Pastore, Cristina Quaglia, Francesco Quaglia, Stefano Quaranta, Paolo Quattrida, Stefano Ratto, Irene Ravera, Ivan Repetto, Paola Repetto, Giuseppe Rodinò, Guido Rodriguez, Pietro Rosagni, Matteo Rossi, Pietro Rossi, Marco Roverano, Marina Rui, Andrea Saccani, Patrizia Salvan, Sergio Sassi, Miriam Scarfò, Elisabetta Schiano, Mauro Servalli, Michele Sichenz, Daniela Sommariva, Antonello Sotgiu, Enrico Steardo, Giampietro Stocco, Francesco Surdich, Laura Testoni, Marco Tizzi, Lella Trotta, Federico Valerio, Nicola Vallinoto, Andrea Viari, Loris Viari





info e adesioni: sinistragenova@gmail.com
www.sinistraliguria.ning.com

sabato 18 ottobre 2008

MA A QUALE STATO APPARTENIAMO?


Nuovamente una giornata di morti sul lavoro 8, 9, con questi ritmi uno in più o meno al giorno è irrilevante. E’ una strage!
Dov’è quel pacchetto sicurezza passato tanto a fatica per le resistenze delle organizzazioni padronali, perché aveva, a sentire “lor signori”* costi troppo elevati?
L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro signor Presidente del Senato, lo Stato ha il dovere di proteggere questi suoi cittadini, di tutelarli.
Non cerchiamo di ingarbugliare le carte, non c’è nessuno che si alza al mattino con la volontà di sfidare la sorte mettendo a rischio la propria vita; ci sono invece centinaia di migliaia di lavoratori che sotto il ricatto di leggi compiacenti al profitto, per assicurare, una volta si diceva futuro oggi si dice quotidiano per se e per i propi figli subiscono il ricatto dei “tempi” e della “sicurezza”.
Bassi compensi orari (per rimanere competitivi e graditi al padrone) orari fuori dai canoni e norme di sicurezza spesso tralasciate… per fare prima, per fare guadagnare velocemente i soldi al padrone e quindi sperare in una riconoscenza, magari la conferma a quel posto di lavoro.
Se è vero che Cristo non è morto dal freddo, questi lavoratori non hanno cercato di suicidarsi perché superficiali e inadempienti.
Purtroppo questo problema non è slegato dal problema della precarietà, ed è legato al problema ambientale.
Tutti problemi legati insieme con la tutela di “lor signori”* che prendono una posizione vergognosa in sede comunitaria nei confronti del paccheeto “riduzionè immissioni CO2”. Alla richiesta di investimenti per adeguarsi agli standard europei Il governo rigetta alla commissione europea le misure programmate per una minore emissione di CO2 affermando che é da parte dell’Europa una richiesta “Folle”(Brunetta) per l’incidenza sul PIL.
Ci stanno massacrando lo stato sociale, ci stanno decimando nelle fabbriche e nei cantieri ed ora vogliono continuare ad avvelenarci e non dare un futuro alla terra in cui noi viviamo e in cui dovrebbero vivere i nostri figli..
No, Cristo non è proprio morto dal freddo. E’ stato ammazzato!!!!

Loris

* “lor signori” era il modo in cui Mario Melloni identificava la classe dirigente politica e industriale. Melloni era conosciuto come “FORTEBRACCIO” e dal 1967 al 1982 ha tenuto compagnia ai lettori dell’Unità con i suoi corsivi.

venerdì 17 ottobre 2008

PRONTO... CHIAMO PER CONTO...

“MILANO - Sono l'operatore 172. Ho risposto a un annuncio su Internet spedendo via e-mail il mio curriculum, e dopo il colloquio sono qui, con le cuffie in testa e il microfono che mi sfiora le labbra, a proporre a decine di titolari di partite Iva di lasciare Telecom e passare a Infostrada. Ho lavorato una settimana alla………..”

l’articolo completo è su Repubblica.

Non ci stiamo trovando di fronte a quella che si puo considerare una, per quanto grave e odiosa, forma di sfruttamento. Il problema ha aspetti ben più gravi e pericolosi per tutta la società.
Ho gia affermato in altre occasioni che quello che è successo in questi anni è la frammentazione del mercato del lavoro con la conseguente perdita di capacità di contrattazione collettiva.
Questa destrutturazione e impoverimento del mercato del lavoro a mio parere avra ripercussioni molto pesanti sui meccanismi dello stato sociale. A fronte di minori entrate dovute alla diminuzione delle contribuzioni conseguenza di bassi compensi e di discontinuità della prestazione e del compenso stesso.
Benvenuti in questa situazione gli extracomunitari che possono garantire (fino a quando potrà per loro considerarsi un mercato utile) uno zoccolo contributivo. Benvenuto anche il popolo delle partite iva di cui la parte iscritta alla gestione cassa separata dell’inps si trova a pagare contribuzioni sicuramente inferiori a quelle dei dipendenti (23,5%) ma di gran lunga una quota esagerata rispetto ai servizi a cui dovrebbe avere accesso (per l’ultimo aumento ringraziamo la prima legge finanziaria del governo Prodi. 5%).
E’ necessario che tutti (sindacati, partiti, lavoratori) rivediamo le leggi sulla flessibilità per un reale superamento e una stabilizzazione del mercato del lavoro.

giovedì 16 ottobre 2008

CIAO ANDREA



Il 17 ottobre saranno due anni che Andrea Parodi ci ha lasciato.
Penso che il celebrarlo sia veramente una cosa minima rispetto alla sua grande umanità e all'enorme eredità morale e culturale che ha lasciato a tutti noi.
Questo è il suo ultimo concerto, un incredibile inno all'amore e alla vita.

http://www.andreaparodi.it/

GIORNATA NIENTE MALE

Oggi i bolscevici della Caritas si sono riuniti denunciando l’allarme povertà.
Secondo la Caritas,in Italia, sono a rischio 15 milioni di persone. Il bolscevismo sta nel fatto che secondo monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana,….. "Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perché non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all'indigenza e alla precarietà? - ha chiesto monsignor Nozza -. Perché non tentare una seria alleanza tra politica, società, terzo settore e associazioni di volontariato?"……

Non possiamo che essere rammaricati per la mancata elezione alla consulta di Gaetano Pecorella e vorrei sottolineare che è stato fatto un errore di valutazione da parte del nostro Premier che non ha predisposto tempestivamente una legge o un decreto legge che potesse garantire a Pecorella di presentarsi candidato al posto in consulta depenalizzato lindo e pulito senza pendenze sulla testa.

Dal primo luglio 2009 infine tutti a casa per i precari della Pubblica Amministrazione non saranno più rinnovati i contratti. Ringraziate Brunetta perché non ha licenziato nessuno.Incazziamoci con quei ministri del governo Prodi che dopo una campagna elettorale sull’abrogazione o sul superamento della legge Biagi sono riusciti a non fare niente.

lunedì 13 ottobre 2008

Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.




Oggi ho partecipato ad una assemblea indetta unitariamente dal sindacato sulle problematiche relative al decreto legge Gelmini. Per chi come me ha iniziato a biascicare di politica proprio nelle aule scolastiche delle superiori il trauma è stato notevole. Credo che abbiamo tutti un dovere che è di documentarci bene e con tutti gli strumenti possibili andiamo davanti e dentro le scuole facendoci promotori di un grosso movimento di massa che coinvolga le famiglie gli studenti e gli insegnanti. Vi propongo questo discorso di P.Calamandrei che risulta essere di una attualità impressionante

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.


Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasfornare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.


(Pubblicato sulla rivista “Scuola democratica”, 20 marzo 1950).

venerdì 10 ottobre 2008

ROSSOAMARO


Ho l’impressione che per qualche giorno i blog che guardano a sinistra un po per l’effetto della manifestazione dell’11 ottobre, un po per il fine settimana subiranno una piccola pausa di attesa.
Ne voglio approfittare per parlare di un libro che è arrivato in libreria venerdì scorso e che ho già letto: “ROSSOAMARO” di Bruno Morchio edito Garzanti.
Morchio è un autore genovese che da un po di anni scrive dei romanzi in cui il protagonista è un investigatore privato, Bacci Pagano, che si muove prevalentemente nell’ambito genovese ma che soprattutto ha un suo passato legato a quelli che sono stati i fermenti post 68 e alle sue storture con gli anni di piombo. Bacci Pagano ha anche una famiglia di origine molto radicata nella storia di quello che è stato il movimento operaio genovese che negli anni del fascismo diede uno straordinario contributo alla lotta di liberazione dal nazifascismo.
Tutto il cappello precedente per spiegare che non ci troviamo di fronte a quello che comunemente viene definito un giallo, per quanto bello e avvincente, ma a un racconto che attraverso una vicenda di fantasia parla della nostra storia, quella dei nostri padri e nostre madri e entra nelle vicende sociali che hanno e stanno travagliando questa città con le sue trasformazioni e le sue contraddizioni.
A Bacci Pagano in Rossoamaro viene affidata una indagine che lo porta a investigare su vicende che risalgono al 1944 in quel di Sestri Ponente dove erano attive diverse gap (gruppi d’azione patriottica).
Per la stesura del libro Morchio si è servito ovviamente della collaborazione sia di protagonisti di quel periodo attraverso l’ANPI, sia del supporto di storici.
Non a caso si fa riferimento a Giacomo Buranello (comandante dei gap a Genova) e all’attentato al cinema Odeon che trovò risposta infame da parte nazifascista con l’eccidio del Turchino.All’indagine sui fatti del 44 corre nel libro una vicenda parallela, quella ambientata ai giorni d’oggi che parla di immigrazione clandestina, sfruttamento, prostituzione.
(nella foto lavoratrici della manifattura tabacchi)

giovedì 9 ottobre 2008

UN ESEMPIO DI COERENZA




IL 9 OTTOBRE 1967 VENIVA ASSASSINATO ERNESTO CHE GUEVARA. RIPORTO L'ULTIMA SUA LETTERA INDIRIZZATA AI FIGLI


Cari Hildita, Aleidita, Camilo, Celia e Ernestino,
se un giorno dovrete leggere questa lettera é perché non sarò più
tra voi. Quasi non vi ricorderete di me e i più piccoli non mi
ricorderanno affatto. Vostro padre é stato un uomo che agisce come
pensa ed é stato certamente fedele alle sue convinzioni.
Crescete come bravi rivoluzionari (che vuol dire buona condotta, serietà,
amore per la rivoluzione, cameratismo). Studiate molto, per poter dominare
la tecnica che permette di dominare la natura.
Ricordatevi che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate capaci di sentire nel più profondo di vuoi stessi ogni
ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo.
E' la qualità più bella di un rivoluzionario.
Arrivederci, bambini miei, spero di rivedervi ancora.
Un grande bacio e abbraccio da papà.

martedì 7 ottobre 2008

GIOVANI CONTRO IL FANGO


Sono passati 38 anni da quel 7 ottobre in cui i genovesi e in particolare gli abitanti di Voltri dovettero far fronte ad un mare di acqua e fango che tanto incise non solo nella quotidianità ma anche nella cultura di solidarietà della gente.
Avevamo l’esempio della solidarietà di qualche anno prima nei confronti di Firenze dove lo sforzo dei volontari fu convogliato nel tentativo di salvare il più possibile il patrimonio artistico messo a dura prova dall’acqua.
A Voltri non c’erano biblioteche o quadri che facevano entrare in apprensione il mondo intero era stato però fortemente minato un tessuto operaio figlio di quel ponente genovese che attraverso le sue industrie aveva formato quella cultura operaia che nella Resistenza aveva gia dato un determinante contributo nella lotta al nazifascismo.
La risposta nell’ottobre 70 fu naturale, spontanea e generosa; nel mare di acqua e fango con linee telefoniche spesso interrotte e senza ovviamente sms o internet migliaia di giovani si riversarono nei quartieri colpiti adoperandosi fino allo sfinimento per poter alleviare il più possibile chi era stato duramente colpito.
Non eravamo gli "Angeli del fango" di Firenze anzi alcuni di noi vollero distinguersi in un presunto "Soccorso Rosso" anche se onestamente non vidi mai distinzione tra un giovane volontario e l’altro nell’impegno a ridare dignità alla città colpita.
La marea di promesse che furono sviolinate nei confronti di questi giovani trova forse pari alla quantità d’acqua e fango che aveva invaso Genova e come fu ripulita la città sparirono pure le promesse.
Rifiutammo di rientrare a scuola fino a che Genova non ritrovò un aspetto dignitoso riprendemmo la nostra vita senza sbandierare quello che avevamo fatto, lo avevamo fatto e basta.

venerdì 3 ottobre 2008

TROPPO E TUTTO ASSIEME


….Sono molti e contrastanti i sentimenti che si stanno accalcando, sovrapponendo e mischiando in queste ore.
Nino Emiliano Cassola è morto cadendo in un pozzo per l’estrazione di biogas in quell’antro infernale che è la discarica di Scarpino sulle alture di Sestri ponente. Insieme a lui sono rimasti uccisi da incidenti sul lavoro altri cinque lavoratori nella sola giornata di ieri sul territorio nazionale e chissà quanti altri sono morti in un letto d’ospedale con patologie riconducibili al lavoro che esercitavano.
La Marcegaglia rompe con la CGIL sulle metodologie di calcolo per il recupero in busta paga dell’aumento del costo della vita come se quelli che c’hanno guadagnato qualche cosa sull’aumento delle tariffe, della frutta , della verdura e del carburante fossero i lavoratori dipindenti.
Quello che è un ulteriore passaggio del programma della P2 mi sembrerebbe in pieno lavorio con il tentativo di esautoramento del sindacato (vedi vicenda Alitalia e per l’appunto contrattazione con confindustria).
Il tentativo di esautoramento è in atto anche nei confronti del parlamento in quanto l’insofferenza verso qualsiasi forma di opposizione per quanto di minoranza porta il presidente del consiglio a dichiarare che la legiferazione preferenziale sarà per decreto.
Da stasera potremo vedere il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna” ma già dalle anteprime conosciamo le polemiche che si sono scatenate. Personalmente ritengo che ogni occasione sia buona per ricordare. Ritengo però che sia altresì corretto che il ricordo non sia offuscato da “licenze poetiche” che si allineano a insinuazioni intollerabili come si sono manifestate in questi ultimi giorni, dai morti di Salò, al male assoluto.
A Sant’Anna di Stazzema con determinazione criminale e assassina le SS trucidarono 560 civili italiani,vecchi , donne, bambini, residenti e molti sfollati. A guidare i criminali nazisti c’erano fascisti italiani: quelli che qualche ministro (volutamente non dico nostro) vorrebbe indegnamente equiparare da morti a chi ha sacrificato vita e affetti per ridarci dignità.
L’inesattezza raccontata nel film (non l’ho ancora visto) che attribuirebbe la strage ad una rappresaglia per un’azione partigiana la lascio alla penna di G.Pansa che continuerà ad annoverarmi tra i suoi non lettori a pagamento.

BEGIN

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