Amicus Plato, sed magis amica veritas
mercoledì 31 dicembre 2008
buon 2009
Siamo un popolo di sognatori per questo siamo invincibili (subcomandante Marcos)
ps. mi scuso con tutti quei spendidi compagni di blog a cui non ho potuto rispondere ma non sono alla mia postazione abituale e mi devo picchiare con le meraviglie della tecnologia telecom e una connessione analogica che fa concorrenza ai bradipi incazzosi. Anche per le connessioni esistono disparità inaccettabili.
lunedì 29 dicembre 2008
contro
Chiediamo con forza un cessate il fuoco e l'arresto delle azioni contro le popolazioni palestinesi.
mercoledì 24 dicembre 2008
La leggenda dell’angelo in cima all’abete di Natale..
Ecco come è nata l’usanza di mettere l’Angelo sulla cima dell’albero di Natale.
fonte:http://www.risate.net
A tutti auguro Buone feste (rigorosamente laiche)
Loris
martedì 23 dicembre 2008
IN RICORDO DI CHICO MENDES 22 DICEMBRE 1988
domenica 14 dicembre 2008
13 DICEMBRE SANTA LUCIA : FACCI VEDERE LA SINISTRA
La grande partecipazione (il teatro strapieno e schermo sulla piazza antistante per permettere a chi non poteva entrare di assistere ugualmente) e la formula del sorteggio garantendo comunque l’alternanza un uomo e una donna ha fatto si che il pensiero che corre oggi in quella sinistra fosse sufficientemente univoco per tutto il territorio nazionale.
L’esitazione di ieri, non dobbiamo ne possiamo negarcelo, proviene dall’area vendoliana di rifondazione che sta ancora interrogandosi sugli assetti interni a rifondazione a possibili uscite o no, a possibili accordi (cartelli) elettorali.
L’assemblea di ieri ha segnato a mio parere una linea di demarcazione netta e non comprenderla (sia in malafede che per ottusità politica) rappresenterebbe un ulteriore distacco dalle realtà che si pretenderebbe di rappresentare.
Riaffermare oggi il primato della politica a scapito dei tatticismi, del basso cabotaggio a difesa di strapuntini diventa pertanto l’unica possibilità per ridare dignità e voce alla nostra gente.
Gli strumenti per poi evitare gli “imbucati” dell’ultimo momento dovranno essere rigorosi .Cito quello che c’era nell’intervento condiviso dei compagni genovesi a tal proposito” E’ fondamentale, fin da subito, che in questo nuovo soggetto politico si mostri di applicare a tutti i livelli metodi chiari e trasparenti nella costruzione di gruppi dirigenti locali, territoriali e nazionali, anche provvisori, che dovranno sempre essere informati a criteri di scelte partecipate, a rotazioni, a limitazioni rigorose nei tempi dei mandati rappresentativi e degli stessi incarichi direzionali.”Che per arrivare alla formalizzazione del “Partito” siano necessari ulteriori passaggi penso sia inevitabile. Sui tempi credo che non ci possano essere esitazioni: da subito.
giovedì 11 dicembre 2008
Le Risposte
Come Gap ama spesso ricordare però, noi apparteniamo a quella categoria che senza usare troppe perifrasi viene riconosciuta nei “rompicoglioni”. Testimoni poco dediti a riverenzialismi, e, se le risposte a volte non arrivano, capaci di cercare strade alternative per arrivare alla fine a porre la domanda sempre più in maniera diretta ai diretti interessati.
Il quesito che ponevo riguardava una situazione locale su problematiche attinenti con la costituente di sinistra e l’iniziativa di sabato 13 dicembre a Roma, non sto qui a riproporre quel mio intervento (chi vuole clicca qui e va a leggerlo) ma, alcuni temi in ogni caso sono di rilevanza nazionale, pertanto credo doveroso non solo comunicare che una risposta l’ho avuta ma anche pubblicarla nella sua interezza.
Ringrazio pertanto Claudio Fava (Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica) per la disponibilità accordata.
Cari compagni, la vostra lettera è anche la mia, nel senso che potrei averla scritta io: sull'urgenza, sull'abbandono di ogni timidezza, sulla necessità di caratterizzare questo percorso con pratiche politiche innovative nella cifra di democrazia e di partecipazione. Anche nell'idea di chiamare questa sfida con il nome che la politica ci consegna: un nuovo partito.
Sinistra Democratica ci sta lavorando, con coerenza, senza reticenze: ma sappiamo che questo lavoro dev'essere condiviso, allargato, davvero plurale. Scrivevo ieri sera sul nostro sito che questo nuovo partito della sinistra italiana non può essere costruito
per editto o con il semplice deposito di una firma davanti a un notaio. Siamo impegnati in un percorso che restituisca sovranità, diritto di scelta e d'idea, passione e responsabilità a tutti coloro che se la vorranno assumere: faticoso ma necessario. E' questo il senso dell'appuntamento del 13 dicembre a Roma, un'occasione per raccogliere anzitutto il racconto di chi quest'esperienza la sta già realizzando nelle loro città, nei consigli comunali, nei luoghi di lavoro... Ma il lavoro comincerà dal giorno successivo, con un'agenda di appuntamenti, fin dai primi giorni di gennaio, tutti finalizzati alla concretizzazione del nostro progetto. Con un nome, un simbolo e un appuntamento per le prossime elezioni. Scrivevo ieri che non so se qualcuno dei nostri amici sceglierà di saltare un giro: rispetto le scelte di tutti ma posso parlare per me, per noi di Sinistra Democratica. La nostra scelta è quella di avere in SD un luogo di generosità e di impegno politico per il nuovo partito della sinistra.
Purché s'intenda che generosità e impegno non possono più essere delegati a quelli che stanno sui palchi...
Fraterni saluti
claudio fava
ps. A questo punto Sabato sarò quasi certamente a Roma, spero di riuscire a portare un contributo a questo dibattito.
Lascio alla vostra intuizione come ha commentato Gap la mia decisione di partecipare.... dipenderà da cosa si dirà e da cosa si farà dal 14 dicembre in poi.
giovedì 4 dicembre 2008
L'ULTIMO SEGRETARIO
Quello che propongo è un documento che nonostante molte ricerche da me effettuate in internet non sono riuscito a reperirlo. Prezioso e risolutivo è stato l’intervento di Gap che ha reperito una copia cartacea che mi ha poi passato.Per cui chi fosse interessato a conservarlo faccia pure il copia e incolla e se lo riterrà opportuno lo riproponga perché è un testo storico, perché è un documento politico, perché fu scritto da un galantuomo, perché fu scritto dall’ultimo segretario del Partito Comunista Italiano.
Si tratta della lettera di dimissioni di Alessandro Natta da Segretario del Partito, dopo essere stato il successore di E. Berlinguer.
Dall’UNITA’ del 14 Giugno 1988
Care compagne e cari compagni del Comitato centrale e della Commissione Centrale di controllo.
Mi spiace molto e me ne rammarico di non poter partecipare al dibattito e alle decisioni della prossima sessione del Cc. E della Ccc. I tempi del partito non possono essere subordinati a quelli che a me impone il recupero della mia salute, e sono certo che ciò vale a scusare la mia assenza. Ma per dovere di chiarezza debbo dire che anche se non mi fossi trovato in una condizione di impedimento fisico, vi avrei egualmente chiesto, come faccio con questa lettera, di affrontare il tema del cambiamento del segretario del partito.
A tutti voi credo fosse chiaro che il mio intendimento era di concludere con il prossimo congresso l’impegno, che ho cercato di perseguire in questi anni, di formare un nuovo gruppo dirigente.
Le recenti vicende politiche, con il duro e preoccupante risultato delle elezioni amministrative – ed anche quelle mie personali – mi hanno fatto ritenere che sia giusto ed opportuno procedere immediatamente ad un mutamento nella responsabilità di direzione.
Il partito è di fronte ad una prova difficile e per vincerla come io ritengo sia possibile occorre subito uno sforzo coraggioso e complesso di sviluppo delle novità che abbiamo promosso e di ulteriore innovazione politica e di ricostruzione organizzativa. Tra qualche mese poi sarà necessario avviare nel modo più aperto la preparazione del XVIII Congresso.
Non è possibile, nemmeno per breve tempo, non avere una direzione ben definita e sicura. E bisogna non esitare a compiere un passaggio di responsabilità di fronte ad cimento fattosi ancor più aspro e impegnativo.
Io vi prego di intendere la mia rinuncia allo stesso modo in cui nel 1984 e poi dopo il XVII Congresso, accettai il compito di segretario: per senso del dovere e nella persuasione di agire nell’interesse generale del nostro partito.
Com’è naturale, appena sarò in buona salute tornerò a lavorare, come sempre con tutte le mie forze: ma fin d’ora chiedo che per me possa valere la norma dei francescani tra i quali il priore che ha compiuto il mandato torna ad essere un semplice frate!
Con il più schietto ringraziamento alle compagne e ai compagni del partito e della FGCI che mi hanno dato fiducia, incoraggiamento e aiuto in questa esperienza che è stata per me ardua e faticosa, ma che non rimpiango certo di avere accettato di compiere, vi invio un cordiale augurio e saluto.
Alessandro Natta
lunedì 1 dicembre 2008
Un bagaglio di responsabilità 3
…. Era cosa normale sentire parlare il mio amico e compagno Roberto di materialismo scientifico mentre o saldava un contatto su una scheda di elettronica o rassettava la sua attrazione da giostraio. Sarebbe qui a me difficile ricordare i nomi di quei compagni che timbrato il cartellino dell’Ansaldo o dell’Italcantieri si fermavano in sezione e magari disquisivano di internazionalismo o di via italiana al socialismo. Per la quasi totalità il problema era il voler capire. Allora si organizzavano seminari ai quali partecipavano dei compagni che venivano dalla federazione e in estenuanti discussioni si spaccava il capello in otto per poter comprendere quelle cose che per noi erano fondamentali. I meccanismi che regolano lo sviluppo sociale, i rapporti tra le classi sociali, la volontà di far evolvere la nostra classe sociale di riferimento. Per molti di loro il livello di scolarità era della scuola elementare per altri l’avviamento professionale ancora pochi i diplomati e rari i laureati.
Quelle discussioni in realtà erano dei momenti di alta politica spesso applicata alla realtà quotidiana. Alcune volte inoltre ho avuto il privilegio di condividere brevi esperienze in quelle che erano le scuole di partito (interventi tematici di pochi giorni per quello che mi è riguardato) . Ricordo Giovanni Berlinguer che parlava a noi studenti di Scienza e di etica, o, Luciano Gruppi che ci parlava del concetto di egemonia di Gramsci e altri compagni che hanno comunque lasciato il loro contributo nel tentativo di accrescere il nostro livello culturale al fine di fare di noi dei militanti in grado di intervenire e dare la dove possibile delle risposte alle diverse istanze che venivano sollecitate dalla società di allora.
Le sezioni del PCI e i circoli della FGCI non erano solo dei punti di semplice aggregazione ma dei veri e propri laboratori di politica nei quartieri.
I limiti esistenti in quel modo di far politica furono quegli stessi "studenti" a evidenziarli cercando di trovare pratiche nuove all’interno e all’esterno del partito. Personalmente mi distaccai proprio verso la fine degli anni 70 perché non condividevo più e mi impegnai in altre cose. Vidi terminare la storia del più grande Partito Comunista di massa dell’occidente con Alessandro Natta. Quello che venne dopo l’ho sempre considerato cabotaggio politico e neanche del migliore.
Sarei presuntuoso e improvviserei se dicessi che ho visto cambiare quelle pratiche politiche di cui ho descritto perché come ho già enunciato il mio percorso con quel tipo di politica si era interrotto, ma, sicuramente posso affermare che rispetto ai cambiamenti sono evidenti i risultati.
Ho sempre più visto in alcune dirigenze un atteggiamento da yuppies che guardava più all’immagine che al contenuto, e quel retroterra culturale che fu tanto importante per la mia generazione diventare labile enunciazione e spesso scomparire. I dirigenti sempre più impegnati ad alchimie conservative curavano sempre più la visibilità che non la partecipazione attiva ai conflitti sociali in atto. Scemando la capacità di confrontarsi, magari anche aspramente, di fatto scompariva quella grande capacità dialettica che sia come comunisti sia come sinistra ci consentiva di essere elementi propulsivi in positivo dei cambiamenti sociali.
Il tanto richiamato scollamento dalle realtà sociali a cui l’attuale sinistra (sigh) extraparlamentare imputa la causa o una parte di causa della sconfitta del 13-14 aprile risiede anche in questo.
L’incapacità di elaborare in realtà sociali semplici e l’esigenza di dover eternamente aspettare una indicazione che provenga da un qualche unto dal signore, magari a livello nazionale, la dice lunga su quanto DNA è andato imbastardendosi dal punto di vista culturale. Non è una bestemmia parlare di berlusconismo di sinistra in alcuni casi.Le scelte dei dirigenti politici sul processo della sinistra arcobaleno in vista della scadenza elettorale dello scorso aprile ne è un esempio.
Le pratiche nuove che sono percorribili immediatamente sono: condivisione e partecipazione.
Ai compagni, ai dirigenti, ai simpatizzanti di una sinistra diffusa e variegata,a quelli che leggono questo post dico :Non sono un unto dal signore ma quello che con orgoglio definisco io un compagno di base e di una cosa ho però la certezza : io, insieme a migliaia di altri compagni, operai, contadini, studenti, casalinghe ecc.. abbiamo contribuito a far si che il piu importante partito della sinistra italiana diventasse grazie al lavoro di tutti il più importante partito di massa della sinistra in occidente……e voi?
Non è pensabile guardare a quella esperienza di 20 o 30 anni fa per riproporla perché sarebbe sbagliato e antistorico ma cogliere quegli elementi di metodo, di relazioni interne e di diffusione del sapere che venivano espressi in quel contesto forse si
le note degli stormy six ci accompagnano in uno slide show che vorrebbe riassumere alcuni momenti della storia dell'Italia del dopoguerra
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