il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



mercoledì 30 settembre 2009

Tra l'urlo e il silenzio scegliamo la parola

Non ho mai nascosto le mie simpatie per il movimento femminista. Altre volte ho invocato nuovamente la presenza del movimento femminista con quella intensità di partecipazione come era sul finire degli anni 60 e negli anni 70. Per questa ragione oggi lascio lo spazio a questo comunicato dell'AFFI. (cliccando sull'immagine si accede al file completo in formato pdf).






mercoledì 23 settembre 2009

Bentornato Vittorio ! Restiamo umani

Dopo alcuni giorni riprendo a scrivere per salutare chi sta tornando verso casa. Dopo circa un anno come apprendiamo dal suo blog, torna a casa Vittorio Arrigoni (Vik) dopo il lungo e drammatico soggiorno come volontario al fianco della popolazione di Gaza, per il riconoscimento di quello che dovrebbe essere un diritto per tutti. Il diritto all’esistenza.
Bentornato Vik. (fonte guerrilla radio)

Non ho voglia di consumarmi in dietrologie ma c’è una cosa che mi rode da un po di tempo e non riesce a darmi pace.
In questo paese sono due i terreni sui quali malaffare generalizzato e assolutamente trasversale imperversa con non curanza: opere pubbliche e sanità. Acquisto e rivendite di terreni costruzioni in cemento armato pacifiste, per tanto senza armatura, strade serpenteggianti la dove potevano esserci tranquilli rettilinei e tanti esempi ancora. La sanità invece è quella dei puffi d’oro; non i gnometti blu di Gargamella ma quei cuscinoni su cui ci si siede che la signora Poggiolini provvedeva a riempire di banconote e quant’altro frutto dei proventi degli inciuci del marito direttore generale del servizio farmaceutico nazionale e dei politici di turno, in particolare l’allora ministro della sanità F. de Lorenzo.
Il panegirico di ricostruzione precedente per affermare ancor prima che possano volare querele che le persone che andrò a citare, si presume, rientrino sicuramente in una categoria estranea a quanto sopra riportato, ma che pur tuttavia, per il ruolo che ricoprono forse in un paese normale sarebbero state catalogate in quelle casistiche che rientrano nel “conflitto di interessi”. Due sono i personaggi in questione, la signora Enrica Giorgetti direttore generale di farmindustria e il suo consorte che attualmente ricopre la carica di ministro della salute, ossia l’on. Sacconi.
Altra informazione che mi preme sottolineare è che si sta preparando una vaccinazione di massa per quella che a livorno è già stata rinominata “l’influenza maiala” e per i più colti rimane l’influenza suina.
Io non voglio commentare, perché in un paese normale, queste notizie non ci sarebbero, in quanto non ci sarebbe neanche l’oggetto del contendere.
In un paese normale, chi ha impoverito sistematicamente il paese evadendo e occultando capitali andrebbe in galera, in questo paese, chi ci governa si rende complice delle torture da parte dei libici nei confronti di chi mosso dalla fame cerca di raggiungere il nostro paese e più complessivamente l’Europa ma esclude la punibilita' per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero ed anche i delitti di frode fiscale, emissione e utilizzazione di false fatture, falso in bilancio e persino le cosiddette ''frodi carosello'' che potranno dunque essere ''sanati'' con il pagamento di una somma pari al 5% dell'imposta evasa.
In un paese normale ……….
Loris




domenica 20 settembre 2009

DEDICATA AI MILITARI CADUTI CONTRO LA SPORCA GUERRA

OGGI RIENTRANO I CORPI DEI MILITARI CADUTI IN AFGANISTAN. A LORO, E A TUTTI I CADUTI NELLE GUERRE DI QUESTI ULTIMI ANNI DEDICO QUESTA CANZONE.




sabato 19 settembre 2009

COSA FARE A SINISTRA - proposta di bozza/azione per un forum a rete della sinistra (Perugia - 13 settembre 2009)

Cosa fare a sinistra… proposta di bozza/azione di documento per un forum a rete della sinistra (presentato a Perugia - 13 settembre 2009)

1. Ci pare che le proposte fin qui avanzate dalle varie formazioni della sinistra dopo il disastro delle elezioni europee non siano all'altezza della crisi, che è crisi sociale e di democrazia. Ripensare e rifondare la sinistra non è cosa diversa e separata dal rifondare la politica e avanzare una idea di società. La deriva populistico-autoritaria italiana mira a non lasciare spazio ad una sinistra. Non ha senso in una società desertificata. Il compito per noi tutti non è semplicemente offrire liste, ma ricostruire un soggetto collettivo e una prospettiva.

2. Dalle elezioni europee sono residuate a sinistra due sigle e due processi: una federazione di partiti tradizionali in cerca di allargamento intorno al proprio nucleo comunista; una federazione di sigle in cerca di processo costituente, nell’orizzonte a priori del centrosinistra. Rimane fuori un’altra parte della sinistra, in parte attiva nella società, nell'associazionismo, nella difesa dei territori, in parte convinta o rassegnata al non voto. In ogni modo la società cui si rivolgono le due formazioni ci appare lontana dall'essere attirata da quei due processi paralleli. Troppo forte è l'impressione che intendano congelare l’esistente, più che lanciare una radicale innovazione.

3. Occorre tornare alla società e cioè tornare alla politica non solo per dare rappresentanza alle istanze sociali, ma per aprire spazi, favorire reti, allargare relazioni. Per superare solitudini e paure. Per fare società.
A noi sembra che sia utile un soggetto nuovo della sinistra ma non possiamo più delegare la sua formazione agli attuali partiti. Non possiamo neppure continuare a lanciare appelli all'unità della sinistra. Quell'unità non potrà che nascere da una svolta nelle forme della politica. Questa svolta proponiamo di praticarla a partire da noi stessi: dalla costruzione di una rete delle esperienze diffuse di nuova sinistra. Intorno a tre assi essenziali:

4. Il rinnovamento e la riforma delle pratiche e dei modelli organizzativi della sinistra.
Occorre pensare ad un modello federale, orizzontale, fra territori - non federativo di organizzazioni chiuse, verticali o piramidali. Occorre sperimentare l'incompatibilità fra responsabilità politica e cariche elettive, il limite temporale e la rotazione degli incarichi, l'equilibrio di genere, lo sviluppo delle forme di democrazia diretta e partecipativa, modalità decisionali più adatte alle appartenenze fluide di oggi, ricerca ostinata dei punti di incontro e di mediazione, assunzione di responsabilità. Nessuna differenza fra forma e sostanza, fra mezzi e fini; dunque pratica radicale della non violenza. Unire rappresentanza, movimenti e società civile, con pari dignità, in modo da superare l'antica gerarchia per la quale il primato della politica spetta ai partiti, alla società il muto consenso. La società civile è luogo di relazioni, movimenti e tessuto politico, ma rischia di esserlo in forma angusta nel deserto della politica istituzionale.

5. Il punto fondamentale è ripensare la sinistra oggi, in questa società esplosa e frammentata, a partire da libertà e liberazione, eguaglianza, pace e solidarietà. Dunque a partire dall'autonomia del suo punto di vista: dalla riflessione sulla società, sul lavoro, sulle soggettività, facendo tesoro della critica elaborata dall'ecologia e dal femminismo. Ritrovare senso e funzione, comunità e relazioni, utilità sociale, richiede di riconoscere le trasformazioni e insieme dare voce e spazio ai bisogni e ai desideri che le nuove contraddizioni determinano.

6. A partire da questa autonomia e da nuove pratiche politiche, è possibile affrontare la questione delle alleanze e del governo, mal posta dalle due federazioni. Non si tratta di una pregiudiziale aprioristica sulla cui base definire amici e nemici. Ha a che vedere con quella emergenza democratica ed istituzionale per la quale è necessario costruire relazioni di resistenza e conflitto a tutti i livelli, prima che il degrado etico e politico cancelli gli spazi più elementari del confronto politico. Ha a che fare con quelle politiche che disarticolando la società e precarizzando il mondo del lavoro, determinano solitudine e sfiducia nell'agire collettivo, paura intrisa di razzismo e violenza - la crisi drammatica della democrazia costituzionale. Senza processi diffusi che contrastino quella deriva nessuna costituzione si può difendere. La sinistra per la quale proponiamo di lavorare deve dare prova di saper elaborare collettivamente i suoi contenuti, di saper decidere democraticamente come gestirli – con quali alleanze e mediazioni – nel contesto in cui vive.

7. Se non è più tempo di appelli ai partiti, ciò non significa che ci si debba rassegnare all'esistente o ad aggiungere un'altra sigla a quelle che già agiscono. Pensiamo a un soggetto nuovo, capace di fare da sé, ma non autosufficiente. Un soggetto che miri a rimettere in movimento tutto lo scenario della sinistra. Dipenderà dalla profondità delle radici e dalla loro crescita. Ci sembra che convenga provare.

8. Si può partire da esperienze locali unitarie che si sono dimostrate capaci di spostare gli scenari politici e dare voce a realtà territoriali vive. Fare rete fra queste esperienze e sperimentare forme organizzative, di democrazia e di decisionalità, nuove. Livelli nazionali, livelli locali e regionali potrebbero intrecciarsi e contagiarsi a vicenda, anche nell'ottica delle prossime scadenze elettorali.

9. Nostro obiettivo è coinvolgere in questo processo l'area degli intellettuali italiani che in questi anni ha cercato di denunciare il disastro di democrazia che andava avanzando.
Un comitato di garanti a livello nazionale e un comitato di coordinamento (nazionale e non solo) delle reti regionali potrebbero dare respiro collettivo e spessore teorico al nuovo soggetto. Che dovrebbe sperimentare altre relazioni al proprio interno, uno stile di confronto che non è una questione di forma ma strumento e modalità dell'agire collettivo. Segno di una svolta rispetto alla tradizione rancorosa e aspra delle relazioni personali della sinistra. La gestione delle diversità, la ricerca paziente del consenso più largo e lo spazio offerto alle diverse storie e appartenenze, dovrebbero essere una delle connotazioni essenziali del nuovo modo di fare politica.

10. Questo processo costituente di una sinistra autonoma, ecologica e solidale, pacifista e antirazzista, espressione del mondo del lavoro, dell'associazionismo, dei valori di libertà della costituzione, proponiamo di lanciarlo a partire da un appuntamento nazionale di due giorni,sabato 24 e domenica 25 ottobre, nel quale sia già possibile praticare modalità nuove ed inclusive di partecipazione.
Con le stesse modalità aperte e partecipative potremo scegliere il nome con cui definire questo percorso. Nominarsi è già un riconoscimento reciproco, la descrizione di una realtà e un programma di lavoro.

Invitiamo tutte/i, singoli, associazioni e realtà territoriali a partecipare ad un incontro operativo da fare domenica 4 ottobre a Roma, al Rialto occupato, in via S. Ambrogio 4. La sede e il giorno sono stati individuati per facilitare la presenza di chi parteciperà alle manifestazioni previste a Roma il 3 ottobre.
Per manifestare la propria disponibilità-interesse è attiva la mail :
retesinistra@gmail.com
Hanno lavorato alla redazione della bozza: Andrea Bagni, Marzia Biagiotti, Lorenzo Bicchi, Paolo Cacciari, Alessio Ciacci, Maria Grazia Campus, Giovanni Corazzi, Stefano Falcinelli, Chiara Giunti, Carlo Lucchesi, Gianni Morando, Giovanni Petriccioli, Anna Picciolini, Patrizio Santi, Francesca Terreni, Luciano Tiecco, Massimo Torelli, Loris Viari.
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venerdì 18 settembre 2009

QUALCOSA SI MUOVE A SINISTRA, FUORI DAI RITUALI DI PARTITO

di Stefano De Cenzo* (fonte Manifesto del 17 settembre 2009)
Non ci sono solo i rituali appuntamenti dei grandi o piccoli partiti ad animare il dibattito politico di fine estate. Può accadere che in una piccolissima frazione di Perugia si lanci l'idea di un'assemblea nazionale per ricostituire - niente meno - la sinistra.È accaduto a Pretola, nell'ambito di «Sinistra in festa», una tre giorni di assemblee, dibattiti e spettacoli dall'11 al 13 settembre, organizzata dall'Associazione per la sinistra di Perugia, Sinistraplurale Umbra, C.D.R Segno Critico e Micropolis, mensile umbro di politica, economia e cultura, a cui hanno aderito da Libera a Emergency, da Asicuba all'Unione Atei. Con una partecipazione molto forte, a dimostrazione di quanto sia diffuso tra il popolo di sinistra il bisogno del confronto politico; messa in piedi a tempo di record, con pochissime risorse, grazie all'impegno di un tenace gruppo di compagne e compagni.La crisi economica e le sue conseguenze sul mondo del lavoro con particolare riguardo alla precarietà, lo smantellamento della scuola pubblica, la condizione dei migranti, i diritti umani: sono questi gli argomenti su cui ci si è confrontati. Uscire dall'isolamento, dare voce a chi non ne ha se non quando la sua condizione assume i caratteri della disperazione, dare rappresentanza alle istanze di chi paga di pù i costi della crisi: ecco i compiti della sinistra.Certo, rimane il problema fondamentale di come avviare un processo di ridefinizione, prima ancora che di ricomposizione, che ai più appare lungo e pieno di ostacoli. A questo tema è stato dedicato il dibattito conclusivo, a cui hanno partecipato Piero di Siena, presidente dell'Ars di Roma, Massimo Torelli, dell'Associazione per una sinistra unita e plurale di Firenze e Valentino Parlato, direttore del manifesto e che ha visto anche gli interventi di rappresentanti delle associazioni per la sinistra di Bologna, Foligno e Imola, dell'associazione Franco Sartori di Genova e Massimo Rossi, ex presidente della provincia di Ascoli. Proprio la vicenda di Rossi, già a capo di una coalizione di centrosinistra la cui divisione ha portato a due candidature contrapposte e alla vittoria del centrodestra, ha assunto un carattere paradigmatico dei nefasti effetti della lacerazione a sinistra. Per Piero Di Siena, il problema non può essere ridotto al tema delle alleanze, che rischierebbe di porre la sinistra in una posizione ancor più marginale, piuttosto è necessario promuovere argomenti che si impongano nel dibattito politico, costringendo le forze del centrosinistra a schierarsi: per esempio, una campagna per il blocco dei licenziamenti. La proposta di un'assemblea nazionale, da tenersi il 24 e 25 ottobre, è stata invece avanzata da Massimo Torelli il quale, rispondendo a chi ha paventato una forzata e dannosa stretta organizzativa, ha ribadito che la forma che il movimento intende darsi non può che essere quella della rete e che il raccordo nazionale darà forza e sostegno, soprattutto a chi opera nelle realtà minori. Valentino Parlato ha concluso insistendo sul fatto che il percorso non potrà che essere lungo: l'assemblea nazionale deve servire a mettere a confronto ciò che accade nelle diverse regioni, capire come sono cambiate, quali sono le dinamiche economiche e sociali. Insomma, vediamoci non tanto per parlare di noi, quanto di quello che accade intorno a noi. il manifesto è pronto a dare il proprio contributo.
* Micropolis

giovedì 17 settembre 2009

MA DOVE SONO GLI INTELLETTUALI?

Per la terza volta ritorno sull’articolo di apertura del “Politecnico” di Vittorini dal titolo “Una nuova Cultura” perché mi consente di affrontare un argomento che con la “cultura” è strettamente legato: gli intellettuali. Soprattutto rimane utile la definizione di Vittorini sulla cultura consolatoria e sulla necessità che diventi propulsiva.
Dalla sconfitta del fascismo e la fine della guerra la sinistra italiana ha potuto sicuramente inorgoglirsi del grande apporto che gli intellettuali davano alla causa della sinistra. Non solo il mettersi al servizio per migliorare le condizioni culturali delle masse operaie e contadine, ma la stessa elaborazione di alcuni della società italiana e dei suoi possibili sviluppi.
Alcuni si schieravano senza esitazione, altri sono sempre rimasti più defilati non occultando però il prorio pensiero a sinistra.
Se penso a Pasolini non posso fare a meno di pensare alla sua completa libertà di pensiero, che spesso lo hanno portato ad affermazioni considerate addirittura eretiche nell’ambito della sinistra del tempo, ma risentite oggi, addirittura profetiche. Quante volte Umberto Eco ha speso parole sull’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa dando senso a quella metafora che risponde alla “guerriglia semiologia”.
Oggi ci troviamo in una situazione di evidente deriva anti-democratica con continui attacchi alla carta fondante della nostra Repubblica e il continuo attacco a diritti civili acquisiti non soltanto nel nostro paese ma nella maggior parte dei paesi europei .
La perdita fin troppo spesso della memoria ha già il morbo del disinteresse intellettuale e della replica delle aberrazioni del passato.
La condizione della Sinistra in Italia fa si che la domanda che nasce spontanea la si riassume in una domanda-concetto assolutamente lineare e consequenziale :-Ma dove sono gli intellettuali?
Forse questa figura tanto importante per la Sinistra italiana si è resa incapace di elaborare e si limita a fare da suonatore di piffero rimanendo quindi relegato non a quella funzione di propulsore sociale ma da giullare al notabile o partito di turno.
Vogliamo far uscire attraverso il contributo degli intellettuali la Sinistra da questo mare di guano destinato non solo a soffocarci ma a diventare humus fin troppo azotato da mandare in crisi il sistema?Tutti quegli intellettuali che a partire dal PCI e seguendo le alterne vicende della Sinistra italiana sono arrivati ad oggi, sono consolatori delle sconfitte della sinistra e del malaffare della destra o hanno la capacità propulsiva per progettare un nuovo modello culturale e di società capace di diventare egemone?


mercoledì 16 settembre 2009

LA LIBERTA' DI STAMPA NON E' UN OPTIONAL

DIPINTO SU TELA “MUSSOLINI CHE MIETE IL GRANO” DI BASILIO CASCELLA



L'INFORMAZIONE DI REGIME



…Mi scuso se ho tardato un po’ nello scrivere questo pezzo ma impegni politici, di cui parlerò più ampliamente nei prossimi giorni, mi hanno portato a Perugia per alcuni giorni e lontano dal blog.
Ritorno sul tema della manifestazione per la libertà di stampa di sabato 19 settembre a Roma.
Chi ieri sera ha acceso quello che una mia amica pittrice definiva “l’ordigno malefico” potrà rendersi conto che quella che una volta era la vituperata televisione di Stato oggi è diventata non solo l’organo d’informazione del governo, ma soprattutto è l’organo del socio 1816 di “Propaganda 2” meglio nota come P2.
…e qua si sentono suonare i pifferi, la truppa cammellata del premier ha estimatori un po ovunque, dal direttore del tg1, al pifferaio di Porta a Porta a killer che hanno fatto dell’uso della penna un vero e proprio strumento di propaganda con commistioni di ricatti e inevitabili cadute di stile e querele ad alti livelli istituzionali.
…Senza mezze misure ci troviamo già da ora in un evidente periodo di emergenza democratica.
In tutto questo contesto è quanto mai riprovevole il comportamento di alcuni compagni di esperienza, che nei post di alcune mailing list per una logica tipicamente berlusconiana, del piangere e lamentarsi perché gli altri sono tutti stronzi, hanno invitato non solo a non andare alla manifestazione di Roma, ma, addirittura di boicottarla perché ritenendo di essere al centro dell’attenzione politica hanno pensato ad una manovra per boicottare una loro assemblea indetta precedentemente per il giorno 19. Forse l’eccesso di autostima porta a travalicare i più banali e comuni sensi dell’essere comunità, dell’essere di sinistra, dell’essere antifascisti.
Se comunque con un certo disappunto critico questi compagni, resto attonito rispetto all’atteggiamento di tutti gli altri compagni che interfacciandosi attraverso le mailing list non hanno sentito l’esigenza di replicare, controbattere e magari anche incazzarsi rispetto a quelle posizioni.
Comprendo che la continua attesa di Godot e la mancanza di condivisione porta ad una accettazione generalizzata di tutto e di tutti sino a trasformarsi in una sindrome da assedio al fortino frutto di una propria autosuggestione ma credo altresì che alcuni capisaldi come la difesa dei diritti come la libertà di stampa, e altri che sono già stati calpestati da questo governo come l’essere giudicati per ciò che si fa e non per chi si è (vedi legge pacchetto sicurezza) non possano ne debbano avere distinguo nel variegato mondo della sinistra italiana.
Con rammarico affermo che lasciare spazi aperti a questo regime rischia di tramutarsi in una inconsapevole complicità..
Come ho già annunciato io sarò a Roma a manifestare per la libertà di stampa e auspico che una massiccia partecipazione sia l’impulso per una autentica difesa delle libertà democratiche che questo governo cerca ogni giorno di privarci al fine di fare solo e unicamente quello che vuole.Soprattutto quello che vuole il suo premier Silvio Berlusconi tessera 1816 di Propaganda 2 meglio conosciuta come P2.
Loris

venerdì 11 settembre 2009

martedì 8 settembre 2009

Tutela dei minori sopra ogni altra istanza

Grazie Adriano Sansa,



Grazie per aver dato un segnale chiaro che la tutela dei minori è un valore dal quale non ci si può sottrarre, anche se, può essere diverso il colore della pelle, la nazionalità e il censo.

Grazie perchè non sarà certo un ministro degli interni o un premier che ci impediranno a restare umani.



Il fatto : il dott. Adriano Sansa, presidente del tribunale dei minori di Genova ha diramato una lettera presso i comandi delle forze dell'ordine in cui a fronte dell'ultima legge sulla sicurezza, ed in particolare nella parte che riguarda l'immigrazione e la posizione dei minori , ricorda con forza che la tutela dei minori è prioritaria rispetto a tutto





Ecco la copia fotografica del documento.

Cliccando è possibile vedere l'immagine ingrandita con le indicazioni per i comandi delle diverse forze di polizia.

lunedì 7 settembre 2009

Perché sarò a Roma a manifestare per la libertà di stampa


..il 19 Settembre scenderò un’altra volta a Roma per dare sostegno alla protesta che vedrà la stragrande parte del mondo dell’informazione manifestare a sostegno della libertà di stampa. Le mie modalità saranno quelle di tanti democratici che sentono quanto alta sia l’emergenza democratica in presenza di questo governo e del suo Premier , il piduista tessera 1816, Silvio Berlusconi.
Mi spiace non poter rispondere alle accuse rivolte ai “Cattocomunismi”, senza nulla togliere ai cattolici io sono solo Comunista, e a volte mi rendo conto che vado anche oltre, ma , mi auguro che al mio fianco possano ,e non ho dubbi a riguardo, esserci cattolici come Don Gallo, Don Paolo Farinella e tanti altri che onorano la loro religione lottando per i diritti civili e per la libertà di espressione. Saremo sicuramente a quel punto una banda di Cattocomunismi con nostra grande soddisfazione di condivisione di alti valori democratici quali le forze migliori e di massa del mondo cattolico e comunista hanno sempre saputo difendere specialmente contro la canaglia fascista.
Voglio ricordare a tal proposito cosa diceva E.Berlinguer su quel triste palco a padova nel giugno dell'84 quando rivendicava la capacità di lotta dei comunisti per garantire le liberta e i diritti democratici per tutti, non solo per loro in quanto opposizione ma anche per chi la pensava in modo diverso.

Sarò a Roma senza fare dei distinguo come alcuni, che già oggi, cercano di motivare il perché o il perché no non verranno a Roma o se forse verranno arriveranno sull’onda dei si ma, o dei però.

Sarò a Roma perché ritengo un’offesa all’intelligenza degli italiani pensare che un Premier riesca solo a far produrre “lodi” di varia natura al fine di poter evitare di essere sottoposto a qualsiasi procedimento penale, ritardando di fatto l’andamento della giustizia nei casi che lo riguardano offendendo il senso di legalità che dovrebbero contraddistinguere le più alte Cariche dello Stato.

Sarò anche a Roma per sapere la verità su quei clandestini respinti verso la Libia. Voglio sapere se tra di loro c’era qualcuno che sfuggiva alle guerre, se c’erano degli aventi diritto d’asilo come prevede la convenzione. Devo saperlo, perché gia sarebbe grave di per se il concetto del respingimento che necessita attrezzarsi per formulare eventuali denunce nei confronti di chi in di questa epurazione etnica ne ha fatto un vanto. Deve rispondere sui lager libici.

E deve rispondere infine a tutte le domande che repubblica in questi giorni, e da mesi, continua, a rivolgere al Premier .

Scendo in piazza perché sono assolutamente convinto che S Berlusconi rappresenta un pericolo non solo per l’Italia ma dell’Europa stessa.
Loris


Tutti a Roma il 19 settembre per la libertà di stampa.
Impediamo il consolidarsi di un regime illiberale



venerdì 4 settembre 2009

PENSIERI IN LIBERTA', E SIAMO IN UN REGIME

…La giornata di ieri è stata sufficentemente ricca da non potermi sottrarre a un po’ di considerazioni in libertà come mi capita di fare da un po di tempo a questa parte.
Iniziamo con la cosa che più ha colpito l’opinione pubblica: le dimissioni del direttore del giornale l’Avvenire, dopo l’azione di killeraggio del direttore del “Giornale” Feltri. Che Feltri sia assolutamente incline a questo genere di azioni non è cosa sconosciuta, appena pochi mesi fa ricordiamo che dalle pagine di “Libero” (n.d.a. ma libero de che?) per riscattare l’onor ferito del suo datore di lavoro metteva in prima pagina le tette al vento della quasi ormai ex moglie di S. Berlusconi.. Ho già avuto modo di parlare del delitto Matteotti, dei suoi killer e del suo mandante, B. Mussolini. Dove ci sono dei killer, ci sono sempre dei mandanti: materiali perché li pagano, morali perché comunque ispirano un clima che consentono e favoriscono queste infamie.
Non è casuale il riferimento a Mussolini, oggi la Rosi Bindi alla festa del PD sottolineando lo stato di emergenza democratica ha affermato che Mussolini confrontato a Berlusconi era un dilettante.
Posso anche concordare con lei ma mi rammarico che rincorrendo chissà quali eterei valori e ideali il suo ex segretario Veltroni voleva colloquiare con il piduista Berlusconi e tanto si è adoperato per far si che si destrutturasse ogni cosa che poteva stare a Sinistra del PD. Da epoche non sospette riesumo il pensiero che chi si proclamava kennediano e poi manifestava per la pace nel Vietnam doveva aver subito un forte trauma o nella migliore delle ipotesi si portava appresso grosse turbe, pertanto era sicuramente adatto a sparare cazzate come quella che Craxi innovò più di Berlinguer visto che gli eredi naturali oggi hanno un nome come Berlusconi, Feltri, Cicchitto e altri.
E, dopo la vicenda dell’Avvenire significativa è stata l’uscita di Berlusconi in un delirio di omnipotenza nei confronti dei portavoce europei che hanno “osato” ledere sua maestà sulla triste e infame vicenda dei respingimenti indiscriminati verso la Libia . In questo caso come è stato dimostrato dalla documentazione fotografica comparsa sull’Unità il piduista 1816 non si fa scrupolo di assecondare i torturatori del regime di Tripoli. Sarà forse’ solo un modo diverso di far fare ad altri quello che forse vorrebbe fare lui e i suoi compagni di merende leghisti ma non possono ancora in maniera evidente fare?
Altro argomento forse passato in secondo piano vista la rilevanza dell’attacco alla libertà di stampa è stata l’uscita di Gasparri a proposito della possibile e da me e da ogni democratico auspicata bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta. Gasparri per niente preoccupato ha dichiarato che si troverà un cavillo per aggirare l’ostacolo. Ma anziché cercare il cavillo non sarebbe meglio che cercasse anche se penso sia cosa impossibile qualche neurone attivo che gli consentisse se non altro ad accendere il cervello prima di aprire bocca?
Ultimo argomento per non ammorbare più del necessario riguarda la molto onorevole Alessandra Mussolini che si è sentita offesa da una frase recitata nel film “Francesca” che parla dell’immigrazione vista dalla parte degli immigrati, romeni in questo caso, presentato al festival di Venezia : "Non hai sentito quella puttana della Mussolini che vuole morti tutti i romeni? E quello stronzo del sindaco di Verona che ha dichiarato la città libera dai romeni?".
Ho sorriso sulle intenzioni della molto onorevole nipotina del Duce perché credo che nel tentativo di rendere verosimile il dialogo nel film si sia voluto dare un giudizio più politico che morale. Non credo che il regista del film abbia mai digitato su Google le parole “Alessandra Mussolini nuda “ e successivamente fatto la ricerca per immagini .Non credo che da quelle immagini il regista perché ovviamente sensibile ai problemi dell’immigrazione abbia fatto impropriamente 1+1=3.
Eventualmentei la prova fatela anche voi.

Loris




Invito tutti a partecipare in massa a tutte le iniziative che sosterranno la Libertà di Stampa e, in special modo alla giornata promossa dalla federazione nazionale della stampa per il giorno 19 settembre.

martedì 1 settembre 2009

Come progettare un nuovo modello sociale? F. Gesualdi


da Carta n. 24 [3 luglio 2009], p. 64
C’è un passaggio nell’articolo di Paola Baiocchi e Andrea di Stefano, pubblicato sul numero 23 di Carta [26 giugno 2009], che mi pare di fondamentale importanza. Volendo parafrasare «Lettera a una professoressa», andrebbe scolpito sulla porta di ogni gruppo d’acquisto e di ogni gruppo che aderisce a Bilanci di Giustizia. La frase è: «Per modificare a fondo l’economia in senso egualitario, non basta parlare di stili di vita, bisogna parlare di modelli di società». Può sembrare strana questa mia posizione, ma dopo avere insistito per anni sul consumo critico e sugli stili di vita come nuovi spazi di impegno, sento che questa proposta può trasformarsi in un’involuzione se viene vissuta come il nostro unico spazio di impegno. Ho sempre concepito le azioni attraverso il consumo come un’ulteriore leva di impegno politico in aggiunta alle altre che tradizionalmente abbiamo sempre vissuto (voto, sindacato, protesta, rivendicazione, partecipazione locale, progettazione dell’alternativa), perché solo utilizzando tutti gli spazi di potere che abbiamo a nostra disposizione possiamo sperare di promuovere il cambiamento. Invece ho l’amara sensazione che molti stiano vivendo le iniziative attraverso il consumo come una sostituzione degli altri livelli di impegno, una sorta di riflusso nel privato politico: avendo capito che il sistema è duro a cambiare, ci rifugiamo nelle piccole iniziative individuali e di gruppo, che almeno ci danno la sensazione di avere raggiunto qualcosa di concreto. Aspirazione legittima, ma che va vista per quello che è: una tentazione per trovare l’illusione della pace interiore. Coerenza personale, esperienze alternative, partecipazione istituzionale in ambito locale, rivendicazione e opposizione in ambito nazionale e internazionale, ma anche pensiero in grande: questi sono, a mio avviso, gli spazi che dobbiamo occupare contemporaneamente se vogliamo giocare un ruolo di cambiamento reale. Fra tutti, quello che sento abbandonato di più è l’ultimo, il pensiero in grande, la capacità di delineare un orizzonte alternativo, una nuova terra promessa verso la quale incamminarci. Navighiamo a vista, come tutti gli altri protagonisti della scena politica, senza un progetto se non parole; decrescita, sostenibilità, «buen vivir». Parole belle, che esprimono valori importanti, ma che non si trasformano in azione politica perché non delineano un quadro alternativo di riferimento, non esprimono il famoso modello sociale di cui parlano Paola e Andrea. Prendiamo atto della realtà: siamo pochi, sempre gli stessi, se andiamo avanti di questo passo ci spegneremo per consunzione. Mi chiedo perché, e una parte della risposta sta nella violenza del sistema, che ci impone una precarietà crescente, forme di assunzione che dividono, invasione televisiva, concentrazione mediatica, impoverimento scolastico. Tutto questo sta modifi cando il nostro essere, sta scalzando il senso dei diritti, della solidarietà collettiva, dell’equità, del rispetto, per fare posto ai concetti mercantili di tipo individualista: arrivismo, successo, ricchezza. Ma mi dico che parte della responsabilità è anche nostra: di fronte ai gravi problemi sociali e ambientali che stiamo vivendo, partoriamo solo piccole iniziative individuali e di gruppo, non siamo assolutamente capaci di indicare una strada di trasformazione di massa. Questo è il terreno che dobbiamo recuperare. Mentre continuiamo a fare tutto il resto che già facciamo, dobbiamo trovare il tempo e le energie per occuparci anche della progettazione dell’alternativa, altrimenti non diventeremo mai credibili. La gente vuole sapere come potrà vivere pur smantellando l’industria dell’automobile, come potrà avere una buona sanità, una buona istruzione, in una parola una buona economia pubblica, pur raffreddando l’economia, come si coniuga una buona vita con risorse limitate. Dobbiamo tornare a riflettere, a progettare l’alternativa, e dobbiamo farlo in una maniera partecipata, guai alle soluzioni di vertice. Sogno la nascita di cento, mille, un milione di piccoli gruppi diffusi in ogni dove, che si confrontano su questi interrogativi e al tempo stesso prospettano degli scenari di lungo respiro e delle strategie di intervento immediato. Un lavoro di pensiero e di progettazione diff uso ma non svincolato, effettuato in un rapporto di rete che nel tempo possa sfociare in un qualcosa di più organizzato: un movimento dalle mille specificità che però è unito da un pensiero comune sulla forma sociale ed economica che può assumere la nostra società industriale, un movimento che, pur proponendo e vivendo strategie politiche e partecipative le più varie, forma massa critica nella medesima direzione e sa coagulare attorno a sé nuove forze. Ci vuole una regia per tutto questo. Vedrei bene che fosse assunta in maniera congiunta dalle riviste dei nostri movimenti, perché hanno il vantaggio di arrivare a molti. Chiedo formalmente ai direttori di Carta, Altreconomia, Valori, di rispondere a questo appello e di dichiararsi disponibili a un incontro di approfondimento.
Attendo fiducioso una risposta.

Francesco Gesualdi *
Come progettare un nuovo modello sociale?
da Carta n. 24 [3 luglio 2009], p. 64

*Francesco Gesualdi (conosciuto anche come Francuccio Gesualdi; Foggia, 1949) .
In gioventù fu allievo di Don Milani alla Scuola di Barbiana.
Infermiere di professione, utilizza tutto il suo tempo libero per coordinare e svolgere le attività del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (PI), un centro di documentazione che focalizza la propria attività sui problemi connessi ai rapporti disuguali tra il nord e il sud del mondo.
Francesco Gesualdi ha pubblicato vari libri e articoli riguardanti le negazioni dei diritti umani, lo sfruttamento del lavoro minorile, il potere delle multinazionali, la crisi dell'occupazione, l'impoverimento a livello globale, il problema energetico, il debito del Terzo Mondo, l'inquinamento e la distruzione dell'ecosistema.
Promuove l'uso di strumenti come il consumo critico, la "non-collaborazione", il boicottaggio, il commercio alternativo, le ecotasse, la finanza solidale, le reti locali, la banca del tempo, lo sviluppo sostenibile, cercando in questo modo di favorire una rivoluzione degli stili di vita, della produzione e dell'economia.
Ha coordinato numerose campagne di pressione, come quelle nei confronti delle aziende Nike, Chicco/Artsana, Chiquita, Del Monte.
Collabora con la rivista Altreconomia e ha fondato insieme ad Alex Zanotelli la rete Lilliput.
Nel libro Dalla parte sbagliata del mondo Gesualdi racconta a Lorenzo Guadagnucci la sua vita e le sue battaglie. (fonte Wikipedia)

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