Tre importanti obiettivi al centro della mobilitazione della CGIL. Per il Segretario Generale il quadro determinato dalle diverse crisi industriali è preoccupante, soprattutto sul piano occupazionale. Necessario intervenire subito per alleggerire intollerabile carico fiscale. Fatti Rosarno un segnale grave della profonda esasperazione di lavoratori sfruttati
26/01/2010
26/01/2010
Una terapia d’urto per fronteggiare la crisi economica e i suoi pesanti effetti sull’occupazione, una riforma fiscale che attraverso interventi immediati alleggerisca il carico sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, un urgente cambio di marcia nelle politiche sull’immigrazione. Sono questi i motivi al centro della mobilitazione promossa dalla CGIL e che culminerà con lo sciopero generale del 12 marzo - con quattro ore di sciopero e manifestazione in tutta Italia -, così come ha spiegato oggi il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, nel corso della relazione d’apertura del Comitato Direttivo Nazionale dell’Organizzazione.
Partendo dai temi dettati dalla crisi, Epifani ha osservato come sia “preoccupante il quadro determinato dalle diverse crisi industriali, dall’ALCOA alla FIAT nel Mezzogiorno, da Omega-Eutelia a Porto Marghera: quest’anno e anche il 2011 si segnalano come molto difficili per l’occupazione”. Una prospettiva difficile sul piano occupazionale che, per il leader della CGIL, “senza un piano complessivo di politica industriale, non solo per i diversi settori ma anche territoriale, sarà molto difficile trovare una soluzione”. Ma dal governo non sembra arrivare nessun segnale in questo senso e il peso più grave si avverte nel Mezzogiorno “dove - ha detto - in intere aree sta diventando molto concreto il rischio di desertificazione industriale”. Nessun piano di intervento concreto per il Sud ma progetti come il ponte sullo Stretto che “mostra sempre più di non avere alcun senso, a cominciare dal rapporto costi-benefici. Molto più utile sarebbero interventi di riqualificazione e messa insicurezza del territorio e di politiche ambientali miranti al risparmio energetico”.
Partendo dai temi dettati dalla crisi, Epifani ha osservato come sia “preoccupante il quadro determinato dalle diverse crisi industriali, dall’ALCOA alla FIAT nel Mezzogiorno, da Omega-Eutelia a Porto Marghera: quest’anno e anche il 2011 si segnalano come molto difficili per l’occupazione”. Una prospettiva difficile sul piano occupazionale che, per il leader della CGIL, “senza un piano complessivo di politica industriale, non solo per i diversi settori ma anche territoriale, sarà molto difficile trovare una soluzione”. Ma dal governo non sembra arrivare nessun segnale in questo senso e il peso più grave si avverte nel Mezzogiorno “dove - ha detto - in intere aree sta diventando molto concreto il rischio di desertificazione industriale”. Nessun piano di intervento concreto per il Sud ma progetti come il ponte sullo Stretto che “mostra sempre più di non avere alcun senso, a cominciare dal rapporto costi-benefici. Molto più utile sarebbero interventi di riqualificazione e messa insicurezza del territorio e di politiche ambientali miranti al risparmio energetico”.
Crisi - Il primo obiettivo dello sciopero generale, dunque, è la richiesta al governo di mettere in campo, oltre che un programma complessivo di politica industriale, nel quale considerare le diverse aree di crisi, politiche di sostegno del reddito che vadano dal prolungamento e rafforzamento della cassa integrazione, all’allungamento dei massimali della disoccupazione, a interventi a favore di quei lavoratori precari che hanno perso il lavoro. Ma Epifani ha richiamato al senso di responsabilità anche il sistema delle imprese affinché, ha affermato, “non usino questa crisi, e in qualche caso sta avvenendo, come pretesto per licenziare ed abusare della mobilità”.
Fisco - Secondo obiettivo è il riequilibrio del prelievo fiscale. “Nel governo in questo momento c’è una grande confusione - ha osservato il numero uno della CGIL - sul fatto di intervenire o meno sul fisco e nessuna risposta è arrivata alla nostra lettera sul tema. Non si può aspettare che un gruppo di studio esamini il problema, come dice il ministro Tremonti”. Secondo Epifani, di fatti, “è necessario intervenire subito perché il carico fiscale pesa in modo ormai intollerabile prevalentemente sul lavoro dipendente e sulle pensioni e se non si cambia rotta, per effetto del drenaggio fiscale a fine legislatura il lavoro dipendente registrerà un aumento di tre punti del prelievo”. La questione fiscale è un grande elemento redistributivo: “Non si tratta solo di tagliare le tasse in sé - ha spiegato Epifani al Direttivo - ma di riequilibrare in modo più equo la distribuzione, soprattutto in una fase di grande difficoltà economica come questa, perché da 30 anni è in atto un processo che sposta il peso del prelievo dalla rendita ai redditi da lavoro”. In questo senso l’ipotesi allo studio del governo, cioè quella di spostare il prelievo fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette intervenendo sull’IVA, “è poco convincente: non è sbagliata in sé ma in questa fase potrebbe pesare sui consumi popolari e riaccendere anche qualche spirale inflazionistica e non affronterebbe, comunque, il tema centrale di una più equa distribuzione”.
Immigrazione - Terzo importante obiettivo dello sciopero sono le politiche sull’immigrazione. “Dopo i gravi fatti di Rosarno - ha sottolineato il Segretario Generale CGIL -, che sono stati un segnale grave della profonda esasperazione di quei lavoratori sfruttati, terremo in Calabria due iniziative, una di categoria e una confederale. Faremo pressioni a tutti i livelli per riprendere l’iter di una legge sulla cittadinanza e per arrivare a correggere gli aspetti più gravi dalle leggi di questo governo sugli immigrati. E’ tema centrale dello sciopero generale perché penso - ha detto Epifani - che sia una questione da affrontare unitariamente”. Per questi motivi Epifani non condivide la protesta dei soli migranti: “Trovo sbagliato uno sciopero di soli migranti: non credo sia la strada migliore usare uno strumento che isola e contrappone e questa è anche l’opinione di tanti lavoratori migranti ascoltati in questi giorni. E’ bene - ha concluso - che crescano soggettività e unità, trovo migliori le lotte che uniscono”.