Mancava l'esternazione del
venditore di pentole fiorentino e la lotteria su chi la spara meglio
per acquisire visibilità o guadagnarsi qualche citazione è
pressoché completa.
Il caso “Cancellieri –
Ligresti” è stato in tutti questi giorni sbandierato come elemento
“di favore personale” e spesso è stato portato a confronto
inopportunamente con casi il cui esito è stato sicuramente tragico.
Significativi e ammirevoli
infatti risultano gli interventi della madre di Federico Aldrovandi e la sorella di Stefano Cucchi, che da famigliari coinvolti realmente
in vicende giudiziarie, non chiedono ritorsioni o vendette personali
ma il rispetto di quelle regole che guardino ai detenuti come
cittadini a cui è limitata la libertà ma mantengono tuttavia tutti
quei diritti che salvaguardano la dignità e integrità personale.
A sinistra il concetto di
“indivisibilità dei diritti” è fondamentale nel momento in cui,
i diversi, i diseredati, i senza voce sono realtà concrete e non
mere ipotesi sociali e/o politiche. L'indivisibilità dei diritti ci
ricorda che non possono essere applicate scale di valori a secondo
della rilevanza sociale dei soggetti a cui fare riferimento, e , la
determinazione che dobbiamo avere è che la stessa attenzione che
c'è stata nei confronti della detenuta Ligresti debba esserci nei
confronti della anonima detenuta tossicodipendente, o
extracomunitaria o rom.
A sinistra sento sempre meno
parlare di rispetto delle regole e sempre più vedo inseguire moti di
“pancia” populisti, spesso xenofobi e con una grande componente
di antipolitica.
Proprio una certa mancanza di
attenzione per il “rispetto delle regole” ha opacizzato quello
che a mio parere era non un “favoritismo” ma un vero e proprio
“conflitto di interesse” che coinvolgeva il Ministro Cancellieri
e suo figlio ex dirigente Fonsai (direttore). Legittimo o meno, in
questo caso l'opportunità diceva che la Ministro Cancellieri avrebbe
dovuto rassegnare le dimissioni o quanto meno qualcuno chiederglile.
In un Paese in cui gli attori politici sono suonatori di piano bar, comici neanche dei migliori e concorrenti della ruota della fortuna, la cultura del "senso dello Stato" diventa inevitabilmente quasi una bestemmia. Cosa rammarica è quando è a sinistra che si perdono riferimenti granitici come quella "questione morale" che travalicava le appartenenze per dare un senso compiuto a quel concetto di "essere Stato" per salvaguardarne una corretta crescita.
In un Paese in cui gli attori politici sono suonatori di piano bar, comici neanche dei migliori e concorrenti della ruota della fortuna, la cultura del "senso dello Stato" diventa inevitabilmente quasi una bestemmia. Cosa rammarica è quando è a sinistra che si perdono riferimenti granitici come quella "questione morale" che travalicava le appartenenze per dare un senso compiuto a quel concetto di "essere Stato" per salvaguardarne una corretta crescita.
Loris
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