Sono ormai anni che la Fiat, intesa come azienda, si alimenta e vive grazie agli interventi a vario titolo dei contributi pubblici. La grande capacità dell’imprenditoria Italiana è cercare di far pagare al “pubblico” le perdite e di incamerarsi, velocemente e possibilmente esentasse, i guadagni. La vicenda Alitalia sotto l’egida di questo governo, da questo punto di vista, merita l’oscar per la divisione tra perdite “pubbliche” e ricavi “privati”.
Credo di non dire una grossa idiozia, se affermo che se i contributi vari intascati dall’azienda torinese negli anni fossero andati direttamente ai lavoratori, molto probabilmente questi, avrebbero avuto garantito un salario senza la necessità di produrre automobili.
Il caso Pomigliano prima ed ora a breve giro di vite il Mirafiori-Serbia ritengo dimostrino la grettezza di questo menagement.
Ma quanto sarebbe, a questo punto balzana, l’idea di nazionalizzare la Fiat e tutti i connessi alla casa Torinese e ciò che rimane in Italia delle imprese della famiglia Agnelli?
Quanto sarebbe balzana l’idea di una riconversione da quello che è il mercato dell’inquinamento come l’auto a prodotti ambientalmente compatibili?
Visto e considerato che quella in atto è senza mezzi termini una vera e propria lotta di classe perchè anzichè alla gandiana resistenza passiva non reagiamo con l'aggressività delle proposte di chi dalla crisi esce col sudore del proprio lavoro?
Loris
2 commenti:
Ciao Loris
hai ragione, la fiat storicamente ha costruito il patrimonio della famiglia Agnelli sulla pelle dei lavoratori. Ora ha messo nuovamente in atto una guerra nei confronti degli operai volendo annientare l'unica forza che è rimasta in campo per cercare di difendere alcuni dei diritti!
un saluto
Ecco, quasi quasi se bombardassero Belgrado fra qualche tempo (più precisamente quando questi signori metteranno a regime la fabbrichetta con stipendi da 400 € al mese), stavolta potrei quasi capirlo...
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