Tra privatizzazione delle società partecipate e difesa dei "beni comuni"
Una cosa è stata
chiara fin dal momento dell’elezione del Sindaco Doria: il PD non era in grado
di concepire che i rapporti di forza all’interno della maggioranza di
centro-sinistra erano mutati rispetto alle amministrazioni precedenti dove, gli
altri membri della maggioranza erano più simili ai soprammobili di casa,
spolverati all’occorrenza ma non determinanti per le scelte strategiche della
città.
Non è neanche un mistero che i “poteri forti” della città
abbiano trovato una sinergia col PD entrambi accomunati dall’esigenza di
conservare nei rispettivi ambiti il controllo politico, sociale ed economico
della città stessa.
Se il sindaco Doria ha vinto le elezioni dello scorso anno
è perché il fiducioso popolo votante vedeva in lui e nella sua lista l’apripista
di un nuovo modo di gestire la politica e l’amministrazione genovese.
E’ con non poca amarezza quindi, che si assiste alla
dichiarazione del fallimento del “pubblico” da parte del Sindaco per
accondiscendere alle ripetute richieste di “privatizzazioni” delle società
partecipate del Comune, stravolgendo il concetto di erogazione di “servizio
pubblico” stesso, aprendo nelle forme più o meno invasive capitali privati,
quindi per definizione alla ricerca di utili, indipendentemente dalla qualità e
della quantità di servizi erogati.
Pensare ad Amiu in parziale mano di privati, con lo spettro
di sentirsi nuovamente aleggiare sulla testa possibili “inceneritori” non
rasserena sicuramente gli animi, come non rasserena pensare che altri “beni
comuni” possano diventare beni destinati a produrre profitti per pochi.
Per queste ragioni lo strappo che
si sta consumando tra Sindaco e PD da una parte e lista Doria, SEL e
federazione della sinistra dall’altra è il simbolo tra chi all’interno di una
crisi sistemica sceglie il mercato con le sue esclusioni di porzioni di società
e chi la soluzione la cerca salvaguardando il bene comune come patrimonio
irrinunciabile del vivere e sostenere una città a misura dei suoi abitanti.
Le delibere sono il prodotto
della condivisione di contributi e la mediazione tra le diverse posizioni
all’interno della maggioranza che ha sostenuto l’elezione del Sindaco. Aver
sposato la sola posizione del PD e aver permesso una ricomposizione in sede di
commissione di una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne, da la cifra
del livello di sbandamento che Sindaco e giunta hanno preso.
“E’ un fatto gravissimo che il
Sindaco, ascoltando solo una parte della maggioranza abbia avvallato questo
documento non concordato. Un atteggiamento davvero scorretto, che per quanto mi
riguarda, potrebbe anche portarmi a riflessioni importanti” ha dichiarato al
Secolo XIX il capogruppo della lista Doria Enrico Pignone.
Forse, aggiungo io, è giunto il
momento di comprendere al di la di facili slogan chi è per i tanto declamati “beni
comuni” e chi è per il “mercato”.
Loris
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