24 Settembre 2008
Scritto da Redazione
Opposizione e costituente le priorità.
Rifondazione per la Sinistra ha mollato gli ormeggi anche in Liguria. Lunedì 22 si è tenuto il primo partecipato incontro regionale in vista dell'assemblea nazionale del 27 settembre, nel quale sono intervenuti anche esponenti dell'area Unire la Sinistra (mozione Bellillo-Pdci), di Sinistra Democratica, dell'Associazione culturale Sartori e del Network giovani per la Sinistra. Tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità di tenere insieme la costruzione dell'opposizione, quanto mai urgente di fronte alla restaurazione portata avanti dal governo Berlusconi ed il percorso della Costituente della Sinistra, che deve svilupparsi attorno ai cardini della mobilitazione sociale e della partecipazione. Molti gli interventi che hanno sottolineato i rischi che corre la democrazia, in seguito all'aggressione sistematica agita contro la costituzione “formale”, quella nata dalla resistenza, ed a quella materiale. Crescita del razzismo e dell'omofobia, difesa della scuola pubblica, riforma della contrattazione, salari e precarietà, sono alcuni temi sui quali si intende impegnare la Sinistra ligure. Fitto il calendario delle iniziative, non solo la manifestazione del 27 a Roma con Nichi Vendola, ma anche le piazze della Cgil, l'11 ottobre e la settimana di mobilitazione promossa dal Forum sociale europeo in difesa dei diritti dei migranti. Tutti concordi a dare subito gambe al processo costituente della sinistra, già da primi di ottobre si pensa ad un workshop, da svolgersi a Genova, per definire forme, luoghi (Case della Sinistra), gruppi di lavoro tematici. Si pensa inoltre ad una festa da tenersi a Genova alla fine di ottobre. Intanto a Savona il calendario è già fitto: il 25 settembre primo incontro del Comitato promotore della Costituente e dal 3 al 5 ottobre Festa della Sinistra per lanciare il progetto.
l'articolo è tratto da http://www.rifondazioneperlasinistra.it/
il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)
Amicus Plato, sed magis amica veritas
mercoledì 24 settembre 2008
domenica 21 settembre 2008
COME ERAVAMO
Questo post è legato alle poche righe che ho scritto dedicate a Kostas Georgakis.
Mikis Theodorakis è stato per noi un'altro interprete di quella musica che ha spesso accompagnato nostre manifestazioni, serate in compagnia con una chitarra,ore a studiare sui libri e a pensare alla rivoluzione.
Costituente di sinistra
Ieri c’è stato l’incontro tra Fava Vendola e Giordano, i Verdi di Cento, la minoranza per Pdci di Katia Berillo Alberto Asor Rosa, Moni Ovadia, Ascanio Celestino, Pietro Folena, Fabio Mussi, Aurelio Mancuso dell’Arcigay, il segretario della Fiom Rinaldini, Paolo Hutter, Aldo Tortorella, Mario Tronti, Flavio Lotti ed altri per il progetto della costituente di Sinistra. Dal momento che l’incontro è stato fatto a porte chiuse è difficile dire cosa si siano detti e bisogna rifarsi ai comunicati ufficiali che parlano di un primo passo importante per l’inizio di un processo costituente. Premetto che in questo ultimo periodo ho una certa allergia alle definizioni rigide e prediligo i contenuti ma questa come potete comprendere tutti è un’ovvietà. O no?
Per me il rimettersi in gioco che dichiaravo nel primo post di questo blog non era solamente l’esternazione, per quanto specialmente se fatta con intelligenza e puntualità è fondamentale, perché è sempre e comunque un modo di fare cultura, ma anche un rinnovato impegno nel quotidiano di iniziativa politica.
Orbene sin da prima della sconfitta elettorale ho voluto impegnarmi nella costruzione di questo nuovo processo per la sinistra, e , credo, che sei mesi per mettere in pista un primo passo siamo veramente un topolino rispetto all’elefante* che dovrebbe mettersi in moto. Contemporaneamente però mi interrogo se per riiniziare dal basso si intende il chiudersi in una stanza col tavolo ovale per arrivare ad un capolinea che alla fine vedrà circa 50 firme. Vedo anche giustificata l’attesa di Vendola che con molta probabilità attende la manifestazione di area del 27 per essere legittimato dal suo popolo di rifondazione ad andare avanti in quel processo.
Credo che in questi giorni chi si sta apettando qualche cosa da questa parte della sinistra debba fare sentire la sua voce. Intanto sul fatto che in gioco ci rimettiamo tutti; dai segretari o referenti all’ultimo dei militanti e che lo si fa sulla base di una attualizzazione dei valori di sinistra.
Attualizzazione non è ne revisionismo ne modernizzazione, ma, il riuscire a leggere le trasformazioni che sono avvenute in questi anni e comprendere come i valori della sinistra trovino la chiave di lettura di queste trasformazioni..
La seconda cosa che mi preme esternare è sulla rappresentanza, perché ritengo, forse per una forma di pigrizia che anche nel passato abbastanza recente ha pervaso la sinistra,che i territori devono essere chiamati ad esprimere le loro rappresentanze e non che le rappresentanze facciano riferimento ad una loro presunta base.
Dietro queste riflessioni ho ritardato il post ieri che richiamava nuovamente in causa gap sulle scelte estreme. Volevo ricordare un giovane di 22 anni greco di nome Kostas Georgakis che studiava all’università di Genova e che il 19 settembre del 1970 si diede fuoco in Piazza Matteotti al grido di Grecia Libera. Molti giovani molto probabilmente e non per colpa loro neanche sanno cosa è accaduto in Grecia in quegli anni. La storia di Kostas è riassunta in questo sito http://www.cedost.it/testi/kostas.htm Il ricordo invece è nel cuore mio e di tanti altri compagni.
*Quando esisteva il PCI spesso nelle riunioni veniva usato l’esempio dell’elefante in quanto essendo un partito di massa era lento nell’avviare dei processi ma una volta messo in moto era tutta la massa del partito che si muoveva. Al di la di questa spiegazione il riferimento è purtroppo assolutamente casuale
Per me il rimettersi in gioco che dichiaravo nel primo post di questo blog non era solamente l’esternazione, per quanto specialmente se fatta con intelligenza e puntualità è fondamentale, perché è sempre e comunque un modo di fare cultura, ma anche un rinnovato impegno nel quotidiano di iniziativa politica.
Orbene sin da prima della sconfitta elettorale ho voluto impegnarmi nella costruzione di questo nuovo processo per la sinistra, e , credo, che sei mesi per mettere in pista un primo passo siamo veramente un topolino rispetto all’elefante* che dovrebbe mettersi in moto. Contemporaneamente però mi interrogo se per riiniziare dal basso si intende il chiudersi in una stanza col tavolo ovale per arrivare ad un capolinea che alla fine vedrà circa 50 firme. Vedo anche giustificata l’attesa di Vendola che con molta probabilità attende la manifestazione di area del 27 per essere legittimato dal suo popolo di rifondazione ad andare avanti in quel processo.
Credo che in questi giorni chi si sta apettando qualche cosa da questa parte della sinistra debba fare sentire la sua voce. Intanto sul fatto che in gioco ci rimettiamo tutti; dai segretari o referenti all’ultimo dei militanti e che lo si fa sulla base di una attualizzazione dei valori di sinistra.
Attualizzazione non è ne revisionismo ne modernizzazione, ma, il riuscire a leggere le trasformazioni che sono avvenute in questi anni e comprendere come i valori della sinistra trovino la chiave di lettura di queste trasformazioni..
La seconda cosa che mi preme esternare è sulla rappresentanza, perché ritengo, forse per una forma di pigrizia che anche nel passato abbastanza recente ha pervaso la sinistra,che i territori devono essere chiamati ad esprimere le loro rappresentanze e non che le rappresentanze facciano riferimento ad una loro presunta base.
Dietro queste riflessioni ho ritardato il post ieri che richiamava nuovamente in causa gap sulle scelte estreme. Volevo ricordare un giovane di 22 anni greco di nome Kostas Georgakis che studiava all’università di Genova e che il 19 settembre del 1970 si diede fuoco in Piazza Matteotti al grido di Grecia Libera. Molti giovani molto probabilmente e non per colpa loro neanche sanno cosa è accaduto in Grecia in quegli anni. La storia di Kostas è riassunta in questo sito http://www.cedost.it/testi/kostas.htm Il ricordo invece è nel cuore mio e di tanti altri compagni.
*Quando esisteva il PCI spesso nelle riunioni veniva usato l’esempio dell’elefante in quanto essendo un partito di massa era lento nell’avviare dei processi ma una volta messo in moto era tutta la massa del partito che si muoveva. Al di la di questa spiegazione il riferimento è purtroppo assolutamente casuale
venerdì 19 settembre 2008
Come Eravamo
Ritengo di appartenere a pieno titolo alla generazione del 68, ho iniziato a far politica a 14 anni appena entrato nelle scuole superiori. E' stata una generazione piena di contraddizzioni ma vera. Grandi valori, grandi stimoli ideali verso la Pace e verso la Rivoluzione. Il sovvertimento di vecchie regole morali... insomma un gran casino di cose che forse si contraddicevano anche tra di loro. Molte di quelle cose sono arrivate fino ad oggi o comunque hanno fatto si che un nuovo modo di pensare giungesse fino ai giorni attuali. Oggi molte di quelle libertà che avevamo conquistato sono a mio parere messe a dura prova. Senza farla troppo lunga propongo dei post(i più diversi) che però riescano a far comprendere quali erano le cose che tutti i giorni ci davano una spinta verso il cambiamento e all'impegno politico sociale.Inizio con un pezzo storico di B.Dylan e J.Beaz... anche se oggi hanno un po modificato le loro posizioni e i capelli non gli si sono imbiancati perchè si sono presi paura sul finire degli anni 60 cantavano così
APPELLO ANTIFASCISTA
Non è la prima volta che Genova e in particolare il nostro quartiere affrontano la provocazione di un raduno fascisteggiante. Sabato il partito neofascista dell'on. Mussolini Azione Sociale terrà il suo congresso a Sampierdarena, per gli "aquilotti" bastano gli spazi nella pizzeria del forzista Malerba.
Le politiche del governo di cui fanno parte questi personaggi stanno creando un deserto dal punto di vista sociale e culturale, non solo a causa dei continui tagli (sempre più drammatici) alle iniziative di chi lavora con impegno e serietà affrontando situazioni di disagio, ma perché vi è un continuo attacco al diverso, generando una situazione di paura e diffidenza che imprigiona le libertà e le coscienze dei cittadini.
Finora questo clima ha generato mostri e da qualche giorno anche assassini. Gente normale che si scaglia contro ragazzi di colore in pieno centro a Milano, con la pretesa di farsi giustizia da sé. La politica del governo ha grosse responsabilità, una politica che segrega e non integra, una politica repressiva incapace di concedere diritti elementari e di accorgersi che una consistente fetta dei lavoratori in Italia è costituita da cittadini migranti e che i loro figli, i nostri fratelli, sono italiani anche se di un colore diverso.
Questo clima emblematico si respira quotidianamente nel nostro quartiere attanagliato ormai dalla paura, attraversato dalle ronde mediatiche dei leghisti e desertificato socialmente dalle istituzioni cittadine. Basti pensare che Sampierdarena è stato l'unico quartiere senza eventi per la notte bianca e che non si aspetta altro che demonizzare ogni manifestazione pubblica.
Noi sappiamo però che in questo quartiere martoriato c'è un cuore solidale e antifascista che ancora batte, basti pensare alle decine di associazioni formali e informali che tentano quotidianamente di dare una risposta ai problemi della gente e che fanno da argine al degrado nel quale ci hanno precipitato.
É proprio a queste realtà che facciamo appello per una mobilitazione pacifica antifascista sabato 20 settembre
Presidio sabato 20 Settembre
dalle 14 Piazza Montano
Non è la prima volta che Genova e in particolare il nostro quartiere affrontano la provocazione di un raduno fascisteggiante. Sabato il partito neofascista dell'on. Mussolini Azione Sociale terrà il suo congresso a Sampierdarena, per gli "aquilotti" bastano gli spazi nella pizzeria del forzista Malerba.
Le politiche del governo di cui fanno parte questi personaggi stanno creando un deserto dal punto di vista sociale e culturale, non solo a causa dei continui tagli (sempre più drammatici) alle iniziative di chi lavora con impegno e serietà affrontando situazioni di disagio, ma perché vi è un continuo attacco al diverso, generando una situazione di paura e diffidenza che imprigiona le libertà e le coscienze dei cittadini.
Finora questo clima ha generato mostri e da qualche giorno anche assassini. Gente normale che si scaglia contro ragazzi di colore in pieno centro a Milano, con la pretesa di farsi giustizia da sé. La politica del governo ha grosse responsabilità, una politica che segrega e non integra, una politica repressiva incapace di concedere diritti elementari e di accorgersi che una consistente fetta dei lavoratori in Italia è costituita da cittadini migranti e che i loro figli, i nostri fratelli, sono italiani anche se di un colore diverso.
Questo clima emblematico si respira quotidianamente nel nostro quartiere attanagliato ormai dalla paura, attraversato dalle ronde mediatiche dei leghisti e desertificato socialmente dalle istituzioni cittadine. Basti pensare che Sampierdarena è stato l'unico quartiere senza eventi per la notte bianca e che non si aspetta altro che demonizzare ogni manifestazione pubblica.
Noi sappiamo però che in questo quartiere martoriato c'è un cuore solidale e antifascista che ancora batte, basti pensare alle decine di associazioni formali e informali che tentano quotidianamente di dare una risposta ai problemi della gente e che fanno da argine al degrado nel quale ci hanno precipitato.
É proprio a queste realtà che facciamo appello per una mobilitazione pacifica antifascista sabato 20 settembre
Presidio sabato 20 Settembre
dalle 14 Piazza Montano
mercoledì 17 settembre 2008
martedì 16 settembre 2008
PARLO DI POLITICA
Sono rimasto molto dibattuto sul postare o meno le considerazioni che seguono nelle mailing list di presunta discussione comune. Il vecchio concetto che alcune cose non si devono dire per non danneggiare mi rendo conto è molto duro a morire. Anche se ritengo che al peggio non c’è mai limite cerco di ritrovare per lo meno un po di coerenza postando nei miei blog queste considerazioni partendo dal presupposto che questo spazio è mio e sarebbe veramente una grossa limitazione del mio pensiero negarle anche a me stesso.
Chi vorrà le leggerà, chi vorrà commentarle lo farà, chi vorrà fare finta di niente continuerà a farlo.
Nota: le date possono non corrispondere in quanto è stato scritto domenica notte.
Finalmente la discussione sulla manifestazione dell’11 si è conclusa e avendo compreso appieno che nessuna delle perplessità e proposte che sono state formulate perifericamente sono state accolte provo a trarne delle conclusioni che possano servire a me o ad altri compagni su altre questioni sulle quali magari c’è qualche punto di vista diverso.
La prima osservazione è come è nata l’iniziativa. Un gruppo di compagni più o meno configurati nell’area di Sinistra unita e plurale” il “Forum per l’Ambiente”, il “Movimento politico per la sinistra” ha stilato un appello su cui sia ben chiaro (al di la di alcune dimenticanze anche importanti) non c’è niente da ridire. L’appello viene sottoscritto (e in questa occasione sia ben chiaro lo sottoscrivo pure io) da molti autorevoli compagni di diverse aree di appartenenza della sinistra. E’ una ricerca talmente meticolosa dei nomi autorevoli, che, però chi sta lavorando all’iniziativa si dimentica di raccogliere i consensi “dal basso” che non è un basso di via della Maddalena ma quel “basso” per cui a ridosso della sconfitta elettorale del 13 e 14 aprile non c’è stata riunione, assemblea o solitaria autoflagellazione che non sia stato nominato come soggetto prioritario da cui ripartire. Non solo, ma neanche da un po più in alto i così detti intermedi di partito ne hanno saputo qualche cosa visto che l’adesione si sono ritrovati a darla dopo (anche il giorno dopo).
Sarò forse polemico ma direi che non c’è niente di nuovo rispetto a prima delle elezioni dove le segreterie decidevano e il “basso” correva. Dove le segreterie decidevano le candidature e Noi dovevamo votarle.
Alcuni “bassi” che hanno il privilegio rispetto a molti altri compagni e rispetto alla stragrande maggioranza degli italiani di avere una connessione continua discutendo prima tra loro poi attraverso internet sollevano perplessità sull’iniziativa cercando attraverso un ragionamento di almeno modificare le modalità dell’iniziativa stessa.
(cito l’estratto di una mail di uno degli organizzatori) “ciao, prima di tutto una notizia non scontata, all'appello oggi siamo passati all'indizione vera e propria della manifestazione……….ora viene il difficile, fare diventare azioni reali questi principi/auspici e metterci moto utte/i.Organizzativamente siamo a zero, lo dico sinceramente.Martedì a Roma c'è un incontro per cosituire il comitato organizzatore, vi riscrivo per dettagli in questo week-end. Dovrà essere tutto molto autorganizzato, immagino, a partire dai territori..
questo è anche il bello e il nuovo”
A questo punto viene chiesta l’adesione ai partiti che casualmente sono gli stessi della compagine della Sinistra Arcobaleno. I Comunisti italiani sono i primi ad aderire (guardiamo ora se Diliberto esattamente come quando Bertinotti ha dato la disponibilità a condurre L’Arcobaleno si uguaglia in caso di insuccesso a riessere il primo a saltare giù dal carro). Prc aderisce attraverso il suo CPN con una esaustiva nota del suo segretario «Non è una manifestazione convocata dai partiti e ciò ha permesso che tutto il Prc vi partecipi. Io sono per coordinare tutte le forze di opposizione:propongo che il Prc aderisca allo sciopero generale dei sindacati di base il 17 ottobre e ai sindacati di base propongo di scendere in piazza con noi l’11»
Come dire che anche se si condivide la piattaforma se fosse stata indetta dai comunisti italiani o da Sd (per i verdi mi rendo conto sarebbe stato proprio impossibile farlo) PRC non avrebbe aderito o avrebbe aderito al 53% o al 47% .Nel frattempo Ferrero con quel io sono per coordinare…..si candida ad essere il coordinatore di tutti quanti (se si votasse chissà che percentuali prenderebbe) e, visto che la filosofia che regola tutta questa cosa è molto sottile sono curioso di sapere se il giorno 17 ottobre la direzione di PRC e le federazioni che hanno dei funzionari resteranno chiuse per lo sciopero a cui aderisce PRC o se più semplicemente PRC da il sostegno politico da partito extraparlamentare quale è in questo momento ai sindacati di base.
SD l’analizzo per ultima, in quanto, la decisione ufficialmente la prende oggi lunedì 15 ma se non ho interpretato male la paginata che compariva sul sito nazionale si dava per scontata l’adesione.
A questo punto però un quesito a C.Fava lo devo porre per onestà intellettuale: quella prospettiva… ribadita nel corso dei lavori della nostra Direzione, guarda alla Costituente della sinistra italiana come all'unica reale possibilità di mettere in moto un processo che da subito…. come si coniuga con i compagni che in rifondazione fanno riferimento alla segreteria piuttosto che all’area di Vendola visto che terminato l’intervento di Vendola al congresso di Prc avevi affermato la profonda delusione dell’arretramento di posizione e della mancanza di coraggio ad indicare una strada diversa.
Infine, ma per non annoiare oltre non perché non ci sono ulteriori argomenti di discussione:
in caso di insuccesso per le ragioni diverse (il viaggio è un costo e il sabato è comunque per molti una giornata lavorativa) quale esperienza sarà morta visto che la Sinistra Arcobaleno avete provveduto a seppellirla il giorno dopo il 14 aprile? In particolare Ferrero e Diliberto che giuravano che si ripartiva uno dal simbolo e l’altro dal partito e che mai più ci sarebbe stato un cartello con confusione di obiettivi e programmi.
Scusate, rischiavo di dimenticare una cosa importante. La manifestazione è contro la politica del governo Berlusconi. Finita la manifestazione su quale programma ci muoviamo? Forse chiedendo di partecipare facendo un sacrificio, a chi vive malamente del suo lavoro, un programma per il futuro sarebbe proprio la cosa minima da dare.
Chi vorrà le leggerà, chi vorrà commentarle lo farà, chi vorrà fare finta di niente continuerà a farlo.
Nota: le date possono non corrispondere in quanto è stato scritto domenica notte.
Finalmente la discussione sulla manifestazione dell’11 si è conclusa e avendo compreso appieno che nessuna delle perplessità e proposte che sono state formulate perifericamente sono state accolte provo a trarne delle conclusioni che possano servire a me o ad altri compagni su altre questioni sulle quali magari c’è qualche punto di vista diverso.
La prima osservazione è come è nata l’iniziativa. Un gruppo di compagni più o meno configurati nell’area di Sinistra unita e plurale” il “Forum per l’Ambiente”, il “Movimento politico per la sinistra” ha stilato un appello su cui sia ben chiaro (al di la di alcune dimenticanze anche importanti) non c’è niente da ridire. L’appello viene sottoscritto (e in questa occasione sia ben chiaro lo sottoscrivo pure io) da molti autorevoli compagni di diverse aree di appartenenza della sinistra. E’ una ricerca talmente meticolosa dei nomi autorevoli, che, però chi sta lavorando all’iniziativa si dimentica di raccogliere i consensi “dal basso” che non è un basso di via della Maddalena ma quel “basso” per cui a ridosso della sconfitta elettorale del 13 e 14 aprile non c’è stata riunione, assemblea o solitaria autoflagellazione che non sia stato nominato come soggetto prioritario da cui ripartire. Non solo, ma neanche da un po più in alto i così detti intermedi di partito ne hanno saputo qualche cosa visto che l’adesione si sono ritrovati a darla dopo (anche il giorno dopo).
Sarò forse polemico ma direi che non c’è niente di nuovo rispetto a prima delle elezioni dove le segreterie decidevano e il “basso” correva. Dove le segreterie decidevano le candidature e Noi dovevamo votarle.
Alcuni “bassi” che hanno il privilegio rispetto a molti altri compagni e rispetto alla stragrande maggioranza degli italiani di avere una connessione continua discutendo prima tra loro poi attraverso internet sollevano perplessità sull’iniziativa cercando attraverso un ragionamento di almeno modificare le modalità dell’iniziativa stessa.
(cito l’estratto di una mail di uno degli organizzatori) “ciao, prima di tutto una notizia non scontata, all'appello oggi siamo passati all'indizione vera e propria della manifestazione……….ora viene il difficile, fare diventare azioni reali questi principi/auspici e metterci moto utte/i.Organizzativamente siamo a zero, lo dico sinceramente.Martedì a Roma c'è un incontro per cosituire il comitato organizzatore, vi riscrivo per dettagli in questo week-end. Dovrà essere tutto molto autorganizzato, immagino, a partire dai territori..
questo è anche il bello e il nuovo”
A questo punto viene chiesta l’adesione ai partiti che casualmente sono gli stessi della compagine della Sinistra Arcobaleno. I Comunisti italiani sono i primi ad aderire (guardiamo ora se Diliberto esattamente come quando Bertinotti ha dato la disponibilità a condurre L’Arcobaleno si uguaglia in caso di insuccesso a riessere il primo a saltare giù dal carro). Prc aderisce attraverso il suo CPN con una esaustiva nota del suo segretario «Non è una manifestazione convocata dai partiti e ciò ha permesso che tutto il Prc vi partecipi. Io sono per coordinare tutte le forze di opposizione:propongo che il Prc aderisca allo sciopero generale dei sindacati di base il 17 ottobre e ai sindacati di base propongo di scendere in piazza con noi l’11»
Come dire che anche se si condivide la piattaforma se fosse stata indetta dai comunisti italiani o da Sd (per i verdi mi rendo conto sarebbe stato proprio impossibile farlo) PRC non avrebbe aderito o avrebbe aderito al 53% o al 47% .Nel frattempo Ferrero con quel io sono per coordinare…..si candida ad essere il coordinatore di tutti quanti (se si votasse chissà che percentuali prenderebbe) e, visto che la filosofia che regola tutta questa cosa è molto sottile sono curioso di sapere se il giorno 17 ottobre la direzione di PRC e le federazioni che hanno dei funzionari resteranno chiuse per lo sciopero a cui aderisce PRC o se più semplicemente PRC da il sostegno politico da partito extraparlamentare quale è in questo momento ai sindacati di base.
SD l’analizzo per ultima, in quanto, la decisione ufficialmente la prende oggi lunedì 15 ma se non ho interpretato male la paginata che compariva sul sito nazionale si dava per scontata l’adesione.
A questo punto però un quesito a C.Fava lo devo porre per onestà intellettuale: quella prospettiva… ribadita nel corso dei lavori della nostra Direzione, guarda alla Costituente della sinistra italiana come all'unica reale possibilità di mettere in moto un processo che da subito…. come si coniuga con i compagni che in rifondazione fanno riferimento alla segreteria piuttosto che all’area di Vendola visto che terminato l’intervento di Vendola al congresso di Prc avevi affermato la profonda delusione dell’arretramento di posizione e della mancanza di coraggio ad indicare una strada diversa.
Infine, ma per non annoiare oltre non perché non ci sono ulteriori argomenti di discussione:
in caso di insuccesso per le ragioni diverse (il viaggio è un costo e il sabato è comunque per molti una giornata lavorativa) quale esperienza sarà morta visto che la Sinistra Arcobaleno avete provveduto a seppellirla il giorno dopo il 14 aprile? In particolare Ferrero e Diliberto che giuravano che si ripartiva uno dal simbolo e l’altro dal partito e che mai più ci sarebbe stato un cartello con confusione di obiettivi e programmi.
Scusate, rischiavo di dimenticare una cosa importante. La manifestazione è contro la politica del governo Berlusconi. Finita la manifestazione su quale programma ci muoviamo? Forse chiedendo di partecipare facendo un sacrificio, a chi vive malamente del suo lavoro, un programma per il futuro sarebbe proprio la cosa minima da dare.
domenica 14 settembre 2008
le parole servono a poco
Abdul William Guibre, 19 anni, italiano originario del Burkina Faso e residente a Cernusco sul Naviglio, aggredito e ucciso a sprangate nella civile Milano
sabato 13 settembre 2008
GAY PRIDE A GENOVA
Ho chiesto a Valerio l'intervista che lui ha rilasciato a Wanda Valli di Repubblica sul suo essere omosessuale e sul Gay Pride a Genova. Lo ringrazio per avermela inviata e per l'importante testimonianza che rende.
da Repubblica edizione di genova 09/09/08
COSì GENOVA NON VOLTERà PIù LA TESTA
Valerio, 22 anni e gay: questa città ha bisogno di liberarsi
Valerio ha 22 anni, è studente di Scienze Politiche, vorrebbe fare il ricercatore sociologico. Valerio è omosessuale, lavora con l´Arcigay, spiega perché nessuno deve temere il Gay Pride. Che potrà essere un´occasione per Genova, città dove gli omosessuali sono tanti quanti altrove, ma dove pochi accettano di dichiararlo, per superare la paura di un giudizio pubblico. Spiega che i cattolici hanno sempre partecipato al Pride, e racconta la su storia.
Valerio, quando si è accorto di essere omosessuale?
«Tutto sommato una certa sensazione l´ho percepita subito, ma, in quinta elementare è difficile per un bambino capire che cos´è. La consapevolezza per me è arrivata l´anno dopo, in prima media».
Proviamo a definirla questa sua sensazione.
«Sentire una diversità, anche di interessi, su certe cose, in sostanza».
E quando il bambino Valerio se n´è accorto, che cosa ha fatto?
«Subito è arrivata la paura, il panico, il rifiuto, ho messo da parte tutto, sono andato avanti così fino alla fine delle medie. Ma alle superiori, al liceo scientifico, la consapevolezza si è imposta».
Nessun trauma?
«Ho sbandato un po´, sono stato bocciato due volte, in terza e in quarta. A quel punto mi sono detto: devi fare i conti con te stesso, non potevo andare avanti così».
E che cosa è successo?
«Intanto ne ho parlato con i miei genitori. Avevo 19 anni, per un mese ci siamo
confrontati, è andata bene. Adesso mia madre viene con me ai Pride, questo di Genova sarà il terzo per lei che fa parte dell´Associazione genitori di omosessuali, l´Agedo, io collaboro con Arcigay. Mio padre? Non partecipa, ma mi lascia libero, ha capito accetta»
I suoi genitori lavorano?
«Sono tutti e due insegnanti, quindi abituati ai problemi di bambini e adolescenti, forse è servito. E proprio loro, e questo sì che è raro, hanno sempre sentito l´importanza di fare educazione sessuale con me e mio fratello, il primo con cui ho parlato. Lui viene ai Pride con la sua ragazza».
Negli anni in cui viveva nel silenzio, qual era la cosa che più la stupiva, la convinceva a tacere?
«Quello che sentivo io non coincideva con gli stereotipi, con l´idea degli omosessuali basata sull´informazione, su quello che vedevo. E questo, per qualche anno, mi ha tenuto distante anche dagli altri omosessuali».
Adesso è sereno?
«Serenissimo. Sono iscritto a Scienze Politiche, vorrei diventare ricercatore
sociologico, un traguardo alto, lo so, ma ci proverò».
I compagni di liceo, i professori, come si comportavano?
«Io non ho mai parlato con loro della mia identità sessuale, ma facevo attività con Arcigay, ho scritto qualche intervento, mi hanno ripreso in qualche tg locale, durante una manifestazione sul 25 Aprile. Solo che i miei compagni non leggevano i giornali e non guardavano i tg. Così non se ne sono resi conto. I prof? Uno per caso, un´altra è venuta all´Arcigay, con lei è nato un bellissimo rapporto».
Genova è una città dove gli omosessuali noti sono pochi, meno che altrove. La città giusta per ospitare il Gay Pride del 2009?
«Certo, questa è già un´ottima ragione, basti pensare a Torino, là è andato molto bene, dopo il Pride l´Arcigay ha riaperto, a Genova c´è un´attività in crescita, servirà anche qui».
Genova è città civile, lei lo ha sperimentato di persona. O no?
«Genova è molto brava a girare la faccia dall´altra parte, poi c´è anche chi ti insulta per strada, anche se meno che altrove, ma credo per distacco, per indifferenza. Genova conosce poco, non abbiamo una comunità omosessuale così visibile, in via XX Settembre non si vedono coppie omosessuali per mano, ecco, ripeto, perché il Pride può essere importante».
Tra le critiche, la più incalzante è che sia una carnevalata, molto esibizionismo e poco di altro.
«E´ una festa, non saremo in una piazza funerea, al di là delle discriminazioni, dei diritti negati che restano. Vincerà il sorriso, per orgoglio, per dignità, noi siamo e vogliamo coinvolgere la città. E poi le discriminazioni hanno tante facce: dal mobbing sui posti di lavoro, ai giudizi sulle etnie diverse, sulle religioni».
Le carnevalate?
«Durante i Mondiali di calcio avvengono alcune manifestazioni di gioia insolita,
ma sono e restano divertimento, per i gay si trasformano in carnevalate. A chi ha questa preoccupazione dico: venite a guardare il Pride dal vivo, dobbiamo liberarci da idee preconcette».
I gay cattolici, religiosi?
«Sono moltissimi e mi dispiace leggere le critiche basate sul fatto che Genova è la città del presidente della Cei. È sua e di tutti noi, e i gay cattolici hanno le loro associazioni, partecipano al Pride. E´ una festa per tutti, ricordiamolo».
da Repubblica edizione di genova 09/09/08
COSì GENOVA NON VOLTERà PIù LA TESTA
Valerio, 22 anni e gay: questa città ha bisogno di liberarsi
Valerio ha 22 anni, è studente di Scienze Politiche, vorrebbe fare il ricercatore sociologico. Valerio è omosessuale, lavora con l´Arcigay, spiega perché nessuno deve temere il Gay Pride. Che potrà essere un´occasione per Genova, città dove gli omosessuali sono tanti quanti altrove, ma dove pochi accettano di dichiararlo, per superare la paura di un giudizio pubblico. Spiega che i cattolici hanno sempre partecipato al Pride, e racconta la su storia.
Valerio, quando si è accorto di essere omosessuale?
«Tutto sommato una certa sensazione l´ho percepita subito, ma, in quinta elementare è difficile per un bambino capire che cos´è. La consapevolezza per me è arrivata l´anno dopo, in prima media».
Proviamo a definirla questa sua sensazione.
«Sentire una diversità, anche di interessi, su certe cose, in sostanza».
E quando il bambino Valerio se n´è accorto, che cosa ha fatto?
«Subito è arrivata la paura, il panico, il rifiuto, ho messo da parte tutto, sono andato avanti così fino alla fine delle medie. Ma alle superiori, al liceo scientifico, la consapevolezza si è imposta».
Nessun trauma?
«Ho sbandato un po´, sono stato bocciato due volte, in terza e in quarta. A quel punto mi sono detto: devi fare i conti con te stesso, non potevo andare avanti così».
E che cosa è successo?
«Intanto ne ho parlato con i miei genitori. Avevo 19 anni, per un mese ci siamo
confrontati, è andata bene. Adesso mia madre viene con me ai Pride, questo di Genova sarà il terzo per lei che fa parte dell´Associazione genitori di omosessuali, l´Agedo, io collaboro con Arcigay. Mio padre? Non partecipa, ma mi lascia libero, ha capito accetta»
I suoi genitori lavorano?
«Sono tutti e due insegnanti, quindi abituati ai problemi di bambini e adolescenti, forse è servito. E proprio loro, e questo sì che è raro, hanno sempre sentito l´importanza di fare educazione sessuale con me e mio fratello, il primo con cui ho parlato. Lui viene ai Pride con la sua ragazza».
Negli anni in cui viveva nel silenzio, qual era la cosa che più la stupiva, la convinceva a tacere?
«Quello che sentivo io non coincideva con gli stereotipi, con l´idea degli omosessuali basata sull´informazione, su quello che vedevo. E questo, per qualche anno, mi ha tenuto distante anche dagli altri omosessuali».
Adesso è sereno?
«Serenissimo. Sono iscritto a Scienze Politiche, vorrei diventare ricercatore
sociologico, un traguardo alto, lo so, ma ci proverò».
I compagni di liceo, i professori, come si comportavano?
«Io non ho mai parlato con loro della mia identità sessuale, ma facevo attività con Arcigay, ho scritto qualche intervento, mi hanno ripreso in qualche tg locale, durante una manifestazione sul 25 Aprile. Solo che i miei compagni non leggevano i giornali e non guardavano i tg. Così non se ne sono resi conto. I prof? Uno per caso, un´altra è venuta all´Arcigay, con lei è nato un bellissimo rapporto».
Genova è una città dove gli omosessuali noti sono pochi, meno che altrove. La città giusta per ospitare il Gay Pride del 2009?
«Certo, questa è già un´ottima ragione, basti pensare a Torino, là è andato molto bene, dopo il Pride l´Arcigay ha riaperto, a Genova c´è un´attività in crescita, servirà anche qui».
Genova è città civile, lei lo ha sperimentato di persona. O no?
«Genova è molto brava a girare la faccia dall´altra parte, poi c´è anche chi ti insulta per strada, anche se meno che altrove, ma credo per distacco, per indifferenza. Genova conosce poco, non abbiamo una comunità omosessuale così visibile, in via XX Settembre non si vedono coppie omosessuali per mano, ecco, ripeto, perché il Pride può essere importante».
Tra le critiche, la più incalzante è che sia una carnevalata, molto esibizionismo e poco di altro.
«E´ una festa, non saremo in una piazza funerea, al di là delle discriminazioni, dei diritti negati che restano. Vincerà il sorriso, per orgoglio, per dignità, noi siamo e vogliamo coinvolgere la città. E poi le discriminazioni hanno tante facce: dal mobbing sui posti di lavoro, ai giudizi sulle etnie diverse, sulle religioni».
Le carnevalate?
«Durante i Mondiali di calcio avvengono alcune manifestazioni di gioia insolita,
ma sono e restano divertimento, per i gay si trasformano in carnevalate. A chi ha questa preoccupazione dico: venite a guardare il Pride dal vivo, dobbiamo liberarci da idee preconcette».
I gay cattolici, religiosi?
«Sono moltissimi e mi dispiace leggere le critiche basate sul fatto che Genova è la città del presidente della Cei. È sua e di tutti noi, e i gay cattolici hanno le loro associazioni, partecipano al Pride. E´ una festa per tutti, ricordiamolo».
venerdì 12 settembre 2008
BOLIVIA OGGI COME CILE NEL 1973?
Con sgomento apprendiamo cosa sta succedendo in questi giorni, in queste ore in Bolivia. Sono passati 35 anni dal golpe cileno e la storia sembrerebbe ripetersi. Il presidente Morales caccia l'ambasciatore USA per le pesanti interferenze nella politica del paese ( http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=12160 ) Sosteniamo il nuovo corso in America Latina!
11 OTTOBRE MANIFESTIAMO?
Sono rimasto colpito quando mi è arrivata la mail per la manifestazione dell’11 ottobre.
Ho pensato seriamente ad una accellerazione sul progetto dell’unificazione in un soggetto a sinistra.
Solo pochi giorni prima avevo avuto alcuni scambi di opinione sul comunicato di Viterbo di SD che mi sembrava rimanere rigida su una formula di costituente “prendere o lasciare” e sul distinguo sulle manifestazioni di ottobre e improvvisamente arrivava questo appello e un seguito di adesioni di tutto rispetto. La riflessione a questo punto è necessaria.
L’appello è assolutamente condivisibile. Alcuni appunti che sono stati mossi a livello nazionale sull’antifascismo e la difesa della costituzione potevano forse essere aggiunti, ma non credo proprio che questa sia stata una dimenticanza voluta o strategica per qualche d’uno.
E’ un appello talmente condivisibile che da compagno rimango quasi infastidito dal fatto che possa essere messo in dubbio il mio disaccordo.
Su una cosa però, giuro, non riesco a darmi pace:cosa facciamo il 12 ottobre?
Da dopo il 14 aprile abbiamo subito l’immobilismo più totale da parte delle forze strutturate della sinistra in attesa di congressi che avrebbero ridisegnato la sinistra extraparlamentare (quella parlamentare non esiste più) in Italia. Le poche iniziative unitarie che si sono consumate sono nate e sono state consumate grazie all’impegno di compagni che spesso si sono trovati le stesse strutture del proprio partito di appartenenza a remare contro.
I congressi hanno parlato fin troppo chiaro, chi riparte dal partito, chi dal simbolo, ma per 4 mesi l’unico a fare iniziativa politica è stato il governo di destra di Berlusconi.
A questo punto l’elefante ha partorito un topolino: una manifestazione contro il governo.
E il 12 ottobre?
Il 12 ottobre nell’ipotesi tutta da verificare che la manifestazione possa andare bene ripartiamo da quale progetto politico?
Non credo anche se qualche d’uno si sentirà gratificato che il manifestare contro, aiuterà chi in questi mesi e per i prossimi anni subirà le angherie del governo .
Chi si sta spendendo come me per la costruzione di un progetto unitario ha imparato che il percorso non è per niente scontato. Molti che a gran voce manifestano la propria unitarietà nei fatti poi trovano mille distinguo per trovare la propria strada unitaria alla faccia di tutti gli altri, e, altri riescono ad essere unitari in funzione della possibilità di accapparrarsi o mantenere posti di “piccolo” potere.
Avere difficoltà a trovare sui tanto citati territori adesioni a volte su banali comunicati che coinvolgono la vita di tutti i giorni degli abitanti dei quartieri popolari perché la parola d’ordine è “diffidenza politica” la dice lunga sul clima che regna e si vive livello politico.
Se non abbiamo capito che a noi più di altri la gente comune, quelli che non arrivano alla quarta settimana e in alcuni casi neanche alla terza, chiede un progetto concreto politico che abbia un nome e un cognome e soprattutto una prospettiva nella quale credere.
Ho pensato seriamente ad una accellerazione sul progetto dell’unificazione in un soggetto a sinistra.
Solo pochi giorni prima avevo avuto alcuni scambi di opinione sul comunicato di Viterbo di SD che mi sembrava rimanere rigida su una formula di costituente “prendere o lasciare” e sul distinguo sulle manifestazioni di ottobre e improvvisamente arrivava questo appello e un seguito di adesioni di tutto rispetto. La riflessione a questo punto è necessaria.
L’appello è assolutamente condivisibile. Alcuni appunti che sono stati mossi a livello nazionale sull’antifascismo e la difesa della costituzione potevano forse essere aggiunti, ma non credo proprio che questa sia stata una dimenticanza voluta o strategica per qualche d’uno.
E’ un appello talmente condivisibile che da compagno rimango quasi infastidito dal fatto che possa essere messo in dubbio il mio disaccordo.
Su una cosa però, giuro, non riesco a darmi pace:cosa facciamo il 12 ottobre?
Da dopo il 14 aprile abbiamo subito l’immobilismo più totale da parte delle forze strutturate della sinistra in attesa di congressi che avrebbero ridisegnato la sinistra extraparlamentare (quella parlamentare non esiste più) in Italia. Le poche iniziative unitarie che si sono consumate sono nate e sono state consumate grazie all’impegno di compagni che spesso si sono trovati le stesse strutture del proprio partito di appartenenza a remare contro.
I congressi hanno parlato fin troppo chiaro, chi riparte dal partito, chi dal simbolo, ma per 4 mesi l’unico a fare iniziativa politica è stato il governo di destra di Berlusconi.
A questo punto l’elefante ha partorito un topolino: una manifestazione contro il governo.
E il 12 ottobre?
Il 12 ottobre nell’ipotesi tutta da verificare che la manifestazione possa andare bene ripartiamo da quale progetto politico?
Non credo anche se qualche d’uno si sentirà gratificato che il manifestare contro, aiuterà chi in questi mesi e per i prossimi anni subirà le angherie del governo .
Chi si sta spendendo come me per la costruzione di un progetto unitario ha imparato che il percorso non è per niente scontato. Molti che a gran voce manifestano la propria unitarietà nei fatti poi trovano mille distinguo per trovare la propria strada unitaria alla faccia di tutti gli altri, e, altri riescono ad essere unitari in funzione della possibilità di accapparrarsi o mantenere posti di “piccolo” potere.
Avere difficoltà a trovare sui tanto citati territori adesioni a volte su banali comunicati che coinvolgono la vita di tutti i giorni degli abitanti dei quartieri popolari perché la parola d’ordine è “diffidenza politica” la dice lunga sul clima che regna e si vive livello politico.
Se non abbiamo capito che a noi più di altri la gente comune, quelli che non arrivano alla quarta settimana e in alcuni casi neanche alla terza, chiede un progetto concreto politico che abbia un nome e un cognome e soprattutto una prospettiva nella quale credere.
giovedì 11 settembre 2008
11 SETTEMBRE 1973
I SATRAPI
Nixon, Frei e Pinochet
fino ad oggi, fino a questo amaro
mese di settembre
dell’anno 1973,
con Bordaberry, Garrastazu e Banzer,
iene voraci
della nostra storia, roditori
delle bandiere conquistate
con tanto sangue e tanto fuoco,
impantanati nei loro orticelli,
predatori infernali,
satrapi mille volte venduti
e traditori, eccitati
dai lupi di New York,
macchine affamate di sofferenze,
macchiate dal sacrificio
dei loro popoli martirizzati,
mercanti prostitute
del pane e dell’aria d’America,
fogne, boia, branco
di cacicchi di lupanare,
senza altra legge che la tortura
e la fame frustrata del popolo.
ultima poesia di Pablo Neruda
(morto il 23 settembre 1973 a Santiago - Cile)
Nixon, Frei e Pinochet
fino ad oggi, fino a questo amaro
mese di settembre
dell’anno 1973,
con Bordaberry, Garrastazu e Banzer,
iene voraci
della nostra storia, roditori
delle bandiere conquistate
con tanto sangue e tanto fuoco,
impantanati nei loro orticelli,
predatori infernali,
satrapi mille volte venduti
e traditori, eccitati
dai lupi di New York,
macchine affamate di sofferenze,
macchiate dal sacrificio
dei loro popoli martirizzati,
mercanti prostitute
del pane e dell’aria d’America,
fogne, boia, branco
di cacicchi di lupanare,
senza altra legge che la tortura
e la fame frustrata del popolo.
ultima poesia di Pablo Neruda
(morto il 23 settembre 1973 a Santiago - Cile)
mercoledì 10 settembre 2008
martedì 9 settembre 2008
Un bagaglio di responsabilità 2
E’ curioso come da quello che doveva essere l’argomento principale di una riflessione si possa divagare in un contesto che è stato pure definito “romantico”. In realtà il mio precedente post voleva essere un mettere insieme situazioni vissute nelle nostre città e quartieri e non un semplice sentito dire. Voleva cercare di trasmettere un po di quelle emotività che hanno mosso in quegli anni milioni di persone.
Comunque il virus scatenante di tutto il discorso era e rimane la Georgia che in apparenza sembrerebbe non azzeccarci niente rispetto ai ragionamenti fatti mentre in realtà assume una importanza assolutamente primaria.
La complessità della cosa in realtà parte da una necessità che non credo sia appannaggio solo della sinistra, ed è, “da che parte sto”. Ai tempi del Vietnam non avevamo alcun dubbio in proposito e i problemi che potevano nascere la dove in realtà c’erano dei veri conflitti armati come tra URSS e Cina venivano da noi semplificati con un “Russia Cina uniti in Indocina” . Non ci ponevamo la questione sul politicamente corretto ma dell’eticamente corretto.
E’ così che senza neanche accorgecene arriviamo a quello che può essere considerato il punto più pericoloso dai tempi della guerra fredda, forse, il più pericoloso dai tempi della crisi dei missili a Cuba.
Non voglio entrare nel merito di chi dei due contendenti abbia ragione non è questo il problema, specialmente se facciamo una degressione sui diversi passaggi, dallo scudo spaziale alle volontà separatiste dell’Ossezia, dall’invasione e bombardamenti dei georgiani dell’Ossezia all’intervento russo a difesa degli osseti e sicuramente a difesa dei suoi confini, e, tanti altri piccoli ma non meno gravi episodi che la dicono lunga su quanto c’è di grave in questo conflitto.
Quando ero ragazzino e a scuola o la maestra o successivamente i professori di storia, dicevano, che con l’uccisione dell'erede al trono Francesco Ferdinando a Sarajevo, da parte di un nazionalista serbo, era cominciata di fatto la prima guerra mondiale mi domandavo cosa c’azzeccasse l’uccisione di neanche un imperatore, ma dell’erede al trono, con quell’autentico macello di morti con cui l’Europa ha dovuto fare i conti. Cosa avrebbe dovuto succedere quando fu assassinato Kennedy? E cosa è successo dopo l’11 settembre 2001 in Iraq che non aveva mandato gli aerei contro le torri gemelle e non aveva neanche le tanto ricercate armi di distruzione di massa?
Quando i signori della guerra hanno deciso per i loro interessi una guerra la guerra alla fine c’è stata.
Quando a questo punto alcune menti eccelse soprattutto in malafede rispetto al problema reale propone l’adesione della Georgia alla NATO io non lo nego ho paura. Ho paura perchè è la lenta costruzione per un intervento armato contro la Russia. Intervento che verrebbe legittimato dall’esigenza di difendere un paese “membro” dell’alleanza come da statuto della stessa alleanza atlantica
E’ semplicemente il mettere le basi per un conflitto permanente da un unico esito certo morte e distruzione. E non ci consoli il pensiero che tanto non scoppierà “perché altrimenti finiamo tutti a gambe all’aria”perché della lungimiranza dei nostri governi e della leadership americana, sia essa repubblicana, sia essa democratica, non mi fido e non ci si può fidare.
A questo punto però necessita affrontare la parte inquietante che ci riguarda come cittadini, come pacifisti, come uomini e donne di sinistra.
C’è forse stato un incremento di mortalità in italia che ha decimato nella migliore delle ipotesi tutti coloro che hanno esposto sei anni fa milioni di bandiere della pace dal nord a sud isole comprese?
Quali sono le nostre parole d’ordine che portiamo nelle piazze che urliamo da balcone in balcone e ne facciamo elemento di cultura militante contro le guerre?
Mai penso come in questo momento si sente l’esigenza di una presenza della sinistra. Mai come in questo momento si sente l’esigenza di una sinistra unitaria su temi come quello della Pace.
E’ una responsabilità dalla quale non ci possiamo ne vogliamo sottrarre.
Comunque il virus scatenante di tutto il discorso era e rimane la Georgia che in apparenza sembrerebbe non azzeccarci niente rispetto ai ragionamenti fatti mentre in realtà assume una importanza assolutamente primaria.
La complessità della cosa in realtà parte da una necessità che non credo sia appannaggio solo della sinistra, ed è, “da che parte sto”. Ai tempi del Vietnam non avevamo alcun dubbio in proposito e i problemi che potevano nascere la dove in realtà c’erano dei veri conflitti armati come tra URSS e Cina venivano da noi semplificati con un “Russia Cina uniti in Indocina” . Non ci ponevamo la questione sul politicamente corretto ma dell’eticamente corretto.
E’ così che senza neanche accorgecene arriviamo a quello che può essere considerato il punto più pericoloso dai tempi della guerra fredda, forse, il più pericoloso dai tempi della crisi dei missili a Cuba.
Non voglio entrare nel merito di chi dei due contendenti abbia ragione non è questo il problema, specialmente se facciamo una degressione sui diversi passaggi, dallo scudo spaziale alle volontà separatiste dell’Ossezia, dall’invasione e bombardamenti dei georgiani dell’Ossezia all’intervento russo a difesa degli osseti e sicuramente a difesa dei suoi confini, e, tanti altri piccoli ma non meno gravi episodi che la dicono lunga su quanto c’è di grave in questo conflitto.
Quando ero ragazzino e a scuola o la maestra o successivamente i professori di storia, dicevano, che con l’uccisione dell'erede al trono Francesco Ferdinando a Sarajevo, da parte di un nazionalista serbo, era cominciata di fatto la prima guerra mondiale mi domandavo cosa c’azzeccasse l’uccisione di neanche un imperatore, ma dell’erede al trono, con quell’autentico macello di morti con cui l’Europa ha dovuto fare i conti. Cosa avrebbe dovuto succedere quando fu assassinato Kennedy? E cosa è successo dopo l’11 settembre 2001 in Iraq che non aveva mandato gli aerei contro le torri gemelle e non aveva neanche le tanto ricercate armi di distruzione di massa?
Quando i signori della guerra hanno deciso per i loro interessi una guerra la guerra alla fine c’è stata.
Quando a questo punto alcune menti eccelse soprattutto in malafede rispetto al problema reale propone l’adesione della Georgia alla NATO io non lo nego ho paura. Ho paura perchè è la lenta costruzione per un intervento armato contro la Russia. Intervento che verrebbe legittimato dall’esigenza di difendere un paese “membro” dell’alleanza come da statuto della stessa alleanza atlantica
E’ semplicemente il mettere le basi per un conflitto permanente da un unico esito certo morte e distruzione. E non ci consoli il pensiero che tanto non scoppierà “perché altrimenti finiamo tutti a gambe all’aria”perché della lungimiranza dei nostri governi e della leadership americana, sia essa repubblicana, sia essa democratica, non mi fido e non ci si può fidare.
A questo punto però necessita affrontare la parte inquietante che ci riguarda come cittadini, come pacifisti, come uomini e donne di sinistra.
C’è forse stato un incremento di mortalità in italia che ha decimato nella migliore delle ipotesi tutti coloro che hanno esposto sei anni fa milioni di bandiere della pace dal nord a sud isole comprese?
Quali sono le nostre parole d’ordine che portiamo nelle piazze che urliamo da balcone in balcone e ne facciamo elemento di cultura militante contro le guerre?
Mai penso come in questo momento si sente l’esigenza di una presenza della sinistra. Mai come in questo momento si sente l’esigenza di una sinistra unitaria su temi come quello della Pace.
E’ una responsabilità dalla quale non ci possiamo ne vogliamo sottrarre.
lunedì 1 settembre 2008
Un bagaglio di responsabilità.
La cosa che fa più innervosire nei giudizi scolastici è la famigerata frase:
"…è intelligente e potrebbe fare qualche cosa di più perché ne ha le capacità…”. Spesso in questo giudizio concorrono molti equivoci: la mancanza di volontà, la più o meno simpatia nei confronti dello studente l’incapacità dell’insegnante in un giudizio sulla soggettività di un giovane che si confronta non solo con la scuola ma con altrettante situazioni di aggregazione sociale come la famiglia, la chiesa, la strada.
La dissertazione sulla scuola mi è venuta spontanea nel momento in cui da “soggetto della Sinistra” sono un convinto assertore che l’intelligenza per indicare quello che alla fine degli anni 60 inizio anni 70 era un nuovo “modello di sviluppo” era una capacità reale di concepire la società moderna su principi che salvaguardassero ambiente lavoro ed equità sociale.
Eravamo noi che attraverso le lotte degli anni 60 arrivavamo allo Statuto dei Lavoratori, che con lo schierarci al fianco del popolo del Vietnam facevamo una precisa scelta di campo contro le aggressioni dell’imperialismo e, sostenendo Allende eravamo convinti che comunque una via democratica verso il socialismo era possibile e credibile.
Avevamo anche la capacità tra laceranti dibattiti di chiederci quale modello di socialismo schiacciava le aspirazioni del popolo ceco con i carri armati e la consapevolezza che esperienze alle quali avevamo guardato con simpatia e che comunque erano state determinanti nella risoluzione del conflitto mondiale avevano terminato il loro “effetto propulsivo”.
Credo che la mia generazione sia stata nel secolo scorso quella che ha avuto l’opportunità di macinare, per tutto un concatenarsi di situazioni favorevoli, una massa immane di idee sia qualitativa che quantitativa.
Non penso che quel patrimonio si sia estinto nel tempo, come non penso che la responsabilità dell’annichilimento delle coscienze sia solo dell’avversario di sempre. Siamo noi che dobbiamo avere il coraggio di risvegliare la capacità di indignarci e con ogni mezzo manifestare il nostro risveglio, risvegliare in noi la “compassione” ed indirizzare la nostra rabbia nei canali dell’intelligenza.
Tra pochi giorni sarà l’11 settembre, per noi, popolo di Sinistra, il ricordo nel 1973 della fine nel sangue dell’esperienza di Unità Popolare di Salvador Allende e, di uno slancio di solidarietà da parte di tutto l’antifascismo mondiale a sostegno della Resistenza Cilena con il ricordo della manifestazione del Novembre 1973 a Torino di tanti giovani Antifascisti. Dove sono quei giovani che intonavano insieme ai profughi latino-americani “Venceremos”? Dove sono quei giovani che quasi trent’anni dopo nel 2001 sfilavano per Genova che troppo assomigliava alla Santiago di Pinochet?
Ci siamo, esistiamo ancora, siamo ancora in grado di dare molto. Forse quella che abbiamo subito è una bocciatura o forse è meglio pensare che siamo stati rimandati a settembre perché eravamo intelligenti ma ci siamo impegnati poco……….
Siamo a settembre……. Mai più bocciature!
"Potremmo essere espulsi da tutte le scuole del regno"
Loris
La cosa che fa più innervosire nei giudizi scolastici è la famigerata frase:
"…è intelligente e potrebbe fare qualche cosa di più perché ne ha le capacità…”. Spesso in questo giudizio concorrono molti equivoci: la mancanza di volontà, la più o meno simpatia nei confronti dello studente l’incapacità dell’insegnante in un giudizio sulla soggettività di un giovane che si confronta non solo con la scuola ma con altrettante situazioni di aggregazione sociale come la famiglia, la chiesa, la strada.
La dissertazione sulla scuola mi è venuta spontanea nel momento in cui da “soggetto della Sinistra” sono un convinto assertore che l’intelligenza per indicare quello che alla fine degli anni 60 inizio anni 70 era un nuovo “modello di sviluppo” era una capacità reale di concepire la società moderna su principi che salvaguardassero ambiente lavoro ed equità sociale.
Eravamo noi che attraverso le lotte degli anni 60 arrivavamo allo Statuto dei Lavoratori, che con lo schierarci al fianco del popolo del Vietnam facevamo una precisa scelta di campo contro le aggressioni dell’imperialismo e, sostenendo Allende eravamo convinti che comunque una via democratica verso il socialismo era possibile e credibile.
Avevamo anche la capacità tra laceranti dibattiti di chiederci quale modello di socialismo schiacciava le aspirazioni del popolo ceco con i carri armati e la consapevolezza che esperienze alle quali avevamo guardato con simpatia e che comunque erano state determinanti nella risoluzione del conflitto mondiale avevano terminato il loro “effetto propulsivo”.
Credo che la mia generazione sia stata nel secolo scorso quella che ha avuto l’opportunità di macinare, per tutto un concatenarsi di situazioni favorevoli, una massa immane di idee sia qualitativa che quantitativa.
Non penso che quel patrimonio si sia estinto nel tempo, come non penso che la responsabilità dell’annichilimento delle coscienze sia solo dell’avversario di sempre. Siamo noi che dobbiamo avere il coraggio di risvegliare la capacità di indignarci e con ogni mezzo manifestare il nostro risveglio, risvegliare in noi la “compassione” ed indirizzare la nostra rabbia nei canali dell’intelligenza.
Tra pochi giorni sarà l’11 settembre, per noi, popolo di Sinistra, il ricordo nel 1973 della fine nel sangue dell’esperienza di Unità Popolare di Salvador Allende e, di uno slancio di solidarietà da parte di tutto l’antifascismo mondiale a sostegno della Resistenza Cilena con il ricordo della manifestazione del Novembre 1973 a Torino di tanti giovani Antifascisti. Dove sono quei giovani che intonavano insieme ai profughi latino-americani “Venceremos”? Dove sono quei giovani che quasi trent’anni dopo nel 2001 sfilavano per Genova che troppo assomigliava alla Santiago di Pinochet?
Ci siamo, esistiamo ancora, siamo ancora in grado di dare molto. Forse quella che abbiamo subito è una bocciatura o forse è meglio pensare che siamo stati rimandati a settembre perché eravamo intelligenti ma ci siamo impegnati poco……….
Siamo a settembre……. Mai più bocciature!
"Potremmo essere espulsi da tutte le scuole del regno"
Loris
Iscriviti a:
Post (Atom)
BEGIN
Lettori fissi
networkedblogs
DISCLAIMER
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti "linkati".
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via E-mail. Saranno immediatamente rimosse.
Some text or image, in this blog, were obtained via internet and, for that reason, considered of public domain. I have no intention of infringing copyright. In the case, send me an E-mail and I will provide immediately.