Sono due le cose che mi hanno colpito su "la Repubblica" di venerdì 27 febbraio:
la prima è quella relativa all'impronta di "Uomo eretto" datata circa un milione e mezzo di anni fa e scoperta sui bordi del lago Turkana in Kenia. Non ho potuto fare a meno di riflettere su questo strano animale che è l'uomo e che attraverso mutazioni dovute sia a variazioni climatiche sia alle caratteristiche dei territori è riuscito ad evolversi fino ad arrivare ai giorni nostri, passando dall'incedere a 4 zampe a nobilitarsi ereggendosi su due, dall'utilizzo della clava all'utilizzo del notebook. Lunghe escursioni nell'esperienza dell'umanità dalle sue meraviglie ai suoi orrori.
Il tutto ovviamente, e questo lo possiamo sapere noi e non l'uomo che passeggiava ai bordi del Turkana tanto tempo fa, filtrato da quella massa che sta dentro il nostro cranio che è il cervello e che acquisisce le informazioni le elabora e le trasmette.
Proprio pensando a quella che è l'esperienza che in tempi più o meno brevi riusciamo a elaborare e mettere a frutto mi porta al secondo argomento trattato da Repubblica che mi ha messo in moto riflessioni che anzichè in milioni di anni trovano il loro essere nell'immediato più spicciolo :"prove di accordo a sinistra"( pag.15) .
Provo a sintetizzare la situazione ad oggi: la sconfitta di un anno fa ha portato, oltre allo sconforto e alle analisi più o meno condivise da tutti, ad una ulteriore frammentazione del panorama a sinistra.
Questa uleriore divisione però aveva forse un pregio, che sostanzialmente sviluppava due sole scuole di pensiero e di percorso politico. Una vuole riappropriarsi di una identità "Comunista" e l'altra cerca di aprirsi al concorso di più forze per riuscire a mettere in gioco un nuovo soggetto che appunto raccogliesse l'umore di questa sinistra diffusa.
Sulla prima , quella comunista, ho poco da dire, in quanto penso che proprio perchè la matrice filosofica che porta al "comunismo" parte dall'attenta analisi dei mutamenti sociali e al sapere coniugare l'azione politica rispetto a tali mutamenti, reputo quest'anima dei partiti che si rifanno,se non altro per iconografia, al comunismo, inadeguati sul piano dell'analisi e conseguentemente dell'azione politica. (rifletto sulla loro storia dal 1992 in poi)
Sull'unitaria qualche cosina in più da dire a questo punto lo avrei, anche perchè in periodi sicuramente non sospetti il mio agire politico è stato proprio in questa direzione.
Ho scritto "il mio agire politico" perchè quello di altri è stato diverso, talmente diverso che ho sentito l'esigenza di prenderne le distanze.
Utilizzare le idee degli altri per raggiungere i propri obbiettivi può essere giustificato se gli obbiettivi sono comuni, ma se sono diversi, la cosa, per usare un eufemismo, non è molto carina.
Le prove unitarie in vista delle europee descritte su Repubblica sono purtroppo la cartina di tornasole degli obbiettivi di alcuni soggetti politici. La cosa più inquietante è che qualcuno predica generosità, la partecipazione e la condivisione, per poi nelle segrete stanze raggiungere accordi che onestamente vista la consistenza numerica delle proprie organizzazioni, non risultano andare troppo al di la dell'accordo personale, perchè non ci si può trincerare dietro la presunzione di processi condivisi (assemblee a vario titolo) che senza parlare di politica hanno avuto solo lo scopo di garantire attraverso le alchimie più diverse il controllo dell'organizzazione.
Non mi accordo se non ho contenuti politici comuni e soprattutto se non li ho condivisi con la base e col blocco sociale che rappresento. Pretendere di andare a intaccare altri blocchi sociali e ricercare possibili alleanze la dove nella realtà quotidiana di tutti i giorni ravvediamo solo avversari politici e blocchi sociali a noi antagonisti lo trovo quanto meno bizzarro.
Per essere più esplicito affermo che E.Berlinguer quando formulò la proposta del compromesso storico o la politica nei confronti del ceto medio partiva dalla consapevolezza di avere una linea politica definita e di rappresentare un blocco sociale ben preciso all’interno del quale il partito era un soggetto attivo.
Vedo in tutto questo tessere accordi elettorali a 4 pertanto solo del decisionismo che tende più all'autoconservazione nell'auspicio di guadagnare qualche strapuntino in funzione di cose non dette e pertanto ulteriormente non condivise.
Per ritornare al primo argomento trattato mi domando se il nostro "uomo eretto" sarebbe riuscito a trovare quella forma di emancipazione se non avesse fatto tesoro delle esperienze dei millenni precedenti e se rispetto alle prime cadute non avesse metabolizzato quelle regole comportamentali che hanno fatto del suo incedere cauto all'ora un dato di fatto acquisito oggi.Pensano gli uomini della sinistra italiana di emanciparsi una volta per tutte seguendo le tracce dell'uomo eretto o vuole condannarsi all'estinzione perchè non facendo tesoro dell'esperienza resta carponi dando il via libera ad altre specie che magari più fameliche e con organizzazioni sociali differenti e strutturate prenderanno definitivamente il sopravvento?
la prima è quella relativa all'impronta di "Uomo eretto" datata circa un milione e mezzo di anni fa e scoperta sui bordi del lago Turkana in Kenia. Non ho potuto fare a meno di riflettere su questo strano animale che è l'uomo e che attraverso mutazioni dovute sia a variazioni climatiche sia alle caratteristiche dei territori è riuscito ad evolversi fino ad arrivare ai giorni nostri, passando dall'incedere a 4 zampe a nobilitarsi ereggendosi su due, dall'utilizzo della clava all'utilizzo del notebook. Lunghe escursioni nell'esperienza dell'umanità dalle sue meraviglie ai suoi orrori.
Il tutto ovviamente, e questo lo possiamo sapere noi e non l'uomo che passeggiava ai bordi del Turkana tanto tempo fa, filtrato da quella massa che sta dentro il nostro cranio che è il cervello e che acquisisce le informazioni le elabora e le trasmette.
Proprio pensando a quella che è l'esperienza che in tempi più o meno brevi riusciamo a elaborare e mettere a frutto mi porta al secondo argomento trattato da Repubblica che mi ha messo in moto riflessioni che anzichè in milioni di anni trovano il loro essere nell'immediato più spicciolo :"prove di accordo a sinistra"( pag.15) .
Provo a sintetizzare la situazione ad oggi: la sconfitta di un anno fa ha portato, oltre allo sconforto e alle analisi più o meno condivise da tutti, ad una ulteriore frammentazione del panorama a sinistra.
Questa uleriore divisione però aveva forse un pregio, che sostanzialmente sviluppava due sole scuole di pensiero e di percorso politico. Una vuole riappropriarsi di una identità "Comunista" e l'altra cerca di aprirsi al concorso di più forze per riuscire a mettere in gioco un nuovo soggetto che appunto raccogliesse l'umore di questa sinistra diffusa.
Sulla prima , quella comunista, ho poco da dire, in quanto penso che proprio perchè la matrice filosofica che porta al "comunismo" parte dall'attenta analisi dei mutamenti sociali e al sapere coniugare l'azione politica rispetto a tali mutamenti, reputo quest'anima dei partiti che si rifanno,se non altro per iconografia, al comunismo, inadeguati sul piano dell'analisi e conseguentemente dell'azione politica. (rifletto sulla loro storia dal 1992 in poi)
Sull'unitaria qualche cosina in più da dire a questo punto lo avrei, anche perchè in periodi sicuramente non sospetti il mio agire politico è stato proprio in questa direzione.
Ho scritto "il mio agire politico" perchè quello di altri è stato diverso, talmente diverso che ho sentito l'esigenza di prenderne le distanze.
Utilizzare le idee degli altri per raggiungere i propri obbiettivi può essere giustificato se gli obbiettivi sono comuni, ma se sono diversi, la cosa, per usare un eufemismo, non è molto carina.
Le prove unitarie in vista delle europee descritte su Repubblica sono purtroppo la cartina di tornasole degli obbiettivi di alcuni soggetti politici. La cosa più inquietante è che qualcuno predica generosità, la partecipazione e la condivisione, per poi nelle segrete stanze raggiungere accordi che onestamente vista la consistenza numerica delle proprie organizzazioni, non risultano andare troppo al di la dell'accordo personale, perchè non ci si può trincerare dietro la presunzione di processi condivisi (assemblee a vario titolo) che senza parlare di politica hanno avuto solo lo scopo di garantire attraverso le alchimie più diverse il controllo dell'organizzazione.
Non mi accordo se non ho contenuti politici comuni e soprattutto se non li ho condivisi con la base e col blocco sociale che rappresento. Pretendere di andare a intaccare altri blocchi sociali e ricercare possibili alleanze la dove nella realtà quotidiana di tutti i giorni ravvediamo solo avversari politici e blocchi sociali a noi antagonisti lo trovo quanto meno bizzarro.
Per essere più esplicito affermo che E.Berlinguer quando formulò la proposta del compromesso storico o la politica nei confronti del ceto medio partiva dalla consapevolezza di avere una linea politica definita e di rappresentare un blocco sociale ben preciso all’interno del quale il partito era un soggetto attivo.
Vedo in tutto questo tessere accordi elettorali a 4 pertanto solo del decisionismo che tende più all'autoconservazione nell'auspicio di guadagnare qualche strapuntino in funzione di cose non dette e pertanto ulteriormente non condivise.
Per ritornare al primo argomento trattato mi domando se il nostro "uomo eretto" sarebbe riuscito a trovare quella forma di emancipazione se non avesse fatto tesoro delle esperienze dei millenni precedenti e se rispetto alle prime cadute non avesse metabolizzato quelle regole comportamentali che hanno fatto del suo incedere cauto all'ora un dato di fatto acquisito oggi.Pensano gli uomini della sinistra italiana di emanciparsi una volta per tutte seguendo le tracce dell'uomo eretto o vuole condannarsi all'estinzione perchè non facendo tesoro dell'esperienza resta carponi dando il via libera ad altre specie che magari più fameliche e con organizzazioni sociali differenti e strutturate prenderanno definitivamente il sopravvento?