…era il 16 ottobre e a Roma partecipavo alla grande manifestazione indetta dalla Fiom per rivendicare “Diritti” e “Lavoro”.
A quella manifestazione, convocata da una sigla sindacale, in realtà parteciparono ben più che i “soli” lavoratori metalmeccanici aderenti alla Fiom, sfilarono lavoratori di categorie diverse, studenti, lavoratori precari e tante altre realtà: dalla giustizia ambientale ai movimenti contro la privatizzazione dell’acqua.
A Roma il 16 ottobre manifestò un blocco sociale privo di rappresentanza politica perché nel nostro Parlamento i partiti che, almeno per cultura o tradizione storica, dovrebbero essere i riferimenti di questo blocco, in realtà, da molti anni hanno fatto scelte aclassiste, e “aclassista” significa negazione del concetto stesso di “classe sociale”.
Chi , rimasto fuori dal Parlamento, potrebbe e dovrebbe assumere questa rappresentanza, sembra più interessato a trovare alleanze per poter rientrare tra gli eletti, piuttosto che elaborare un progetto di società intorno al quale convogliare le aspettative di riscatto di questo blocco sociale.
Su queste basi arriviamo al 14 dicembre, e ancora nelle piazze di Roma.
Il 14 dicembre ha manifestato il blocco sociale senza rappresentanza, e i soggetti erano studenti, ricercatori, precari e lavoratori metalmeccanici, ma anche i terremotati dell’Aquila e i cittadini di Terzigno.
A manifestare c’erano le vittime della violenza di questo Stato che, scientemente, rapina del futuro le giovani generazioni, azzera le progettualità e si accanisce contro i diritti come un toro davanti la muleta. A manifestare c’erano le immagini viventi dei fallimenti di questo governo che il 14 chiedeva la “fiducia“ per continuare a disgregare la cultura per soppiantarla con le capacità relazionali all’interno della casa del grande fratello. Per continuare ad alimentare i comitati di affari che “ridevano” mentre la terra che tremava distruggeva l’Aquila e per non fare mancare al partito degli inceneritori e delle discariche un contributo significativo alla loro sussistenza.
Sicuramente un voto imbarazzante nel momento in cui non una semplice contestazione ma una autentica opposizione sociale impone la propria voce sul palcoscenico politico
Non è un antiberlusconismo motivato solo dall’esistenza di Berlusconi a incalzare il governo, ma una significativa rappresentatività di una Italia che confida nella coesione sociale, nel principio di solidarietà e nella consapevolezza che solo attraverso la cultura un Paese riesce a ricollocarsi tra le società civili.
Ma un governo che di fatto, in maniera sistematica destruttura il concetto stesso di Stato, banalizzandolo sino al ridicolo e con una opposizione parlamentare come quella che si è proposta in questi ultimi mesi, per dimensioni e qualità, non può sostenere alcun tipo di confronto.
Ecco, allora, che diventa imperante per chi è al potere delegittimare questo movimento non essendoci la minima volontà di competere sulle cose serie con i diretti interessati. I modi per farlo li hanno inaugurati a Genova, anche con la complicità di qualche esasperato.
Da parte di questo governo è imperante battere la gran cassa della disinformazione e identificare questa opposizione di piazza con l’immagine della violenza e del terrorismo, richiamando periodi assai bui per la nostra democrazia. Talmente bui da non avere, a più di 30 anni di distanza, la possibilità di storicizzare e di comprendere le responsabilità politiche di quella fetta di storia che va dalla strage di piazza Fontana a piazza della Loggia, dagli attentati ai tralicci dove fu ritrovato il corpo di Feltrinelli al rapimento e uccisione dell’on Moro. Tanti, e troppi altri episodi difficili persino da ricordare.
E’ limitativo e fortemente forviante da parte di chi, comunque non sostenendo questo governo, alla fine ne condivide più o meno coscientemente la sintesi riducendo alla “violenza” della piazza il fulcro del discorso. Ed è oltremodo fuorviante che in questi episodi qualcuno ci veda una risposta di “massa” che nella realtà delle cose non esiste.
Credo, invece, che questo blocco sociale d’opposizione che ha manifestato in tutte le piazze italiane avverta la necessità di darsi rappresentanza politica.
Forse partendo proprio da quelli che sono i bisogni inascoltati, di questa moltitudine di studenti, lavoratori e di semplici cittadini, è possibile buttare le basi per una ricostruzione politica di un progetto politico che offra una prospettiva di società equa, giusta e soprattutto sostenibile.
Loris
3 commenti:
Io la chiamerei anche dittatura della maggioranza. E' da dittatori non ascoltare nessuno, blindare il Senato perchè approvi le leggi, così come arrivano dalla Camera dei deputati, perchè la stessa maggioranza ha dei problemi alla Camera ed è da dittatori imporre ed imporsi, con arroganza, attraverso i media, tentando di cancellare le poche voci ancora non allineate.
Fascismo vero e proprio, con olio di ricino ed arresti preventivi, forse no, ma dittatura della maggioranza, mascherata da democrazia del popolo, sì, quello sì.
Un abbraccio a tutti voi, e auguri.
Arrivederci.
Hai detto bene "bisogni inascoltati", infatti si è parlato solo delle violenze, perché fa buon gioco al governo seminare terrore nel popolino. Gli studenti sono passati per scalmanati, i poliziotti encomiati ( ma intanto pisciano nei serbatoi delle auto perché benzina non ne hanno più) e la Gelmini va avanti.
Da vomito!
Dobbiamo stare uniti!
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