…è passata una settimana dal 15 dicembre di Roma, e considerando il livello di dibattito che è scaturito, alcune riflessioni ritengo siano necessarie e opportune.
Vincitori e sconfitti - E’ evidente a tutti che il grande sconfitto della giornata del 15, risulta in tutta la sua miscellanea, il movimento nella sua totalità, nella lotta contro chi ha causato la crisi e contro chi ha deciso che la crisi non l’avrebbero pagata i responsabili dei flussi finanziari, le banche con le loro politiche sopranazionali e gli elusori ed evasori fiscali che sono a tutti gli effetti una cifra considerevole del “debito”
Se la manifestazione avesse trovato il suo epilogo, in Piazza San Giovanni, molti, come del resto era stato annunciato, non sarebbero tornati a casa e San Giovanni sarebbe diventata una delle piazze “indignate”. Considerando i numeri che sono ballati il 15, forse la più grossa piazza indignata del mondo, e, lunedì, forse sarebbero partite le piazze indignate di Genova, Milano, Pisa. E chissà quante altre,erano pronte a calarsi nel conflitto.
Vittoria bipartisan, del governo che è il gran protagonista passivo dei diktat della BCE e dell’opposizione parlamentare, che non essendo stata in grado di formulare alcunché nella demarcazione tra chi il debito debba pagarlo e chi non se lo accolla perché gia comunque con scarse coperture sia salariali che di stato sociale, cerca legittimazione nell’ipotesi di un cambio di guardia nella maggioranza parlamentare presso le Banche centrali e tutti gli organismi bancari internazionali.
Non eravamo arrivati a Roma per una passeggiata rituale, ma per fermarci. L’unico modo per impedircelo è stato renderci impraticabile il luogo simbolo della nostra contestazione, e per chi era in quella piazza è stato evidente come i così detti violenti siano stati sospinti verso chi violento non era e non aveva ne cappucci ne armi atte ad offendere.
Loris
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