…prima di cadere in equivoci è opportuno ricordare che la chiamata del 15 ottobre parte dal movimento degli indignados che rifiuta per sua natura l’etichettamento.
Rispondendo a chi imputava agli indignati spagnoli
l’apoliticità e la responsabilità della perdita di consenso di Zapatero,
favorendo la destra, affermavo che il disagio sociale e politico che veniva
evidenziato da questo movimento era il conflitto che la sinistra per sua stessa
natura doveva avere la capacità di gestire.
Tanto per fare un esempio dei
nostri giorni, i lamentosi amano scagliarsi contro il movimento 5 stelle di
Beppe Grillo accusandolo di sottrarre voti al centrosinistra favorendo quindi
le coalizioni di centro-destra, mentre personalmente penso che se la qualità
della proposta politica è buona, senza sovrapposizioni e ambiguità, oltre al 5
stelle potrebbe esserci anche il 6 il 7 o l’otto stelle che le coalizioni di
centro sinistra non si porrebbero il problema del grillismo.
Tornando agli indignati del 15
ottobre, diverse sigle della sinistra, riunite sulle tematiche dei social forum
ai primi di settembre lanciavano una chiamata al fine di facilitare, come
sinistra diffusa, la partecipazione alla giornata del 15.
Nell’ulteriore allargamento dei
soggetti, ritengo che avere avuto la presunzione di gestire come sigle, una
chiamata che nasceva ed era valorizzata dagli individui, sia stato un grave
errore.
Quello che era indubbiamente il
necessario strumento per la costruzione di una grossa mobilitazione si è
trasformato in un boomerang dagli effetti imprevedibili.
Se qualcuno ha pensato che dopo
il decennale di Genova era possibile riproporre un coordinamento “stile Genova”
per il 15 ottobre, ha evidentemente sottovalutato che dietro al risultato della
manifestazione/corteo del 23 luglio, pur nelle sue contraddizioni, quel
coordinamento, aveva cementato, nel lavoro di un anno un monolito che non
lasciava spazi ad ambiguità (pressioni e forzature medianiche sono state presenti
sino alla partenza del corteo, con false notizie di scontri nel centro storico
genovese) mentre per la giornata degli indignati i tempi hanno limitato il
lavoro ad una adesione formale e a un liberi tutte sulle pratiche ai margini
del corteo.
L’evidente cura del proprio
settore, delle proprie pratiche e delle proprie alleanze, è stato un corto
circuito che ha depotenziato sin dal nascere una delle più imponenti
manifestazioni popolari nate e volute dal basso.
Altro errore è stato quello di
alcuni ambiti della sinistra di sovrapporre alle parole d’ordine del movimento
degli indignati le proprie parole d’ordine.
Non è un caso se l’aggressione al
corteo non è avvenuta su uno spezzone, ma tra gli spezzoni tanto sapientemente
inquadrati . Non è un caso se le esternazioni postume sull’accaduto sono state
fatte dagli organismi delle singole sigle piuttosto che collettivamente.
Forse però nell’amarezza
dell’epilogo di quella manifestazione una ragione in più per indignarsi, indignarsi di questa sinistra cercando di
ridare voce a quei valori di solidarietà, condivisione e lotta tanto cari alla
tradizione storica e culturale della sinistra italiana, ridare voce all’esserci
e non al comparire.
L’aver fatto sclerotizzare
all’interno del movimento italiano le tensioni e i conflitti all’interno del
microcosmo della sinistra italiana, sono stati un regalo, per i più
involontario al Governo italiano e al potere politico finanziario europeo.
Come un disco incantato ripeterò
ciò che in altri momenti è stato detto: pratiche nuove di partecipazione e
linguaggio nuovo. Se nel bucare lo schermo sta il “modernismo”, espressione del
berlusconismo, colmiamo il buco culturale con i contenuti che non sono ne
narrazioni ne litanie superate dagli sconvolgimenti sociali degli ultimi
decenni.
Ritorniamo a leggere i soggetti
sociali senza ne spaventarci ne
snobbando le manifestazioni di disagio espresse dalle centinaia di migliaia di
indignados nel mondo e più che al protagonismo di un posto in prima fila
torniamo al protagonismo nella gestione dei conflitti.
Sicuramente dopo il 15 ottobre
sarà più difficile, ma forse riprendendo dai territori, dove il rapporto
ritorna ad essere necessariamente diretto e personale una rete può trovare i
nodi giusti sui quali ordire una trama di una nuova politica a sinistra e di
sinistra.
Loris
mi astengo dal commentare il filmato. Le posizioni sono molto diverse tra loro e rappresentano comunque delle posizioni. Sulla effettiva rappresentanza in termini "numerici" mi porrei dei seri quesiti. Nell'ambito dell'associazionismo le problematicità restano nel tentativo di rispettare equilibri funambolici
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok . Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.
Nessun commento:
Posta un commento