"Il “Software Libero” è una questione di libertà, non di prezzo. Per capire il concetto, bisognerebbe pensare alla “libertà di parola” e non alla “birra gratis”. (NdT: il termine “free” in inglese significa sia gratuito che libero)."
Con questo paradigma in una società dove la dipendenza dalla robotica, e dalla computerizzazione è alla base di processi produttivi, della gestione della pubblica amministrazione e della supervisione di delicati interventi in campo sanitario, possiamo comprendere quanto viene delegato a “scatole nere” (software proprietario) di cui non conosciamo il contenuto e su cui non c’è comunque possibilità di intervenire in caso o di necessità o più semplicemente se le nostre esigenze diventano altre e vorremmo personalizzare ai nostri bisogni il software stesso.Non a caso alcuni di questi prodotti sono di “proprietà” di multinazionali che in un circolo vizioso arrivano a condizionare l’hardware stesso sul quale viene installato in un circolo vizioso di consumo e dipendenza.
L’uso del software libero quindi, non è e non vuole essere solo un utilizzo di software gratuito ma anche un impegno a far si che i nostri saperi uniti a quelli degli altri, contestualizzato ai nostri bisogni diventi una risposta sana, democratica e condivisa dando la possibilità di crescere a culturalmente e tecnicamente ad una nuova generazione di informatici .
Richard Stallman è stato tra i primi a confrontarsi su queste tematiche e il valore etico che scaturisce dal suo operato è un patrimonio gia oggi condiviso a livello planetario dalle comunità che sviluppano e mettono in rete software libero. Se la filosofia parte dai propri bisogni è pur vero che con questa logica anche chi non ha la possibilità di acquistare software proprietario, e pensiamo al sud del mondo, quello libero può non solo scaricarlo e utilizzarlo, ma diventare protagonista di un suo ulteriore sviluppo richiudendo la forbice tra chi ha e chi non ha le possibilità .
La massificazione del PC ha fortemente spinto verso una induzione dei bisogni da parte di chi ha monopolizzato il mercato, e le recenti scene di idolatria verso oggetti come l’iphone 5 è una resa culturale ancor prima che di mercato. L’adozione del software libero rappresenta infatti una alternativa alla cultura del tutto servito e tutto ignoto ed una gestione democratica dei “saperi”.
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2 commenti:
osservazioni interessanti, oggi si pensa spesso che la rete sia libertà, ma non é detto che sia poi così vero
Ci sono molti spazi di "libertà condizionata". Un po come il cane alla catena. Il software proprietario ti impone le sue regole, di fatto la sua dittatura. Troppo spesso ci arrendiamo alla comodità del "piatto servito", la videata di windows con tutte le icone colorate ci facilita nell'accesso, ma di fatto poi ti impone la sua logica nella navigazione all'interno del pc come all'interno della rete. Ne più ne meno come quando si va all'IKEA e ti viene subdolamente imposto il percorso per indurti in bisogni che non avevi preventivato e che non avevi sicuramente come priorità.
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