"Ognuno è il prodotto della
propria cultura, della propria educazione e della propria formazione. Io sono
figlio di mio padre, della sua cultura, della sua educazione e della sua
formazione. Sono anche figlio del dolore che l’interruzione traumatica di questo
flusso di concetti ha richiesto per ricomporre quella cultura, quella
educazione e quella formazione.
(15 dicembre 1964 – 15 dicembre 2012)"
(15 dicembre 1964 – 15 dicembre 2012)"
Ieri sono comparse le cifre sulla
stima della ricchezza in Italia. Fonte dei dati è la Banca d’Italia, quindi ,
dati definibili attendibili.
La metà più povera delle famiglie
italiane detiene il 9,4% della ricchezza totale mentre il 10% più ricco detiene
il 45,9. Se non fosse la Banca d’Italia uno potrebbe dire che è uno slogan dei
No-global.
Un altro dato sempre fornito dall’istituto di Via
Nazionale è l’ammontare del debito pubblico, che a ottobre ha sfondato i
duemila miliardi di euro.
La chicca dei numeri però arriva
nel momento in cui qualcuno scrive che il debito per famiglia è di 82.000 euro.
Ovviamente gli 82.000 sono uguali sia per coloro che detengono il 9,4 di
ricchezza sia per coloro che hanno il 45,9.
Dopo un anno di governo Monti non
siamo sicuramente diventati degli economisti, ma sicuramente siamo in grado di
comprendere qual è il livello delle nostre tasche e riusciamo sempre più a
comprendere perché in un anno si è voluto massacrare lo stato sociale
attraverso il taglio alle pensioni e alla sanità, violare i diritti acquisiti
dei lavoratori (art.18), precarizzare ulteriormente il lavoro, elargire sovvenzioni
alla scuola privata a scapito di quella pubblica e infine (solo per una
questione di sintesi) mantenere i privilegi alla chiesa cattolica tassando
indiscriminatamente il 90% degli italiani.
Si comprende fin troppo bene perché non è stata fatta una patrimoniale, e si comprende, perché la si vive che i segni di una ripresa sono al di la da venire. Non solo, ma nel momento in cui ci dovesse essere, i primi a sentirla saranno il 10 % più ricco.
Due dichiarazioni una di ieri di
Bersani, e una di oggi di D'Alema credo vadano lette con la logica dei numeri
della Banca d’Italia. Il desiderio di aprire al centro e al professore dopo
l’eventuale vittoria da parte del PD è la conferma che il 10% continuerà ad
essere tutelato mentre il restante 90 % sarà quello che continuerà con le
lacrime e il sangue, con i posti di lavoro che saltano, con gli indebitamenti
personali che crescono e lo stato attraverso i suoi tentacoli (Equitalia) potrà
pignorare e depredare ulteriormente .
D'Alema invece ha affermato che
non sarebbe “morale” una candidatura del professore. Tradotto in volgare
dovrebbe significare che lo hanno sponsorizzato, gli hanno fatto fare tutto ciò
che voleva rendendosi complici del furto di futuro alla maggioranza degli
italiani e ora, dopo che hanno dato rassicurazioni che non si modificherà
niente di ciò che Monti aveva già deciso, lui non vuole mollare il giocattolo
al PD, a Bersani e al suo mentore D'Alema. La domanda è: - ma cosa cambia?
Conclusione: grazie per aver
avuto una cultura, una educazione, una formazione che mi permette di comprendere
le ingiustizie e le iniquità e mi schiera dalla parte di chi lavora e lotta. Ognuno ha i propri maestri, altri invece spezzano
volutamente il proprio fusto dalle radici che alimentano delle proprie origini.
Restano in vita ma di fatto sono dei mostri.
Loris
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