Nella mattinata di martedì 12 aprile, nell'aeroporto di Lampedusa, circa 15 migranti tunisini, circondati dai cordoni di Polizia in assetto antisommossa, (ma per fortuna anche da un numero considerevole di telecamere e macchine fotografiche sufficiente a scongiurare azioni di forza), hanno tentato di resistere al respingimento illegale verso la Tunisia (perché collettivo e perché non rispettoso di tutte le procedure previste dal nostro ordinamento: notifica del decreto di trattenimento e respingimento debitamente tradotto, colloquio con l'avvocato di fiducia o d'ufficio, convalida di un giudice). Erano stati tutti portati via con l'inganno, come quelli che sono stati fatti partire pochi giorni prima: "vi trasferiamo a Milano, state tranquilli", una affermazione inquietante che conferma come le procedure obbligatorie da adottare in caso di allontanamento forzato non sono state seguite.
Spetta ad un'attivista antirazzista l'ingrato compito di tentare di informare i migranti circa la loro vera destinazione e i loro diritti. Viene portata via da alcuni agenti per un fermo identificativo con la denuncia per il reato di istigazione a delinquere! Quando ci chiama per chiedere cosa fare per opporsi a questi illegittimi respingimenti collettivi senza rischiare ulteriori denunce le consigliamo di scrivere su uno striscione i primi due commi dell'art. 13 della Costituzione: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
Chissà se oggi, dopo i voti del parlamento su riforme palesemente incostituzionali, ricordare e difendere la Costituzione può essere considerata da qualche zelante funzionario di polizia istigazione a delinquere! I delinquenti sono quelli, ovunque siedano, che la Costituzione la violano calpestando i diritti fondamentali delle persone, diritti da riconoscere a tutti, anche agli irregolari, in base all'art. 2 del Testo Unico sull'immigrazione.
Ma torniamo ai migranti deportati da Lampedusa con l'inganno.
Secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 aprile 2011 sulla concessione della protezione temporanea, sono esclusi dalla possibilità di ottenere un permesso per motivi umanitari temporanei tutti i migranti “nord africani” che sono sbarcati sulle nostre coste dopo il 5 aprile 2011 (come se dal 6 fosse tornata la calma in Tunisia, Libia ed Egitto, come se in Libia non ci fosse una guerra.. che ha prodotto 200.000 arrivi in Tunisia e 100.000 in Egitto)
Difficilmente queste persone potranno essere detenute nei CIE (ufficiali), ancora al collasso, con i magistrati che rimettono in libertà i migranti perché il nostro paese non ha ancora attuato la Direttiva comunitaria 2008/115/CE sui rimpatri che limita il ricorso alla detenzione amministrativa. Una direttiva che per i giudici italiani è immediatamente applicabile nel nostro ordinamento, almeno nei punti in cui risulta sufficientemente chiara e circostanziata. Dunque occorrerà disperderli nella Penisola o rimpatriarli con procedure sommarie. E magari attivare nuove operazioni di respingimento collettivo a mare, anche a costo di fare vittime o di sparargli addosso. Una eventualità che la Lega di Speroni accetta esplicitamente.
Intanto il 7 aprile il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato un decreto che dichiara “ lo stato d'emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale”. Un provvedimento impresentabile e privo di motivazioni conformi al dettato costituzionale, con il quale si prevede «l’ineludibile esigenza di assicurare l’urgente attivazione, in coordinamento con il ministero degli Affari esteri, di interventi in deroga all’ordinamento giuridico". Si dà il via in questo modo alla sospensione delle garanzie previste dello Stato di diritto per i migranti approdati sulle nostre coste e quindi si legittima quanto è avvenuto in questi giorni: trattenimenti simili a sequestri di persona, respingimenti e rimpatri collettivi senza notifiche, senza convalide e in violazione del diritto di difesa.
Questi i passaggi più inquietanti del decreto: "Ritenuta l'ineludibile esigenza di assicurare l'urgente attivazione, in coordinamento con il Ministero degli affari esteri, di interventi in deroga all'ordinamento giuridico sicchè si impone la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'art. 4 comma 2... in considerazione di quanto in premessa.. è dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale"
Dunque il Presidente del Consiglio dei ministri, in virtù di non meglio precisati poteri internazionali, dichiara lo stato di emergenza in un numero indefinito di stati del Nord Africa, forse anche l'Egitto, l'Algeria ed il Marocco, (ma anche in Italia), e nascondendosi dietro l'emergenza "umanitaria", svela il reale obiettivo di "efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale". Per "contrastare" l'immigrazione irregolare non si lesineranno "interventi in deroga all'ordinamento giuridico".
Sorgono spontanee delle domande: come può un Presidente del Consiglio dei ministri italiano decretare lo stato di emergenza in altri stati di un latro continente non identificati nè elencati neppure numericamente? Cosa intende per "efficace contrasto"? Ce lo domandiamo perché oggi al Tg 3 l'ex ministro Castelli non ha escluso che si possa ricorrere alle armi per contrastare l'immigrazione clandestina.
In base a quali indici si può affermare che “la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente in ragione dell'attuale clima di grave instabilità politica che interessa gran parte dei paesi del Nord Africa”? Se è così veramente, dal momento che lo stesso presupposto potrebbe consentire il rilascio di altri permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria, anche in base alle direttive comunitarie, perché si fa di tutto per respingere, espellere, detenere persone che provengono o potrebbero prevenire da zone così instabili ? E cosa è cambiato nei suddetti paesi dal 5 ( data del primo decreto emergenza) al 7 aprile ( data del secondo decreto che dichiara lo stato di emergenza, questa volta non solo sul territorio nazionale, ma addirittura in altri paesi ) ?
Ma soprattutto quando si ritiene "l'ineludibile esigenza di assicurare l'attivazione di interventi in deroga all'ordinamento giuridico" cosa vogliono realizzare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il suo governo? Sovvertire l'intero ordinamento giudiziario, magari anticipando quello spostamento di poteri dalla magistratura alla polizia che è il fulcro della riforma del processo breve, o legittimare i respingimenti collettivi in acque internazionali, vietati da tutte le convenzioni internazionali? Sembra proprio di essere di fronte ad un provvedimento da stato di polizia, le persone saranno respinte o espulse senza uno straccio di provvedimento, senza diritto a comprendere cosa sta succedendo loro, senza diritto di difesa. Da avvocati ci chiediamo: domani, che senso avrà entrare in un aula di giustizia dove campeggia la scritta “La legge è eguale per tutti”?.
La riforma della giustizia e l'abbattimento di tutte le garanzie dello stato di diritto devono lasciare tutte le porte aperte ai potenti, ed al capo del governo soprattutto, per chiudere ogni spiraglio di giustizia agli altri, ai migranti e a chi faticosamente li difende.
Il nostro ordinamento giudiziario, come il diritto internazionale, richiamato dall'art.10 e 11 della Costituzione, vietano i respingimenti collettivi senza identificazione certa, e considerano ancora reato rinchiudere per giorni le persone in centri chiusi, come i centri di accoglienza organizzati nelle tendopoli, vietando loro di comunicare con l'esterno, compresi avvocati e magistrati. Nessuna privazione della libertà personale (neppure sotto forma di rimpatrio) è consentita senza previa convalida giudiziaria. Questo lo afferma la Corte Costituzionale e, nel rispetto della gerarchia delle fonti, nessun provvedimento del capo del governo può sovvertire l'impianto costituzionale delle misure limitative della libertà personale.
E quindi cos'altro si può fare se non derogare all'ordinamento giuridico?
Si potrebbero rispettare le leggi, le procedure e le convenzioni internazionali. Magari dare attuazione alle Direttive comunitarie. Ma queste ipotesi devono averle escluse immediatamente. Non sarebbero efficaci nel contrasto dell'immigrazione irregolare, meglio nella guerra all'immigrazione “clandestina”. Eppure da quando è entrata in vigore la legge Bossi-Fini i casi di allontanamento forzato, in percentuale, sono addirittura diminuiti, proprio quando tutti tuonavano contro l'immigrazione clandestina...Si potrebbe quasi dire meglio così!
Il decreto del 7 aprile si basa su una doppia falsificazione. Ed infatti riporta tra le premesse la considerazione che la crisi nel Magreb avrebbe prodotto l'emigrazione in Tunisia di “un gran numero di cittadini libici” e dopo avre fatto riferimento alla richiesta rivolta dai governi tunisino ed egiziano a quello italiano di “attività di carattere umanitario” dichiara lo stato di emergenza non solo per aiutare i Paesi del Nordafrica e per svolgere effettive e concrete attività di carattere umanitario ma per “consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale”. Insomma un modo elegante (ma neanche troppo) e mistificatore per proclamare il vero credo di questo Governo: fora dai bal! Tutti. Perchè il testo del decreto parla di cittadini, senza neppure specificare di quale nazionalità, età o status.
Infine un dubbio: il decreto del 5 aprile 2011, che all’art. 1 stabiliva gli aventi diritto al permesso per protezione temporanea, esclude tutti i cittadini Nord Africani entrati in Italia dopo la mezzanotte del 5 aprile 2011. E consente il rilascio del permesso solo se si presenta richiesta di permesso entro otto giorni dall'ingresso, quando nessuno ha provveduto ad una identificazione immediata, e dunque non si è attribuita una data certa agli ingressi. Per tutti quelli che sono approdati faticosamente dopo il 5 aprile, o approderanno nei prossimi giorni, il sogno del permesso di soggiorno assomiglia alla “scarpa di cenerentola” che scompare allo scoccare della mezzanotte, dopo la speranza, l'incubo del decreto di espulsione o di un respingimento. Bizzarro ed improbabile stabilire per decreto che, allo scoccare di un'ora, cesseranno tutte le emergenze umanitarie nei vari paesi del Nord Africa. E con l'ultimo decreto sembra proprio che questa situazione di instabilità in quelle vaste regioni sia destinata a durare ancora a lungo.
Ed infatti lo stesso Presidente del consiglio, che ritiene sussistenti gravissime ragioni umanitarie che impongono la protezione per tutti i cittadini nordafricani sbarcati dal 1 gennaio al 5 aprile 2011 (ma non un minuto dopo la mezzanotte di tale data), con successivo decreto del 7 aprile, decreta (appunto) lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord-Africa, per legittimare l'impossibile, fino ad ora, ovvero "l'urgente attivazione di interventi in deroga all'ordinamento giuridico".
Ora, delle due l'una: o allo scoccare della mezzanotte del 5 aprile 2011 ogni emergenza umanitaria nei territori nordafricani è magicamente rientrata e quindi non è necessario proteggerne i cittadini con il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo, oppure tale emergenza non è rientrata anzi si è esasperata così tanto da far decretare lo stato di emergenza in tali stati nord africani dal premier italiano, ed allora tutti i migranti nordafricani sbarcati anche successivamente al 5 aprile avranno diritto ad esigere protezione e soggiorno regolare!
Non si puo decretare con due atti successivi sottoscritti dalla medesima mano (del capo del governo) a due soli giorni di distanza, che c'è uno stato di emergenza umanitaria che finirà il 5 aprile e che impone di proteggere i migranti e poi, due giorni dopo, che c'è uno stato di emergenza che non è finito il 5 aprile e che impone di contrastare l'afflusso degli stessi migranti. O meglio, si può -lo si è fatto- ma è un modo di decretare assolutamente schizofrenico che testimonia il livello di disperazione nella quale sono caduti i nostri governanti dopo gli insuccessi europei e la demolizione di buona parte della legge Bossi-Fini da parte dei giudici. Ma anche per loro, da parte di Berlusconi e consorti, è pronta la giusta punizione.
Ma soprattutto quello che uno stato di diritto non può fare è derogare con un formula tanto generica al proprio “ordinamento giuridico”. E chi deciderà della portata delle deroghe se non il capo del governo? Dove finiranno i poteri di controllo del Parlamento e della Magistratura sugli atti del governo? Un colpo di mano che non è permesso da alcuna legge vigente in Italia, neppure dalla legge 225 del 1992 che istituisce la protezione civile, ed accorda al Presidente del Consiglio dei ministri il potere di dichiarare lo stato di emergenza solo in casi determinati e con la rigida indicazione delle disposizioni che saranno derogate. Se si arriva a tanto e per mano di un solo uomo, che non rappresenta il popolo ma il Governo, ovvero il potere esecutivo, la nostra democrazia si trasforma drammaticamente in uno stato di polizia.
E questo non è solo folle, è inquietante e merita la risposta più forte in termini di denuncia legale, anche a livello internazionale, di mobilitazione e di iniziativa politica.
Avv. Alessandra Ballerini
Prof. Fulvio Vassallo Paleologo
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