il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



domenica 12 agosto 2012

Partecipazione, La Nostra “Rivoluzione Democratica"



1) Perché nuove pratiche e nuovi linguaggi

Il nostro sistema politico è entrato in quella che si può definire una “crisi sistemica”, quelli che avrebbero dovuto essere degli anticorpi naturali, si sono rivelati per le ragioni più diverse a volte dei sollecitatori in questa stessa deriva. Partiti, leggi elettorali, governi tecnici e lo stesso parlamento svuotato delle sue stesse prerogative nella metodica legiferazione a botte di decretazione d’urgenza e fiducia.
In questa logica, quella componente (i partiti) a cui la Costituzione  dava la mediazione tra Stato e cittadini ha reagito autoreferenziandosi, perdendo quel rapporto rappresentativo verso quella che era la propria base elettorale. Sempre più sistemi lobbistici o gruppi di interesse diventano referenti elettorali e sempre meno il cittadino trova rappresentanza politica.
Dalla denuncia della “questione morale” di Enrico Berlinguer, passando per il craxismo, approdando a tangentopoli con episodi di “arresto della democrazia” come a Genova nel 2001 e degenerare negli eterni  conflitti di interessi il percorso non ha mai avuto momenti di “ripensamento”. I partiti hanno dato dimostrazione di non essere in grado di “autoriformarsi” e sempre più la ricerca è quella di “alleanze” che garantiscano “il controllo” che non i contenuti sui quale misurare le capacità progettuali dei modelli sociali.
Gli effetti di quanto descritto sono evidenti a tutti: antipolitica e disinteresse che si manifesta in astensionismo. Le vittorie, spesso e volentieri, sono assegnate per abbandono, e a governare, dai Municipi al Governo, restano spesso “minoranze” poco significative commisurate ai cittadini in età elettorale.
E’ Gramsci che nell’aprile del 21 sull’”Ordine Nuovo” denuncia come l’antipartito ha aperto le porte al fascismo “...identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato". Per questa ragione l’impegno deve essere profuso per un riavvicinamento alla politica  da parte dei cittadini per ridare  un’etica alla politica.

2) Quale strada percorrere coerenti con la Costituzione

A fronte di un quadro politico così desolante il quesito da porsi è verso quale sistema politico rivolgere i nostri pensieri e se la nostra stessa Carta Costituzionale risulti adeguata considerando i risultati attuali.
Anche in questo caso i Costituenti si mostrarono lungimiranti, e in quelle poche righe dell’art.3 confermano l’attualità di quel patto.:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Sicuramente non conoscevano gli attuali sviluppi della “democrazia partecipativa” nelle diverse declinazioni e dei suoi percorsi di istituzionalizzazione, sicuramente però avevano compreso e ci comunicavano che l’azione partecipativa era il fulcro su cui l’impianto stesso del sistema politico della “Res Publica” si fondava.
La  “Nostra Rivoluzione” pertanto, sarà compiuta non solo nel momento in cui saremo stati in grado di attivare nei vari livelli della discussione e deliberazione processi di democrazia partecipativa , ma, quando questo processo diverrà culturalmente egemone.
Riappropriazione quindi da parte dei cittadini della possibilità di partecipare attivamente alle scelte del paese con il proprio contributo attivo.
Se i partiti non sono stati in grado di autoriformarsi la riforma deve comunque avvenire, e dal basso, esternamente e con i partiti, perché proprio per il mandato che gli è stato conferito dalla nostra Costituzione l’ultima deliberazione rimane voce della  politica .

3) Proiezione su Genova

Come in altre città Genova è stata protagonista di una mutazione nelle aspettative dei cittadini nei confronti della propria amministrazione.
Anche se in una situazione di evidente minoranza, rispetto al corpo elettorale le condizioni sulle quali riflettere rispondono a grosse potenzialità, proprio nel recupero di quella parte di “città” disillusa e potenzialmente “contro” a prescindere.
All’elezione del Sindaco Marco Doria ha concorso un entusiasmo diffuso di individui molti dei quali al di fuori delle strutture dei partiti. Dopo la disillusione del post -“Sinistra Arcobaleno”  in molti e non necessariamente strettamente legati all’ambito della sinistra hanno individuato un segnale di potenziale cambiamento, che calato in una realtà governata da anni di un certo “centro-sinistra” può dare una svolta alla stessa cultura politica di questa città.
Non è casuale che un capitolo a parte del programma di Marco Doria sia stato dedicato alla “Partecipazione”, ed è evidente che questo processo non può e non deve, per quanta buona volontà possa essere, gestita e calata da un solo soggetto come il Sindaco che in considerazione dell’importanza del tema ha voluto mantenere per se la delega.
Occorre a questo punto attuare quel programma, che vuol dire dalla teoria passare al concreto confronto sia sulle “tematiche” vive dei territori (municipi),  sia sul come interreagire tra cittadinanza attiva e istituzioni, affinché il processo non risulti strumentale e finalizzato ad ingabbiare scelte decise in altre sedi.
Chi in prima persona ha appoggiato quel programma, ha il dovere di mettersi in gioco, attraverso le forme opportune affinchè quel programma sia attuato, senza scorciatoie e/o strumentalizzazioni, perché ciò non solo non favorirebbe le aspettative, ma, darebbe un segnale di inaffidabilità che ricadrebbe in modo fin troppo generico su tutti quanti hanno sostenuto il rinnovamento e inevitabilmente alimenterebbe il sentimento dell’ “antipolitica”.


Genova 12-08-2012      

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