La Costituzione va cambiata? Certamente. Va abrogato l’articolo 7 con tutti i privilegi della Chiesa, che violano la laicità dello Stato (lo sostengo da oltre cinquant’anni). Vanno modificati gli artt. 56 e 57 stabilendo una sola Camera legislativa di cento deputati e un Senato di difensori civici formato dai 50 sindaci delle maggiori città e da altri cinquanta a rotazione ogni anno estratti a sorte tra tutti i restanti comuni superiori ai 15 mila abitanti (lo sostengo da trent’anni). Va abrogato il recente “pareggio di bilancio” che ha “novellato” (così dice la legge costituzionale approvata) gli artt. 81, 97, 117 e 119 (lo sostengo da quando la modifica, che regala la sovranità finanziaria alle “trojke”, è stata proposta). E certamente anche qualche altro articolo (obblighi stringenti di rispetto della democrazia e di rappresentanze elette democraticamente sui luoghi di lavoro, ad esempio).
Queste modifiche vanno tutte nella direzione di rendere la nostra Costituzione ancora più coerente con i valori di giustizia e libertà che la informano, e che nascono dal suo essere il prodotto storico della Resistenza antifascista. Quello che invece intende realizzare l’attuale connubio Pd-Pdl-Scelta civica, sulla scorta dei primi “esperti” nominati da Napolitano e di quello nominati poi dal governo, è esattamente l’opposto: stravolgere e “rottamare” (come ormai si dice con un termine ben rappresentativo della volgarità cui è arrivata la politica partitocratica) proprio lo spirito di giustizia e libertà che caratterizza la Costituzione repubblicana, proprio l’eredità che ci è stata lasciata dal sangue, dai sacrifici, dalla vittoria della Resistenza antifascista.
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