il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



mercoledì 18 agosto 2010

A proposito di Funzionari dello Stato che garantiscono la nostra sicurezza e l'ordine Democratico





 Alcune sere fa ero presso la sede del “Comitato Piazza Giuliani” di via Monticelli a Genova, e nell’attesa di iniziare una riunione consultando pubblicazioni presenti nei locali mi sono imbattuto nel libro “ Con il nome di mio figlio. Dialoghi con Haidi Giuliani” a cura di Marco Rovelli.
Il libro, in forma dialogante, racconta il percorso pubblico di Haidi Gaggio Giuliani  dopo l’uccisione del figlio il 20 luglio 2001 . Parla di lei e dell’impegno nella difesa dei diritti di quelle persone che improvvisamente si trovano a dover subire delle vere e proprie “ingiustizie di Stato”: Federico Aldrovandi, Renato Biagetti, Stefano Cucchi, solo per citarne alcuni.
Un impegno che è una evoluzione della sua attività precedente di “maestra per passione” e profondamente legata alle tematiche sociali con le quali si confrontava nel suo percorso di insegnante ed educatrice.




La scelta del pezzo che ho estrapolato dal libro fa riferimento al maggio 2007, ma per le ragioni, facilmente comprensibili, che esplicherò comunque dopo la lettura di Haidi risulta di una attualità impressionante. 





I5/05/07
In Italia ci sono persone che delinquono, che appartengono alla mafia e alla criminalità organizzata. È vero, ma sono molti di più i cittadini onesti o che ai processi risultano innocenti.
Questa è la logica, in sintesi, della risposta che ho ricevuto giovedì scorso dal capo della Polizia Prefetto Giovanni De Gennaro. Nel corso di un'indagine conoscitiva in tema di servizi di informazione per la sicurezza, in Commissione Affari Costituzionali del Senato, avevo posto al Prefetto una domanda: quali misure intendesse adottare per assicurare una formazione profondamente democratica, rispettosa dei principi costituzionali, a tutti gli agenti di PS, visto il lungo elenco di rappresentanti delle forze dell' ordine indagati o addirittura condannati. Avendo pochissimo tempo a mia disposizione non ho potuto elencare le cause: atti di violenza, abuso, falsa testimonianza, ricettazione, e via delinquendo; ma sono certa che il Prefetto ne sia informato.
Che in questo paese ci sia un discreto numero di «delinquenti in divisa» - come li ha giustamente definiti Giulietto Chiesa quasi sei anni fa - tuttora in servizio - a ricoprire cariche di responsabilità, non preoccupa nessuno?
Riporto dall' agenzia ANSA: «Io, ha assicurato il capo della polizia, non credo che i comportamenti dei singoli, sicuramente censurabili, debbano inficiare il valore delle forze di polizia in generale. Paghiamo, ha sottolineato, con molti morti il nostro lavoro ed io ho il massimo rispetto per lei, per la sua sofferenza e il suo dolore, ma voglio anche dire, e mi riservo di consegnarle i dati, che le assoluzioni di agenti di polizia sono molte e credo siano di gran lunga superiori alle condanne.»
Non sono sicura di aver compreso il senso del riferimento al mio personale dolore, avendo io posto una domanda di interesse generale, che riguarda il rapporto di fiducia tra i cittadini e le forze dell' ordine, che riguarda quindi l'intero paese, la nostra democrazia. Da quasi sei anni attendo piuttosto le scuse per l'uccisione di mio figlio, e non solo: l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta che faccia luce sulle reali responsabilità della disastrosa gestione dell' ordine pubblico in quei giorni a Genova, come è scritto nel programma del governo. E attendo di sapere perché non si vogliono dotare gli agenti impegnati in ordine pubblico di segni di riconoscimento, come avviene in altri paesi e come più volte abbiamo richiesto.
Il Prefetto, per ora, ha promesso dei numeri.





Il 17 giugno 2010 Giovanni De Gennaro (attualmente direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) viene condannato in appello ad un anno e quattro mesi di reclusione per istigazione alla falsa testimonianza nei confronti dell'ex questore di Genova Francesco Colucci nel processo per l'irruzione alla Diaz del G8 nel 2001 (fonte la Rai News24)











Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova nel luglio del 2001, condannato in secondo grado a 3 anni e otto mesi per l'irruzione e i falsi della scuola Diaz e a un anno e due mesi per induzione alla falsa testimonianza col capo dei servizi De Gennaro. (Spartaco Mortola viene promosso questore dopo la condanna inflittagli) (fonte la Repubblica)










Infine, via D’Amelio : "Le rivelo che nei servizi opera un alto funzionario indagato per strage di mafia” afferma Carmelo Briguglio, membro del  Copasir “ (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) "Ho chiesto che venisse sospeso in attesa di un proscioglimento, ma è ancora in piena attività" (fonte Tiscali).






A questo punto parlare di casi isolati o poco rilevanti offenderebbe l’intelligenza di un qualunque osservatore. La preoccupazione per la effettiva tutela della legalità in un contesto di crisi del sistema politico come quello attuale è legittima.

Gli interrogativi che poneva Haidi nel 2007 erano assolutamente centrati e pertinenti. Forse sbagliato era l’interlocutore, ma di sicuro non per colpa di Haidi.




Loris


link utili:














1 commento:

Luz ha detto...

Trovo che questo post sia interessante per rispolverare sempre e comunque la memoria di quello che subiamo e che lasciamo che ci accada. Soprattutto mi piace che tu non ti sia lasciato prendere dal raptus e su Cossiga abbia fatto un solo post; oggi è un altro giorno e si cambia argomento.

BEGIN

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