(ASCA) - Ginevra, 16 dic - Alla fine della seconda giornata di lavori della Ministeriale dell'Organizzazione mondiale del Commercio a Ginevra, la risposta del relatore speciale sul Cibo delle Nazioni Unite Oliviers De Schutter alle critiche mosse contro di lui come ''nemico della Wto'' e' arrivata e molto chiara: la Wto sta difendendo un'agenda obsoleta rispetto al tema delle sicurezza alimentare. ''La globalizzazione crea grandi vincitori e grandi sconfitti. Ma quando si parla di sistemi alimentari, perdere significa cadere nella poverta' e nella fame. Una visione della sicurezza alimentare che divide i Paesi tra importatori ed esportatori, e tra vincitori e vinti semplicemente non puo' essere accettata'', sottolinea De Schutter. L'impatto delle leggi commerciali non puo' essere considerato solo a livello degli Stati. Deve tener conto di quello che davvera determina la socirezza alimentare, dice De Schutter: ''chi produce per chi, a quale prezzo, e con quali ripercussioni economiche, sociali ed ambientali. Il diritto al cibo on e' una merce e dobbiamo smettere di trattarlo cosi'''. Quello che il rapporteur condivide con il direttore generale della Wto Pascal Lamy che lo ha criticato e' che la sicurezza alimentare e' un'obiettico politico fondamentale per i Governi, e per questo saluta con apprezzamento la possibilita' di presentare ai membri della Wto i risultati della propria ricerca. Ma la corretta premessa per far partire questo dialogo e' il riconoscimento da parte di tutti che affidarsi eccessivamente al commercio e' un pericolo per i Paesi poveri. E che bisognerebbe misurare la compatibilita' delle regole L'aumento della spesa per il cibo dei Paesi piu' poveri di sei volte tra il 1992 e il 2008 e' la miglior prova che la popolazione vulnerabile, in realta', e' stata consegnata a una poverta' e fame endemica. Le importazioni contano per circa il 25% del loro pasto quotidiano e piu' si affidano alle importazioni, meno investono nella loro agricoltura, e meno sostengono i loro contadini, piu' si devono affidare al commercio ed essere soggetti alla volatilita' dei prezzi. Se, al contrario, supportiamo i produttori piu' piccoli, i piu' poveri dei poveri, li possiamo portare direttamente fuori dalla poverta', sostenere la produzione locale e dar da mangiare alle loro comunita'. Non c'e' dunque, secondo De Schutter, nessun motivo per impedire agli Stati nazionali, come fa la Wto, di investire a livello nazionale e proteggere i propri piccoli produttori. ''E' fastidioso - conclude De Schutter - che quando anche i G20 ricnoscono che i paesi piu' poveri devono essere aiutati sempre piu' nel futuro non a mangiare ma a sfamare se stessi, la Wto continua a combattere le stesse battaglie del passato''.
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