il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



venerdì 31 dicembre 2010

Buon 2011... Al lavoro e alla lotta !

…nuovamente ricorro a un post di oltre un anno fa :
<..negli anni sessanta dell'ottocento in casa Marx, come in altre famiglie inglesi del tempo veniva fatto il gioco della verità.
Colore preferito : "Rosso"
Pietanza preferita : "Pesce"
Cos'è la felicità? : "Lottare"
Cos'è l'infelicità? : "Essere sottomessi"

(tratto da La Democrazia che non c'è" P. Ginsborg >

Sarà quindi un anno molto felice quello che verrà perché ragioni per non lottare non ce ne sono proprio.
Al fianco dei lavoratori della FIOM saremo felici e sicuramente non ci intristiremo pensando ad Angeletti e Bonanni.

Al fianco degli studenti, dei ricercatori, dei precari saremo felici di lottare per non intristirci con i “ma anche” veltroniani che hanno contagiato pure Bersani.

Con i cittadini dell’Aquila, con i firmatari per il referendum per l’acqua pubblica e per tutti coloro che hanno chiaro il concetto di “Bene Comune” saremo felici.

Con i migrantes, sulle gru, sulle torri, e ovunque siano consumate ingiustizie, saremo felici.

….Siamo un popolo di sognatori e per questo siamo invincibili” (subcomandante Marcos)
Buon 2011 e…..al lavoro e alla lotta

venerdì 24 dicembre 2010

Auguri preventivi...ma con angeli, abeti, fantasia....e speranza.


…in questi giorni intrisi di religiosità e buoni proponimenti penso sia inevitabile, per un materialista di lungo corso come me, vivere dei momenti di contraddizione, come i ripetuti auguri. 
Auguri a chi? Auguri perché? Auguri a Marchionne o agli operai della Fiat? Auguri a Bonanni o auguri a Landini? Auguri alle tre B (Berlusconi Bagnasco Bertone) o al S.S.P.I. (Siamo Sempre Piu’ Incazzati). 
Anche un augurio in un paese iniquo diventa un elemento che tende ad allargare la forbice dell’iniquità stessa. 
Per non voler tradire lo “Spirito Natalizio” voglio riproporre una storiella che già due anni fa postai sul Blog. Una persona a me cara, però mi ha suggerito quella che potrebbe essere una variante, e una partecipazione collettiva……


La leggenda dell’angelo in cima all’abete di Natale.. 
24 dicembre.A Babbo Natale tutto quello che poteva andare storto, andava storto.Le renne avevano avuto la dissenteria e avevano ridotto la stalla a un disastro, e aveva dovuto spalare cacca per tutta la notte.Aveva caricato la slitta da solo perchè gli gnomi erano in sciopero, e aveva dovuto scaricarla perchè un pattino era rotto, aveva perso tutta la mattinata a ripararlo e si era anche tagliato malamente un pollice con l’ascia, e quelle maledette renne erano scappate e ci aveva messo una vita a recuperarle.Metà dei giocattoli non erano arrivati, e quelli che gli avevano consegnato erano tutti della lista delle consegne dell’anno prima.Gli elfi si erano ubriacati, e aveva dovuto cercarsi i doni giusti in magazzino da solo, e si era ammaccato il naso e un ginocchio quando gli si era rotta la scala.Nel mettersi i pantaloni li aveva strappati perchè era ingrassato troppo, non c’era verso di trovare il cappello, aveva perso gli occhiali, aveva bruciore di stomaco e quando aveva cercato una birra in frigo l’aveva trovato rotto e comunque la birra era finita.In quel momento bussa alla porta un Angelo con un albero di Natale e domanda: “Dove devo metterlo questo abete?”.
Ecco come è nata l’usanza di mettere l’Angelo sulla cima dell’albero di Natale.



…pensate chi potrebbe sostituire l’angelo. Personalmente ci metterei Gasparri o Frattini, ma in subordine pure Brunetta. Se Brunetta però domani si reca in piazza San Marco a Venezia durante l’acqua alta, non vorrei che l’abete potesse fungere da scialuppa di salvataggio. 

Insomma, Auguri a tutti quanti, e divertitevi nel sognare che forse pure qui prima o poi diventeremo “Un Paese Normale”,……ma senza Berlusconi.
Loris


ps. Un sincero augurio a chi rendendo testimonianza della propria fede in questi giorni come tutto il resto dell'anno è vicino agli "ultimi". Auguri a Don Gallo che prendo a rappresentanza di questi uomini di Fede, sempre in prima linea e nella strada.
Meno B e più Don Gallo sarebbe ugualmente un buon segnale per un "Paese Normale"

mercoledì 22 dicembre 2010

Dalla piazza dell'opposizione alla ricostruzione di un progetto politico


…era il 16 ottobre e a Roma partecipavo alla grande manifestazione indetta dalla Fiom per rivendicare “Diritti” e “Lavoro”. 
A quella manifestazione, convocata da una sigla sindacale, in realtà parteciparono ben più che i “soli” lavoratori metalmeccanici aderenti alla Fiom, sfilarono lavoratori di categorie diverse, studenti, lavoratori precari e tante altre realtà: dalla giustizia ambientale ai movimenti contro la privatizzazione dell’acqua. 
A Roma il 16 ottobre manifestò un blocco sociale privo di rappresentanza politica perché nel nostro Parlamento i partiti che, almeno per cultura o tradizione storica, dovrebbero essere i riferimenti di questo blocco, in realtà, da molti anni hanno fatto scelte aclassiste, e “aclassista” significa negazione del concetto stesso di “classe sociale”. 
Chi , rimasto fuori dal Parlamento, potrebbe e dovrebbe assumere questa rappresentanza, sembra più interessato a trovare alleanze per poter rientrare tra gli eletti, piuttosto che elaborare un progetto di società intorno al quale convogliare le aspettative di riscatto di questo blocco sociale. 
Su queste basi arriviamo al 14 dicembre, e ancora nelle piazze di Roma. 
Il 14 dicembre ha manifestato il blocco sociale senza rappresentanza, e i soggetti erano studenti, ricercatori, precari e lavoratori metalmeccanici, ma anche i terremotati dell’Aquila e i cittadini di Terzigno. 
A manifestare c’erano le vittime della violenza di questo Stato che, scientemente, rapina del futuro le giovani generazioni, azzera le progettualità e si accanisce contro i diritti come un toro davanti la muleta. A manifestare c’erano le immagini viventi dei fallimenti di questo governo che il 14 chiedeva la “fiducia“ per continuare a disgregare la cultura per soppiantarla con le capacità relazionali all’interno della casa del grande fratello. Per continuare ad alimentare i comitati di affari che “ridevano” mentre la terra che tremava distruggeva l’Aquila e per non fare mancare al partito degli inceneritori e delle discariche un contributo significativo alla loro sussistenza. 
Sicuramente un voto imbarazzante nel momento in cui non una semplice contestazione ma una autentica opposizione sociale impone la propria voce sul palcoscenico politico 
Non è un antiberlusconismo motivato solo dall’esistenza di Berlusconi a incalzare il governo, ma una significativa rappresentatività di una Italia che confida nella coesione sociale, nel principio di solidarietà e nella consapevolezza che solo attraverso la cultura un Paese riesce a ricollocarsi tra le società civili. 
Ma un governo che di fatto, in maniera sistematica destruttura il concetto stesso di Stato, banalizzandolo sino al ridicolo e con una opposizione parlamentare come quella che si è proposta in questi ultimi mesi, per dimensioni e qualità, non può sostenere alcun tipo di confronto. 
Ecco, allora, che diventa imperante per chi è al potere delegittimare questo movimento non essendoci la minima volontà di competere sulle cose serie con i diretti interessati. I modi per farlo li hanno inaugurati a Genova, anche con la complicità di qualche esasperato. 
Da parte di questo governo è imperante battere la gran cassa della disinformazione e identificare questa opposizione di piazza con l’immagine della violenza e del terrorismo, richiamando periodi assai bui per la nostra democrazia. Talmente bui da non avere, a più di 30 anni di distanza, la possibilità di storicizzare e di comprendere le responsabilità politiche di quella fetta di storia che va dalla strage di piazza Fontana a piazza della Loggia, dagli attentati ai tralicci dove fu ritrovato il corpo di Feltrinelli al rapimento e uccisione dell’on Moro. Tanti, e troppi altri episodi difficili persino da ricordare. 
E’ limitativo e fortemente forviante da parte di chi, comunque non sostenendo questo governo, alla fine ne condivide più o meno coscientemente la sintesi riducendo alla “violenza” della piazza il fulcro del discorso. Ed è oltremodo fuorviante che in questi episodi qualcuno ci veda una risposta di “massa” che nella realtà delle cose non esiste. 
Credo, invece, che questo blocco sociale d’opposizione che ha manifestato in tutte le piazze italiane avverta la necessità di darsi rappresentanza politica. 
Forse partendo proprio da quelli che sono i bisogni inascoltati, di questa moltitudine di studenti, lavoratori e di semplici cittadini, è possibile buttare le basi per una ricostruzione politica di un progetto politico che offra una prospettiva di società equa, giusta e soprattutto sostenibile.
Loris

mercoledì 15 dicembre 2010

Roma 14 dicembre - Paradigma Genova 2001


….ho voluto attendere 24 ore perché le cose che ho visto ieri, percorrendo le strade di Roma, mi hanno lasciato francamente sconcertato. 
Alcuni avvenimenti hanno la capacità di presentarsi in modo assai differente da come sono. 
Indubbiamente l’esperienza di Genova 2001, in fatto di gestione della piazza e dell’ordine pubblico, dà un’indicazione, estremamente inquietante, per ciò che è e sarà la gestione della protesta di piazza in questo Paese. 
Dopo le manovre, per altro andate a buon fine, della compra-vendita della fiducia, che la tensione sarebbe salita, era cosa senza scomodare il divino Otelma, di facile previsione. 
La prima cosa che ho potuto notare ieri, è stata, nonostante l’uso di un gergo da g8 genovese, zona rossa e black block, la facilità con la quale mi sono avvicinato ai nodi nevralgici degli avvenimenti politici di ieri. 
Segno di una “civiltà nel diritto” alla libera circolazione? Non credo proprio. Più verosimile è l’ipotesi del creare più possibilità di acutizzazione del confronto tra manifestanti e forze dell’ordine con possibilità, purtroppo come è stato di degenerazione con gravi conseguenze. Se poi, con un attento dosaggio, facilitatori (questo lo ha ampliamente insegnato Cossiga con i suoi infiltrati), accendono le micce nei momenti e nei posti giusti, qualcuno disponibile a salire agli onori delle cronache a spese di un intero movimento lo si trova facilmente. Credo fortemente che ieri si sia utilizzato il paradigma Genova 2001. La sollecitazione allo scontro, l’abboccamento da parte di chi ritiene che attraverso lo scontro fisico e violento possa passare il riscatto politico e sociale ed infine a seconda del risultato politico parlamentare come ieri, una gestione della repressione commisurata alle esigenze politiche del momento. A Genova fu l’assalto e la macelleria messicana della scuola “Diaz”, alla ricerca delle armi (molotov) che gli stessi poliziotti avevano avuto cura di portarci.

accesso a via del Plebiscito e palazzo Grazioli
non prettamente istituzionale ma residenza del Premier

Via del Corso ore 15.30 circa

Montecitorio


"Infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città...
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. 

Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì".
"l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita"
"Io aspetterei ancora un po', e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti".. (F. Cossiga)

venerdì 10 dicembre 2010

A lezione di meretricio parlamentare

…e ci stiamo sempre più avvicinando al fatidico 14 dicembre, giorno della “fiducia” al governo Berlusconi.
Alchimie e trattative, più consone al mercato delle vacche,sono in corso a vario titolo.
Splendore e morte dell’etica e dignità politica, parafrasando Neruda in “Splendore e morte di Joaquin Murieta” , è lo spettacolo messo in scena nel tempio della democrazia .
Ne più ne meno come nel tempio di Gerusalemme da dove Cristo scacciò i mercanti.
Ratzy però, non ce lo vedo proprio a rovesciare gli scranni di Montecitorio menando calcioni nel deretano a fedifraghi, corruttori, lussuriosi…ed aggiungete a piacere, perché sicuramente si rischia più il peccato di omissione che non quello di calunnia (l’importante è pensarlo e non scriverlo per non incorrere nelle querele).
L’oggetto di questo post però vuole essere ben diverso.
Da quando è iniziata la vicenda Wikileaks, questo blog ha voluto soffermarsi e sollecitare il ragionamento, non tanto sulle performance del cavaliere di Arcore, ma sugli inquietanti intrecci affaristici tra lo Stato Italiano e quello Russo, tra Putin e Berlusconi.
Quello che emerge giorno dopo giorno, risulta essere sempre più inquietante e dai contorni estremamente torbidi che porta, inevitabilmente, a chiedersi quali siano i reali soggetti implicati in questo intreccio affaristico.
Pensiamo a quella prima definizione trovata sui file di wikileaks di “stato virtuale della mafia” riferito alla Russia, e a portavoce di Putin riferito a Berlusconi.
Persino i nostri mass media ufficiali, iniziano, cautamente, a rivelare la reale entità e portata di questi legami, declassando il balletto intorno alla fiducia al governo, in una questione politicamente ignobile.
La sola ipotesi della poca trasparenza e della collusione con “altri interessi”, dimissiona d’ufficio Berlusconi e il suo governo.
Se solo per un attimo accostiamo due informazioni, apparentemente distanti tra loro, Banca Rasini e giornalisti uccisi in Russia ,otteniamo una miscela potenzialmente esplosiva, in grado di inquinare enormi aree del globo.
Anna Stepanovna Politkovskaja
E’ chiaro che, a questo punto, non sono più in gioco “solamente”la mancata attuazione di un programma di governo, o la mancata capacità ad affrontare una crisi come quella attuale.
La posta in gioco è decisamente più alta, è la credibilità e la fidabilità dello Stato stesso .
E’ giunto il momento di capire se chi, come Fini, è uscito allo scoperto, lo ha fatto perché convinto nel difendere lo Stato, o da spiccioli interessi di bottega.
E’ il momento da parte dell’opposizione tutta, di non dare ulteriori sponde a chi, minando il concetto stesso di Stato, sta trasformando il nostro Paese  in un bengodi di affaristi paragonabile forse alla Cuba di Batista.



Loris

G8 GENOVA: INIZIATIVA CGIL E ARCI PER DECENNALE



(ASCA) - Roma, 9 dic - Alla vigilia della Giornata mondiale dei dritti umani, dedicata quest'anno a tutti coloro che sono impegnati a porre fine alle discriminazioni, Cgil e Arci lanciano l'appello 'Genova per noi' e si impegnano a partecipare alle iniziative che si terranno nel capoluogo ligure il prossimo luglio, a dieci anni da quel tragico G8 e dalla morte di Carlo Giuliani.
Dieci anni fa, ricordano in un documento comune Cgil e Arci, ''fiduciose nel valore della partecipazione, centinaia di migliaia di persone e tanti giovani si preparavano a contestare pacificamente i potenti del mondo durante il G8 di Genova, ignari di dover incontrare una delle piu' grandi violazioni dei diritti umani avvenuta in un paese occidentale nel dopoguerra''. Senza sapere e immaginare che ''per anni si sarebbe dovuto chiedere verita' e giustizia, giunte parzialmente dalle sedi giudiziarie e mai dall'ambito politico e istituzionale''.
Le ragioni che erano alla base di quella protesta,oggi, di fronte alla crisi globale, sono per le due organizzazioni ''piu' che mai valide''. La storia di questi anni ha infatti ''dato ragione'' a quanti dicevano che un 
''mondo diverso e' possibile, cio' che allora pareva eresia''. Per questo, con l'intenzione di proseguire, innovare e allargare sempre piu' quel percorso, Cgil e Arci si preparano a costruire a luglio, in occasione del 
decennale, ''una presenza importante delle nostre organizzazioni'', e invitano la societa' civile democratica a fare altrettanto, collocandosi all'interno dello spazio comune offerto dall'appello unitario 'La crisi e la speranza'.
La costruzione di un'alternativa e' dunque ''possibile e necessaria'', partendo dalla ''irrinunciabile difesa dei diritti e della dignita' delle persone''. Da Cgil e Arci quindi un contributo responsabile per la costruzione di ''un progetto nuovo, di una inedita visione di futuro'' da condividere con altri perche' ''solo dalla contaminazione fra i diversi punti di vista e dalle esperienze concrete possono venire gli elementi di un pensiero credibile e universale''.

agenzia ASCA

venerdì 3 dicembre 2010

…Forse ci stiamo per liberare di Berlusconi, dal berlusconismo sarà molto più difficile.

Se in questo momento penso a Berlusconi, non riesco a non pensare al libro di Stephen King “Il miglio verde” dove viene annunciato l’arrivo di un nuovo detenuto nel braccio della morte  al grido “Uomo morto che cammina”.
Ovviamente il riferimento al premier è squisitamente e unicamente politico, e, indipendente da quello che potrà essere il risultato della fiducia il 14 dicembre.
 Sempre che, in un momento di calo del “fattore arroganza” non decida di togliersi di torno prima.
In questi giorni ho avuto modo di leggere molto e soprattutto osservare le reazioni presenti in rete su diversi fronti:
wikileaks, organi di informazione, scuola e università solo per indicare i più significativi.
Faccio una piccola premessa, in quanto, solitamente, mi rivolgo a chi manifesta  un sentimento che potremmo definire genericamente “di sinistra”.
Essere di destra è sicuramente più facile.
La destra che conosciamo è quella che non ha bisogno di elaborazioni e partendo dagli istinti primordiali imbastisce i suoi valori.
“ Mors tua vita mea” e se proprio deve morire qualcuno, ovviamente, scegliamolo tra chi è più debole.Qui sta poi il “furbismo” e il raggiungere i risultati con poca spesa e, se possibile ,avendo sfruttato gli altri ed il lavoro e la fatica degli altri.
Non essere di destra vuol dire, soprattutto, elaborare, e non intraprendere necessariamente la soluzione più comoda per se stessi, soprattutto  se ciò prevede una condivisione con altri soggetti, magari anche molto diversi da noi.
Fatta questa premessa, torniamo  al tema del post.
Direi che in rete è successo questo :

Wikileaks dalla prima uscita dei file che riguardavano l’Italia, è emerso chiaro che l’elemento esplosivo è l’aspetto affaristico con eventuali ingerenze mafiose (solo russe?).
Invece, organi di informazione, blog, social network, privilegiando l’aspetto gossipparo, strepitavano su “bunga bunga” e ”feste selvagge”, incuranti del resto (ben più pesante).
Ai mezzi di comunicazione, non in mano alla famiglia Berlusconi, dobbiamo imputare scarso coraggio e scelte sempre più finalizzate all’audience che non ad una corretta e ampia informazione.
A questo punto, dobbiamo ammettere, che Cogne ed il delitto di Avetrana sono ormai il parametro di ogni informazione in Italia.

Scuola o riforma Gelmini – Un blog che seguo (logicokaos), ha fatto un post in cui si documentava l’incoerenza personale e umana del ministro Gelmini nel momento in cui parla di meritocrazia. Per usare un paradosso mi verrebbe da dire che è come se fosse affidata la direzione di una scuola dell’infanzia ad un pedofilo. 
Il post ha avuto un successo di diffusione enorme (circa 120.000 accessi dal 30 novembre)  ma , molti, forse i più, si sono limitati all’aspetto “Gossip”:aver reso pubblico, la votazione di laurea ed  il giudizio pessimo del relatore della Gelmini.
Una annotazione a margine, alcuni hanno pure pensato bene di appropriarsi del post ripostandolo nel proprio blog senza minimamente avere la capacità di disquisire di morale o di etica ed in alcuni casi dimenticandosi la fonte (a proposito di etica…)
Nessuno ha ritenuto interessante chiedere di poter ripubblicare alcuni commenti di studenti, ricercatori, precari ed operatori del mondo dell’università, che narravano il nocciolo del problema: la loro reale esperienza, dentro e fuori dell’Italia.
Questo è un danno del berlusconismo : la ricerca smodata della visibilità. Talmente smodata nella ricerca “dell’apparire” da condizionare, in taluni aggregatori del web, la circolazione, non soltanto delle notizie, ma delle idee, costituendo cordate predefinite a sostegno di questa o quella notizia o blog, non perché piaccia  o meno ciò che c’è scritto, ma a prescindere.
Non si comprende che comunque le idee presuppongono una elaborazione, una progettualità, che se condivisa può diventare “società”.


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