il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



lunedì 12 marzo 2012

Cara Camussso, il nostro compito è quello di combattere le ingiustizie sociali e ambientali e non quello di crearle.


Ormai ho imparato a non stupirmi più di niente, ma un certo dolore l’ho percepito con quella tua affermazione : ''Nessuna forma d'iniziativa legittima puo' prevaricare la vita degli altri e sconfinare nella violenza. Penso che la Cgil debbe avere un giudizio netto. Del resto la nostra posizione favorevole alla Tav l'abbiamo espressa al congresso: il Paese ha un disperato bisogno di investimenti''
Recentemente un operaio della Fincantieri si Sestri Ponente mostrava contrarietà nei confronti di un eventuale sindaco non favorevole alla “Gronda di Ponente” a Genova perché, secondo lui, non realizzando la quest'opera sarebbe venuto a mancare il materiale di riempimento per il ribaltamento a mare del cantiere, impedendone quindi il rilancio. 
Il giudizio va ben oltre la giustezza o meno dell’opera, e stravolge in tutto e per tutto il ruolo che si è voluto dare al sindacato in questi ultimi quarant’anni. 

La prima considerazione è che il diritto al lavoro non può prescindere dalla buona amministrazione e conservazione del territorio. Se questo poi vuol dire disgregazione sociale e amplificazione del disagio sociale di intere popolazioni, l’attenzione è quanto meno necessaria. Nel caso della “Gronda” genovese, per rispondere all’operaio di fincantieri, si parla di almeno 15 anni di cantierizzazione di interi quartieri . Che i quartieri siano quelli tradizionalmente popolari e operai sarà un caso? Si parla di movimentazione di materiale amiantifero, quindi all’interno della città, si parla di quel territorio ormai tristemente noto per la sua reazione ad eventi metereologici che troppo frequentemente si trasformano in tragedie.
Non abbiamo forse proprio a Genova un esempio di come una produzione, quella siderurgica, si sia impossessata di uno dei più belli quartieri della città, Cornigliano, lo abbia privato del suo sbocco a mare e nel giro di cinquant'anni con le politiche di deindustrializzazione, delocalizzazione ed esternalizzazione abbia reso al territorio disoccupazione, terreni da bonificare e un quartiere intero stuprato e abbandonato dal punto di vista ambientale?
Con l’applicazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori si è assunto il principio che la salute non è monetizzabile. 
Potremmo, alla luce di ciò che ormai conosciamo tutti, pensare che vale la pena mettere a repentaglio la nostra salute e quella dei nostri figli, visti i tempi di rilascio, maneggiando, per quanto con cura, amianto, sia per i lavoratori interessati che per le popolazioni circostanti i cantieri? 
Sicuramente necessitano investimenti che rilancino lavoro e occupazione, allora, considerando che parliamo di trasporti, perché non investire in un piano complessivo della mobilità che tolga dal medio evo sia rete ferroviaria interna sia traffici merci in sicurezza? 
E’ così disdicevole pensare che città come Perugia, Siena o Campobasso, per citarne tre a caso, debbano avere possibilità di comunicazione più efficienti? 
Altra considerazione fondamentale: è vero che gli investimenti servono per rilanciare il lavoro e il paese, ma è anche necessario trovare, prima di avviare gli investimenti pubblici, creare gli anticorpi opportuni perché con questi investimenti non si finanzi cattiva politica e malaffare. 
Il lavoro non potrà mai essere il ricatto per farci peggiorare un già precario sistema di vita. 
E alla CGIL credo di poter chiedere di ritrovare quella capacità di autonomia tanto auspicato ai tempi di Novella e Lama, che in categorie come i metalmeccanici ritrovava l’avanguardia culturale che ha fatto della CGIL un grande sindacato. 
Se cattiva politica e perdita di autonomia stanno minando la natura stessa del sindacato, non è una buona ragione per non cercare di riconquistare spazi di effettiva contrattazione per i lavoratori, per il territorio dove vivono i lavoratori e per la democrazia che i lavoratori riescono a declinare. 
Loris

ps.ormai diversi anni fa contribuii assieme ad altri italiani, dopo il disastro di Chernobyl a rifiutare per l'Italia l'avventura nucleare. A quel tempo ero un dipendente e mi occupavo di logiche statiche applicate alla tecnologia nucleare. La mia vita cambiò radicalmente, l'azienda per conto della quale lavoravo, anche grazie ad una certa disinvoltura nell'acquisire i lavori, fallì e io mi ritrovai a precarizzare la mia esistenza lavorativa.
Non mi sono mai pentito di quel voto dato in quel referendum contro il nucleare, nel frattempo ho avuto un figlio al quale sicuramente sto dando una vita di precarietà lavorativa per questa montagna di guano prodotto dal sistema finanziario bancario e dal prof. Monti , ma con serenità so che non ho precarizzato la sua esistenza di uomo e dell'ambiente che lo circonda, la sua possibilità di diventare a sua volta padre e di consegnare l'ambiente che lo circonda a sua volta a suo figlio.
Potessi rivotare 100 volte, per cento volte rivoterei per il mio, per il suo e per il futuro di coloro che verranno.(L.V)


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