il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 26 settembre 2013

DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE


GENOVA 
Mercoledi' 2 Ottobre, 
presso il Salone del Maggior Consiglio,Palazzo Ducale alle ore 21.00- ingresso gratuito 


DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE 
dedicato a Dino Gallo e Don Andrea Gallo 


LA VIA MAESTRA:LA COSTITUZIONE 


Parteciperanno 


Marco Doria, Sindaco di Genova 


Gustavo Zagrebelsky 


Maurizio Landini 

coordina la discussione 
Giunio Luzzatto 
de Il circolo Libertà e giustizia di Genova 


La comunità San Benedetto al Porto insieme a Libertà e Giustizia promuoverà questa iniziativa che vorrà essere un tappa di avvicinamento alla manifestazione di Roma del 12 ottobre 

INFINE CI PREME FARE UN APPELLO: 


LA COMUNITA' SAN BENEDETTO AL PORTO SARA' PRESENTE IN CORTEO A ROMA CON UNO STRISCIONE IN RICORDO DI DON ANDREA GALLO, invitiamo tutti coloro i quali lo vorranno a unirsi a noi durante il corteo per far sentire ancor piu' viva e vegeta la sua testimonianza a difesa della costituzione 


martedì 24 settembre 2013

Per non dimenticare... Neruda

Quarant'anni fa, il 23 settembre 1973, a dodici giorni dal golpe che determinò la morte del suo Amico, Compagno e Presidente Allende, moriva Pablo Neruda. Per lui, nella drammaticità di quei giorni, la diplomazia internazionale si stava muovendo e pare fosse in programma, per il giorno 24 settembre, la sua partenza dal Cile di Pinochet per un esilio in Messico. Sono tutt'ora in corso accertamenti su quali furono le cause del suo decesso; le fonti ufficiali parlarono di tumore e ad oggi altre cause non risultano accertate.
Alla sua morte i militari golpisti si diedero al saccheggio e alla devastazione delle sue case dove avevano trovato dimora libri quadri e oggetti vari, come le polene collezionate nella sua dimora di Isla Negra, isola dove la sua salma ha potuto essere tumulata solo dopo la caduta del regime militare.
Il suo funerale, per quanto blindato, fu di fatto la prima manifestazione contro il regime di Pinochet e dei suoi complici e il non fare mancare sino alla caduta del regime fiori e biglietti sulla sua tomba, era il messaggio evidente che la Resistenza continuava ad essere viva.


Compagni, seppellitemi a Isla Negra,
di fronte al mare che conosco,
a ogni superficie rugosa della pietra
e delle onde che i miei occhi perduti
non rivedranno più.
Ogni giorno d’oceano
mi portò nebbia o puri dirupi di turchese,
o semplice estensione, acqua rettilinea, invariabile,
quello che chiesi, lo spazio che divorò la mia fronte.
Ogni passo funebre del cormorano, il volo
di grandi uccelli grigi che amavano l’inverno,
e ogni tenebroso circolo di sargasso
e ogni onda grave che si scrolla via il freddo,
e ancor di più, la terra che un nascosto erbario
segreto, figlio di foschie e di sali, roso
dall’acido vento, minuscole corolle
della costa incollate alla sabbia infinita:
tutte le chiavi umide della terra marina
conoscono ogni grado della mia gioia,
sanno
che voglio dormire il tra le palpebre
del mare e della terra…
Voglio essere trascinato
verso il basso nelle piogge che il selvaggio
vento del mare combatte e sminuzza,
e poi per canali sotterranei proseguire
verso la primavera profonda che rinasce.
Scavate accanto a me la fossa di colei che amo,
e un giorno lasciate che mi faccia compagnia
anche nella terra.
(P.Neruda - Disposizioni)


Neruda, non era solo un poeta "impegnato", ma un vero militante di quella sinistra che al sogno di riscatto di Allende, si dedicò con tutta la sua conoscenza e passione. Di lui ricordiamo le righe seguenti scritte a tre giorni dal golpe e pochi giorni prima di morire, allegati alla sua autobiografia "Confesso che ho vissuto":

Allende non è mai stato un grande oratore. E come statista era un governante che chiedeva
consiglio per tutte le misure che .prendeva. Fu un antidittatore, il democratico per principio fin nei minimi particolari. Gli toccò un paese che non era più il popolo principiante di Balmaceda; trovò una classe operaia potente che sapeva di cosa si trattava. Allende era un dirigente collettivo; un uomo che, senza provenire dalle classi popolari, era un prodotto della lotta di quelle classi contro la stagnazione e la corruzione dei loro sfruttatori. Per queste cause e ragioni, l'opera realizzata da Allende in così breve tempo è superiore a quella di Balmaceda; non solo, è la più importante nella storia del Cile. Solo la nazionalizzazione del rame è stata un'impresa titanica. E la distruzione dei monopoli, e la profonda riforma agraria, e molti altri obiettivi che vennero realizzati sotto il suo governo essenzialmente collettivo.

Le opere e ì fatti di Allende, di incancellabile valore nazionale, resero furiosi i nemici della nostra liberazione. Il simbolismo tragico di questa crisi si rivela nel bombardamento del palazzo del governo; uno evoca la guerra lampo dell'aviazione nazista contro indifese città straniere, spagnole, inglesi, russe; adesso succedeva lo stesso crimine in Cile; piloti cileni attaccavano in picchiata il palazzo che. per due secoli è stato il centro della vita civile del paese. 

Scrivo queste rapide righe a soli tre giorni dai fatti inqualificabili che hanno portato alla morte il mio grande compagno, il presidente Allende. Sul suo assassinio si' è voluto fare silenzio; è stato sepolto segretamente; soltanto alla sua vedova fu concesso di accompagnare quell'immortale, cadavere. La versione degli aggressori è che trovarono il suo corpo inerte, con visibili segni di suicidio. La versione che è stata resa pubblica all'estero è diversa. Immediatamente dopo il bombardamento aereo entrarono in' azione i carri armati molti carri armati, a lottare intrepidamente contro un sol uomo: Il Presidente della repubblica del Cile, Salvador Allende, che li aspettava nel suo ufficio, senz'altra compagma che Il suo grande cuore, avvolto dal fumo e dalle fiamme.
Dovevano approfittare di un'occasione così bella. Bisognava mitragliarlo perché non si sarebbe mai dimesso' dalla sua carica. Quel corpo. è stato sepolto segretamente In un posto qualsiasi. Quel cadavere che andò verso la sepoltura accompagnato da una sola donna che portava in sé tutto il dolore del mondo, quella gloriosa figura morta.era. crivellata e frantumata dai colpi delle mitragliatrici dei soldati del Cile che ancora una volta avevano tradito il Cile.


Ecco il "Testamento" del poeta che chiude "Canto General"

Lascio i miei vecchi libri, raccolti negli angoli del mondo, venerati
nella loro tipografia maestosa,
ai nuovi poeti d’America,
a quanti un giorno
fileranno nel roco telaio interrotto
le significanze di domani.
Termino qui.
Questa parola nascerà di nuovo,
chissà in un altro tempo senza pene,
senza le impure fibre che attaccarono
nere vegetazioni al canto mio,
e di nuovo su in alto starà ardendo
il mio cuore infuocato e stellato.
Così termina il libro, qui vi lascio
questo mio Canto Generale scritto
nella persecuzione cantando, sotto
le ali clandestine della patria.
Oggi, 5 febbraio di quest’anno
1949, in Cile, a “Godomar
de Chena”, alcuni mesi prima
dei miei quarantacinque anni d’età.




Da "Tre Residenze Sulla Terra"  "Solo la Morte". A recitarla è Sabines che nell'originale ricalca molto bene la musicalità che Neruda dava alle sue poesie recitate da lui stesso.

Solo la morte (Residenza sull terra 2)
Pablo Neruda

Vi sono cimiteri soli,

tombe pieni di ossa senza suono,

il cuore che attraversa una galleria

oscura, oscura, oscura,

come un naufragando nell'intimo moriamo,

come se affogassimo nel cuore,

come se andassimo cadendo dalla pelle all'anima.

Vi sono cadaveri,

Vi sono piedi di appiccicosa pietra fredda,

v'è la morte nelle ossa,

come un suono puro,

come un latrato senza cane,

che esce da certe campane, da certe tombe

crescendo nell'umidore come il pianto o la pioggia 

Io vedo, solo, a volte

bare a vela 

salpare con defunti pallidi, con donne dalle trecce morte

con panettieri bianchi come angeli,

con bimbe pensierose sposate con notai,

bare che risalgono il fiume verticale dei morti,

il fiume violetto

verso l'alto, con le vele gonfiate dal suono della morte

al sonoro giunge la morte,

come una scarpa senza piede, come un vestito senza senz'uomo,

giunge a battere con un anello senza pietra e senza dito,

giunge a gridare senza bocca, senza lingua, senza gola.

E tuttavia i suoi passi risuonano,

e il suo vestito risuona silenzioso, come un albero.

Io non so, io poco conosco, io vedo appena,

ma credo che il suo canto abbia il colore di viole umide,

di viole assuefatte alla terra,

perché il volto della morte è verde,


e lo sguardo della morte è verde,

col l'acuta umidità di una foglia di viola

e il suo grave colore d'inverno esasperato

Ma la morte anch'essa va per il mondo vestita da scopa,

lambisce il suolo cercando defunti

la morte è nella scopa, 

è la lingua della morte che cerca i morti

è l'ago della morte che cerca il filo.

La morte sta nelle brande:

nei materassi lenti, nelle coperte nere

vive distesa, e d'improvviso soffia :

soffia un suono buio che gonfia le lenzuola,

ed esistono letti che navigano verso un porto

dove lei sta in attesa, vestita da ammiraglio.


domenica 22 settembre 2013

E quando in Palazzo Vecchio...(Pablo Neruda)



E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra,
salii i gradini consunti, attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi un operaio, capo della città, del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna, io non me ne sorpresi:
la maestà del popolo governava.
Guardai dietro la sua bocca i fili abbaglianti della tappezzeria,
la pittura che da queste strade contorte venne a mostrare
il fior della bellezza a tutte le strade del mondo.
La cascata infinita che il magro poeta di Firenze 
lasciò in perpetua caduta senza che possa morire, 
perchè di rosso fuoco e acqua verde son fatte le sue sillabe
Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.
Però non era, dietro di lui, l'aureola del passato il suo splendore:
era la semplicità del presente.

(Pablo Neruda)

(Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre1973)




venerdì 20 settembre 2013

...come se nell'America di un secolo fa avessero fatto una legge contro le discriminazioni razziali che esentava il Ku Klux Klan.


Credo che la sintesi più efficace stia proprio in uno dei tanti commenti che sono circolati sui social network : "...come se nell'America di un secolo fa avessero fatto una legge contro le discriminazioni razziali che esentava il Ku Klux Klan..."
Ho espresso la mia solidarietà a contatti della sfera LGBT, credo però che ciò non sia sufficiente, anzi, è come se riaffermassimo che è un “problema loro”, che noi etero non ne siamo coinvolti e che al di la della formale solidarietà non si può andare..
Sono convinto che una buona legge contro l'omofobia riguarda tutti e non solo gay lesbiche o altro, perchè i diritti se non sono condivisi culturalmente e indivisibili in quanto la loro estensione è globale possono produrre sacche di privilegi, e conseguenti iniquità e ulteriori discriminazioni.
L'indignazione quindi è perché con quel vergognoso subemendamento si lascia a omofobi strutturati licenza di infierire e insultare nei confronti di noi tutti al di la di ogni differenza.
Sui diritti civili non esistono “larghe intese” ma scelte di civiltà. Anche se negli ultimi 20 anni il nostro paese è profondamente regredito nel percorso della difesa della dignità dell'uomo, questo non toglie che tutte le forze progressiste e di sinistra debbano abdicare alle forze conservatrici, revioniste e clericali.
Loris 


Le mie riflessioni scritte sopra, fanno riferimento al disegno di legge sull'omofobia passato al vaglio della Camera ieri 19 settembre, dove l'estensione della legge Mancino su discriminazioni e razzismo fa saltare l'accordo tra PD e PDL e per abbatterne gli effetti viene presentato e passa un subemendamento che ne annulla gli effetti a soggetti associativi, politici e religiosi. Assolte quindi, ancor prima di commettere reati le forze integraliste, clericale, reazionarie e fasciste.


martedì 17 settembre 2013

Lezioni sulla Costituzione - 2 (Calamandrei)


In questa Costituzione [...] c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.
Piero Calamandrei,


lunedì 16 settembre 2013

Lezioni sulla Costituzione - 1

In avvicinamento alla manifestazione del 12 ottobre questo blog posta dei documenti che favoriscano la conoscenza e il dibattito sulla Costituzione.


















mercoledì 11 settembre 2013

11 settembre 1973 - una canzone infinita


L'11 settembre 1973 segnò la fine del Cile democratico di Salvador Allende, l'assassinio da parte dei generali traditori del Presidente stesso e l'apertura di un periodo di torture assassinii e persecuzioni nei confronti di coloro che avevano sostenuto S. Allende.
Furono molti gli artisti e intellettuali che si spesero per sostenere il governo di Unità Popolare e, uno fra tutti fu Victor Jara, che pagò con la vita il suo impegno sociale e culturale vicino a S. Allende.
Arrestato presso l'università dove lavorava e aveva voluto recarsi nonostante il golpe in corso, veniva torturato selvaggiamente e internato nello stadio di Santiago insieme ad altre migliaia di persone .
Li troverà la morte dopo aver subito un'ultima vergognosa e ignobile umiliazione, massacrandogli le mani con le quali suonava e componeva la musica cara al popolo cileno e al suo Presidente S. Allende.
Loris

Il seguente brano è estratto dal libro "Joan Jara racconta Victor Jara una canzone infinita" (Sperling & Kupfer Editori) ed la testimonianza di quei giorni e quelle ore della compagna di Victor Jara: Joan.



11 settembre 1973
Mi sveglio di buon'ora come sempre. Victor dorme ancora, perciò scendo dal letto senza far rumore e sveglio Manuela che deve andare a scuola presto. Vado dabbasso per mettere il bollitore sul fuoco, e dopo pochi minuti compare Monica, che sbadiglia e si frega gli occhi. È tutto normale nell'anormalità in cui viviamo. È una mattinata coperta, fredda e lugubre.
<...>
La Manuel de Salas è affollata di studenti. Qui non c'è traccia di sciopero. Solo una minima percentuale delle famiglie non sostiene Unità Popolare. Sulla via di casa; accendo la radio e sento che Valparaiso è stata isolata e che ci sono insoliti movimenti di truppe, I sindacati invitano i lavoratori a tenere assemblee nei luoghi di lavoro perché questa è un'emergenza, una situazione da: allarme rosso.
Corro a casa per informare Victor. Quando arrivo, è già alzato e sta armeggiando con la radio a transistor per sintonizzarsi su Magallanes o su una delle altre stazioni favorevoli a Unità Popolare. «Sembra proprio che ci siamo», ci diciamo l'un l'altro, «è cominciata per davvero.»
Quel mattino Victor avrebbe dovuto cantare all'Università Tecnica per l'inaugurazione di una speciale mostra sugli orrori della guerra civile e del fascismo, alla quale sarebbe intervenuto Allende che doveva tenere un discorso. «Be', non ci sarà», osservai. «No, ma ritengo di doverci andare comunque. Tu intanto va' a prendere Manuela a scuola, è meglio che siate a casa assieme, e io farò qualche telefonata per scoprire che cosa sta succedendo.»
<...>
Arrivata a scuola, scoprii che agli allievi più giovani erano state impartite istruzioni affinché tornassero a casa, mentre gli insegnanti e gli studenti più anziani sarebbero rimasti nell'edificio. Feci salire Manuela in macchina e sulla via del ritomo, benché la ricezione fosse disturbata, udimmo Allende alla radio. Sentire la sua voce dal palazzo della Moneda era rassicurante, ma sembrava un discorso d'addio.
Trovai Victor nello studio intento ad ascoltare la radio, assieme ci rendemmo conto che quasi tutte le stazioni di Unità Popolare venivano zitti te, per via delle antenne danneggiate, o perché erano state occupate dai militari, e udimmo una musica marziale sostituirsi alla voce del Presidente :
Questa è l'ultima volta in cui sarò in grado di parlarvi... Non mi arrenderò ... Ripagherò con la mia vita la lealtà del popolo ... A voi dico: sono sicuro che i semi che abbiamo gettato nella coscienza di migliaia e migliaia di cileni non possono venire completamente sradicatì., non ci sono né crimine né forza abbastanza potenti da arrestare il processo di mutamento sociale. La storia ci appartiene perché è fatta dal popolo ... “
Era il discorso di un uomo eroico che sapeva di essere prossimo alla morte, ma in quel momento lo udivamo solo a sprazzi. A un tratto, Victor fu chiamato al telefono ... Ascoltare le parole di Allende mi era quasi insopportabile.
Victor aveva aspettato che tornassi prima di uscire. Aveva deciso che doveva recarsi al suo posto di lavoro, l'Università Tecnica, secondo le istruzioni della CUT.<...>
Era impossibile dirsi addio come si deve. Se lo avessimo fatto mi sarei aggrappata a lui senza lasciarlo più andare, per cui ci comportammo in maniera disinvolta. «Mamita, sarò di ritorno appena possibile ... tu lo capisci, devo andare ... non temere.» «Ciao» ... e, quando tornai a guardare, Victor era scomparso.
<...>
 Monica era intenta a preparare il pranzo, e Amanda e Carola giocavano in giardino, quando all'improvviso udimmo un rombo, poi il sibilo di un jet in picchiata, e infine una spaventosa esplosione. Era come trovarsi di nuovo in guerra ... Corsi fuori per portare le bambine al coperto, chiusi le persiane e convinsi le piccole che si trattava di un gioco. I jet però continuavano a tuffarsi in picchiata, e sembrava che i loro razzi colpissero la poblaciàn poco più su di noi, verso i monti. Fu in quel momento, credo, che qualsiasi illusione potessi aver avuto morì dentro di me: se era questo ciò cui ci opponevamo, quale speranza poteva esserci?
Arrivarono poi gli elicotteri, bassi sopra gli alberi del giardino. Dal balcone della nostra camera da letto li vidi, fermi in aria, come sinistri insetti, colpire d'infilata la casa di AIlende a colpi di mitragliatrice. Lassù in alto, verso la cordigliera, un altro aeroplano volava in tondo. Potemmo udire per.ore e ore l'acuto lamento dei' suoi motori: che fosse l'aereo di controllo?  
Subito dopo squilla il telefono. Corro a rispondere, e odo la voce di Victor: «Mamita, come stai? Non sono riuscito a chiamare prima ... Sono qui all'Università Tecnica ... Sai quello che succede, vero?» Gli dico dei bombardieri in picchiata, ma che stiamo tutte bene. «Quando torni a casa?» «Ti chiamerò più tardi... adesso hanno bisogno del telefono ... Ciao.»
<...>
Sentiamo che il palazzo della Moneda è stato bombardato ed è in fiamme....ci chiediamo se Allende sia sopravvissuto ... di questo non dicono niente. Viene imposto il coprifuoco.
<...>
Dobbiamo supporre che adesso tutti i telefoni siano sotto controllo, ma verso le quattro e mezzo Victor chiama. «Devo rimanere qui... sarà difficile che torni a casa a causa del coprifuoco. La prima cosa che farò domattina sarà di rincasare non appena tolto il coprifuoco ... Mamita, ti amo.» «Anch'io ti amo ... » ma dicendolo mi manca il respiro, e lui ha già riattaccato.
L'indomani il coprifuoco venne tolto solo nella tarda mattinata, e le domestiche uscirono a frotte per comprare il pane al negozio all'angolo.
<...>
Strada facendo, due camion mi superarono in velocità. Erano stipati di civili armati di fucili e mitragliatrici, e in essi riconobbi i fascisti del nostro quartiere, usciti dai loro covi alla luce del giorno.
<...>
Affrettandomi verso casa andai a sbattere contro un'amica, la moglie di uno degli Inti-Illimani che abitava lì vicino. Era in stato di choc, e per di più tutta sola perché il gruppo si trovava in Europa.
Di comune accordo venne a casa con me, andandosene solo parecchi giorni dopo.
<...>
Aspettammo assieme, ma Victor non tornò. Attaccata alla televisione, prossima al vomito per quel che mi toccava vedere, scorgendo le facce dei generali che parlavano di «sradicare il cancro del marxismo» dal paese, udendo l'annuncio ufficiale della morte di Allende, vedendo il filmato delle rovine del palazzo della Moneda e della casa di Allende ripetuto all'infinito,<...>
Solo a pomeriggio avanzato sentii che l'Università Tecnica era stata reducida, conquistata, che i carri armati erano penetrati di mattina entro la cinta universitaria e che numerosi «estremisti» erano stati arrestati.
<...>
Passò la notte di mercoledì, un' altra notte fredda, freddissima per settembre. Il letto era vasto e deserto, e c'era un vuoto angoscioso al mio fianco. Il sonno fu agitato, e sognai il tocco di Victor, le sue braccia e le sue gambe calde intrecciate alle mie. Mi destai nella vuota oscurità e in preda a un'angosciosa paura per lui... Ne rammentavo gli incubi. Il mattino dopo, ancora nessuna notizia. Cercai di telefonate a diverse persone che potevano sapere che cosa fosse successo all'Università Tecnica. Nessuno sapeva niente di sicuro ... poi di nuovo Quena ... aveva scoperto che i detenuti della UTE erano stati portati all'Estadio Chile, il grande stadio in cui Victor aveva tanto spesso cantato e dove si erano tenuti i Festival della canzone. Lei non era certa che Victor vi si trovasse; le donne erano state in gran parte rilasciate, ed era da loro che aveva avuto la notizia …
<...>
Nel pomeriggio squillò il telefono. Con il cuore in gola corsi a rispondere. Una voce sconosciuta, molto nervosa, chiese della companera Joan ... «Sì, sono io», e poi ci fu un messaggio per me: «Companera, lei non mi conosce, ma ho un messaggio per lei da suo marito. lo sono stato appena rilasciato dall'Estadio Chile ... Victor è là ... mi ha incaricato di dirle che deve stare calma e rimanere in casa con le bambine ... che ha lasciato l'auto nel parcheggio davanti all'Università Tecnica, e di mandare magari a prenderla per lei... lui non crede che verrà rilasciato dallo stadio».
<...>
'Venerdì, durante il breve periodo di sospensione del coprifuoco, decisi di compiere il tragitto attraverso Santiago per recuperare l'auto. Pensavo che fosse meglio disporne, caso mai avessimo dovuto lasciare la casa in tutta fretta. Era la mia prima spedizione al di fuori del vicinato, <...>
La Stazione centrale e le bancarelle davanti a essa erano affollate come sempre. Scesa dall' autobus, rimasi esitante sull'angolo della via laterale che portava all'Estadio Chile, Stetti a osservare la folla là fuori, le guardie con i mitra puntati. Impossibile avvicinarsi, e, d'altra parte, che cosa avrei potuto fare? Procedetti lungo i pochi isolati che mi separavano dall'Università Tecnica ... il campus e il nuovo edificio moderno apparivano stranamente deserti... E poi mi rendo conto che le ampie finestre e le porte a vetri sono tutte sfondate, la facciata danneggiata e crivellata dai proiettili. Il parcheggio di fronte, di solito straripante di auto, è vuoto, tranne che per la nostra macchinetta che spicca solitaria nel bel mezzo. Ci devono essere guardie armate Il intorno; ma io nonne vedo, solo un vecchio seduto su un muro a una certa distanza. Avanzo, un piede davanti all'altro, finché raggiungo l'auto, frugando in cerca delle mie chiavi, e mi accorgo che sto calpestando una pozza di sangue che fluisce da sotto la macchina ... che dove ci dovrebbe essere un finestrino non c'è nulla l'auto è piena di vetri rotti. Penso: Questa non è mica la nostra, e comincio a provare le chiavi per vedere se aprono la portiera. Poi noto che il vecchio mi sta venendo incontro. «È la mia macchina», gli dico balbettando.

«Questa è la macchina di mio marito. L'ha lasciata lui qui.»«Allora è tutto a posto», fa il vecchio. «La tenevo d'occhio per Don Victor. Guardi, ho trovato in terra la sua carta d'identità. Meglio che la tenga lei», e me la tende.
<...>
Sabato notte, mentre giacevo a letto, senza riuscire a prendere sonno, gli occhi fissi al soffitto per le lunghe ore notturne, un diverso tipo di fredda disperazione cominciò a pervadermi. All'improvviso, il cuore in gola, balzai a sedere. Victor non c'era.
<...>
Lunedì è un buco vuoto. Suppongo di essermi comportata come se fossi viva. Per ordine militare, domani dobbiamo esporre le bandiere a celebrazione della Festa dell'indipendenza del Cile, le Fiestas Patrias.


Martedì, 18 settembre
Circa un'ora dopo che il coprifuoco è stato tolto, sento scuotere il cancello come se qualcuno cercasse di entrare. È ancora chiuso a chiave ... Guardo dalla finestra del bagno e vedo un giovanotto fermo li fuori. Sembra inoffensivo, così gli vado incontro. A voce bassissima mi dice: «Cerco la companera di Vìctor Jara. È questa la casa? Si fidi di me ... sono un amico», e mi mostra la sua carta d'identità. «Posso entrare un momento? Devo parlarle.» Sembra nervoso e preoccupato. Sussurra: «Sono un membro dei Giovani Comunisti», Apro il cancello per fario entrare e ci accomodiamo in soggiorno, uno di fronte all'altra. «Mi scusi, dovevo venire a cercarla ... Mi addolora doverle dire che Victor è morto ... il suo corpo è stato trovato all'obitorio, È stato riconosciuto da uno dei compagni che ci lavorano. La prego, si faccia forza, deve venire con me per vedere se si tratta proprio di lui... Indossava mutande blu scuro? Deve venire perché il suo corpo è lì già da quasi quarantotto ore e, a meno che non venga richiesto, sarà portato via e seppellito in una fossa comune.»
Mezz' ora dopo mi ritrovai a guidare come uno zombi lungo le strade di Santiago, con quel giovane sconosciuto al mio fianco. Hector, così si chiamava, lavorava all'obitorio cittadino e nell'ultima settimana aveva cercato di identificare i corpi anonimi che ogni giorno vi venivano portati. Era un giovane gentile e sensibile, che aveva corso un grande rischio venendo a cercarmi, In quanto dipendente regolare, disponeva di un tesserino d'ingresso, grazie al quale mi fece passare da una piccola entrata secondaria dell' obitorio, tino squallido edificio distante pochi metri dai cancelli del Cimitero generale.
Benché sia in stato di choc, il mio corpo continua a funzionare. Può darsi che a vedermi io sembri normalissima e perfettamente controllata ... i miei occhi continuano a vedere, il mio naso ad annusare, le mie gambe a camminare ... Percorriamo un corridoio buio ed emergiamo in una vasta sala. Il mio nuovo amico mi regge il gomito con una mano per sostenermi mentre esamino file e file di corpi nudi che coprono il pavimento, accatastati fin negli angoli, per lo più con profonde ferite, alcuni con le mani ancora legate dietro la schiena ... sono giovani e vecchi... ci sono centinaia di cadaveri ... in gran parte sembrano di lavoratori ... Centinaia di corpi, trascinati per i piedi e ammucchiati qua e là da quelli. che lavorano all'obitorio, strane figure silenziose con maseherine sul volto per difendersi dal!' odore della putrefazione. Ferma al centro della stanza, cerco Victor e non vorrei cercarlo, e un gigantesco impeto di rabbia mi travolge. So che incoerenti suoni di protesta escono dalla mia bocca, ma Hector reagisce immediatamente. «Ssst! Non deve avere la minima reazione ... altrimenti ci troveremo nei pasticci... stia buona per un momento. Andrò a chiedere dove dobbiamo andare. Non credo che questo sia il posto giusto.» _
Ci mandano di sopra. L'obitorio è talmente pieno che i cadaveri straripano in ogni parte dell' edificio, compresi gli uffici dell' amministrazione. Un lungo corridoio, molte porte, e sul pavimento una lunga fila di corpi, questi vestiti, certi hanno più l'aspetto di studenti, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta ... e lì, nel centro della fila, trovo Victor,
* * *


Era Victor, anche se appariva esile e macilento. .. Che cosa gli avevano fatto per ridurlo in un simile stato in una sola settimana? Gli occhi erano aperti e parevano ancora guardare davanti a sé, intensi e pieni di sfida, nonostante una ferita alla testa e terribili lividi sulla faccia. Aveva gli abiti strappati,
i pantaloni abbassati alle caviglie, il maglione tirato fin sotto le ascelle, le mutande blu ridotte a brandelli attorno ai fianchi come se fossero state tagliate con un coltello o una baionetta ... il torace tutto segnato da colpi e una ferita aperta all'addome. Le mani sembravano pendere dalle braccia con una strana angolazione, come se i polsi fossero spezzati. .. ma era Victar, mio marito, il mio amante.
In quel momento morì anche qualcosa di me. Sentii un'intera parte di me morire mentre me ne stavo li Immobile e muta, incapace di muovermi, di parlare.


martedì 10 settembre 2013

Cambiare la Costituzione?

La Costituzione va cambiata? Certamente. Va abrogato l’articolo 7 con tutti i privilegi della Chiesa, che violano la laicità dello Stato (lo sostengo da oltre cinquant’anni). Vanno modificati gli artt. 56 e 57 stabilendo una sola Camera legislativa di cento deputati e un Senato di difensori civici formato dai 50 sindaci delle maggiori città e da altri cinquanta a rotazione ogni anno estratti a sorte tra tutti i restanti comuni superiori ai 15 mila abitanti (lo sostengo da trent’anni). Va abrogato il recente “pareggio di bilancio” che ha “novellato” (così dice la legge costituzionale approvata) gli artt. 81, 97, 117 e 119 (lo sostengo da quando la modifica, che regala la sovranità finanziaria alle “trojke”, è stata proposta). E certamente anche qualche altro articolo (obblighi stringenti di rispetto della democrazia e di rappresentanze elette democraticamente sui luoghi di lavoro, ad esempio).
Queste modifiche vanno tutte nella direzione di rendere la nostra Costituzione ancora più coerente con i valori di giustizia e libertà che la informano, e che nascono dal suo essere il prodotto storico della Resistenza antifascista. Quello che invece intende realizzare l’attuale connubio Pd-Pdl-Scelta civica, sulla scorta dei primi “esperti” nominati da Napolitano e di quello nominati poi dal governo, è esattamente l’opposto: stravolgere e “rottamare” (come ormai si dice con un termine ben rappresentativo della volgarità cui è arrivata la politica partitocratica) proprio lo spirito di giustizia e libertà che caratterizza la Costituzione repubblicana, proprio l’eredità che ci è stata lasciata dal sangue, dai sacrifici, dalla vittoria della Resistenza antifascista.
>>articolo completo>>Cambiare la Costituzione? - micromega-online - micromega.

lunedì 9 settembre 2013

La via maestra


1. Di fronte alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi spacciate per affari di Stato, invitiamo i cittadini a non farsi distrarre. Li invitiamo a interrogarsi sui grandi problemi della nostra società e a riscoprire la politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e l’abolizione dei privilegi, l’equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la pace: questo sta nella Costituzione. La difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica ch’essa sancisce?

Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della “tecnica” economico-finanziaria al governo della “politica” democratica. Così, si spiegano le “ineludibili riforme” – come sono state definite –, ineludibili per passare da una costituzione all’altra.

La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.

2. Eppure, per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso politico ufficiale, nel quale la si evocava solo per la volontà di cambiarla, la Costituzione in questi anni è stata ben viva. Oggi, ci accorgiamo dell’attualità di quell’articolo 1 della Costituzione che pone il lavoro alla base, a fondamento della democrazia: un articolo a lungo svalutato o sbeffeggiato come espressione di vuota ideologia. Oggi, riscopriamo il valore dell’uguaglianza, come esigenza di giustizia e forza di coesione sociale, secondo la proclamazione dell’art. 3 della Costituzione: un articolo a lungo considerato un’anticaglia e sostituito dall’elogio della disuguaglianza e dell’illimitata competizione nella scala sociale. Oggi, la dignità della persona e l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali, proclamate dall’art. 2 della Costituzione, rappresentano la difesa contro la mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le “naturali” leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e l’equità fiscale, secondo il criterio della progressività alla partecipazione alle spese pubbliche, proclamato dall’art. 53 della Costituzione, si dimostra essere un caposaldo essenziale d’ogni possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni di tolleranza, se non addirittura di giustificazione ed elogio, dell’evasione fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l’idea di società giusta che la Costituzione ci indica.

Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione, sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel linguaggio della politica d’ogni giorno.

In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze spontanee. Strade e piazze hanno offerto straordinarie opportunità d’incontro e di riconoscimento reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì la novità politica ha assunto forza e capacità di comunicazione; lì si sono superati, per qualche momento, l’isolamento e la solitudine; lì si è immaginata una società diversa. Lì, la parola della Costituzione è risuonata del tutto naturalmente.

3. C’è dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
Anche noi abbiamo le nostre “ineludibili riforme”. Ma, sono quelle che servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.

domenica 8 settembre 2013

Per la difesa e l'attuazione della Costituzione


Roma 8 sett 2013 - Con l'assemblea di oggi al Centro congressi “Frentani” Rodotà e Landini lanciano un percorso che attraverso la parola d'ordine della difesa e dell'attuazione della Costituzione ambisca alla riappropriazione della politica.
Non un soggetto politico ma un movimento che diventi protagonista del riscatto politico e morale del nostro paese.
Il primo appuntamento sarà per una grande manifestazione nazionale il 12 ottobre alla quale si arriverà attraverso un lavoro da parte del mondo dell'associazionismo, dei comitati e della politica che intraprenderà questo percorso nei territori di condivisione e coinvolgimento sui pericoli degli stravolgimenti della Carta Costituzionale e sulla necessità di imporre la sua attuazione.
Loris

sabato 7 settembre 2013

la Costituzione non puo' essere un pretesto


"Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco per miei manipoli
Era il 16 novembre 1922 quando Mussolini interviene in aula a un mese dalla marcia su Roma e alla sua investitura come Primo Ministro. Il disprezzo e la minaccia per la democrazia è evidente, ciò nonostante, deve passare“formalmente” da quell'aula, che è il terreno di confronto parlamentare,, anche se di li a poco stravolgerà ogni regola, calpesterà i diritti parlamentari, farà assassinare i parlamentari di opposizione, li metterà fuori legge e li imprigionerà o li costringerà, perseguitati, all'esilio.
Occorreranno più di 20 anni, riempiti di atrocità e ignominie e sangue di valorosi, prima di restituire a quell'aula la dignità e l'autorevolezza che gli competeva.
La Costituzione Repubblicana sancirà la sacralità per la democrazia di quei luoghi di confronto politico e le modalità di confronto al loro interno.
Ieri, 6 settembre, a Montecitorio un manipolo pentastellato ha “occupato” il tetto del palazzo esibendo striscioni, in un tentativo becero di “difesa della Costituzione” dalle manipolazioni della scellerata maggioranza delle “larghe intese”.
Come si può pretendere di volere il rispetto delle regole, quando non si è in grado di rispettare le regole e i luoghi dove le regole stesse vengono scritte?
Ci sarebbe stata ben più che indignazione se altri si fossero minimamente permessi comportamenti analoghi, coinvolgendo o utilizzando i luoghi “principi” delle istituzoni. Incapacità e inettitudine non sono scusanti ammissibili per le performance pentastellate.
Non ci si può trincerare dietro la logica “craxiana” che infrangere le regole se lo fanno tutti, diventa accettabile. Quella regola ci ha portato oggi ad avere in Parlamento figure come il pregiudicato Berlusconi e la cavillosa ricerca di una più o meno grossolana possibilità di mantenergli una agibilità politica.
Non si può neanche non considerare che azioni come quella di ieri siano proprio il frutto di quella cultura berlusconiana sulla visibilità quando i contenuti sono risibili. Sicuramente può diventare un cavallo di troia per legittimare una più o meno regola a salvaguardia di Berlusconi stesso.
Infine una considerazione sulla difesa della Costituzione. Il tentativo di modifica dell'art. 138 è senza ombra di dubbio un grave tentativo di intervento proprio sui meccanismi di riforma della Costituzione stessa. Il tentativo di sottrarre al giudizio popolare le eventuali modifiche è altresì evidente e la dice lunga sul tenore delle modifiche che vorrebbero apportare.
Sono, fortunatamente molti i soggetti che si sono attivati a salvaguardia della Carta, alcuni però, e il M5S sono poco credibili. La vocazione presidenzialista non è neanche velatamente nascosta e gli strumenti di legame dei cittadini con lo Stato sono per il M5S quelle cose da aprire con l'apriscatole.

Sostanza è anche forma, e oggi possiamo dire che la forma ci ha ricordato molto quella sostanza con cui gli italiani hanno avuto a che fare dal 1922 al 1945.
Loris

mercoledì 4 settembre 2013

8 settembre - si ricostruisce partendo dalla Costituzione

Settembre si apre con diversi appuntamenti politici e con grandi elementi di riflessione sul nostro futuro politico.

1) prima considerazione è sulle dinamiche che si stanno delineando in casa PD, dove, passate le buriane dei 101 infedeli, il governo col partito di proprietà di un pregiudicato per reati fiscali, le tensioni sul dilemma se anche chi delinque debba avere più o meno agibilità politica, orbene, il quadro dirigente di questo partito, evidentemente alle prese con la canna del gas, si ricompatta, quale salvifica soluzione condivisa, sulla figura di Matteo Renzi

2) Altro nodo cruciale, indipendentemente dal tipo di responso, quale sarà l'assetto di governo dopo che la giunta avrà esaminato il provvedimento di ineleggibilità del pregiudicato di Arcore.

3) Il bilancio del governo Letta, che porta a casa il provvedimento sull'IMU che scarica su tutta la collettività i tagli dei servizi voluti dal PDL e da quei settori del PD stesso che guardano più a tutelare i patrimoni che non i beni comuni.

4) Il delicato passaggio delle riforme istituzionali, dove l'attuale maggioranza manifesta una propensione a lavorare con l'accetta , sia sulle “modifiche Costituzionali” sia per la revisione di una legge elettorale maleodorante di incostituzionalità.

Da questa breve sintesi si evince che non siamo messi affatto bene. L'assenza di una “Sinistra” in grado di dare voce a quella maggioranza di italiani, e sottolineo maggioranza, che in questo paese non ha più voce è l'evidenza di una deriva che non è solo politica, ma anche morale ed etica.

Spogliati dall'identitarismi e dalle fughe di movimenti/partiti personali è con grande attenzione e speranza che lo sguardo viene rivolto alla sollecitazione di Landini, Rodotà (Assemblea 8 settembre a Roma) ed altri che partendo proprio da quello che è l'elemento trasversale e unificante per la Sinistra , la Costituzione, vuole porre le basi di un terreno comune di ricostruzione politica e culturale della sinistra italiana.
Questo processo dovrà, per aver successo attraversare e coinvolgere le parti “sane” della sinistra del PD, quella parte di SEL che non può rassegnare il proprio destino ad una sudditanza senza autonomia politica al PD e a tutta quella marea di sinistra alternativa e senza casa che non può più limitarsi nell'arroccamento minoritario testimoniale o all'astensionismo come risposta politica elettorale.
Porre le diversità al servizio di una crescita politica anziché come elemento di divisione resta la chiave per un nuovo dizionario che ponga tutta la sinistra quale propulsore alla crescita politica sociale del nostro paese.
Loris


domenica 1 settembre 2013

DON PAOLO FARINELLA – Pd servo di Berlusconi, ti disprezzo. Lettera a Epifani »

Sig. Segretario del fu Pd – Roma,
Chi mi conosce sa quanto mi sono impegnato per aiutare la Sinistra a governare questo sventurato Paese che come la monaca di Monza risponde sempre ai corrotti, corruttori, ladri e assassini di Costituzione e Legalità. Mi sono impegnato a fare eleggere Marco Doria a Genova, ho stimato il Prof. Prodi, ecc. ecc.
Da quando però il Pd si è votato, perinde ac cadaver, a salvare Berlusconi con scuse ignobili, ammantate di senso delle Istituzioni, ho abbandonato il Pd a se stesso e alla sua inevitabile autodistruzione. La decadenza è ormai ad un livello di non ritorno. Attorno a me, i sentimenti dei militanti sono uguali a quelli del Prof. Farina che restituisce la tessera. Ho ancora le ricevute delle primarie con Prodi, che conservo come reliquia e segno di insipienza di un partito che non sa più vedere oltre l’interesse di parte, sacrificando il bene sommo della nazione che è la Giustizia, la Legalità, il Diritto e lo Stato di Diritto.
Ancora una volta, il Pd corre a fare la crocerossina di Berlusconi che ringrazia e colpisce con la menzogna, la protervia e la delinquenza tipica dei corrotti endemici fin dalla nascita.
Il Pd e il presidente del consiglio che trascorre tre ore a discutere con il servo di B. per trovare una via istituzionale per salvare B., è un insulto alle migliaia di carcerati che vivono nei lager italiani e uno sputo in faccia agli onesti che pagano da sempre le tasse anche per chi ruba come la maggior parte dei politicanti con a capo B, capo e protettore degli evasori e dei ladri di Stato.
Continuate su questa strada che è la via larga per scomparire dalla scena politica e dal calendario degli Italiani.
Io vi disprezzo dal profondo del cuore perché mai avrei pensato che il partito di Berlinguer e di Moro, di Iotti e De Gasperi, sarebbe arrivato a questo degrado istituzionale e che per salvare un delinquente nato, il più corrotto tra i corrotti, l’avvelenatore dei pozzi della democrazia e della decenza, avrebbe impegnato tutto se stesso a salvarlo dalla galera dove merita di andare e dopo averlo rinchiuso, buttare via la chiave nel profondo oceano sconfinato.
Se voi andrete dietro a Violante, il folgorato sulla via di Arcore e della demenza senile, voi non avete più il diritto di rappresentarci per cui io e molti, molti, moltissimi altri vi espelliamo dal nostro orizzonte e dalla nostra vita.
Voi, servi aggiunti del depravato di Arcore, meritate solo di stare con lui e i suoi lanzichenecchi, predatori del Diritto e della Morale.
Togliete il mio nome dai vostri elenchi perché non voglio più ricevere alcuna comunicazione da voi sia come organizzazione partitica, succursale di Mediaset, sia come singoli. Voi non mi appartenete e rimpiango le forze, le energie, il tempo e la passione che vi ho regalato “gratis” per migliorare l’Italia e deberlusconizzarla. Invece, “a mia insaputa” ho collaborato con voi, cavallini di Troia, a raffozzarlo e a istituzionalizzarlo. Rinnegando voi, recupero la mia dignità e la mia onorabilità.
Con amarezza, ma non rassegnato
Paolo Farinella, prete
 (30 agosto 2013)

>> fonte>> DON PAOLO FARINELLA – Pd servo di Berlusconi, ti disprezzo. Lettera a Epifani » LA PAGINA DEI BLOG - MicroMega.

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