La compagna Belillo alcuni giorni fa in un articolo su “Rosso di sera” dai contenuti condivisibili sosteneva che la Sinistra è ancora in mezzo al guado ….”tenta di rimettere in sesto i cocci, e lo fa rimarcando i confini e le differenze che separano gli uni dagli altri”.
La compagna Belillo in realtà era ottimista perché non era ancora iniziato il congresso di Rifondazione e di cocci ne sono stati prodotti un’esagerazione, talmente tanti da ritenere che alcuni pezzi molto difficilmente potranno essere rimessi insieme.
La cosa sorprendente è che tutti i soggetti chiamati in causa hanno messo del loro, come se tutti i tori di Pamplona fossero transitati all’interno di una esposizione di ceramica.
Il primo ad iniziare le danze è il coordinatore di Sinistra Democratica che per non volere entrare nel dibattito congressuale di rifondazione, commentando la presentazione, al congresso di Rifondazione solo della mozione Vendola ne estrapola l’arretramento rispetto alla “costituente di sinistra” manifestando una profonda delusione e prendendo opportune distanze. Una tale premura nell’esprimere un giudizio negativo da cadere nella logica andreottiana “che a pensar male si fa peccato... ma spesso si ha ragione” e, viene da pensare che era irrilevante cosa avrebbe detto in quel contesto Vendola perché la dichiarazione sarebbe stata la stessa. La mozione 2 a quel punto che era la mozione maggioritaria ma non maggioranza assoluta si ritrovava oggettivamente indebolita nei rapporti con i possibili alleati esterni al partito e, nel contempo, visti i risultati finali il cordinatore di Sinistra Democratica poteva salvare il 50% della sua chiosa pronunciata un mese fa in quella stessa sala ma ai delegati di Sinistra Democratica (circa 3minuti e mezzo sui circa sette) sulla ricostruzione del centrosinistra e considerare gli altri 3minuti e mezzo sulla costituente di sinistra come un esercizio di onanismo mentale essendo venuto a mancare un importante pezzo della sinistra organizzata attualmente presente nel nostro scenario politico.
Ha ragione nel manifestare l’amarezza per le parole non sentite da Nichi ma è altresì inquietante che non si siano sentite le sue di parole con altrettanta tempestività sulle conclusioni di questo congresso.
Mi risulta respinta al mittente la proposta di Diliberto di riunificazione con Prc che comunque si porta dietro il concetto arrogante dell’autosufficenza come “comunisti”, un voler prendere le distanze dalla stessa storia del Partito Comunista di Enrico Berlinguer (vero è che mentre in Italia c’era il più importante partito comunista di massa dell’occidente Ferrero e Russo Spena ne erano al di fuori preferendo posizioni minoritarie nell’allora DP)e sono indignato nel pensare che nel momento in cui dovremmo avere coscienza dell’emergenza democratica nella quale siamo caduti nel giro di pochi mesi di governo Berlusconi compagni che hanno vissuto l’essere comunisti in irripetibili battaglie negli anni 70 su temi sia dei diritti civili sia sulle tematiche del lavoro oggi sentano solo l’esigenza di apparire più comunista degli altri. (apparire e non essere).
A parte il compagno Bertinotti ho sentito poco nel congresso di rifondazione quella capacità innata all’indignazione la dove viene consumata ingiustizia sociale o civile indignazione che nasce nella pancia e che non deve essere risolta nell’impotenza individuale. Tatticismi, alchimie politiche maggioranze sconfitte, minoranze vincitrici la votazione per chiamata nominale, perché in un partito di compagni la fiducia è nelle fondamenta. Un quadro purtroppo talmente prevedibile che alcuni compagni mi renderanno atto avevo previsto dai tempi della presentazione delle mozioni e dal successivo ritiro della candidatura di Ferrero alla segreteria.
Sicuramente sarà rassicurante per i lavoratori precari sapere che un ex ministro del governo Prodi che è riuscito a contrattare ottimamente a suo tempo sul welfare oggi che non ha neanche la rappresentanza parlamentare saprà con la riunificazione dei comunisti partendo da rifondazione tutelarli e sconfiggere le manovre che confindustria sta tessendo con il benestare del governo di destra. Per ora comunque lasciamogli il tempo di scegliere l’obbiettivo. La scelta è fra due soggetti: o il PD o il governo.
Questi sono solo una parte dei cocci della sinistra dove pure io con queste righe ho portato il mio contributo dopo mesi di convinto e serrato lavoro unitario, ma, il silenzio nel tentativo di non rompere equilibri rischia di diventare assuefazione a situazioni di fatto che a mio parere hanno ben poco a che spartire con il percorso unitario e con la coerenza di un percorso.
Mi sento un po sconfitto anch’io, sconfitto dalle modifiche statutarie di SD che da movimento si trasforma in partito, sconfitto da Rifondazione che con disinvoltura ha trasformato una minoranza in maggioranza con l’arroganza della non contaminazione, sconfitto dal PdCI che torna al “centralismo democratico” lasciando quindi pochi spazi a quei dialoghi a sinistra che nascono dal patrimonio di tante identità diverse ma sempre di sinistra.
Sconfitto ma non vinto,per cui, con qualche fatica in più riprendo il lavoro unitario nel quale mi sono impegnato da più di un anno e se qualche compagno se ne è avuto a male per queste mie dissertazioni voglio precisare che solo dal dibattito franco e senza retropensieri si riesce a costruire un progetto con un contenuto chiaro e credibile.
Se il momento era già difficile dopo la sconfitta del 14 aprile ora le condizioni risultano sicuramente più complesse ma non per questo si desiste dall’obbiettivo prefissato del soggetto unitario a sinistra, del diritto di cittadinanza senza reverenzialità nella sinistra a tutti quei compagni che si riconoscono in questo progetto.
Loris
il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)
Amicus Plato, sed magis amica veritas
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