il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 30 maggio 2013

Pussy Riot "Maria Alekhina in sciopero della fame.



Alcuni giorni fa Daniele mi postava su fb la seguente notizia sulle condizioni delle Pussy Riot

"Maria Alekhina da sei giorni in sciopero della fame. 

Qualche giorno fa ha ricevuto anche una lettera del cantante Paul McCartney dopo il sostegno pubblico di Madonna, Bjork e dei Red Hot Chili Peppers. Maria Alekhina fa parte delle PUSSY RIOT, un gruppo anonimo collettivo riot grrrl (sottogenere tematico del punk rock) femminista sovietico. Nel marzo del 2012 è stata arrestata, imprigionata e processata per un’esibizione pubblica non autorizzata contro Putin nella Cattedrale del Cristo Salvatore. Attualmente a Maria è negato qualsiasi contatto con il mondo esterno, può solo parlare con il suo avvocato. Il 22 maggio si è aperto un procedimento di scarcerazione anticipata a cui le è stato negato di partecipare evitando così qualsiasi suo intervento agli occhi della Stampa o di poter vedere almeno attraverso le sbarre sua figlia o la sua famiglia, per questa ragione e per protestare sulle nuove procedure di detenzione applicate alla colonia penale in cui è rinchiusa Maria non mangia da sei giorni." 
Daniele C.

...oggi direttamente dal sito per la liberazione delle Pussy Riot apprendiamo che Masha, altra ragazza in stato di detenzione appartenente al gruppo, è stata ricoverata in ospedale dopo che anche lei aveva intrapreso uno sciopero della fame.
Come accadde ai tempi del processo, questo blog vuole rimanere vicino alla ragazze incarcerate e non vuole far cadere l'attenzione sulle "malefatte" dell'amico di Berlusconi: Putin!


mercoledì 29 maggio 2013

....e ringraziai la pioggia perchè consentiva di lasciarsi andare a qualche lacrima senza che la cosa risultasse evidente

...e ringraziai la pioggia perchè consentiva di lasciarsi andare a qualche lacrima senza che la cosa risultasse evidente.

Ho voluto documentare con questo video il ricordo e la stima collettiva nei confronti di Don Gallo.



Come per la sera della veglia le voci sono di chi Don Gallo lo ha "vissuto" in prima persona attraverso o un proprio vissuto o una condivisione di percorso nella Comunità di San Benedetto.Loris


sabato 25 maggio 2013

Don Gallo , "la veglia" - 24 maggio


Ieri sera (24 maggio) abbiamo salutato, attraverso i ricordi e le testimonianze Don Andrea Gallo.
E’ sicuramente stata una veglia funebre diversa, ma non era possibile chiedere conformismo in nome di chi ai “diversi” ha dato dignità e voce.
E’ stato quindi normale, se qualcuno è in grado di coniugare il significato di “normalità” rispetto alla realtà sociale che ci circonda,veder sfilare e testimoniare trans, soubrette della TV, chi in comunità c’è o è transitato per problemi di disagio mentale o per storie di tossicodipendenza. Vedere e sentire testimoniare “onorevoli” e giornalisti, poeti e musicisti.
In quella promiscuità di culture, lingue, religioni e generi si stava Bene!
Grazie Don ad averci lasciato questa cultura dell’accoglienza
Loris

ps. I filmati, per problemi tecnici, coprono solo una parte della serata, ma lo spirito con cui è stato vissuto l’incontro, penso risulterà evidente a tutti.







Sempre con noi Don...

...Ecco un po di testimonianze della veglia che si è svolta nella Chiesa di San Benedetto.
Con gli "ultimi", i "diversi", i "sovversivi"

giovedì 23 maggio 2013

Ultimo saluto a Don Andrea Gallo-appuntamenti


Ultimo saluto a Don Andrea Gallo: Genova 25 maggio ore 11,30

Sabato 25 maggio a Genova ore 11,30 presso la chiesa del Carmine in via Brignole De Ferrari 3, si svolgerà la cerimonia funebre di Don Andrea Gallo. A celebrare la messa saranno il cardinale Angelo Bagnasco e Don Luigi Ciotti. Al termine sul sagrato interverranno il sindaco Marco Doria e Moni Ovadia. Alle 10 dalla Comunità di San Benedetto via San Benedetto 12, partirà il corteo funebre per accompagnare Don Andrea alla chiesa del Carmine. Alle 16 a Campo Ligure, paese dove vive gran parte della sua famiglia, si terrà una funzione in forma più ristretta presso la parrocchia di piazza Vittorio Emanuele. Subito dopo la salma sarà accompagnata al cimitero locale. Venerdì 24 maggio dalle ore 21 nella chiesa di San Benedetto si terrà la Veglia, occasione per chi lo volesse, di salutare Don Andrea in modo più personale. Su desiderio di Don Gallo la Comunità chiede di non portare corone o fiori, si potrà rendere omaggio attraverso il c/c della Comunità: Banca Etica IBAN IT86J0501801400000000138289, oppure c/c postale n. 15149164.
Per la Comunità di San Benedetto al Porto
Domenico Chionetti

mercoledì 22 maggio 2013

Oggi si è spenta la Lanterna


Se devo trovare una metafora per far comprendere cos’è venuto a mancare a Genova quella della Lanterna è la più azzeccata.
Con Don Gallo se n’è andata forse l’ultima di quelle figure che hanno fatto la storia di Genova dal dopoguerra ad oggi. Il suo profondo legame con la città e la sua incessante opera a sostegno degli “ultimi” hanno fatto di lui un riferimento imprescindibile per chiunque abbia intrapreso iniziative sociali o politiche a Genova e non solo.
Lo ricordiamo nelle giornate del G8 a rivendicare l’altro mondo possibile o al gay pride a chiedere diritti per i trans. Tutti gli anni in piazza Alimonda a intonare Bella Ciao e ricordare che “Carlo è vivo e lotta insieme a noi… “. Angelicamente Anarchico, come amava definirsi.
Autentico interprete in casa nostra di quel concetto molto latino-americano della teologia della liberazione , che lo collocava sempre, senza esitazione, dalla parte di chi era “ultimo” nella nostra società, non si è mai sottratto ad essere il portavoce dei senza voce e senza diritti .
Ci mancherà la sua parola, il suo “essere” prete ed essere Cristo. Il suo essere collante tra tante e diverse componenti sociali ,politiche e religiose.
Questa sera molti senza Dio piangono un uomo di Dio.
Questa sera si è spenta la Lanterna.
Loris Viari

Genova 22 maggio 2013


mercoledì 15 maggio 2013

Genova saluta le sue vittime


Oggi, 15 maggio, ci sarà l’ultimo saluto alle vittime del disastro della Torre di Controllo del porto di Genova.
Dal momento del disastro, guardare il porto incute sentimenti contrastanti, difficili anche da spiegare. Non è la prima volta che si contano dei morti su quell’area. Quelli che fanno più male in assoluto, sono quelli sul lavoro. Fanno male perché la cultura del lavoro e della solidarietà è stata per anni la cultura dei lavoratori del porto di Genova. Fanno male perché attraverso quella cultura il lavoro era elemento di emancipazione del lavoratore stesso perché diventava il diretto interlocutore con armatori, spedizionieri e quanti in quel porto creavano commercio, altro lavoro, altri traffici e faceva crescere di fatto l’economia della città e di tutto il Paese.
Le cose sono però mutate: alla storica autogestione dei portuali , attraverso la compagnia dei portuali, il “mercato” ha chiesto concorrenzialità, apertura a “imprenditori” privati e tempistiche e metodi di lavoro che guardano al profitto come unico fine.
Il porto non è mutato in questi anni, ma le navi si. Sempre più sovente anche per gli osservatori meno attenti, accade di rimirare autentici “colossi del mare” da un numero sconsiderato di ponti, adibiti al mercato crocieristico. Quello che è successo all’isola del Giglio è ancora davanti agli occhi di tutti. Per garantire il fondale adeguato, al porto di Genova, recentemente sono state fatte brillare delle microcariche per limare via scogli che hanno visto la navigazione nel porto di Genova sin dai tempi dei romani ma sarebbero potuti essere un problema per i “mercati” che trattano megamotonavi da crociera o portacontainer che più grandi sono e maggiori profitti riescono a movimentare e incassare.
Con non poco raccapriccio ho sentito il presidente dell’autorità portuale parlare di un ipotetico spostamento della diga foranea di 500 metri a mare, per consentire a navi come la Jolly Nero di poter navigare e manovrare con disinvoltura in quello che più che un canale di calma diventerebbe un “mare interno”. Il costo di questa operazione sarebbe tutto riversato sull’ ambiente, marino soprattutto, che sicuramente porterebbe ad una ulteriore riduzione degli arenili e il completamento di un esproprio progressivo di quello che è un “Bene Comune” come l’accesso al mare.

Ecco  il perché di una torre di controllo in un posto in cui non doveva essere, una nave che non doveva navigare tra i moli come un toro lambendo la muleta, e un porto che non poteva contenere nella piena sicurezza navi dalle dimensioni spropositate.
Con questa consapevolezza oggi saluteremo questi nostri morti sul lavoro, nostri perché appartengono a tutto il paese, appartengono al mondo che lavora, indipendentemente dal ruolo, dalla divisa o dalla provenienza geografica.
Per queste ragioni fanno ancora più male, perché su quella rotta, in quello spazio a condurre navi o a osservare da quella torre c’era il profitto.
Loris

Ricordiamoli:
Daniele Fratantonio, Michele Robazza, Marco De Candussio, Davide Morella, Sergio Basso, Maurizio Potenza,Francesco Cetrola, Gianni Jacoviello, Giuseppe Tusa,

lunedì 6 maggio 2013

Come ridare dignità alla sinistra italiana


Pubblicato su azionecivile.net

Ormai tutti sono concordi che quella che attraversiamo è una crisi di sistema. La crisi della politica è di fatto l’esito di un fallimento di quello spazio pubblico in cui i cittadini, attraverso le proprie rappresentanze , sarebbero chiamati a partecipare.

La modalità che ha portato alla rielezione il Capo dello Stato e la successiva formazione del Governo sono l’evidente immagine di questo processo di distacco della politica dal sentimento comune del Paese Reale.
Chi sta pagando il prezzo più alto di questa rappresentatività è quella porzione di cittadini che prima di ogni altra cosa, per condizione sociale poi per cultura sono la “ base “ della sinistra.

Riuscire a rendere rappresentanza politica a strati sociali fondamentali per la crescita e lo sviluppo di un paese diventa pertanto un dovere al fine di garantire attuazione alla Costituzione nel richiamo alla sovranità popolare dell’art.1.

Sono due le strade da percorrere per ridare dignità e autorevolezza politica alla sinistra italiana :

- una proposta politica capace di galvanizzare le istanze che oggi vengono espresse in miriadi di gruppi, comitati, partiti e movimenti .

- l’attivazione e la facilitazione a tutti quei processi di democrazia partecipativa istituzionalizzati dove allargare la base del consenso attraverso la cittadinanza attiva diventa il miglior strumento facilitatore per una mai attuata autoriforma dei partiti.

Oggi sono diverse le proposte di soggettività nuove a sinistra, tutte sicuramente pregevoli e a cui dedicare tutte le attenzioni possibili. Ma, se questi processi che provengono da contesti disaggreganti, come il PD del governo Letta o la sconfitta elettorale di Rivoluzione Civile non intraprendono percorsi di contaminazione culturale e rimescolamenti delle classi dirigenti non per unire “debolezze” ma per ricostruire un modello politico di una Sinistra nuova, gli sforzi rischiano di essere inutili.

La necessità è di una Sinistra di governo che intercetti le diverse forme in cui si affacciano le problematiche legate al lavoro nel rispetto della sostenibilità e che ci dia le motivazioni per rimanere in una Europa dei diritti e del lavoro in antitesi all’Europa delle banche e del fiscal compact.

Processi quindi, di ricostruzione inclusivi senza “primati” della proposta o volontà egemoniche del percorso.

Non strategie unificanti dal fiato corto, ma un vero e proprio progetto di un soggetto politico in grado di ridare voce a un popolo della sinistra portatore di un valore antico di solidarietà e di lotta ; moderno nel captare le mutazioni sociali e l’esigenza di fornire risposte adeguate sul piano dei diritti, della solidarietà e della legalità.

Loris Viari

sabato 4 maggio 2013

Benetton nella fabbrica crollata in Bangladesh




Ennesima catastrofe in Bangladesh per il crollo della fabbrica Rana Plaza a 30 km da Dhaka, avvenuto il 24 aprile scorso, che ha causato la morte di oltre 380 operai, 2000 feriti e molti dispersi che lavoravano per i grandi marchi della moda internazionale. L'edificio Rana Plaza ospitava 5 fabbriche di abbigliamento dove migliaia di operai ogni giorno lavoravano stipati in condizioni disumane. Loro stessi avevano denunciato le preoccupanti crepe all'interno dell'edificio, ma gli era stato intimato dai datori di lavoro di restare nella fabbrica.
La Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Campaign), associazione internazionale nata per assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori e lavoratrici del tessile, sta intervenendo denunciando i grandi marchi implicati tra cui Primark, Mango e l'italiana Benetton, quest'ultima in un primo momento aveva dichiarato di non aver legami diretti con le fabbriche del Rana Plaza.
L'agenzia AFP ha fotografato tra le macerie alcune t-shirt con etichetta “United Colors of Benetton”.

Inoltre Abiti Puliti è in possesso di una copia di un ordine d'acquisto da parte di Benetton per capi prodotti dalla New Wave, una della 5 fabbriche dell'edificio.

La Campagna Abiti Puliti sta facendo pressione sull'azienda veneta chiedendo di assumersi le proprie responsabilità su queste tragiche morti sostenendo i familiari delle vittime. “Aziende importanti come la Benetton hanno la responsabilità di accertare a quali condizioni vengono prodotti i loro capi” ha dichiarato Deborah Lucchetti - coordinatrice e referente italiana della Campagna Abiti Puliti - “e di intervenire adeguatamente e preventivamente per garantire salute e sicurezza nelle fabbriche da cui si riforniscono”.
Il crollo del Rana Plaza è una delle tante tragedie avvenute nel sud est asiatico: ricordiamo l'incendio della fabbrica pakistana Ali Enterprises dove lo scorso settembre sono arsi vivi 300 lavoratori per la mancanza di uscite di sicurezza e l'incendio di novembre della Tazreen Fashions in Bangladesh dove hanno perso la vita più di 100 operai che cucivano per C&A, Carrefour, Kik e Walmart, lavorando 12 ore al giorno per 30 dollari al mese.
Il tessile è un settore redditizio e le aziende occidentali di abbigliamento sono più interessate a massimizzare i profitti che alla sicurezza e ai diritti dei lavoratori. Il sud-est asiatico è il più grande esportatore di prodotti tessili al mondo, come possiamo notare dalle etichette che ogni giorno indossiamo.
Anche i consumatori spesso sono responsabili e complici inconsapevoli di questo processo in cui, attraverso l'acquisto di abbigliamento, contribuiscono a mantenere in schiavitù i lavoratori che cuciono e confezionano i nostri abiti per pochi dollari al mese.
Come consumatori consapevoli possiamo sostenere la campagna firmando la petizione online che chiede che i lavoratori in Bangladesh siano tutelati da norme di sicurezza più severe.
(Maria Di Pietro - foto da internet) 

Pubblicato da OLI

giovedì 2 maggio 2013

mercoledì 1 maggio 2013

Buon 1 Maggio - Al lavoro e alla lotta


...Sarebbe quasi imbarazzante "festeggiare" la festa dei lavoratori in un paese che manifesta attraverso la sua classe dirigente e i suoi governi la completa sudditanza al mercato della finanza globale e alla traccottanza del sistema bancario.
Resta pertanto una giornata di lotta, una coerente memoria che riafferma che non si può derogare dalla propria storia che è fatta si di lavoro ma anche di lotte per i diritti, per l'emancipazione per la costruzione di una società più giusta e più equa.
La costruzione della nostra democrazia passa attraverso pagine dolorose della nostra storia, dove pezzi dello Stato giocano inesorabilmente ruoli ambigui.
Non possiamo oggi, pertanto, non ricordare il 1 maggio del 1947 a Portella della Ginestra, col suo tributo di sangue e con i suoi intrecci politico-mafiosi, senza riportare la nostra memoria alla stagione delle stragi culminate con l'assassinio di Falcone e Borsellino e alla trattativa Stato-mafia su cui le volontà tombali dell'apparato politico sono sempre più evidenti e, queste si veramente imbarazzanti.
Buon primo maggio
Al lavoro e alla lotta
Loris


In questo filmato lo storico Francesco Renda spiega la strage di Portella della Ginestra



Il filmato seguente è estratto da "Segreti di Stato" che ha potuto usufruire della documentazione desecretata degli archivi dei servizi americani. I nomi pertanto non sono nomi di fantasia ma tutti riconducibili a protagonisti nel bene e nel male della storia italiana dal dopoguerra ad oggi.

BEGIN

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