il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 26 dicembre 2013

I sette Fratelli Cervi - Il Film

Alcide Cervi
Arrestati durante un rastrellamento a fine novembre, uccisi il 28 dicembre al poligono di Reggio Emilia rappresenta quanto di più odioso e criminale potesse esprimere il regime fascista.
Mantenere viva la memoria di chi furono i 7 fratelli Cervi credo sia il compito di tutti coloro che hanno creduto e credono in "un mondo migliore"
Il film linkato non è come qualità dell'immagine tra i migliori, ma le interpretazioni di grandi come Volontè o Cucciolla esprimono al meglio quella cultura contadina, socialmente e politicamente impegnata che ha contribuito alla sconfitta nazifascista e ha messo le basi di una "Italia" che affonda le sue radici in quella "Repubblica Democratica fondata sul lavoro" della nostra Costituzione


Documentazione dettagliata sulla storia della famiglia Cervi nelle pagine dell'"Istituto Alcide Cervi"

ricordando i 7 fratelli Cervi


Era la notte tra il 24 e il 25 dicembre 1943 quando i fascisti catturarono i sette fratelli Cervi e tre giorni dopo, il 28, li portarono al poligono di tiro di Reggio Emilia mettendoli al muro. Sono trascorsi settant’anni da quell’eccidio, uno degli episodi che più è rimasto scolpito nella storia dell’antifascismo.
Per ricordare quei fatti il Museo Cervi di Gattatico ha organizzato due appuntamenti attraverso i quali “studiare come si sono formati e consolidati memorie e miti attorno a quei fatti”.
Il 21 dicembre, “un paradigma di democrazia”: un dibattito che ha visto prendere la parola nella sala del consiglio provinciale di Reggio Emilia il presidente Gianluca Chierici, il sindaco vicario Ugo Ferrari, la presidente dell’Istituto Alcide Cervi Rossella Cantoni e un’altra esponente del museo, Paola Varesi, oltre il docente bologneseLuciano Casali. Il secondo appuntamento, invece, è per il 28 dicembre, giorno in cui Cervi furono uccisi. Si chiamavano Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore ed avevano tra i 42 e i 22 anni. La loro famiglia era di estrazione contadina e a iniziare dagli insegnamenti di Alcide e Genoeffa Cocconi, genitori dei fratelli trucidati, in casa si erano sempre respirate aria antifascista e simpatie democratiche.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, casa Cervi non è più solo un luogo di lavoro disperato e incessante contro la povertà, ma un centro nevralgico nel quale si cominciava a organizzare un dissenso concreto contro il regime mussoliniano. E Alcide, insieme a due dei suoi figli, va oltre creando anche la banda partigiana che prenderà parte attiva alla Resistenza

domenica 15 dicembre 2013

15 dicembre, a mio padre

Dai Padri ai Figli e dai Figli ai Padri...

il nonno barbiere, non ha bandiere, ma fece uscire di corsa dalla bottega un gerarchetto con mezza barba fatta e mezza no.....a lui fu impedito di continuare a lavorare a bordo delle navi perchè rifiutò l'iscrizione al fascio
Loris


post sullo stesso argomento: 


2012 - Ognuno è il prodotto della propria cultura, della propria educazione e della propria formazione. Io sono figlio di mio padre

2011 - Storia di mio padre – lotte sindacali e politiche degli anni 60, i valori di una vita

mercoledì 20 novembre 2013

Doria e le "società partecipate" - tenere in piedi AMT"

Se in certi momenti non sono stato tenero nei giudizi sul Sindaco Marco Doria, trovo doveroso, oggi, fare una riflessione in cui esprimo il mio appoggio, per quanto insignificante possa essere, al suo operato sulla questione “partecipate” e supposte “privatizzazioni”.
Intanto credo che non sia utile mischiare i piani, e, un conto è quando si parla di AMT e un conto diverso quando i soggetti sono ASTER e AMIU.
Per quanto riguarda ASTER e AMIU mi risulta che la parola d'ordine sia “riordino” : essere azienda pubblica non esclude il fatto di essere efficiente e di poter investire in miglioramento del servizio senza gravare sulle tasche degli utenti. Per AMIU inoltre il farsi trovare adeguata dal “piano regionale dei rifiuti” potrebbe rappresentare una garanzia sia dal punto della salvaguardia ambientale sia da quella di gestione aziendale.
Per AMT le cose si complicano perché le quote da ripianare sono sicuramente ingenti e non si può pensare di spostare da altri servizi come i servizi sociali quote di cui, grazie alle trovate degli ultimi governi forse non c'è neanche la disponibilità.
Come ha dichiarato pubblicamente Doria, l'obbiettivo è di tenere in piedi l'azienda, anche se ciò potrebbe costare qualche sacrificio. Ragionevolmente però non si può fare pagare alla collettività politiche che hanno falsato la realtà economica dell'AMT stessa con un numero di dipendenti amministrativi decisamente esagerato da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Amministrativi, non autisti, tanto per essere chiari. Mandare in giro 3 controllori a ore improbabili e non avere le macchinette obliteratrici efficienti è uno schiaffo all'intelligenza degli utenti e di tutti i contribuenti.
Partendo dal sano principio che un servizio pubblico non necessariamente deve essere in attivo, deve valere però la regola che non possono essere ammesse le perdite dovute a mala amministrazione del servizio pubblico stesso. Serve un piano “industriale” credibile.Forse una forma di ingresso “popolare”, degli utenti  nei cda potrebbe essere un segnaledi ulteriore “pubblicità” del servizio.
Oggi un dannoso immobilismo potrebbe voler dire guardare a soluzioni come l'assorbimento da parte di Trenitalia come soluzione inconfessabile da parte di alcuni. 
In qualsiasi percorso il Sindaco Doria si voglia confrontare, di una cosa dovrà tenerne conto: i processi non potranno essere praticati con chi ha portato l'AMT al disastro. Per essere credibile serve una precisa e netta rottura con un modo di far politica fallimentare e clientelare.

Non si ha l'impressione che si voglia risolvere dei problemi, ma piuttosto di non smuovere niente per paura in alcuni casi di perdere non il lavoro ma dei privilegi. Pur esprimendo la mia solidarietà a lavoratori che lottano, non posso non esprimere solidarietà a quelli che il lavoro lo hanno perso o non lo troveranno ma sono accomunati dal fatto di essere utenti e loro malgrado contribuenti.

giovedì 14 novembre 2013

Come farmi incazzare di prima mattina

Squilla il telefono….. siamo della ipsos di milano e vorremmo farle una intervista su temi di attualità. Ovviamente accetto il gentile invito anche perché di cose da dire ne avrei molte.
Dopo i dati sul titolo di studio e l’età la prima domanda:
…Lavora?  “sono un lavoratore autonomo, la mia partita iva è aperta ma non ho lavoro”
Come ha votato alle precedenti elezioni Sinistra dest…..?  “SINISTRA”
Come considera l’operato del Governo da 1 a 10?…”lo zero non c’è?”  No “1meno“
….è qua cominciano i balletti in quanto le domande non si comprendono che soggetto hanno.
Come giudica la lotta all’illegalità?…. “Nel momento in cui un delinquente continua a sedere nei banchi del Senato praticamente inesistente. Voto 1”
La proposta di indulto e amnistia?…… “ Dipende dai reati (ovviamente sto pensando che chi ha frodato il fisco col cazzo che debba usufruire di amnistie o indulti)….”
Sull’abolizione del reato di clandestinità?……”Il governo in questo senso non ha fatto niente!, ovvio che sono d’accordo ma il governo in questo da 1 a 10 è sottozero”
Sulla proposta di impedire che aziende straniere acquisiscano aziende italiane?…….

È qua inizia la rottura…..”…senta, nonostante il mio diploma trovo le vostre domande piuttosto capziose. Considerando l’operato del governo Letta trovo che state ponendo le domande in modo che le risposte esprimano il contrario del mio pensiero”……Interrompiamo…buongiorno click

Loris

martedì 12 novembre 2013

Larghe intese a palazzo Tursi usando “le donne”?


Sono iniziate le prove generali per il salto della quaglia.
Una Mozione, vergognosa per la sua strumentalità, è stata presentata dal consigliere Balleari (PDL) e Lodi (PD) : “Iniziative a sostegno della maternità”.
In un paese dove è disattesa l'applicazione della legge sull'interruzione di gravidanza, e dove l'obiezione di coscienza è stata troppe volte una ritorsione di chi praticava privatamente e illegalmente l'aborto, la presentazione di quell'ordine del giorno è una offesa alla dignità delle donne e alla loro libera e sofferta scelta nel momento in cui decidono di interrompere la gravidanza.
Su parere favorevole della Giunta PD e destra hanno votato compatti a favore mentre Lista Doria, SEL e Federazione della Sinistra che sono in maggioranza hanno votato contro insieme al M5S.
Più che l'effettiva incidenza della mozione che subordina ad una “compatibilità di bilancio” risulta evidente il segnale inviato in prossimità della discussione sulla vendita di quote delle società partecipate (privatizzazioni) e il pressing per l'avvio della grande opera inutile per Genova della Gronda di Ponente.

Forse, anche per questa ragione la mozione diventa ancor di più uno schiaffo dato alle donne e alla loro dignità. Un vero successo della Giunta e del PD.
Loris

venerdì 8 novembre 2013

Quando si perde la cultura dell'indivisibilità dei diritti

Mancava l'esternazione del venditore di pentole fiorentino e la lotteria su chi la spara meglio per acquisire visibilità o guadagnarsi qualche citazione è pressoché completa.
Il caso “Cancellieri – Ligresti” è stato in tutti questi giorni sbandierato come elemento “di favore personale” e spesso è stato portato a confronto inopportunamente con casi il cui esito è stato sicuramente tragico.
Significativi e ammirevoli infatti risultano gli interventi della madre di Federico Aldrovandi e la sorella di Stefano Cucchi, che da famigliari coinvolti realmente in vicende giudiziarie, non chiedono ritorsioni o vendette personali ma il rispetto di quelle regole che guardino ai detenuti come cittadini a cui è limitata la libertà ma mantengono tuttavia tutti quei diritti che salvaguardano la dignità e integrità personale.
A sinistra il concetto di “indivisibilità dei diritti” è fondamentale nel momento in cui, i diversi, i diseredati, i senza voce sono realtà concrete e non mere ipotesi sociali e/o politiche. L'indivisibilità dei diritti ci ricorda che non possono essere applicate scale di valori a secondo della rilevanza sociale dei soggetti a cui fare riferimento, e , la determinazione che dobbiamo avere è che la stessa attenzione che c'è stata nei confronti della detenuta Ligresti debba esserci nei confronti della anonima detenuta tossicodipendente, o extracomunitaria o rom.
A sinistra sento sempre meno parlare di rispetto delle regole e sempre più vedo inseguire moti di “pancia” populisti, spesso xenofobi e con una grande componente di antipolitica.


Proprio una certa mancanza di attenzione per il “rispetto delle regole” ha opacizzato quello che a mio parere era non un “favoritismo” ma un vero e proprio “conflitto di interesse” che coinvolgeva il Ministro Cancellieri e suo figlio ex dirigente Fonsai (direttore). Legittimo o meno, in questo caso l'opportunità diceva che la Ministro Cancellieri avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni o quanto meno qualcuno chiederglile.

In un Paese in cui gli attori politici sono suonatori di piano bar, comici neanche dei migliori e concorrenti della ruota della fortuna, la cultura del "senso dello Stato" diventa inevitabilmente quasi una bestemmia. Cosa rammarica è quando è a sinistra che si perdono riferimenti granitici come quella "questione morale" che travalicava le appartenenze per dare un senso compiuto a quel concetto di "essere Stato" per salvaguardarne una corretta crescita.
Loris

sabato 2 novembre 2013

Cos'è questo golpe? Io so - Pier Paolo Pasolini

Nella notte tra l'1 e 2 novembre del 1975 sul litorale di Ostia, veniva assassinato Pier Paolo Pasolini.
Con Lui scompare una delle più brillanti figure di intellettuale del 900 italiano. Interprete attento e senza sconti per nessuno nelle sue analisi e nei suoi giudizi.
Non è un caso che la sua morte rientri in quei casi italiani dai molti dubbi, dalle soluzioni troppo facili e troppo lacunose. 
Pochi mesi prima per il corriere della sera Pasolini aveva scritto il seguente pezzo:


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. 
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
Pier Paolo Pasolini

Corriere della sera 14 novembre 1974

giovedì 24 ottobre 2013

Lettera ai Senatori e Deputati del Partito Democratico Ligure

Ai Senatori liguri del PD
ALBANO Donatella, CALEO Massimo, GUERRIERI PALEOTTI Paolo , PINOTTI Roberta,  VATTUONE Vito



Ai Deputati liguri del PD
BASSO Lorenzo, CAROCCI Mara, GIACOBBE Anna, MARIANI Raffaella, MELONI Marco, ORLANDO Andrea, PASTORINO Luca, TULLO Mario, VAZIO Franco

Furono circa 45.000 i caduti tra gli uomini e le donne della Resistenza nella lotta al nazifascismo. La loro provenienza sociale e politica era assolutamente trasversale. Cattolici, comunisti, liberali e molti altri. Ebbero il solo obbiettivo di restituirci un Paese diverso e per questo sacrificarono la loro vita. Chi fu protagonista del 25 aprile 1945 raccolse quel testimone e attraverso l'assemblea Costituente, che rappresentava tutti gli italiani, scrisse un patto tra i cittadini e la neo Repubblica che parla di Lavoro, di Pace di Equità sociale e di Solidarietà; di quali sono i nostri Doveri e come esercitare i nostri Diritti attraverso le rappresentanze parlamentari, lasciando comunque ai cittadini la possibilità dell' ultima parola su quelle che sono le modifiche a questo patto tra Cittadini e Stato.
Fu un atto di grande generosità e di altissimo senso civico.
Voi Senatori e Deputati liguri, provenite da una terra che questa storia l'ha scritta alla Benedicta, al Turchino a Portofino a Cravasco e in tanti altri luoghi tristemente noti. Per molti di voi è stato fondamentale l'apporto elettorale dei famigliari di quei ragazzi perchè nel partito che vi ha inserito nelle liste elettorali hanno pensato di rivedere gli stessi valori dei loro Padri,nonni o zii.
Se al Senato non si è voluto rispettare quella volontà di democrazia che ha ispirato i Padri Costituenti chiediamo che ciò accada alla Camera. Quei ragazzi non possono essere traditi. Lasciate ai cittadini la possibilità di poter decidere del futuro del proprio Paese esattamente come Pieragostini, Jori o Longhi hanno voluto prima di cadere sotto i colpi nazifascisti.

Non viene chiesto un voto “contro” ma molto più semplicemente il non raggiungere quei due terzi che se avevano un senso in un sistema “proporzionale” oggi sono un atto di arroganza in un sistema con premio di maggioranza e sbarramenti che esproprierebbe la partecipazione di tutti gli italiani a decidere del destino dello Stato in cui vivono lavorano e danno futuro con i loro figli.

Loris
tessera ANPI 20094

giovedì 17 ottobre 2013

Come i ladri di Pisa ma più cialtroni


Neanche l’indignazione è più sufficiente rispetto alle azioni di questo governo inqualificabile per l’attenzione al proprio decoro e a quello di tutto il Paese.

Nel giro di poche ore sono tre gli episodi in cui il governo ha dato sfoggio di indecente arroganza .
Il Presidente del Consiglio, nella concitazione dei momenti successivi al naufragio di Lampedusa col suo alto bilancio in termini di vite umane, bofonchiava sulla possibilità dei funerali di Stato. Oggi stanno portando via i feretri senza neanche avere cura a volte di avvisare i famigliari sopravvissuti, non solo rimangiandosi la bofonchiata ipocrita dei funerali di Stato, ma negando anche quel desiderio di solidarietà, di partecipazione al dolore espresso dal Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini  dei “funerali di paese”. Vergogna Letta !

Il secondo episodio esemplare del distacco dai sentimenti del “paese reale” riguarda i funerali e il luogo di sepoltura del boia delle Fosse Ardeatine Pribke.
La voce del governo è stata in queste ore quella del prefetto Pecoraro, che si è dato un gran da fare nell’offendere il sentimento Antifascista e di chi in quell’eccidio ha lasciato parenti e amici, facendo fare il tour turistico al feretro del boia, ipotizzando anche una cerimonia tenuta da integralisti cattolici.
Non si può celebrare i 70 anni dalla deportazione del Ghetto e nello stesso tempo mostrare quasi una equidistanza rispetto al boia Pribke.
Letta, quella salma non ha cittadinanza in Italia, il respingimento verso il paese d’origine è un atto doveroso e di coerenza per la nostra storia , ed è il governo che deve esprimersi nel rispetto di questa storia che attraverso la Resistenza ci ha portato alla Liberazione e alla Costituzione Democratica e Antifascista.

In ultimo, e non perché di minore rilevanza, proprio la Costituzione. Noi cittadini esigiamo il rispetto dello spirito della nostra Carta Costituzionale. L’accelerata che il governo ha voluto dare per le modifiche è il sintomo di quella spaccatura che questo governo ha voluto rimarcare tra paese reale e le stanze del potere, più affini a sale di tempi con interessi ben lontani dall’attuazione della nostra Costituzione.
L’unica riforma che viene chiesta in questo momento è quella elettorale, che dia nuovamente dignità costituzionale al Parlamento e che possa consentire ai cittadini di esprimere le proprie rappresentanze.
Loris

lunedì 14 ottobre 2013

martedì 8 ottobre 2013

9 ottobre - omaggio a Che Guevara

da qualche parte un giorno, dove non si saprà, 
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà, 
da qualche parte un giorno, dove non si saprà, 
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa 
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà, 
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni 
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

lunedì 7 ottobre 2013

Lampedusa, Donne e solidarietà



Oggetto: solidarieta' al Comune e alla gente di Lampedusa


Senza retorica, ma con grande dolore e compassione, esprimiamo il ringraziamento a Lei, al Suo comune, a tutti e tutte i/le lampedusani per la solidarietà che esprimete alle donne e agli uomini che approdano sulle vostre coste per realizzare sogni distrutti nel loro Paese dalla guerra e dalla fame.

Siamo vicine alle donne che per dare una nuova vita a se stesse, ai loro uomini,ai loro figli devono affrontare un viaggio terribile e un futuro fatto di umiliazioni e incertezze dove subiranno due volte, proprio per il loro genere,la lontananza dal loro paese e dovranno ricostruirsi una quotidianita' in situazioni spesso critiche.

Siamo contro tutti i Cie e abbiamo firmato l appello per creare un corridoio umanitario, una soluzione urgente da prendere perche' queste persone non debbano piu' rischiare la vita. Ci batteremo contro la legge Bossi -Fini perche' nessuna persona deve essere considerata 'clandestina'.

Ancora un grazie dalle donne di Genova

associazione usciamo dal silenzio Genova
per trovarci pagina facebook associazione usciamo dal silenzio genova

***
Anche all'interno di una tragedia come il naufragio di Lampedusa non si può non evidenziare come un prezzo altissimo viene versato dalle donne. Un prezzo che gli viene estorto sin dalle partenze più remote all'insegna di violenze, stupri, e umiliazioni.
Loris

sabato 5 ottobre 2013

Achtung! Banditi , addio a Carlo Lizzani


E' morto, come il suo collega Monicelli il regista Carlo Lizzani. Interprete di quella stagione che fu il neorealismo, di lui si ricordano alcune pietre miliari della cinematografia italiana del dopoguerra, (filmografia) fra cui Achtung! Banditi, girato a Genova nei quartieri operai della Valpolcevera, dove molto intense furono le attività della Resistenza antifascista.





Il film venne realizzato grazie ad una sottoscrizione di "azioni" da 500 lire. Lizzani, stando a quanto spiegato al tempo dell'uscita del film, ebbe l'idea della sottoscrizione dopo aver assistito alla proiezione di La terra trema (1948) e aver discusso con Luchino Visconti del fatto che quest'ultimo non aveva trovato produttori interessati al proseguimento della sua opera (inizialmente pensata come la prima parte di una trilogia). Così il regista ricorda la nascita del progetto:
« Fu allora che un gruppo di operai propose di dare vita a una cooperativa che finanziasse dei film coraggiosi, quei film che l'industria privata non si sentiva di produrre. Bisognava rompere il cerchio di una consuetudine umiliante per il cinema italiano, dare un esempio, lanciare una iniziativa che potesse poi essere ripresa da altre città italiane, dimostrare che il popolo non solo amava il nuovo cinema italiano, ma voleva aiutarlo e rafforzarlo. Genova volle il suo film e i fondatori della cooperativa furono d´accordo a scegliere a tema della prima opera cinematografica finanziata direttamente dagli spettatori la Resistenza, che proprio a Genova aveva avuto momenti e figure indimenticabili. »
fonte (wikipedia Achtung! Banditi!)

Si è spento l'uomo che umiliò il colonialismo francese e l'imperialismo Americano



..Un amico e compagno con qualche anno più di me amava ricordare che uno dei giorni più belli della sua vita era stato il giorno in cui lui, studente alla Sorbonne di Parigi, potè constatare girando per la città la meraviglia e lo sconforto negli sguardi dei francesi per quanto era accaduto in Indocina.
A Dien Bien Phu le truppe coloniali Francesi venivano pesantemente sconfitte costringendo conseguentemente la Francia ad abbandonare il Vietnam e accordare l'indipendenza. Era il 1954 e protagonista di quella vittoria schiacciante fu il generale Vo Nguyen Giàp.

Giap non fu però solo il protagonista della cacciata dei francesi, ma fu lo stratega che seppe fronteggiare sia l'esercito del Vietnam del sud che la potenza militare americana chiudendo la guerra con la caduta di Saigon del 1975 e la definitiva umiliazione della prima forza bellica del mondo. 
L'eroe di Dien Bien Phu si è spento all'età di 102 anni lasciandoci l'insegnamento che una guerra di popolo ha le possibilità di sconfiggere nemici ben più potenti in armi e mezzi. L'intelligenza e il sostegno popolare sono armi capaci di grandi vittorie.

giovedì 3 ottobre 2013

di sana e robusta Costituzione - Maurizio Landini


Si è svolto l'incontro "di sana e robusta Costituzione" nel ricordo di Dino Gallo e Don Andrea Gallo in avvicinamento alla manifestazione nazionale in difesa e per l'applicazione della Costituzione. In video l'intervento completo dell'intervento di Maurizio Landini.

 


ecco una breve clip del perchè a Roma il 12 ottobre di Maurizio Landini
(con preghiera di massima condivisione)

Lampedusa - Come Dei dispensiamo vita o morte .


Mi sono posto la regola che ogni post sul blog abbia un'immagine, spesso anche un filmato.
Oggi il post sarà di solo testo e breve e non perchè manchino in rete immagini e filmati ma perchè mancano le parole per descrivere la nuova tragedia di Lampedusa e ogni immagine sarebbe un torto al dramma globale che viene consumato.
L'intollerabile senso di impotenza di fronte a quei morti trova  le risposte nelle lacrime incontenibili di una soccorritrice o in quelle del pescatore che mentre ne riusciva a trarre a bordo alcuni altri li vedeva affondare inesorabilmente, assunto a quel ruolo non voluto di Dio che dispensa non si sa con quale logica lutti e felicità, speranza e disperazione.
Se intollerabile è la lista di morti conosciuta e quella ignorata nel mare mediterraneo, culla e cimitero della civiltà, è oltremodo intollerabile l'assenza della comunità internazionale a far fronte a quello che è un genocidio per la speranza. Una decima alla richiesta di condizioni di vita "umane" che abbiano i presupposti per traguardare un futuro.
Se la parola d'ordine è solidarietà, con la stessa determinazione che avremmo se in quei barconi ci fossero i nostri figli, è giusto esigere da tutti i paesi a nord del mediterraneo uno scatto di civiltà che è risultato assente di fronte a tutte le ultime tragedie.
Loris

giovedì 26 settembre 2013

DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE


GENOVA 
Mercoledi' 2 Ottobre, 
presso il Salone del Maggior Consiglio,Palazzo Ducale alle ore 21.00- ingresso gratuito 


DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE 
dedicato a Dino Gallo e Don Andrea Gallo 


LA VIA MAESTRA:LA COSTITUZIONE 


Parteciperanno 


Marco Doria, Sindaco di Genova 


Gustavo Zagrebelsky 


Maurizio Landini 

coordina la discussione 
Giunio Luzzatto 
de Il circolo Libertà e giustizia di Genova 


La comunità San Benedetto al Porto insieme a Libertà e Giustizia promuoverà questa iniziativa che vorrà essere un tappa di avvicinamento alla manifestazione di Roma del 12 ottobre 

INFINE CI PREME FARE UN APPELLO: 


LA COMUNITA' SAN BENEDETTO AL PORTO SARA' PRESENTE IN CORTEO A ROMA CON UNO STRISCIONE IN RICORDO DI DON ANDREA GALLO, invitiamo tutti coloro i quali lo vorranno a unirsi a noi durante il corteo per far sentire ancor piu' viva e vegeta la sua testimonianza a difesa della costituzione 


martedì 24 settembre 2013

Per non dimenticare... Neruda

Quarant'anni fa, il 23 settembre 1973, a dodici giorni dal golpe che determinò la morte del suo Amico, Compagno e Presidente Allende, moriva Pablo Neruda. Per lui, nella drammaticità di quei giorni, la diplomazia internazionale si stava muovendo e pare fosse in programma, per il giorno 24 settembre, la sua partenza dal Cile di Pinochet per un esilio in Messico. Sono tutt'ora in corso accertamenti su quali furono le cause del suo decesso; le fonti ufficiali parlarono di tumore e ad oggi altre cause non risultano accertate.
Alla sua morte i militari golpisti si diedero al saccheggio e alla devastazione delle sue case dove avevano trovato dimora libri quadri e oggetti vari, come le polene collezionate nella sua dimora di Isla Negra, isola dove la sua salma ha potuto essere tumulata solo dopo la caduta del regime militare.
Il suo funerale, per quanto blindato, fu di fatto la prima manifestazione contro il regime di Pinochet e dei suoi complici e il non fare mancare sino alla caduta del regime fiori e biglietti sulla sua tomba, era il messaggio evidente che la Resistenza continuava ad essere viva.


Compagni, seppellitemi a Isla Negra,
di fronte al mare che conosco,
a ogni superficie rugosa della pietra
e delle onde che i miei occhi perduti
non rivedranno più.
Ogni giorno d’oceano
mi portò nebbia o puri dirupi di turchese,
o semplice estensione, acqua rettilinea, invariabile,
quello che chiesi, lo spazio che divorò la mia fronte.
Ogni passo funebre del cormorano, il volo
di grandi uccelli grigi che amavano l’inverno,
e ogni tenebroso circolo di sargasso
e ogni onda grave che si scrolla via il freddo,
e ancor di più, la terra che un nascosto erbario
segreto, figlio di foschie e di sali, roso
dall’acido vento, minuscole corolle
della costa incollate alla sabbia infinita:
tutte le chiavi umide della terra marina
conoscono ogni grado della mia gioia,
sanno
che voglio dormire il tra le palpebre
del mare e della terra…
Voglio essere trascinato
verso il basso nelle piogge che il selvaggio
vento del mare combatte e sminuzza,
e poi per canali sotterranei proseguire
verso la primavera profonda che rinasce.
Scavate accanto a me la fossa di colei che amo,
e un giorno lasciate che mi faccia compagnia
anche nella terra.
(P.Neruda - Disposizioni)


Neruda, non era solo un poeta "impegnato", ma un vero militante di quella sinistra che al sogno di riscatto di Allende, si dedicò con tutta la sua conoscenza e passione. Di lui ricordiamo le righe seguenti scritte a tre giorni dal golpe e pochi giorni prima di morire, allegati alla sua autobiografia "Confesso che ho vissuto":

Allende non è mai stato un grande oratore. E come statista era un governante che chiedeva
consiglio per tutte le misure che .prendeva. Fu un antidittatore, il democratico per principio fin nei minimi particolari. Gli toccò un paese che non era più il popolo principiante di Balmaceda; trovò una classe operaia potente che sapeva di cosa si trattava. Allende era un dirigente collettivo; un uomo che, senza provenire dalle classi popolari, era un prodotto della lotta di quelle classi contro la stagnazione e la corruzione dei loro sfruttatori. Per queste cause e ragioni, l'opera realizzata da Allende in così breve tempo è superiore a quella di Balmaceda; non solo, è la più importante nella storia del Cile. Solo la nazionalizzazione del rame è stata un'impresa titanica. E la distruzione dei monopoli, e la profonda riforma agraria, e molti altri obiettivi che vennero realizzati sotto il suo governo essenzialmente collettivo.

Le opere e ì fatti di Allende, di incancellabile valore nazionale, resero furiosi i nemici della nostra liberazione. Il simbolismo tragico di questa crisi si rivela nel bombardamento del palazzo del governo; uno evoca la guerra lampo dell'aviazione nazista contro indifese città straniere, spagnole, inglesi, russe; adesso succedeva lo stesso crimine in Cile; piloti cileni attaccavano in picchiata il palazzo che. per due secoli è stato il centro della vita civile del paese. 

Scrivo queste rapide righe a soli tre giorni dai fatti inqualificabili che hanno portato alla morte il mio grande compagno, il presidente Allende. Sul suo assassinio si' è voluto fare silenzio; è stato sepolto segretamente; soltanto alla sua vedova fu concesso di accompagnare quell'immortale, cadavere. La versione degli aggressori è che trovarono il suo corpo inerte, con visibili segni di suicidio. La versione che è stata resa pubblica all'estero è diversa. Immediatamente dopo il bombardamento aereo entrarono in' azione i carri armati molti carri armati, a lottare intrepidamente contro un sol uomo: Il Presidente della repubblica del Cile, Salvador Allende, che li aspettava nel suo ufficio, senz'altra compagma che Il suo grande cuore, avvolto dal fumo e dalle fiamme.
Dovevano approfittare di un'occasione così bella. Bisognava mitragliarlo perché non si sarebbe mai dimesso' dalla sua carica. Quel corpo. è stato sepolto segretamente In un posto qualsiasi. Quel cadavere che andò verso la sepoltura accompagnato da una sola donna che portava in sé tutto il dolore del mondo, quella gloriosa figura morta.era. crivellata e frantumata dai colpi delle mitragliatrici dei soldati del Cile che ancora una volta avevano tradito il Cile.


Ecco il "Testamento" del poeta che chiude "Canto General"

Lascio i miei vecchi libri, raccolti negli angoli del mondo, venerati
nella loro tipografia maestosa,
ai nuovi poeti d’America,
a quanti un giorno
fileranno nel roco telaio interrotto
le significanze di domani.
Termino qui.
Questa parola nascerà di nuovo,
chissà in un altro tempo senza pene,
senza le impure fibre che attaccarono
nere vegetazioni al canto mio,
e di nuovo su in alto starà ardendo
il mio cuore infuocato e stellato.
Così termina il libro, qui vi lascio
questo mio Canto Generale scritto
nella persecuzione cantando, sotto
le ali clandestine della patria.
Oggi, 5 febbraio di quest’anno
1949, in Cile, a “Godomar
de Chena”, alcuni mesi prima
dei miei quarantacinque anni d’età.




Da "Tre Residenze Sulla Terra"  "Solo la Morte". A recitarla è Sabines che nell'originale ricalca molto bene la musicalità che Neruda dava alle sue poesie recitate da lui stesso.

Solo la morte (Residenza sull terra 2)
Pablo Neruda

Vi sono cimiteri soli,

tombe pieni di ossa senza suono,

il cuore che attraversa una galleria

oscura, oscura, oscura,

come un naufragando nell'intimo moriamo,

come se affogassimo nel cuore,

come se andassimo cadendo dalla pelle all'anima.

Vi sono cadaveri,

Vi sono piedi di appiccicosa pietra fredda,

v'è la morte nelle ossa,

come un suono puro,

come un latrato senza cane,

che esce da certe campane, da certe tombe

crescendo nell'umidore come il pianto o la pioggia 

Io vedo, solo, a volte

bare a vela 

salpare con defunti pallidi, con donne dalle trecce morte

con panettieri bianchi come angeli,

con bimbe pensierose sposate con notai,

bare che risalgono il fiume verticale dei morti,

il fiume violetto

verso l'alto, con le vele gonfiate dal suono della morte

al sonoro giunge la morte,

come una scarpa senza piede, come un vestito senza senz'uomo,

giunge a battere con un anello senza pietra e senza dito,

giunge a gridare senza bocca, senza lingua, senza gola.

E tuttavia i suoi passi risuonano,

e il suo vestito risuona silenzioso, come un albero.

Io non so, io poco conosco, io vedo appena,

ma credo che il suo canto abbia il colore di viole umide,

di viole assuefatte alla terra,

perché il volto della morte è verde,


e lo sguardo della morte è verde,

col l'acuta umidità di una foglia di viola

e il suo grave colore d'inverno esasperato

Ma la morte anch'essa va per il mondo vestita da scopa,

lambisce il suolo cercando defunti

la morte è nella scopa, 

è la lingua della morte che cerca i morti

è l'ago della morte che cerca il filo.

La morte sta nelle brande:

nei materassi lenti, nelle coperte nere

vive distesa, e d'improvviso soffia :

soffia un suono buio che gonfia le lenzuola,

ed esistono letti che navigano verso un porto

dove lei sta in attesa, vestita da ammiraglio.


domenica 22 settembre 2013

E quando in Palazzo Vecchio...(Pablo Neruda)



E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra,
salii i gradini consunti, attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi un operaio, capo della città, del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna, io non me ne sorpresi:
la maestà del popolo governava.
Guardai dietro la sua bocca i fili abbaglianti della tappezzeria,
la pittura che da queste strade contorte venne a mostrare
il fior della bellezza a tutte le strade del mondo.
La cascata infinita che il magro poeta di Firenze 
lasciò in perpetua caduta senza che possa morire, 
perchè di rosso fuoco e acqua verde son fatte le sue sillabe
Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.
Però non era, dietro di lui, l'aureola del passato il suo splendore:
era la semplicità del presente.

(Pablo Neruda)

(Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre1973)




venerdì 20 settembre 2013

...come se nell'America di un secolo fa avessero fatto una legge contro le discriminazioni razziali che esentava il Ku Klux Klan.


Credo che la sintesi più efficace stia proprio in uno dei tanti commenti che sono circolati sui social network : "...come se nell'America di un secolo fa avessero fatto una legge contro le discriminazioni razziali che esentava il Ku Klux Klan..."
Ho espresso la mia solidarietà a contatti della sfera LGBT, credo però che ciò non sia sufficiente, anzi, è come se riaffermassimo che è un “problema loro”, che noi etero non ne siamo coinvolti e che al di la della formale solidarietà non si può andare..
Sono convinto che una buona legge contro l'omofobia riguarda tutti e non solo gay lesbiche o altro, perchè i diritti se non sono condivisi culturalmente e indivisibili in quanto la loro estensione è globale possono produrre sacche di privilegi, e conseguenti iniquità e ulteriori discriminazioni.
L'indignazione quindi è perché con quel vergognoso subemendamento si lascia a omofobi strutturati licenza di infierire e insultare nei confronti di noi tutti al di la di ogni differenza.
Sui diritti civili non esistono “larghe intese” ma scelte di civiltà. Anche se negli ultimi 20 anni il nostro paese è profondamente regredito nel percorso della difesa della dignità dell'uomo, questo non toglie che tutte le forze progressiste e di sinistra debbano abdicare alle forze conservatrici, revioniste e clericali.
Loris 


Le mie riflessioni scritte sopra, fanno riferimento al disegno di legge sull'omofobia passato al vaglio della Camera ieri 19 settembre, dove l'estensione della legge Mancino su discriminazioni e razzismo fa saltare l'accordo tra PD e PDL e per abbatterne gli effetti viene presentato e passa un subemendamento che ne annulla gli effetti a soggetti associativi, politici e religiosi. Assolte quindi, ancor prima di commettere reati le forze integraliste, clericale, reazionarie e fasciste.


martedì 17 settembre 2013

Lezioni sulla Costituzione - 2 (Calamandrei)


In questa Costituzione [...] c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.
Piero Calamandrei,


lunedì 16 settembre 2013

Lezioni sulla Costituzione - 1

In avvicinamento alla manifestazione del 12 ottobre questo blog posta dei documenti che favoriscano la conoscenza e il dibattito sulla Costituzione.


















mercoledì 11 settembre 2013

11 settembre 1973 - una canzone infinita


L'11 settembre 1973 segnò la fine del Cile democratico di Salvador Allende, l'assassinio da parte dei generali traditori del Presidente stesso e l'apertura di un periodo di torture assassinii e persecuzioni nei confronti di coloro che avevano sostenuto S. Allende.
Furono molti gli artisti e intellettuali che si spesero per sostenere il governo di Unità Popolare e, uno fra tutti fu Victor Jara, che pagò con la vita il suo impegno sociale e culturale vicino a S. Allende.
Arrestato presso l'università dove lavorava e aveva voluto recarsi nonostante il golpe in corso, veniva torturato selvaggiamente e internato nello stadio di Santiago insieme ad altre migliaia di persone .
Li troverà la morte dopo aver subito un'ultima vergognosa e ignobile umiliazione, massacrandogli le mani con le quali suonava e componeva la musica cara al popolo cileno e al suo Presidente S. Allende.
Loris

Il seguente brano è estratto dal libro "Joan Jara racconta Victor Jara una canzone infinita" (Sperling & Kupfer Editori) ed la testimonianza di quei giorni e quelle ore della compagna di Victor Jara: Joan.



11 settembre 1973
Mi sveglio di buon'ora come sempre. Victor dorme ancora, perciò scendo dal letto senza far rumore e sveglio Manuela che deve andare a scuola presto. Vado dabbasso per mettere il bollitore sul fuoco, e dopo pochi minuti compare Monica, che sbadiglia e si frega gli occhi. È tutto normale nell'anormalità in cui viviamo. È una mattinata coperta, fredda e lugubre.
<...>
La Manuel de Salas è affollata di studenti. Qui non c'è traccia di sciopero. Solo una minima percentuale delle famiglie non sostiene Unità Popolare. Sulla via di casa; accendo la radio e sento che Valparaiso è stata isolata e che ci sono insoliti movimenti di truppe, I sindacati invitano i lavoratori a tenere assemblee nei luoghi di lavoro perché questa è un'emergenza, una situazione da: allarme rosso.
Corro a casa per informare Victor. Quando arrivo, è già alzato e sta armeggiando con la radio a transistor per sintonizzarsi su Magallanes o su una delle altre stazioni favorevoli a Unità Popolare. «Sembra proprio che ci siamo», ci diciamo l'un l'altro, «è cominciata per davvero.»
Quel mattino Victor avrebbe dovuto cantare all'Università Tecnica per l'inaugurazione di una speciale mostra sugli orrori della guerra civile e del fascismo, alla quale sarebbe intervenuto Allende che doveva tenere un discorso. «Be', non ci sarà», osservai. «No, ma ritengo di doverci andare comunque. Tu intanto va' a prendere Manuela a scuola, è meglio che siate a casa assieme, e io farò qualche telefonata per scoprire che cosa sta succedendo.»
<...>
Arrivata a scuola, scoprii che agli allievi più giovani erano state impartite istruzioni affinché tornassero a casa, mentre gli insegnanti e gli studenti più anziani sarebbero rimasti nell'edificio. Feci salire Manuela in macchina e sulla via del ritomo, benché la ricezione fosse disturbata, udimmo Allende alla radio. Sentire la sua voce dal palazzo della Moneda era rassicurante, ma sembrava un discorso d'addio.
Trovai Victor nello studio intento ad ascoltare la radio, assieme ci rendemmo conto che quasi tutte le stazioni di Unità Popolare venivano zitti te, per via delle antenne danneggiate, o perché erano state occupate dai militari, e udimmo una musica marziale sostituirsi alla voce del Presidente :
Questa è l'ultima volta in cui sarò in grado di parlarvi... Non mi arrenderò ... Ripagherò con la mia vita la lealtà del popolo ... A voi dico: sono sicuro che i semi che abbiamo gettato nella coscienza di migliaia e migliaia di cileni non possono venire completamente sradicatì., non ci sono né crimine né forza abbastanza potenti da arrestare il processo di mutamento sociale. La storia ci appartiene perché è fatta dal popolo ... “
Era il discorso di un uomo eroico che sapeva di essere prossimo alla morte, ma in quel momento lo udivamo solo a sprazzi. A un tratto, Victor fu chiamato al telefono ... Ascoltare le parole di Allende mi era quasi insopportabile.
Victor aveva aspettato che tornassi prima di uscire. Aveva deciso che doveva recarsi al suo posto di lavoro, l'Università Tecnica, secondo le istruzioni della CUT.<...>
Era impossibile dirsi addio come si deve. Se lo avessimo fatto mi sarei aggrappata a lui senza lasciarlo più andare, per cui ci comportammo in maniera disinvolta. «Mamita, sarò di ritorno appena possibile ... tu lo capisci, devo andare ... non temere.» «Ciao» ... e, quando tornai a guardare, Victor era scomparso.
<...>
 Monica era intenta a preparare il pranzo, e Amanda e Carola giocavano in giardino, quando all'improvviso udimmo un rombo, poi il sibilo di un jet in picchiata, e infine una spaventosa esplosione. Era come trovarsi di nuovo in guerra ... Corsi fuori per portare le bambine al coperto, chiusi le persiane e convinsi le piccole che si trattava di un gioco. I jet però continuavano a tuffarsi in picchiata, e sembrava che i loro razzi colpissero la poblaciàn poco più su di noi, verso i monti. Fu in quel momento, credo, che qualsiasi illusione potessi aver avuto morì dentro di me: se era questo ciò cui ci opponevamo, quale speranza poteva esserci?
Arrivarono poi gli elicotteri, bassi sopra gli alberi del giardino. Dal balcone della nostra camera da letto li vidi, fermi in aria, come sinistri insetti, colpire d'infilata la casa di AIlende a colpi di mitragliatrice. Lassù in alto, verso la cordigliera, un altro aeroplano volava in tondo. Potemmo udire per.ore e ore l'acuto lamento dei' suoi motori: che fosse l'aereo di controllo?  
Subito dopo squilla il telefono. Corro a rispondere, e odo la voce di Victor: «Mamita, come stai? Non sono riuscito a chiamare prima ... Sono qui all'Università Tecnica ... Sai quello che succede, vero?» Gli dico dei bombardieri in picchiata, ma che stiamo tutte bene. «Quando torni a casa?» «Ti chiamerò più tardi... adesso hanno bisogno del telefono ... Ciao.»
<...>
Sentiamo che il palazzo della Moneda è stato bombardato ed è in fiamme....ci chiediamo se Allende sia sopravvissuto ... di questo non dicono niente. Viene imposto il coprifuoco.
<...>
Dobbiamo supporre che adesso tutti i telefoni siano sotto controllo, ma verso le quattro e mezzo Victor chiama. «Devo rimanere qui... sarà difficile che torni a casa a causa del coprifuoco. La prima cosa che farò domattina sarà di rincasare non appena tolto il coprifuoco ... Mamita, ti amo.» «Anch'io ti amo ... » ma dicendolo mi manca il respiro, e lui ha già riattaccato.
L'indomani il coprifuoco venne tolto solo nella tarda mattinata, e le domestiche uscirono a frotte per comprare il pane al negozio all'angolo.
<...>
Strada facendo, due camion mi superarono in velocità. Erano stipati di civili armati di fucili e mitragliatrici, e in essi riconobbi i fascisti del nostro quartiere, usciti dai loro covi alla luce del giorno.
<...>
Affrettandomi verso casa andai a sbattere contro un'amica, la moglie di uno degli Inti-Illimani che abitava lì vicino. Era in stato di choc, e per di più tutta sola perché il gruppo si trovava in Europa.
Di comune accordo venne a casa con me, andandosene solo parecchi giorni dopo.
<...>
Aspettammo assieme, ma Victor non tornò. Attaccata alla televisione, prossima al vomito per quel che mi toccava vedere, scorgendo le facce dei generali che parlavano di «sradicare il cancro del marxismo» dal paese, udendo l'annuncio ufficiale della morte di Allende, vedendo il filmato delle rovine del palazzo della Moneda e della casa di Allende ripetuto all'infinito,<...>
Solo a pomeriggio avanzato sentii che l'Università Tecnica era stata reducida, conquistata, che i carri armati erano penetrati di mattina entro la cinta universitaria e che numerosi «estremisti» erano stati arrestati.
<...>
Passò la notte di mercoledì, un' altra notte fredda, freddissima per settembre. Il letto era vasto e deserto, e c'era un vuoto angoscioso al mio fianco. Il sonno fu agitato, e sognai il tocco di Victor, le sue braccia e le sue gambe calde intrecciate alle mie. Mi destai nella vuota oscurità e in preda a un'angosciosa paura per lui... Ne rammentavo gli incubi. Il mattino dopo, ancora nessuna notizia. Cercai di telefonate a diverse persone che potevano sapere che cosa fosse successo all'Università Tecnica. Nessuno sapeva niente di sicuro ... poi di nuovo Quena ... aveva scoperto che i detenuti della UTE erano stati portati all'Estadio Chile, il grande stadio in cui Victor aveva tanto spesso cantato e dove si erano tenuti i Festival della canzone. Lei non era certa che Victor vi si trovasse; le donne erano state in gran parte rilasciate, ed era da loro che aveva avuto la notizia …
<...>
Nel pomeriggio squillò il telefono. Con il cuore in gola corsi a rispondere. Una voce sconosciuta, molto nervosa, chiese della companera Joan ... «Sì, sono io», e poi ci fu un messaggio per me: «Companera, lei non mi conosce, ma ho un messaggio per lei da suo marito. lo sono stato appena rilasciato dall'Estadio Chile ... Victor è là ... mi ha incaricato di dirle che deve stare calma e rimanere in casa con le bambine ... che ha lasciato l'auto nel parcheggio davanti all'Università Tecnica, e di mandare magari a prenderla per lei... lui non crede che verrà rilasciato dallo stadio».
<...>
'Venerdì, durante il breve periodo di sospensione del coprifuoco, decisi di compiere il tragitto attraverso Santiago per recuperare l'auto. Pensavo che fosse meglio disporne, caso mai avessimo dovuto lasciare la casa in tutta fretta. Era la mia prima spedizione al di fuori del vicinato, <...>
La Stazione centrale e le bancarelle davanti a essa erano affollate come sempre. Scesa dall' autobus, rimasi esitante sull'angolo della via laterale che portava all'Estadio Chile, Stetti a osservare la folla là fuori, le guardie con i mitra puntati. Impossibile avvicinarsi, e, d'altra parte, che cosa avrei potuto fare? Procedetti lungo i pochi isolati che mi separavano dall'Università Tecnica ... il campus e il nuovo edificio moderno apparivano stranamente deserti... E poi mi rendo conto che le ampie finestre e le porte a vetri sono tutte sfondate, la facciata danneggiata e crivellata dai proiettili. Il parcheggio di fronte, di solito straripante di auto, è vuoto, tranne che per la nostra macchinetta che spicca solitaria nel bel mezzo. Ci devono essere guardie armate Il intorno; ma io nonne vedo, solo un vecchio seduto su un muro a una certa distanza. Avanzo, un piede davanti all'altro, finché raggiungo l'auto, frugando in cerca delle mie chiavi, e mi accorgo che sto calpestando una pozza di sangue che fluisce da sotto la macchina ... che dove ci dovrebbe essere un finestrino non c'è nulla l'auto è piena di vetri rotti. Penso: Questa non è mica la nostra, e comincio a provare le chiavi per vedere se aprono la portiera. Poi noto che il vecchio mi sta venendo incontro. «È la mia macchina», gli dico balbettando.

«Questa è la macchina di mio marito. L'ha lasciata lui qui.»«Allora è tutto a posto», fa il vecchio. «La tenevo d'occhio per Don Victor. Guardi, ho trovato in terra la sua carta d'identità. Meglio che la tenga lei», e me la tende.
<...>
Sabato notte, mentre giacevo a letto, senza riuscire a prendere sonno, gli occhi fissi al soffitto per le lunghe ore notturne, un diverso tipo di fredda disperazione cominciò a pervadermi. All'improvviso, il cuore in gola, balzai a sedere. Victor non c'era.
<...>
Lunedì è un buco vuoto. Suppongo di essermi comportata come se fossi viva. Per ordine militare, domani dobbiamo esporre le bandiere a celebrazione della Festa dell'indipendenza del Cile, le Fiestas Patrias.


Martedì, 18 settembre
Circa un'ora dopo che il coprifuoco è stato tolto, sento scuotere il cancello come se qualcuno cercasse di entrare. È ancora chiuso a chiave ... Guardo dalla finestra del bagno e vedo un giovanotto fermo li fuori. Sembra inoffensivo, così gli vado incontro. A voce bassissima mi dice: «Cerco la companera di Vìctor Jara. È questa la casa? Si fidi di me ... sono un amico», e mi mostra la sua carta d'identità. «Posso entrare un momento? Devo parlarle.» Sembra nervoso e preoccupato. Sussurra: «Sono un membro dei Giovani Comunisti», Apro il cancello per fario entrare e ci accomodiamo in soggiorno, uno di fronte all'altra. «Mi scusi, dovevo venire a cercarla ... Mi addolora doverle dire che Victor è morto ... il suo corpo è stato trovato all'obitorio, È stato riconosciuto da uno dei compagni che ci lavorano. La prego, si faccia forza, deve venire con me per vedere se si tratta proprio di lui... Indossava mutande blu scuro? Deve venire perché il suo corpo è lì già da quasi quarantotto ore e, a meno che non venga richiesto, sarà portato via e seppellito in una fossa comune.»
Mezz' ora dopo mi ritrovai a guidare come uno zombi lungo le strade di Santiago, con quel giovane sconosciuto al mio fianco. Hector, così si chiamava, lavorava all'obitorio cittadino e nell'ultima settimana aveva cercato di identificare i corpi anonimi che ogni giorno vi venivano portati. Era un giovane gentile e sensibile, che aveva corso un grande rischio venendo a cercarmi, In quanto dipendente regolare, disponeva di un tesserino d'ingresso, grazie al quale mi fece passare da una piccola entrata secondaria dell' obitorio, tino squallido edificio distante pochi metri dai cancelli del Cimitero generale.
Benché sia in stato di choc, il mio corpo continua a funzionare. Può darsi che a vedermi io sembri normalissima e perfettamente controllata ... i miei occhi continuano a vedere, il mio naso ad annusare, le mie gambe a camminare ... Percorriamo un corridoio buio ed emergiamo in una vasta sala. Il mio nuovo amico mi regge il gomito con una mano per sostenermi mentre esamino file e file di corpi nudi che coprono il pavimento, accatastati fin negli angoli, per lo più con profonde ferite, alcuni con le mani ancora legate dietro la schiena ... sono giovani e vecchi... ci sono centinaia di cadaveri ... in gran parte sembrano di lavoratori ... Centinaia di corpi, trascinati per i piedi e ammucchiati qua e là da quelli. che lavorano all'obitorio, strane figure silenziose con maseherine sul volto per difendersi dal!' odore della putrefazione. Ferma al centro della stanza, cerco Victor e non vorrei cercarlo, e un gigantesco impeto di rabbia mi travolge. So che incoerenti suoni di protesta escono dalla mia bocca, ma Hector reagisce immediatamente. «Ssst! Non deve avere la minima reazione ... altrimenti ci troveremo nei pasticci... stia buona per un momento. Andrò a chiedere dove dobbiamo andare. Non credo che questo sia il posto giusto.» _
Ci mandano di sopra. L'obitorio è talmente pieno che i cadaveri straripano in ogni parte dell' edificio, compresi gli uffici dell' amministrazione. Un lungo corridoio, molte porte, e sul pavimento una lunga fila di corpi, questi vestiti, certi hanno più l'aspetto di studenti, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta ... e lì, nel centro della fila, trovo Victor,
* * *


Era Victor, anche se appariva esile e macilento. .. Che cosa gli avevano fatto per ridurlo in un simile stato in una sola settimana? Gli occhi erano aperti e parevano ancora guardare davanti a sé, intensi e pieni di sfida, nonostante una ferita alla testa e terribili lividi sulla faccia. Aveva gli abiti strappati,
i pantaloni abbassati alle caviglie, il maglione tirato fin sotto le ascelle, le mutande blu ridotte a brandelli attorno ai fianchi come se fossero state tagliate con un coltello o una baionetta ... il torace tutto segnato da colpi e una ferita aperta all'addome. Le mani sembravano pendere dalle braccia con una strana angolazione, come se i polsi fossero spezzati. .. ma era Victar, mio marito, il mio amante.
In quel momento morì anche qualcosa di me. Sentii un'intera parte di me morire mentre me ne stavo li Immobile e muta, incapace di muovermi, di parlare.


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