il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



sabato 29 gennaio 2011

Quel che resta del giorno , un brutto film ambientato alla Farnesina

…”Quel che resta del giorno”, è un film di indubbia finezza e grande maestria del regista J. Ivory. Protagonista della storia è un maggiordomo, interpretato da Anthony Hopkins, che , giunto alla fine del servizio presso un casato inglese, a cui aveva dedicato la sua vita lavorativa con incondizionata lealtà, viene colto dal dubbio di aver riposto malamente tale sentimento.
Nell’attuale cronaca politica c’è un personaggio sicuramente paragonabile, come servilismo, al maggiordomo succitato, ma che nemmeno possiede la qualità del dubbio intelligente: è il ministro degli esteri Franco Frattini che ha fatto voto di lealtà eterna ed incondizionata al piduista, sultano di Arcore.
Voglio ricordare, in quanto già trattato su questo blog, le posizioni assunte dal ministro nei confronti degli operatori di Emergency a suo tempo arrestati in Afghanistan, nei confronti dell’atto di pirateria Israeliana contro una nave turca recante aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, nel corso della quale furono sequestrati anche alcuni cittadini italiani, o la sorprendentemente timorosa posizione verso la Libia dopo che la Marina di quel paese, aveva sparato contro pescatori italiani in acque internazionali.
Ebbene, improvvisamente in questi giorni, il nominato ministro, in un impeto di energia ed attivismo ha fatto ricercare ogni documentazioni possibile ovviamente a spese del contribuente italiano, presso il governo di Santa Lucia. 
Obiettivo: screditare il Presidente della Camera G. Fini e compiacere il proprio padrone Silvio Berlusconi.
Mentre l’area del Mediterraneo è in fiamme, con morti e feriti in Egitto e in Tunisia, il nostro ministro, utilizzando le risorse pubbliche del suo ministero, non trova di meglio da fare che cercare i documenti a Santa Lucia che dovrebbero dimostrare la proprietà di una casa di montecarlo che potrebbe essere ricondotta all’on. Fini.
Tutto ciò non è altro che un ulteriore dimostrazione dell’uso improprio delle istituzioni da parte di questo governo, e della più totale inadeguatezza dell’inquilino della Farnesina.
Se costui non è in grado neanche di relazionare su quanto succede sull’altra sponda del Mediterraneo, se non è in grado di rendere all’Italia un ruolo di peso sullo scenario internazionale, se ne torni a casa. In fondo, un posto come cameraman il sultano di Arcore glielo può sempre garantire, visto la frequenza di videomessaggi che vengono prodotti dal sultano. 
Quel che resta del nostro giorno, è sempre più la sceneggiatura di una brutta storia, vizi privati giustificati nella presunta ragion di stato. Manca l’epilogo della nipotina che chiama lo zio per dirgli …”ciao zio Moubarak !!! Ha detto papi che……."
E le prossime generazioni racconteranno che la vittoria di Bartali al tour fermò la rivoluzione nel 1948, e nel 2011 le doti segrete di Ruby Rubacuori riappacificò un mediterraneo in fiamme,….ma sempre e solo per la volontà del Papi.
Loris

mercoledì 26 gennaio 2011

Dalla caduta del Sultanato di Arcore ai nuovi orizzonti della sinistra

Chiedo scusa se il blog non porta nuovi post in un momento in cui elementi di discussione ce ne sarebbero a sufficienza da non lasciare la tastiera in pace.
Un sentimento di sgomento e di sincero disagio mi ha colpito più del dovuto.
Scrivere delle storie sulle avventure goderecce, e forse impotenti, del premier non me ne catafotte niente. Sufficiente letteratura la si trova sia sui media ufficiali sia sui blog.
Che il sultanato di Arcore stia per avviarsi al post-Berlusconi è cosa acclarata per i più. Non si sa i danni che potranno essere, ancora, causati al sistema Italia.
Il cavaliere, come alcuni pesci presi all'amo, si agita, trascinando sempre più nel discredito se stesso e soprattutto il paese che dovrebbe rappresentare, 
Credo che sarebbe necessaria una class-action nei suoi confronti, per una richiesta danni da parte di chi, in questi anni, ha perso il posto di lavoro, ha perso potere d’acquisto nel salario e, soprattutto, ha perso diritti che erano costati, in certe occasioni, anche il sangue.
Lo sgomento però non mi prende solo pensando al piduista di Arcore.
Leggo delle performance in casa PD, dalle esternazioni del rottamatore Renzi, gradito turista ad Arcore e rottamatore dei diritti dei lavoratori di Mirafiori, rottamatore in realtà dei diritti di tutti i lavoratori, alla stregua di un Fassino o un Chiamparino. Assisto al ritorno di un Veltroni, che tanto ha fatto per distruggere ciò che rimaneva di una tradizione che nella difesa dei più deboli aveva costruito un grande partito e nella “Questione Morale” aveva caratterizzato la sua diversità. Vedo, anzi per essere precisi non vedo, quella che dovrebbe essere una inequivocabile posizione del segretario Bersani (tecnica del passare inosservati).
La gestione delle primarie a Bologna e Napoli non sono, a mio parere, commentabili.
In tutto questo non trovo, in ciò che è rimasto a sinistra, risposte all’altezza del momento politico, capaci di dare rappresentanza a quel blocco sociale che è andato sempre più configurandosi nelle giornate di lotta dei metalmeccanici della FIOM  o dei cittadini dell’Aquila o studenti e precari della scuola. Non trovo risposta a quella che è stata la progressiva precarizzazione del lavoro e della vita di milioni di giovani.
Ovviamente non sto parlando di slogan, che hanno lo spazio di una eventuale tornata elettorale, ma di una risposta progettuale in grado di incidere sui bisogni della gente, in grado di incidere sulle nostre abitudini, dando un senso del nostro essere all’interno di un contesto ambientale e lavorativo compatibile.
Credo che la ricerca spasmodica di un leader, dal fiato più o meno lungo, riproponga il modello culturale tipico di ciò da cui affannosamente, forse, ci stiamo liberando.
Credo che i contenuti e i valori sono ciò di cui dobbiamo alimentarci e su cui costruire il progetto.
Durante il fascismo una generazione si sacrificò al di la degli schieramenti, perché sognava e progettava un’Italia repubblicana e democratica, negli anni 60 milioni di lavoratori lottavano per l’affermazione di uno stato sociale e di diritti nel mondo del lavoro, negli anni 70 le lotte per i diritti civili attraversarono tutta la penisola per sancire eguaglianza nei generi nella diversità  e per sancire il diritto alla gestione del proprio corpo.
La semplice difesa dei diritti acquisiti non può essere una risposta adeguata. Solo ridisegnando e proponendo un nuovo modello di società, saremo in grado di garantire un futuro a noi, ai nostri figli e all’ambiente che ci circonda.
Loris

martedì 18 gennaio 2011

Una badante!...ecco la relazione stabile che servirebbe al vecchietto.

e come dice la Bibbia, diamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare una residenza geriatrica (Sepulveda)


Nel documento della Camera dei Deputati tutti gli uomini, donne e così e così...del Presidente.

venerdì 14 gennaio 2011

Mi spezzo ma non mi piego. Io ex delegato FIOM

Sono in attesa dell’esito del ricatto che l’AD della Fiat ha messo in atto nei confronti dei dipendenti di Mirafiori. 
Indipendentemente dal risultato che salterà fuori, alcune cose mi sento di dirle con sufficiente lucidità e coinvolgimento.
Quando in Italia ci fu il referendum sul nucleare, io che mi occupavo di logiche statiche all’interno di uno di questi impianti in Italia, votai per l’abrogazione dei tre articoli che avrebbe sentenziato l’abbandono di quella tecnologia.
La scelta fu dettata dalla convinzione che non potevo permettermi di lasciare in eredità a mio figlio (che sarebbe stato concepito da li a breve), una spada di damocle sulla testa che avrebbe potuto abbattersi su  di lui in qualsiasi momento. La sola possibilità di consegnargli un mondo, ambientalmente peggiore di quello che avevo vissuto io, non mi permetteva di avere tentennamenti in proposito.
Il fatto che da dopo il referendum ho dovuto reinventarmi il lavoro e fare decisamente molti e grandi sacrifici, non mi fa minimamente pentire della scelta che feci.

Per le ragioni che ho sopra riportato, con estrema serenità d’animo posso permettermi di affermare che quei lavoratori Fiat, che hanno, pur nella sofferenza votato Si all’accordo, hanno fatto la scelta di essere servi, e ancor più grave hanno tolto possibilità di diritti ai loro figli. Non è una condizione diversa da quella degli schiavi, nell’antica Roma, che generando, automaticamente generavano nuovi schiavi.
La cosa grave è che questi lavoratori, la scelta , la fanno da una posizione in cui i diritti sono acquisiti. Ho sentito alcuni che avrebbero votato si in quanto vicini alla pensione.

Su quei sindacati che sin dall’inizio, hanno mostrato, non tanto l’incapacità, ma una organicità con le posizioni padronali, è inutile spendere parole. E’ un dato storico e acquisito che nei momenti storici in cui i lavoratori sono stati chiamati a difendere non solo i diritti dei lavoratori, ma in alcuni casi la democrazia, la loro assenza è stato un dato acquisito. (il giugno/luglio 60 per ricordare uno di questi momenti). 

Infine un pensiero voglio spenderlo nei confronti di chi, intraprendendo la vita politica, partendo da quei valori di emancipazione dei lavoratori, oggi ha fatto sentire la sua voce a fianco dei padroni, come un Fassino, un Chiamparino ma anche un ignavo Bersani.
Da ex tesserato al PCI, ritengo sia un mio diritto e dovere ricordare come tanto distante dal loro modo di agire fosse l’azione di dirigenti, e semplici militanti che spesero le loro migliori energie nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, o battagliarono incessantemente per onorare la nostra Costituzione la dove dice che il nostro paese è fondato sul lavoro. 

Non scriverò di governo, perché questo è un post che parla di lavoro, lavoratori e non di sciatti ministri che in un contesto come quello di Mirafiori non sono stati nemmeno in grado di domandare il piano industriale a Marchionne premurosi di fare eco a chi pensa più alle minorenni che non al paese. 

Loris 

Ps. Ancora una volta quindi con la Fiom, a tutela dei lavoratori, come durante la trattativa per il fallimento ELGEN (1987) in cui ero come FIOM delegato sindacale.

La versione di Cisco vuole essere un messaggio di attualizzazione delle lotte operaie e dei lavoratori in genere, siano essi metalmeccanici, precari della scuola, lavoratori dei call center, lavoratori migranti...ect

domenica 9 gennaio 2011

Valerio e Carla Verbano - Storia di un ragazzo e di sua madre

…Ho ricevuto molti commenti nel post precedente, dove si parlava di lotte operaie, di deportazioni e di ricostruzione. Un’ operazione di sollecitazione della nostra memoria collettiva di fronte ai continui attacchi degli apparati padronali e governativi.
Tra i tanti, un commento mi ha colpito in modo particolare, arrivato su facebook…….
Carla Verbano (classe 1924) è la madre di Valerio Verbano ucciso dai fascisti dei NAR nel febbraio 1980.

“Alle 13,00 del 22 febbraio 1980 tre persone si presentano a casa di Valerio: "Siamo amici di suo figlio e vorremmo parlargli", dicono alla madre, che apre. Viene subito immobilizzata, e la stessa sorte tocca al padre. Sono armati con pistole munite di silenziatore. Valerio non è ancora tornato da scuola. Alle 13,30 Valerio apre con le sue chiavi la porta di casa ed è subito assalito dai tre, con i quali ha una breve colluttazione, poi viene immobilizzato e ucciso con un colpo alla schiena. E' dubbio se fu ucciso "precipitosamente" a causa della sua resistenza, se volessero prima "fargli delle domande", come accennarono alla madre i tre assassini: queste considerazioni possono avere interesse solo in relazione con quanto vedremo circa le "ragioni" dell'uccisione di Valerio.
Per il resto... la morte di Valerio pesa come una montagna.
L'assassinio di Valerio non fu un una "semplice" conseguenza di uno scontro tra compagni e fascisti, né dell'agguato in strada, come spesso è avvenuto. Abbiamo sempre saputo, al di là delle "verità processuali", che Valerio fu ucciso per delle ragioni precise, inerenti il più ampio scontro di classe tra sinistra rivoluzionaria e classe dominante, la quale si avvalse (e si avvale) dei fascisti per le sue operazioni più sporche. Valerio conosceva cose che, venute in luce alla magistratura, produssero come primo effetto la sua morte.”
La descrizione dei fatti continua sul sito di Reti Invisibili 

Sono io che ringrazio Carla per il suo commento, la sua condivisione al mio percorso nella memoria diventa prezioso considerando i fatti che hanno così dolorosamente segnato la sua esistenza con l’uccisione di Valerio.
Diventa prezioso perché oltre alla continua ricerca della verità sull’uccisione del figlio, Carla, non si sottrae ad essere elemento di esempio e stimolo per i più giovani, a fianco dei lavoratori in lotta contro l'arroganza padronale. Un altro esempio a cui fare riferimento.
Loris

giovedì 6 gennaio 2011

Storia di mio padre – lotte sindacali e politiche degli anni 60, i valori di una vita

Caro papà,
il 15 dicembre, come tutti gli anni ,avrei voluto comunicarti qualcosa. Come ogni anno, l’ho fatto passare in silenzio, relegando nella mia mente i pensieri e i sentimenti che ci hanno legati e che ci legheranno per sempre.
Ricordo quando, con quel tuo cuore malandato, a volte, rientravi a casa in anticipo, perché il tuo sindacato aveva proclamato sciopero, e tu, insieme ad un unico collega, avevate deciso di incrociare le braccia, lasciando ai crumiri l’onere di mandare avanti la produzione in quel prestigioso stabilimento che era “Ansaldo Meccanico”  in Genova Sampierdarena.
E la mia memoria va a quei primi anni 60.
Non importava se eri praticamente l’unico ad essere additato come colui che “scioperava” per i diritti e per la dignità dei lavoratori.
Non importava se quelle trattenute nella tua busta paga, avrebbero inciso sulla nostra precaria economia domestica.
Sin da allora, mi hai insegnato che alcune “cose” non hanno prezzo.
Ricordo anche la frequentazione della sezione del tuo Partito Socialista, il sentirsi “compagni” all’insegna della solidarietà ed il considerare la politica come un “valore” di cui andare fieri.
Antifascismo, Libertà, difesa della Costituzione, Legalità: questi erano i pilastri della tua politica.
Ricordo anche momenti di amarezza rispetto al contesto politico di allora: forse le avvisaglie di quello che sarebbe successo quando tu non ci saresti già più stato.
Ma tu, avevi anche riferimenti precisi che tanto hanno contribuito e sono stati determinanti nella storia del nostro Paese, uomini come Nenni, Pertini o ragazzi come Cesare Ricci, ucciso dai fascisti a 17 anni mentre manifestava sui muri di Sestri il suo Antifascismo.
Non sei nemmeno riuscito a goderti il frutto di quello che non è stato, solamente,   un impegno economico, ma, soprattutto, una pratica di quella cultura sociale e politica che si chiama cooperativismo e che ha consentito a molti umili lavoratori di avere una casa propria. Il tuo libretto della cooperativa edilizia era il numero 4 e quando, la cooperativa si è sciolta perché aveva terminato la sua missione, i soci erano riusciti a creare un intero quartiere.
Non sei mai stato onorevole o assessore, consigliere comunale o municipale (se fosse, allora, esistita la carica): erano cose che non potevano stimolare né la tua ambizione né la tua onestà intellettuale.
Per te, la rettitudine e la coerenza, sono state scelta di vita.

Te ne sei andato in quel dicembre del ‘64 ed io ho salutato dalla finestra quel corteo che, senza croci e preti, ma con una bandiera rossa del tuo partito, ti ha accompagnato in quell’ultimo triste e coerente viaggio.
Per queste ragioni il tuo ricordo per me è sempre memoria e ragione di esempio.
Tuo figlio,
 Loris

Ps. Mio padre era un iscritto alla CGIL, forse, ma non ricordo bene, membro di quella che allora era la “commissione interna”. Era un operaio, e, al di là di quelli che erano gli scatti contrattuali, gli fu preclusa ogni possibilità di avanzamento. In compenso ogni lotta che potesse alzare il livello di dignità dei lavoratori fu un suo patrimonio, e le lotte che fece, a volte in solitaria, non avevano ancora la copertura dello “Statuto dei Lavoratori”.
Nel 1944 frequentava la scuola professionale ANCIFAP di Sestri Ponente e scampò, grazie all’intervento di un uomo in divisa e armato (vigile o metronotte) ai rastrellamenti degli operai e studenti sestresi  destinati ai “campi di lavoro” in Germania. Mia nonna avvertita, delle manovre naziste, si appostò allo snodo ferroviario di Bolzaneto, da dove i carri piombati per la Germania dovevano passare, per potergli dare un po’ di vestiti e generi di conforto. Mio padre arrivò fortunatamente dalla strada e mia nonna vedendolo libero, non esitò, al passaggio del treno “piombato”, a distribuire ciò che sarebbe stato destinato a mio padre, agli sventurati prigionieri dei nazi-fascisti.
Mio padre fu attivo sia nella sezione del PSI di Bolzaneto, che in quella di Sestri Ponente. Fondò insieme ad altri compagni socialisti la cooperativa edilizia “Cesare Ricci II” che assegnò case sino alla fine degli anni 60. Cesare Ricci fu un giovane militante socialista, nato come mio padre nel 1927 e ucciso nel 1944 mentre scriveva sui muri sestresi scritte antifasciste. Mio padre non conobbe né Craxi né il Craxismo, ma il Pertini, che tenne il discorso ai Genovesi nel giugno 1960, sì.
Questo post non è un ricordo riservato solo a me.
Queste righe sono state scritte per sollecitare chi oggi deve scegliere se lottare con i lavoratori della Fiom della Fiat o chinare la testa a raccogliere le briciole dei padroni.
E’ stato scritto per ricordare il significato di Antifascismo, è stato scritto per ribadire i valori di laicità e di solidarietà in una vita.
 Loris


Commenti da facebook
Essendo molti commenti arrivati su fb, ne riporto alcuni, ringraziando quanti hanno condiviso il post accogliendo lo stimolo alla discussione. Ovviamente sono solo una sintesi .

martedì 4 gennaio 2011

IO STO CON LA FIOM - firma l'appello di MicroMega per i diritti di chi lavora


La società civile con la Fiom: "Sì ai diritti, No ai ricatti". Firma l'appello di Camilleri, Flores d'Arcais e Hack

Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente.

Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti. 

Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack

Primi firmatari: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Giorgio Parisi, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Enzo Mazzi, Valeria Parrella, Sandrone Dazieri, Angelo d'Orsi, Lidia Ravera, Domenico Gallo, Marcello Cini, Alberto Asor Rosa.

(4 gennaio 2011)


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