Care/i tutte/i,
ultimo giorno della COP17, possibile
nottata in bianco per arrivare alla conclusione. Le opzioni sul tavolo sono
ancora molte, ma la possibilità che si esca con uno scenario poco convincente ci
sono tutte. Stati Uniti, Cina, India ed in fondo l'Unione Europea potrebbero
trovare una convegenza finale che salvi la struttura e che rilanci in avanti il
negoziato. Leggendo le date in ballo, però, che parlano anche di 2020, il
rischio è che sia troppo avanti. Visto che l'IPCC chiede che il picco di CO2 si
possa raggiungere al massimo al 2015.
Oggi ultimo giorno anche per le iniziative dei
movimenti sociali, che tra veglie, iniziative interne, contatti con le
delegazioni e lanci stampa, provano a fare tutta la pressione possibile sulle
delegazioni governative.
In attesa della grande plenaria di stasera. E forse
di stanotte.
Un abbraccio
Alberto
Durban. Ore 16: Occupy COP17
Mrs. Nkoana-Mashabane, ministra sudafricana, usa tutta la delicatezza possibile per rispettare il ruolo che ricopre, ma davanti al rischio dell'imprevedibile la società civile non ci sta e si organizza. Nei freschi e dinamici corridoio del Convention Center irrompe la protesta di Occupy COP17, con un appello: "non uccidete l'Africa". E con lei le speranze per un futuro diverso
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Uno statement dell'ultim'ora rimette al centro dei negoziati UNFCCC l'Unione Europea, rimasta negli ultimi anni ai margini, vaso di coccio tra i vasi di ferro statunitense e cinese. La delegazione europea è animata da un nuovo protagonismo e dal tentativo di rafforzare una posizione che rischiava di essere minoritaria. Anche se a spese di una forte dialettica interna ai limiti della spaccatura. Ora tocca alla Cina, all'India, ma soprattutto agli Stati Uniti, che rischiano di essere lasciati soli in un poco splendido isolamento.
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Ultim'ora da Durban. Sono momenti concitati per tutti: per la presidenza sudafricana, che tutto vorrebbe pur di non uscire con un nulla di fatto; per i Paesi industrializzati ed emergenti, nella continua lotta per imporre se stessi e le proprie ambizioni; per le Ong ed i movimenti di tutto il mondo, perchè quello che si profila è un accordo di basso livello, che lascia in piedi la struttura ma che non affronta in tempo i problemi sul tappeto
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