COMUNICATO STAMPA
Firenze, 11 marzo 2010
Giovedì 11 marzo rappresentanti di associazioni di difesa della democrazia e della Costituzione hanno presentato ai Carabinieri un esposto contro il Presidente del Consiglio dei ministri per vilipendio alla Magistratura, dando così seguito al proposito annunciato all'assemblea nazionale dei Comitati per la difesa della Costituzione tenutasi a Firenze il 27 febbraio u.s.
L'esposto è rivolto, per competenteza, alla Procura della Repubblica di Torino e chiede di promuovere azione penale nei confronti dell’On.le Silvio Berlusconi per il delitto di vilipendio delle istituzioni previsto dall’art. 290 Codice Penale, per avere egli, in Torino il 26 Febbraio 2010, vilipeso l’ordine giudiziario con le espressioni pubblicamente pronunciate, e ampiamente riportate dalla stampa il giorno successivo, quali "banda di talebani che perseguono fini eversivi", "terribile patologia" e altro, come meglio dettagliato nella denuncia (allegata).
L'esposto è stato presentato da:
Firenze, 11 marzo 2010
Giovedì 11 marzo rappresentanti di associazioni di difesa della democrazia e della Costituzione hanno presentato ai Carabinieri un esposto contro il Presidente del Consiglio dei ministri per vilipendio alla Magistratura, dando così seguito al proposito annunciato all'assemblea nazionale dei Comitati per la difesa della Costituzione tenutasi a Firenze il 27 febbraio u.s.
L'esposto è rivolto, per competenteza, alla Procura della Repubblica di Torino e chiede di promuovere azione penale nei confronti dell’On.le Silvio Berlusconi per il delitto di vilipendio delle istituzioni previsto dall’art. 290 Codice Penale, per avere egli, in Torino il 26 Febbraio 2010, vilipeso l’ordine giudiziario con le espressioni pubblicamente pronunciate, e ampiamente riportate dalla stampa il giorno successivo, quali "banda di talebani che perseguono fini eversivi", "terribile patologia" e altro, come meglio dettagliato nella denuncia (allegata).
L'esposto è stato presentato da:
Salvatore Tassinari per l'Associazione "per una Sinistra Unita e Plurale"- Rete @ Sinistra
Paolo Solimeno per il "Comitato fiorentino per la difesa della Costituzione",
Cinzia Niccolai per l'Associazione "Carovana per la Costituzione-Sempre"
Corrado Mauceri per l'Associazione "Sinistra per la Costituzione".
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AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI TORINO
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I sottoscritti
Salvatore Tassinari e Paolo Solimeno, in rappresentanza dell'associazione il “Comitato fiorentino per la difesa della Costituzione”,
Sandra Carpi Lapi e Massimo Torelli, in rappresentanza dell'associazione “Per una Sinistra Unita e Plurale”,
Corrado Mauceri, in rappresentanza dell'associazione “Sinistra per la Costituzione”,
Cinzia Niccolai, in rappresentanza dell'associazione “Carovana per la Costituzione-Sempre”, espongono quanto segue.
Tutta la stampa nazionale ha dato notizia di alcune espressioni usate dal Presidente del Consiglio on.le Silvio Berlusconi, in Torino, il 26 febbraio 2010, in una pubblica riunione, e trasmesse nei servizi televisivi dedicati a questo incontro sulle reti nazionali.
Nel corso del suo intervento ha dichiarato che la magistratura avrebbe al suo interno “una banda di talebani che perseguono fini eversivi”
I sottoscritti
Salvatore Tassinari e Paolo Solimeno, in rappresentanza dell'associazione il “Comitato fiorentino per la difesa della Costituzione”,
Sandra Carpi Lapi e Massimo Torelli, in rappresentanza dell'associazione “Per una Sinistra Unita e Plurale”,
Corrado Mauceri, in rappresentanza dell'associazione “Sinistra per la Costituzione”,
Cinzia Niccolai, in rappresentanza dell'associazione “Carovana per la Costituzione-Sempre”, espongono quanto segue.
Tutta la stampa nazionale ha dato notizia di alcune espressioni usate dal Presidente del Consiglio on.le Silvio Berlusconi, in Torino, il 26 febbraio 2010, in una pubblica riunione, e trasmesse nei servizi televisivi dedicati a questo incontro sulle reti nazionali.
Nel corso del suo intervento ha dichiarato che la magistratura avrebbe al suo interno “una banda di talebani che perseguono fini eversivi”
Nella stessa giornata, avrebbe aggiunto, sempre pubblicamente “faremo una riforma della giustizia importante e cercheremo di eliminare questa terribile patologia: qualche volta si dice la corruzione, le organizzazioni criminali… ma secondo me questa (la magistratura politicizzata ndr) è la patologia più grave della nostra democrazia”…
Nel corso dello stesso intervento, ha annunciato che sarà posta mano alla riforma della giustizia che finora non ha fatto; “adesso la facciamo e non credo che piacerà molto ai talebani che sono all’interno della magistratura”.
Egli ha poi proseguito nello stesso ragionamento aggiungendo che, per fortuna, la maggioranza dei giudici non appartiene “a questa, stavo per dire banda di magistrati talebani, ma che questi magistrati esistono, che siano molto forti e che intervengano con propositi eversivi nella vita democratica è una realtà assolutamente incontrovertibile”.
Ad avviso dell’ esponente queste espressioni, pubblicamente e reiteratamente rese, integrano il delitto di cui all’art. 290 Codice Penale.
Attribuire alla magistratura, sia pure ad una parte indifferenziale di essa, la definizione quale “banda di talebani”, definizione più volte ripetuta e sottolineata; affermare che essa costituisce una “terribile patologia”; addirittura più grave della corruzione delle organizzazioni criminali; specificare che questa banda di malfattori persegue a fini eversivi, e ciò è una realtà assolutamente incontrovertibile; è condotta che integra indubitabilmente il delitto previsto dall’art. 290 Codice Penale.
La materialità di questo delitto è integrata da qualunque espressione che addita al pubblico disprezzo o alla generale vergogna, gli organi nei cui confronti è usata.
Il termine “vilipendio”, secondo l’insegnamento della giurisprudenza, è integrato da ogni “espressione dal significato offensivo, univoco esprimente disprezzo verso l’istituzione tutelata” Cass. Pen. Sez. I, 1 Febbraio 1978.
Quando la manifestazione di pensiero sia diretta a negare ogni rispetto o fiducia all’istituzione, inducendo i destinatari al disprezzo o alla disobbedienza, non può parlarsi di mera critica bensì di condotta vilipendiosa. Cass. Sez. I, 5 Dicembre 1977.
Sembra, alla luce di quanto sopra difficile immaginare forma di vilipendio più estreme di quelle usate dall’On.le Berlusconi nei confronti della magistratura.
In particolare, equiparare i magistrati ai talebani significa attribuire loro le stesse caratteristiche politiche, culturali e sociali che hanno contraddistinto questa organizzazione: ovvero sia feroce fanatismo, intolleranza assoluta nei confronti di altre etnie ed altre fedi, sopraffazione e soppressione fisica degli avversari (è nota la fine atroce che fu inflitta all’ultimo presidente della Repubblica Democratica dell’Afghanistan e al fratello).
Si deve d’altra parte sottolineare che l’offesa non investe una o più persone individuate e determinate, bensì è rivolta in modo generico ed indeterminato ad un’intera fascia di magistrati, non concretamente individuabili nella quale sono compresi tutti coloro in qualsiasi campo della giurisdizione, hanno emesso sentenze o provvedimenti non graditi al Presidente del Consiglio, e per ciò investe un numero indefinito e indefinibile di persone; e non solo coloro che in qualche modo, hanno dovuto occuparsi di vicende che lo coinvolsero, bensì anche chi in un futuro prossimo lontano, nell’esercizio di funzioni giudiziarie, fosse chiamato a pronunciarsi su controversie nelle quali direttamente o indirettamente fosse interessato il Presidente Berlusconi, o persone comunque a lui vicine.
E’ questo l’aspetto più grave della condotta che qui viene stigmatizzata, e che induce i Comitati esponenti ad assumere questa iniziativa. Affermare pubblicamente, reiteratamente, e con l massima intensità, che tutti coloro che, giudici penali o civili o pubblici ministeri dovessero un futuro prossimo o lontano pronunciarsi in senso sfavorevole agli interessi del Premier, vengono a fare parte della categoria dei talebani e si espongono quindi al pubblico ludibrio, distrugge ogni possibilità per il giudice di pronunciarsi secondo il corretto esercizio della professione. Per la quale è essenziale che il magistrato – indipendentemente dal suo ruolo – si determini nelle decisioni di sua competenza senza doversi aspettare gratificazioni ma anche senza dover temere ritorsioni o pubbliche reprimende.
Né si dica che i magistrati sono in grado di resistere a qualsiasi forma di pubblico dileggio, per funzione e per educazione. Il fatto solo di doversi imporre di non subire condizionamenti, è esso stesso una limitazione della loro libertà di giudizio, e costituisce quindi attentato alla libertà di determinarsi con la più assoluta serenità. Condizione essenziale perché la giurisdizione sia, realmente, soggetta solo alla legge, come testualmente vuole l’articolo 101 della Cost.
Per queste ragioni i sottoscritti esponenti
chiedono
alla S.V. di volere promuovere azione penale nei confronti dell’On.le Silvio Berlusconi in ordine al delitto di vilipendio previsto dall’art. 290 Codice Penale, commesso in Torino il 26 Febbraio 2010, per avere vilipeso l’ordine giudiziario con le espressioni, pubblicamente pronunciate, e sopra riportate.
Nel corso dello stesso intervento, ha annunciato che sarà posta mano alla riforma della giustizia che finora non ha fatto; “adesso la facciamo e non credo che piacerà molto ai talebani che sono all’interno della magistratura”.
Egli ha poi proseguito nello stesso ragionamento aggiungendo che, per fortuna, la maggioranza dei giudici non appartiene “a questa, stavo per dire banda di magistrati talebani, ma che questi magistrati esistono, che siano molto forti e che intervengano con propositi eversivi nella vita democratica è una realtà assolutamente incontrovertibile”.
Ad avviso dell’ esponente queste espressioni, pubblicamente e reiteratamente rese, integrano il delitto di cui all’art. 290 Codice Penale.
Attribuire alla magistratura, sia pure ad una parte indifferenziale di essa, la definizione quale “banda di talebani”, definizione più volte ripetuta e sottolineata; affermare che essa costituisce una “terribile patologia”; addirittura più grave della corruzione delle organizzazioni criminali; specificare che questa banda di malfattori persegue a fini eversivi, e ciò è una realtà assolutamente incontrovertibile; è condotta che integra indubitabilmente il delitto previsto dall’art. 290 Codice Penale.
La materialità di questo delitto è integrata da qualunque espressione che addita al pubblico disprezzo o alla generale vergogna, gli organi nei cui confronti è usata.
Il termine “vilipendio”, secondo l’insegnamento della giurisprudenza, è integrato da ogni “espressione dal significato offensivo, univoco esprimente disprezzo verso l’istituzione tutelata” Cass. Pen. Sez. I, 1 Febbraio 1978.
Quando la manifestazione di pensiero sia diretta a negare ogni rispetto o fiducia all’istituzione, inducendo i destinatari al disprezzo o alla disobbedienza, non può parlarsi di mera critica bensì di condotta vilipendiosa. Cass. Sez. I, 5 Dicembre 1977.
Sembra, alla luce di quanto sopra difficile immaginare forma di vilipendio più estreme di quelle usate dall’On.le Berlusconi nei confronti della magistratura.
In particolare, equiparare i magistrati ai talebani significa attribuire loro le stesse caratteristiche politiche, culturali e sociali che hanno contraddistinto questa organizzazione: ovvero sia feroce fanatismo, intolleranza assoluta nei confronti di altre etnie ed altre fedi, sopraffazione e soppressione fisica degli avversari (è nota la fine atroce che fu inflitta all’ultimo presidente della Repubblica Democratica dell’Afghanistan e al fratello).
Si deve d’altra parte sottolineare che l’offesa non investe una o più persone individuate e determinate, bensì è rivolta in modo generico ed indeterminato ad un’intera fascia di magistrati, non concretamente individuabili nella quale sono compresi tutti coloro in qualsiasi campo della giurisdizione, hanno emesso sentenze o provvedimenti non graditi al Presidente del Consiglio, e per ciò investe un numero indefinito e indefinibile di persone; e non solo coloro che in qualche modo, hanno dovuto occuparsi di vicende che lo coinvolsero, bensì anche chi in un futuro prossimo lontano, nell’esercizio di funzioni giudiziarie, fosse chiamato a pronunciarsi su controversie nelle quali direttamente o indirettamente fosse interessato il Presidente Berlusconi, o persone comunque a lui vicine.
E’ questo l’aspetto più grave della condotta che qui viene stigmatizzata, e che induce i Comitati esponenti ad assumere questa iniziativa. Affermare pubblicamente, reiteratamente, e con l massima intensità, che tutti coloro che, giudici penali o civili o pubblici ministeri dovessero un futuro prossimo o lontano pronunciarsi in senso sfavorevole agli interessi del Premier, vengono a fare parte della categoria dei talebani e si espongono quindi al pubblico ludibrio, distrugge ogni possibilità per il giudice di pronunciarsi secondo il corretto esercizio della professione. Per la quale è essenziale che il magistrato – indipendentemente dal suo ruolo – si determini nelle decisioni di sua competenza senza doversi aspettare gratificazioni ma anche senza dover temere ritorsioni o pubbliche reprimende.
Né si dica che i magistrati sono in grado di resistere a qualsiasi forma di pubblico dileggio, per funzione e per educazione. Il fatto solo di doversi imporre di non subire condizionamenti, è esso stesso una limitazione della loro libertà di giudizio, e costituisce quindi attentato alla libertà di determinarsi con la più assoluta serenità. Condizione essenziale perché la giurisdizione sia, realmente, soggetta solo alla legge, come testualmente vuole l’articolo 101 della Cost.
Per queste ragioni i sottoscritti esponenti
chiedono
alla S.V. di volere promuovere azione penale nei confronti dell’On.le Silvio Berlusconi in ordine al delitto di vilipendio previsto dall’art. 290 Codice Penale, commesso in Torino il 26 Febbraio 2010, per avere vilipeso l’ordine giudiziario con le espressioni, pubblicamente pronunciate, e sopra riportate.
Vorrà a tale scopo
richiedere preliminarmente
autorizzazione a procedere al Sig. Ministro della Giustizia, in ossequio a quanto prescrive l’art. 313 Codice Penale, III comma, secondo periodo.
FIRME
4 commenti:
oh dio... verrà un giorno che qualcuno della cosiddetta "sinistra" smetterà di aiutalo?
Prego, prego, prego...
Paola
Quoto Paola, questa denuncia mi pare il massimo del masochismo.
Credo che affermare dei principi di legalità stia alla base del vivere civile. Il concetto di "convenienza politica" sul tema della legalità è quello che ha permesso a un piduista di diventare capo del governo e di farsi le leggi ad personam et a lista.
Ma no, figurati se devi convincere me. Proprio a proposito dell'importanza dell'affermazione della legalità rispetto a qualsiasi criterio di convenienza politica, ho avuto aspri scambi di battute sul mio e su altri blog. Non ho esitato certo a criticare Napolitano per avere firmato il DL sulle elezioni, dissentendo dai miei interlocutori proprio sul fatto che fosse prioritario il risultato delle regionali. Da ciò, dal dire la verità, dal denunciare pubblicamente con tutti i mezzi come stanno le cose, alla denuncia formale alla magistratura mi pare che ce ne passi. Questo signore è riuscito a non farsi mai processare e vogliamo credere che gli verrà inflitta una condanna per una dichiarazione per quanto fuori misura? Rimarrà soltanto un ulteriore occasione perchè egli si dichiari vittima, sono film già visti e rivisti, purtroppo. E' il mezzo usato che non condivido, solo quello, bastava scriverlo, gridarlo nelle piazze, la denuncia formale non aggiunge nulla, serve solo al suo gioco, credimi.
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