…La competizione elettorale di fine marzo si sta presentando come un evento che travalica il semplice appuntamento amministrativo, e, sconfessa anche la stessa possibilità di rappresentare un test di tenuta, consenso o perdita di consenso da parte dell’attuale maggioranza di Governo.
Il continuo, venire a conoscenza, di inchieste che portano in evidenza il malaffare politico e amministrativo, che coinvolgono malavita organizzata, parlamentari e importanti aziende nazionali, si intrecciano con quella che è diventata l’apparente burla dell’incapacità di adeguarsi ai più semplici adempimenti formali per presentarsi a qualsiasi competizione elettorale.
I casi del Lazio e della Lombardia sono la stessa faccia di una medaglia che rispondono all’arroganza del “potere” che in ogni caso sa che addomesticherà le regole a suo piacimento.
Talmente a suo piacimento da non aver neanche troppi problemi a scaricare uno dei suoi , come l’ex senatore Di Girolamo, costretto alle dimissioni, ma accompagnato dall’applauso dei suoi colleghi di cordata del PDL.
Talmente a suo piacimento, da consentire ad un ministro della Repubblica di dichiarare che in caso non fossero accolti i ricorsi per i loro pasticci elettorali sarebbero “pronti a tutto” . A tutto che?
Cos’altro vorreste arrogarvi di ciò che non avete già fatto minando costantemente le basi su cui abbiamo fondato il nostro ordinamento? In pochi mesi questo governo ha emanato leggi che riconoscono la responsabilità per cosa si è e non per cosa si fa (art.3 costituzione), con la depenalizzazione degli scarichi inquinanti si da il via libera al disastro ambientale a fine di lucro (art.9 costituzione), in Afghanistan non solo il nostro paese è in una guerra non dichiarata, ma, si rende complice di crimini non consentendo l’apertura di corridoi umanitari per la cura dei feriti, per lo più civili (art.11 costituzione più convenzioni varie).
Nell’ambito della giustizia la cosa più evidente è che c’è sempre qualcuno per cui la giustizia è più uguale che per altri, anzi, per alcuni c’è l’impunità che viene addirittura regolamentata per legge.
L’informazione pubblica viene data in mano a suonatori di piffero pronti a falsificare a piacimento le notizie stesse.
Se una maggioranza dispotica e schizofrenica suona le grancasse l’opposizione troppo spesso fa da trombone di fila facendo comprendere una sua presenza ma non volendo cambiare la metrica del concerto.
Le scalate a banche e finanziarie hanno più considerazione che una seria politica ambientale che mal si accompagnerebbe agli investimenti messi in essere da imprese bipartisan.
Anche chi per definizione dovrebbe trovarsi nelle trincee a difesa di ambiente, ceti meno abbienti, gli ultimi per definizione, si appresta in troppe realtà a tuonare contro al sistema genuflettendosi a qualche gettone di presenza rendendosi organici a alleanze dall’operato assai discutibile e dai programmi incerti.
Mi sento inadeguato, nel senso che non ho intenzione di adeguarmi, a questo stato di cose. C’è chi pur professandosi di sinistra oggi farà campagna elettorale nella stessa coalizione in cui fanno campagna elettorale Francesca Mambro e Giusva Fioravanti appoggiando una rappresentante radicale che evidentemente non si rende conto che se è saldato il conto con la “giustizia” sicuramente non è saldato quello con la storia. C’è chi professandosi ecologista non disdegna l’appoggio a un candidato che incurante dei risultati di un “dibattito pubblico” dalle conclusioni evidenti porta avanti scelte di sviluppo viario penalizzante per gran parte dei quartieri popolari genovesi, forse che un gettone val più di una partigianeria evidente nei confronti dei ceti popolari.
Vorrei infine evidenziare, che se oggi stiamo piangendo sulle macerie di una democrazia, una parte di responsabilità la portiamo pure in serbo noi, che a sinistra troppo spesso abbiamo santificato linee e leader senza voler mettere in discussione linee e uomini. Se ciò ha retto nel momento in cui a reggere le sorti della sinistra era un grande partito di massa conscio del blocco sociale che rappresentava , con gli uomini che provenivano da quelle realtà operaie e contadine, oggi l’acriticità diventa una colpevole complicità nella disgregazione culturale e politica della sinistra in quanto il partito di massa è stato liquidato da mezze tacche della politica e ciò che è rimasto nelle sue variegate forme ricorda più i santi , i naviganti e soprattutto i poeti. Il tifo infine con cui si autoalimentano al proprio interno queste più o meno grandi strutture ricorda più il “familismo amorale” di Banfield che una progettualità politica e sociale.
Il continuo, venire a conoscenza, di inchieste che portano in evidenza il malaffare politico e amministrativo, che coinvolgono malavita organizzata, parlamentari e importanti aziende nazionali, si intrecciano con quella che è diventata l’apparente burla dell’incapacità di adeguarsi ai più semplici adempimenti formali per presentarsi a qualsiasi competizione elettorale.
I casi del Lazio e della Lombardia sono la stessa faccia di una medaglia che rispondono all’arroganza del “potere” che in ogni caso sa che addomesticherà le regole a suo piacimento.
Talmente a suo piacimento da non aver neanche troppi problemi a scaricare uno dei suoi , come l’ex senatore Di Girolamo, costretto alle dimissioni, ma accompagnato dall’applauso dei suoi colleghi di cordata del PDL.
Talmente a suo piacimento, da consentire ad un ministro della Repubblica di dichiarare che in caso non fossero accolti i ricorsi per i loro pasticci elettorali sarebbero “pronti a tutto” . A tutto che?
Cos’altro vorreste arrogarvi di ciò che non avete già fatto minando costantemente le basi su cui abbiamo fondato il nostro ordinamento? In pochi mesi questo governo ha emanato leggi che riconoscono la responsabilità per cosa si è e non per cosa si fa (art.3 costituzione), con la depenalizzazione degli scarichi inquinanti si da il via libera al disastro ambientale a fine di lucro (art.9 costituzione), in Afghanistan non solo il nostro paese è in una guerra non dichiarata, ma, si rende complice di crimini non consentendo l’apertura di corridoi umanitari per la cura dei feriti, per lo più civili (art.11 costituzione più convenzioni varie).
Nell’ambito della giustizia la cosa più evidente è che c’è sempre qualcuno per cui la giustizia è più uguale che per altri, anzi, per alcuni c’è l’impunità che viene addirittura regolamentata per legge.
L’informazione pubblica viene data in mano a suonatori di piffero pronti a falsificare a piacimento le notizie stesse.
Se una maggioranza dispotica e schizofrenica suona le grancasse l’opposizione troppo spesso fa da trombone di fila facendo comprendere una sua presenza ma non volendo cambiare la metrica del concerto.
Le scalate a banche e finanziarie hanno più considerazione che una seria politica ambientale che mal si accompagnerebbe agli investimenti messi in essere da imprese bipartisan.
Anche chi per definizione dovrebbe trovarsi nelle trincee a difesa di ambiente, ceti meno abbienti, gli ultimi per definizione, si appresta in troppe realtà a tuonare contro al sistema genuflettendosi a qualche gettone di presenza rendendosi organici a alleanze dall’operato assai discutibile e dai programmi incerti.
Mi sento inadeguato, nel senso che non ho intenzione di adeguarmi, a questo stato di cose. C’è chi pur professandosi di sinistra oggi farà campagna elettorale nella stessa coalizione in cui fanno campagna elettorale Francesca Mambro e Giusva Fioravanti appoggiando una rappresentante radicale che evidentemente non si rende conto che se è saldato il conto con la “giustizia” sicuramente non è saldato quello con la storia. C’è chi professandosi ecologista non disdegna l’appoggio a un candidato che incurante dei risultati di un “dibattito pubblico” dalle conclusioni evidenti porta avanti scelte di sviluppo viario penalizzante per gran parte dei quartieri popolari genovesi, forse che un gettone val più di una partigianeria evidente nei confronti dei ceti popolari.
Vorrei infine evidenziare, che se oggi stiamo piangendo sulle macerie di una democrazia, una parte di responsabilità la portiamo pure in serbo noi, che a sinistra troppo spesso abbiamo santificato linee e leader senza voler mettere in discussione linee e uomini. Se ciò ha retto nel momento in cui a reggere le sorti della sinistra era un grande partito di massa conscio del blocco sociale che rappresentava , con gli uomini che provenivano da quelle realtà operaie e contadine, oggi l’acriticità diventa una colpevole complicità nella disgregazione culturale e politica della sinistra in quanto il partito di massa è stato liquidato da mezze tacche della politica e ciò che è rimasto nelle sue variegate forme ricorda più i santi , i naviganti e soprattutto i poeti. Il tifo infine con cui si autoalimentano al proprio interno queste più o meno grandi strutture ricorda più il “familismo amorale” di Banfield che una progettualità politica e sociale.
Loris
2 commenti:
Secondo me, il problema è avere ignorato l'importanza dell'educazione in senso lato. Una deriva parodistica dell'illuminismo ha portato a considerare superflua, anzi perfino dannosa, una forma pedagogica di partito, e tutti a correre verso la libertà. Peccato che questa aspirazione alla libertà porti, guarda un po', a fare tutti le stesse cose. Così, è impossibile anche soltanto sperare che in questa società un partito possa spontaneamente avere una prassi davvero radicalmente differente dagli altri partiti.
Come penso ricorderai, sulla perdita di cultura e sulla perdita dell'etica politica ho avuto modo di esprimermi diverse volte. Ritengo che proprio attraverso la destrutturazione della parte formale avviene un vero attacco allo Stato democratico. Non è del resto un mistero che all'interno stesso del centro destra le posizioni siano fortemente contrapposte. Il dramma come ho riportato sopra è che una certa sciatteria è purtroppo bipartisan, anche se con caratteristiche diverse, sia a destra che a sinistra.
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