il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 6 gennaio 2011

Storia di mio padre – lotte sindacali e politiche degli anni 60, i valori di una vita

Caro papà,
il 15 dicembre, come tutti gli anni ,avrei voluto comunicarti qualcosa. Come ogni anno, l’ho fatto passare in silenzio, relegando nella mia mente i pensieri e i sentimenti che ci hanno legati e che ci legheranno per sempre.
Ricordo quando, con quel tuo cuore malandato, a volte, rientravi a casa in anticipo, perché il tuo sindacato aveva proclamato sciopero, e tu, insieme ad un unico collega, avevate deciso di incrociare le braccia, lasciando ai crumiri l’onere di mandare avanti la produzione in quel prestigioso stabilimento che era “Ansaldo Meccanico”  in Genova Sampierdarena.
E la mia memoria va a quei primi anni 60.
Non importava se eri praticamente l’unico ad essere additato come colui che “scioperava” per i diritti e per la dignità dei lavoratori.
Non importava se quelle trattenute nella tua busta paga, avrebbero inciso sulla nostra precaria economia domestica.
Sin da allora, mi hai insegnato che alcune “cose” non hanno prezzo.
Ricordo anche la frequentazione della sezione del tuo Partito Socialista, il sentirsi “compagni” all’insegna della solidarietà ed il considerare la politica come un “valore” di cui andare fieri.
Antifascismo, Libertà, difesa della Costituzione, Legalità: questi erano i pilastri della tua politica.
Ricordo anche momenti di amarezza rispetto al contesto politico di allora: forse le avvisaglie di quello che sarebbe successo quando tu non ci saresti già più stato.
Ma tu, avevi anche riferimenti precisi che tanto hanno contribuito e sono stati determinanti nella storia del nostro Paese, uomini come Nenni, Pertini o ragazzi come Cesare Ricci, ucciso dai fascisti a 17 anni mentre manifestava sui muri di Sestri il suo Antifascismo.
Non sei nemmeno riuscito a goderti il frutto di quello che non è stato, solamente,   un impegno economico, ma, soprattutto, una pratica di quella cultura sociale e politica che si chiama cooperativismo e che ha consentito a molti umili lavoratori di avere una casa propria. Il tuo libretto della cooperativa edilizia era il numero 4 e quando, la cooperativa si è sciolta perché aveva terminato la sua missione, i soci erano riusciti a creare un intero quartiere.
Non sei mai stato onorevole o assessore, consigliere comunale o municipale (se fosse, allora, esistita la carica): erano cose che non potevano stimolare né la tua ambizione né la tua onestà intellettuale.
Per te, la rettitudine e la coerenza, sono state scelta di vita.

Te ne sei andato in quel dicembre del ‘64 ed io ho salutato dalla finestra quel corteo che, senza croci e preti, ma con una bandiera rossa del tuo partito, ti ha accompagnato in quell’ultimo triste e coerente viaggio.
Per queste ragioni il tuo ricordo per me è sempre memoria e ragione di esempio.
Tuo figlio,
 Loris

Ps. Mio padre era un iscritto alla CGIL, forse, ma non ricordo bene, membro di quella che allora era la “commissione interna”. Era un operaio, e, al di là di quelli che erano gli scatti contrattuali, gli fu preclusa ogni possibilità di avanzamento. In compenso ogni lotta che potesse alzare il livello di dignità dei lavoratori fu un suo patrimonio, e le lotte che fece, a volte in solitaria, non avevano ancora la copertura dello “Statuto dei Lavoratori”.
Nel 1944 frequentava la scuola professionale ANCIFAP di Sestri Ponente e scampò, grazie all’intervento di un uomo in divisa e armato (vigile o metronotte) ai rastrellamenti degli operai e studenti sestresi  destinati ai “campi di lavoro” in Germania. Mia nonna avvertita, delle manovre naziste, si appostò allo snodo ferroviario di Bolzaneto, da dove i carri piombati per la Germania dovevano passare, per potergli dare un po’ di vestiti e generi di conforto. Mio padre arrivò fortunatamente dalla strada e mia nonna vedendolo libero, non esitò, al passaggio del treno “piombato”, a distribuire ciò che sarebbe stato destinato a mio padre, agli sventurati prigionieri dei nazi-fascisti.
Mio padre fu attivo sia nella sezione del PSI di Bolzaneto, che in quella di Sestri Ponente. Fondò insieme ad altri compagni socialisti la cooperativa edilizia “Cesare Ricci II” che assegnò case sino alla fine degli anni 60. Cesare Ricci fu un giovane militante socialista, nato come mio padre nel 1927 e ucciso nel 1944 mentre scriveva sui muri sestresi scritte antifasciste. Mio padre non conobbe né Craxi né il Craxismo, ma il Pertini, che tenne il discorso ai Genovesi nel giugno 1960, sì.
Questo post non è un ricordo riservato solo a me.
Queste righe sono state scritte per sollecitare chi oggi deve scegliere se lottare con i lavoratori della Fiom della Fiat o chinare la testa a raccogliere le briciole dei padroni.
E’ stato scritto per ricordare il significato di Antifascismo, è stato scritto per ribadire i valori di laicità e di solidarietà in una vita.
 Loris


Commenti da facebook
Essendo molti commenti arrivati su fb, ne riporto alcuni, ringraziando quanti hanno condiviso il post accogliendo lo stimolo alla discussione. Ovviamente sono solo una sintesi .

19 commenti:

andato63 ha detto...

Ottimo articolo, hai messo in risalto in pieno il grosso problema attuale, il male non viene dall' esterno ma è già insito nella nostra vita quotidiana, per questo è ancora più difficile da stanare ed eliminare.

Francesco Zaffuto ha detto...

Il tuo è buon ricordo, per tutti. Anche io devo a mio padre, che vedevo alzarsi per i turni di notte nelle ferrovie, la mie scelte politiche. Oggi ci vogliono far credere che bisogna accettare tutto. Non so come andrà il referendum in Mirafiori, può succedere che vincano i sì perchè il ricatto è forte, ma penso che queste memorie debbano restare anche per quelli che voteranno sì, la cosa peggiore è la perdita della memoria.

Gianni P. ha detto...

Condivido tutto.
Non solo un ricordo personale ma il ricordo di uno stile di vita, di un modello di società che sta sparendo.
Ciao.

il Russo ha detto...

Sarebbe bello se si cominciasse a lottare non per difendere la dignità conquistata da chi oggi non c'è più, ma la propria.
E forse sta tutto qui il nodo della questione.

Unknown ha detto...

chissa' se anch'io da delegato di oggi potro' un giorno essere ricordato anche per questo da mio figlio...

Gap ha detto...

Sarà che ho tosse, mal di gola e raffreddore ma ho gli occhi velati e non riesco a leggere bene.
Sai com'è, noi poveri "vecchi" viviamo solo di ricordi e nutriamo ancora delle speranze.

speradisole ha detto...

Ciao, mi permetto di lasciarti questo post http://speradisole.wordpress.com/2011/01/03/responsabilita/
dove cerco di spiegare come, attraverso le nuove parole che con insistenza vengono pronunciate, si sta spacciando un nuovo fascismo.

Vorrei sottolinerae al tuo post che le lotte sindacali attuali si trovano di fronte ad un sistema padronale viscido, poco distinguibile, a differenza dei padroni di una volta.
La maggioranza che governa con la sua dittatura (vedi l'imposizione della legge Gelmini), lo fa attraverso un parlamento di nominati e non di eletti, cioè con persone manovrabili e non spinte da ideali politici.
Combattere questo viscidume è difficile se non si cambiano le condizioni di base, la legge elettorale per esempio.
Di conseguenza la sinistra, pur tenendo saldi i piedi sulle conquiste sociali fatte dai nostri nonni e padri, deve trovare una strada nuova e modi nuovi per far fronte al fascismo "democratico" che si è imposto col berlusconismo.
Non è un'impresa facile e tutti dobbiamo contribuire a tenere in piedi un'opposizione che si trova in difficoltà, proprio perchè deve rompere questi legami strani che si sono formati tra democrazia e fascismo.
Arriverderci.

Unknown ha detto...

bello, bellissimo e utilissimo ricordo!

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Grazie per questo bellissimo ricordo.Grazie Loris...

Ross ha detto...

Un ricordo emozionante, anche per me che al contrario alla mia storia famigliare devo poco o nulla della persona che politicamente sono adesso.

Forse anche connessioni sentimentali come queste sarebbe bene ricostruire con gli operai e fra gli operai.

Simone Donnini ha detto...

Questi sono gli uomini che hanno fatto l'Italia. Volgo il pensiero a mio padre, iscritto al PCI nel '39 e quindi clandestino, poi partigiano fino alla liberazione di Firenze da parte loro. Nel frattempo nascondeva una famiglia ebraica in casa di mio nonno, sempre a Firenze.Che dire erano ragazzi perchè di questo si parla, ma con una maturità di un adulto, e con una coscienza di classe che facevan si che, non pensavano alle conseguenze delle loro azioni. Agivano, per salvare questo paese dallo sfacelo. Sono onorato per la tua segnalazione, e concordo in toto quello che hai scritto. Grazie

loris ha detto...

Forse sarebbe il caso di farlo sempre, ma senza dubbio per questo post, ringrazio tutti per i commenti.
Non starò a rispondere ad uno ad uno perché tutti hanno contribuito nei diversi modi a rianimare la “memoria”, che ritengo debba essere il motore con il quale muoverci non solo nella difesa, ma nella rivendicazione di una società diversa e più giusta.
Mi permetto però di dissentire dall’analisi di Speradisole che per quanto legittima, sicuramente vede il problema da un punto di vista differente dal mio.
Ciò che sarebbe stato il berlusconismo, e il fenomeno “Lega” non è esploso all’improvviso pochi anni fa, ma è stato un percorso scientifico della ristrutturazione capitalistica iniziata nell’epoca reganiana e tacheriana con il liberismo e la globalizzazione. In Italia non dobbiamo scordarci che anziché creare una alternativa a ciò, un tal Occhetto preferì modernizzare quello che era stato il più importante partito comunista di massa dell’occidente liquidandolo, facendo una precisa scelta aclassista (negazione delle classi sociali) per occuparsi di produzioni, banche, e “moderna” organizzazione del lavoro (precariato).
Lo stesso Prodi nell’agosto del 2009 affermò che l’errore del centro sinistra fu quello di non essere stato “alternativo” al progetto liberista ma di esserne stato passivamente il prosecutore.
Quando la “sinistra” non progetta, ma si limita a difendere solo ciò che ha acquisito, è destinata alla sconfitta.
I progetti possono essere perfettibili, ma i progetti devono esistere e devono essere condivisi.

elena ha detto...

arrivo solo ora... e mi stupisce e rallegra leggere questo tuo post, Loris caro. Perché proprio mentre viaggiavo pensavo a mio padre, all'insegnamento che mi ha dato e che io cerco di passare a mia figlia. Non c'è niente di più triste e noioso, per i giovani in generale, di sentire discorsi che iniziano con "ai miei tempi..." ma se scegliamo un altro incipit, allora ti ascoltano... e ti seguono. Mio padre mi è ancora vicino, per mia fortuna... ed è ancora motivo di riflessione e persino di orgoglio. Ma ne farò un post mio... glielo devo.
E noi ora quasi vecchietti dobbiamo passare il testimone solo dei nonni? non sia mai... :)
Grazie. Di cuore. Perché a volte perdo la bussola, mi sento frastornata ed incapace... e tu mi riporti sulla strada giusta.

anna traverso ha detto...

il tuo racconto mi ha risvegliato ricordi...mio padre c'è ancora, anche se malandato...ha 87 anni, ha lavorato come operaio per 37 anni alla nuova san giorgio di via hermada, dopo essere rimasto invalido in guerra...anche lui, come tuo papà, pur essendo un bravo tornitore non ha mai avuto un avanzamento perchè in tasca aveva la tessera del partito comunista...ma ne era orgoglioso anche se per quadrare il bilancio familiare e curare i miei problemi agli occhi faceva dalle 6 alle 2 alla san giorgio, mangiava un boccone e poi scappava nel porto fino alle dieci di sera...grandi uomini...oggi non siamo più capaci di essere come loro...

Mauro B. ha detto...

Complimenti..hai reso molto per tanti..

Luz ha detto...

Eh no! Finora non avevi fatto un post commovente e quando ti rispondevo lo facevo con simpatia e calore. Oggi tocchi un tasto dolente e quindi parte l'abbraccio, più lungo e affettuoso del solito, più amorevole di quelli che ci scambiamo quando ci incontriamo.
E grazie pure per il ricordo di un uomo che non ha mai cercato gloria e che pure ha insegnato tanto.

Anonimo ha detto...

sei arrivato al cuore

Ernest ha detto...

un bellissimo ricordo, toccante e che dovrebbe servire a ricordare da dove veniamo!
un abbraccio

Anonimo ha detto...

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