il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



lunedì 13 febbraio 2012

Genova - Riflessioni post primarie

…Marco Doria sarà il candidato di coalizione del centro-sinistra a Genova. Così ha sentenziato l’esito delle primarie.
Il quadro che si delinea è estremamente diversificato e sicuramente non di semplice lettura. Provo a buttare giù elementi di riflessione.
Il primo elemento è che sono risultate intollerabili per i genovesi, le due candidature che avevano l’imprimatur PD.
La Vincenzi ha pagato, in primis, la scelta da parte del PD di salvaguardare ad ogni costo, , nella vicenda dell’alluvione, la figura del presidente della regione Burlando, anche a scapito di qualsiasi altra figura con responsabilità amministrative., scelta, bisogna dir la verità, facilitata dalla capacità della Vincenzi a rapportarsi nei confronti dei cittadini coinvolti, simile a quella di un elefante che balla in un negozio di cristallerie. 
Si è verificato,poi, un pesante deterioramento nel rapporto tra il sindaco uscente e quello che era stato il suo bacino elettorale per eccellenza (ponente e valpolcevera), deterioramento dovuto, soprattutto, alla scelta, pervicacemente perseguita nonostante i numerosi segnali negativi giunti, dell’amministrazione sul progetto della “gronda di ponente” e sulla gestione post alluvione 2010.
Sulla candidatura Pinotti c’è poco da dire: la senatrice è “semplicemente” un’espressione del PD che la sinistra (e parte del centrosinistra) genovese non condividerà mai.
Parlando di numeri il primo dato è la bassa affluenza al voto, circa 25.000 i votanti : quasi il 30% in meno rispetto alle primarie di coalizione precedente ed il 16-17% del risultato che fu necessario alla Vincenzi per essere eletta Sindaco. 
Bisogna quindi considerare (in ottica elezione comunale) che il risultato di Doria, per quanto percentualmente positivo rispetto alla competizione di ieri, risulta ovviamente ridimensionato (11500 voti) rispetto al parametro dell’elezione a sindaco del 2007.
Per ragionare sul candidato, Marco Doria, è sicuramente il protagonista di un tentativo di cambiamento di passo nell’ambito di “una politica” che a Genova, ancor più altrove, si è cristallizzata su posizioni di immobilismo che hanno permesso a centri di potere di avere mano libera nella devastazione dei territori e riversato scarsa attenzione negli effetti sociali che crisi e scelte locali hanno provocato. 
In Doria. sicuramente, viene rappresentato l’amalgama tra il sentimento della sinistra storica (il padre Vice Sindaco di Genova per il PCI) e l’impegno da non-politico che crede per cultura e convinzione nel ruolo della Politica (con la P maiuscola).
Sarebbe non onesto però non evidenziare quelle che, a mio parere, rappresentano delle criticità, nel proseguo del suo percorso verso palazzo Tursi.
La prima è che Doria,ad oggi, non è stato il candidato della “sinistra genovese” ma solo della componente SEL (e neanche nella sua interezza, considerando che alle primarie ha partecipato anche Angela Burlando che è il terzo consigliere comunale del gruppo consigliare in comune di SEL).
Riuscire ad arrivare ad una condivisione della candidatura, è evidente che toglierebbe visibilità a Sel, ma permetterebbe una inclusività maggiore e una disincentivazione alla frammentazione del voto che potrebbe favorire solo la destra. 
Hanno già annunciato liste proprie Sinistra critica e PCL, nonché i grillini, a cui venivano accreditati prima delle primarie circa un 10%. 
Scrivendo nuovamente di numeri, voglio ricordare che, all’elezione della Vincenzi, l’allora PRC contribuì con un 4% pari a più di 15000 voti.
La seconda criticità è rappresentata dal quadro complessivo del centrosinistra, e soprattutto da un PD genovese, di fatto, allo sbando e fortemente asservito ad una politica sviluppista che della cementificazione e delle grandi opere infrastrutturali (quasi mai necessarie e vitali per Genova) ha fatto il suo cavallo di battaglia.
Ulteriore elemento di riflessione sarà la posizione che assumerà l’IDV, di cui non è scontata l’adesione alla eventuale coalizione.
L’andare a mediare in questo contesto può costituire un meccanismo al ribasso che sicuramente non gioverebbe ad un programma e una squadra di governo della città al passo con la richiesta di cambiamento.
In tutto questo contesto ha pesato, pesa e peserà l’attendismo immobilista della Federazione della sinistra genovese, che ha perso un’ ulteriore occasione per poter esprimere una posizione che uniformasse i suoi istituzionali al resto della federazione in quello che deve essere il progetto della città e soprattutto condiviso con le altre componenti della sinistra.
In attesa del programma e della squadra che presenterà, voglio fare i miei migliori auguri a Marco Doria, perché ritengo che ne avrà abbondantemente bisogno.
Loris

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4 commenti:

Cirano ha detto...

il PD perde ovunque si presenta.....alle primarie, dove le lascia fare naturalmente!!!!

Renato Carpi ha detto...

Mi sembra che sfugga in quasi tutti i commenti sulle primarie il dato che a introdurre questa modalità decisionale sia stato il PD e a Genova le abbia volute malgrado il Sindaco uscente fosse una persona iscritta al PD.Per chi come me ha preso parte a questa decisione nel suo circolo, posso assicurare che non è autolesionismo, ma la percezione del disagio presente in città. La candidatura di Doria a Sindaco è quindi una consegunza indiretta della scelta del PD e anche in parte diretta per il contributo che hanno dato al voto per Doria molti iscritti al PD e anche suoi dirigenti. Ne emerge una concezione del fare politica nuova, che guarda oltre i confini angusti di un partito che cerca di interpretare, anche se in modo talvolta contraddittorio, il bisogno crescente di rinnovamento della politica.L'emergere di figure come Doria a Genova, Pisapia a Milano e altre ancora è il frutto della novità introdotta nella vita politica italiana dalla nascita del PD. Questo partito è ancora, volenti o nolenti, la forza fondamentale per una alternativa credibile alla destrs italiana.

loris ha detto...

Non sfugge Renato, e non sfugge a tal punto da essere rifiutato da parte mia come metodo che previlegia i centri di interesse economici piuttosto che quelli che una volta erano definiti "interessi di classe" e in una città come Genova a quelli che furono i danni prodotti insieme al "benessere degli anni 60" oggi si sommano i danni prodotti da parte dei cementificatori e dal partito delle "grandi opere". Il concetto bipolarista,tanto cara al PD d'alemiano, ha di fatto tolto rappresentatività proprio per gli strati che a Genova trovavano rappresentanza nei territori da quello che era il PCI.
Credo nell'evoluzione di questa società ma non nel suo modernismo di cui il PD si sforza di esserne l'interprete nei confronti di un elettorato variegato nella sua collocazione sociale.
Non c'è quindi "generosità" nel PD nell'aprire a chi del PD non è nella speranza di inchiodare a patti di fedeltà su programmi che tengono insieme tutto e il contrario di tutto...come la Vincenzi e la Pinotti.

elena ha detto...

Mah... sarò stupida o ingenua o entrambe, ma la domanda che mi viene spontanea è: se davvero il piddì si rende conto del disagio di Genova, perché non cambia politica? O quantomeno perché non propone candidati votabili? Io di politica nuova non ce ne vedo proprio... e dai risultati mi par di capire che, oltre alla disaffezione per le primarie, i genovesi non hanno gradito i candidati scelti dal piddì. Fossi nei piddini, ci rifletterei un po'...

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