il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 30 agosto 2012

Bersani, quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito


A fine aprile del 2009 su questo blog veniva postato il pezzo “Cara Marta, hai Toppato.” . La vicenda stigmatizzava una esternazione dell’allora sindaco di Genova Marta Vincenzi, che rivolta, al termine di una assemblea sul tema “gronda di ponente”, ad alcuni contestatori dei comitati, li apostrofava come fascisti!
A più di tre anni da quello scritto, chi si dichiarava allora “peones” della politica ha dimostrato doti di sicura chiaroveggenza, non essendo il sindaco  stato confermato, ed avendo perso il PD lo scettro della conduzione amministrativa della città.
Non sarei tornato sull’argomento se non sollecitato dalle analoghe parole di Bersani rivolte a Grillo e al movimento dei grillini.
E’ proprio vero, a volte i mostri ritornano, e, con una visione che ricorda l'inquietante video di “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, la marcia è metodicamente e ritmicamente scandita verso il tritacarne della Democrazia, della politica e del nostro Paese.
La Vincenzi è proprio in quel bacino elettorale di “comitati” di cultura operaia e di una cultura di difesa del territorio dagli stupri delle opere infrastrutturali inutili e di democrazia partecipata tradita che ha perso la possibilità di presentare una sua candidatura. Di li alla disfatta per sindrome da capponi manzoniani del PD il passo è stato brevissimo: altro che fascisti, su Marte, nella politica e sul web.
E se oggi iniziamo a redarre un bilancio dell’operato del PD in questi ultimi anni da partito non di governo, non si può non evidenziare come la complicità nell’affossamento dell’articolo 18 con ulteriore precarizzazione del lavoro, nella macelleria sociale della Fornero, nella spogliazione economica del popolo delle partite iva e nella mancanza di difesa nel diritto a percepire ed ad andare in pensione, sia stata la costante e inappellabile strada intrapresa.
L’unica volontà che si percepisce è la difesa di gruppi di potere economici che dalle opere infrastrutturali trae i propri profitti, incuranti della più o meno utilità, ma soprattutto dannosità, delle opere stesse.
Altro che imputare ad altri di fascismo, sia in azioni che in linguaggio, guardatevi in casa a quali ospiti aprite porte portoni e sicuramente anche la vostra credibilità politica.

“Come italiano sono stato felice che la Corte Europea abbia detto in modo inequivocabile che Placanica abbia agito per legittima difesa. Mi fa piacere che applaudiate perchè ci ricordiamo quante polemiche ci furono”. È il commento di Fini sulla sentenza che ha assolto il carabiniere che uccise Carlo Giuliani (Genova – festa democratica agosto 2009) 


Credo sia giunto il momento perché ci si riappropri della politica, quella con la P maiuscola, quella dell’assunzione delle responsabilità, quella degli eletti e non dei nominati o coptati. Di smacchiatori di giaguari e pettinatori di bambole non se ne può più in assoluto. L’esortazione non è solo a livello nazionale, ma anche nei livelli locali dove l’autoreferenzialità si è sostituita ferocemente e ottusamente al consenso.
Loris

ps. per non essere solo protestatario ricordo questo post di circa un mese fa "Partecipazione, La Nostra “Rivoluzione Democratica"

sabato 25 agosto 2012

MORIRONO PER TE - percorsi partigiani

Percorrendo le strade sui monti alle spalle di Genova è facile trovare le testimonianze di cosa è costata la nostra Repubblica Democratica.
E' un nodo che chiude la bocca dello stomaco pensare che oggi quei valori che portarono al sacrificio di migliaia di persone possa essere stravolto, travisato e ignorato.
Ho visitato due luoghi simbolo di questa Storia, La Benedicta e il Turchino.
I testi sono estrapolati dai siti dell'ANPI
Loris

BENEDICTA



Eccidio della Benedicta

Benedicta, località Capanne di Marcarolo (Appennino al confine tra le province di Alessandria e Genova).Nei primi giorni di aprile del 1944 militari della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) e soldati tedeschi iniziano un imponente rastrellamento contro le formazioni garibaldine della zona.
Gli scontri armati fra le forze in campo iniziano il 6 aprile ma i partigiani sono male armati e presto hanno la peggio. 
Alla fine degli scontri, l’11 aprile, vengono catturati 75 partigiani, fucilati dalla GNR comandata da un ufficiale tedesco. Quasi altrettanti erano caduti combattendo.
Il monastero della Benedicta, in cui si sono rifugiati gli uomini disarmati o meno esperti, viene minato e fatto esplodere.
400 renitenti alla leva che si presentano spontaneamente, accogliendo l'invito delle SS che promettono il condono della pena, vengono deportati nei lager nazisti. 
17 partigiani, fatti prigionieri durante il rastrellamento, verranno fucilati, insieme ad altri 42 prigionieri, il 19 maggio nella strage del Turchino, compiuta come rappresaglia per un attentato contro dei soldati tedeschi al cinema Odeon di Genova.
fonte http://www.anpi.it/eccidio-della-benedicta/

TURCHINO





Strage di Colle del Turchino

Colle del Turchino, sull’Appennino Ligure, durante l’occupazione tedesca dell’Italia fu caratterizzato da un’intensa attività partigiana e, proprio per questo, il passo omonimo venne scelto dai nazisti quale luogo di fucilazioni esemplari di prigionieri.
Qui, il 19 maggio 1944 vennero fucilati 59 prigionieri politici per rappresaglia all’attentato gappista avvenuto al cinema Odeon di Genova, dove erano rimasti uccisi quattro marinai tedeschi, andando ben oltre il rapporto 10 a 1 previsto dal bando Kesselring per vendicare l’uccisione di anche un solo soldato del Reich.
La maggior parte delle vittime, molte sotto i vent’anni, erano state prelevate dal carcere genovese di Marassi. 17 di queste erano partigiani catturati durante il rastrellamento della Benedicta, avvenuto in aprile.
Le modalità di fucilazione, come già per la strage alle Fosse Ardeatine, furono particolarmente crudeli. I prigionieri venivano fatti salire a gruppi di sei su delle passerelle di legno disposte su una grande fossa in modo che ognuno, prima di subire la stessa sorte, potesse vedere i cadaveri dei suoi compagni.

martedì 21 agosto 2012

Morte di Angelo Di Carlo, uno di noi.


Ci sono storie che hanno la capacità di attaccarsi alla pelle. La morte di Angelo Di Carlo, è una di queste storie. Un ulteriore assassinio consumato sull’altare di chi ha premeditatamente e costantemente precarizzato il nostro mercato del lavoro rapinandoci di un diritto al futuro per noi e per le generazioni a venire.
Angelo si è dato fuoco davanti Monte Citorio, stanco di un lavoro e una vita precaria.

In quei 160 euro che ha lasciato nello zainetto, quali eredità per il figlio, sta tutta la cifra del muro contro il quale Angelo è andato ad infrangere le proprie speranze.
E’ un altro tragico capitolo di quella che è una lotta di classe: da una parte i lavoratori impegnati a difendere il diritto al lavoro e dall’altra chi attraverso la precarizzazione cerca di guadagnare più possibile proprio sulla pelle degli altri, giocando o sulla pelle dei lavoratori o su quella dei loro familiari  come stiamo scoprendo in questi giorni a Taranto.

Ho apprezzato molto la proposta provocatoria di Checchino Antonini di cambiare nome a Piazza Monte Citorio per chiamarla “Piazza Angelo Di Carlo, uno di noi” e uscendo dalla provocazione credo che una risposta l’aspetti non solo Angelo Di Carlo ma tutti quei lavoratori che si sono sentiti e si sentono calpestati ormai quotidianamente nei più basilari diritti.


Rilancio la proposta del cambio di nome a piazza Monte Citorio, condividete, copiate, rilanciate a vostra volta la proposta. Non facciamo cadere nell'oblio il sacrificio di "Uno di Noi"

ps. Mi è stata segnalata da Checchino Antonini questa lettera che parla di Angelo e che è stata pubblicata sulla bacheca di fb di Checchino

Ciao Checchino.
Ho 30 anni e lavoro in un telegiornale. Ho saputo solo oggi della morte di ANGELO DI CARLO. Scrivo il suo nome in maiuscolo, perché credo che sia un esempio. Un esempio che si è spento per illuminare delle menti che, per la maggior parte dei casi, rimarranno al buio. Non ho mai scritto una mail di questo tipo ma sono rimasto veramente scioccato dal fatto che un evento del genere 
non abbia avuto una risonanza in questo paese di ‘tronisti e veline’ come lo definisce un mio amico. Tutti impegnati a comprare cose con soldi che non hanno, e io che mi sento felice per aver adottato un gattino. Un paese che viene dalla terra e che ora vive in aria, in mezzo a tanti sogni di ricchezza profumati di champagne e di Paco Rabanne.
Ebbene, per la prima volta voglio esprimere il mio schifo, verso tutto questo. E la mia ammirazione e le mie lacrime verso una persona che non conoscevo ma il cui gesto mi ha fatto riflettere molto. Un gesto di disperazione, di ribellione contro una casta che ci governa. Io provo, provo e riprovo sempre a slegarmi per quanto posso da questo mondo di ‘tecnici’, di esperti che riducono la gente sul lastrico.
Oggi voglio esprimere la mia opinione. Scrivo a te e spero VIVAMENTE che tu possa in qualche modo girare queste parole al figlio di Angelo. Io ho un padre, un lavoro e tutto quanto posso chiedere per la mia felicità. Ma se avessi avuto Angelo Di Carlo come padre ne sarei stato fiero. Quindi a te, figlio di Angelo, dedicherò i miei pensieri stasera. A te e a tuo padre, il cui gesto è stato visto da tanti, che come lui seguono un’altra strada.

Un abbraccio forte

Fabiano Franchitti 

link 
Piazza Angelo Di Carlo, uno di noi

l'incubo della nostra repubblica


lunedì 20 agosto 2012

La primavera che terminò il 20 agosto 1968

Era il 20 agosto del 1968, quando le truppe del "Patto di Varsavia" invadevano la Cecoslovacchia mettendo fine a quella che era stata la "Primavera di Praga".
Il tentativo di Alexander Dubček e del gruppo dirigente del Partito Comunista Polacco di percorrere una strada di democraticizzazione nel Paese si infrangeva con quei carri armati che il 20 Agosto 1968 invasero le strade di Praga e della Cecoslovacchia.
Al "Socialismo dal volto umano" proposto da Dubcek, la nomenclatura sovietica rispondeva con la repressione.
Dopo 44 anni però, abbattuto un muro, cambiati i confini, demolita l'Unione Sovietica, un ex agente del kgb usa ancora la repressione per contrastare il dissenso. (la condanna delle Pussy Riot ne sono la testimonianza).


ecco come titolava il giorno dopo l'Unità

per protesta contro l'invasione sovietica, il 16 gennaio 1969 lo studente Jan Palach si diede fuoco in piazza Venceslao, divenendo un simbolo della ricerca della Libertà. Morirà il 19 gennaio.



venerdì 17 agosto 2012

FREEDOM



Certo bisogna farne di strada 
da una ginnastica d'obbedienza 
fino ad un gesto molto più umano 
che ti dia il senso della violenza 
però bisogna farne altrettanta 
per diventare così coglioni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni.

(F. De André)

martedì 14 agosto 2012

Ricordi d’infanzia e di acciaerie…

Solidarietà da una genovese ai tarantini che lottano per un ambiente sano

Non sono mai stata a Taranto, ma sono nata 40 anni fa a Cornigliano (Genova) e lì ho vissuto per oltre 20 anni, davanti alla mostruosa acciaieria, che ha distrutto per sempre un quartiere che all’inizio del secolo scorso era tra le più rinomate località balneari della Liguria.
Ero solo una bambina o un’adolescente poco consapevole, ma ricordo bene le lotte delle donne di Cornigliano per porre un limite al mostro che si mangiava le nostre vite. Ricordo i tanti giorni in cui si respirava una puzza acre e si dovevano tenere chiuse le finestre, ricordo la polvere nera, grigia, rossastra, che si posava ovunque, sulle persiane, sui vetri, sul bucato e i sui nostri polmoni. Per protesta si appendevano le lenzuola bianche alle finestre e in breve tempo diventavano grigie di veleno. Allora non c’era internet e se il benzene aveva sforato i limiti di decine di volte, si veniva a saperlo (mica sempre) dopo mesi e mesi che l’avevamo già respirato… Ricordo i botti delle esplosioni, e le nuvole di fumi che si levavano immense, illuminate dalla luce arancione industriale; mio padre mi spiegava che i fumi peggiori però erano quelli che non si vedevano, che uscivano di notte. Mio padre per un periodo aveva lavorato a quella che allora si chiamava Italsider (oggi Ilva): per sua fortuna lavorava negli uffici, ma qualche volta era entrato nella zona di lavorazione e raccontava che sembrava di essere arrivati all’inferno. Mio padre ogni estate cercava di portarci via per respirare un po’ di aria sana almeno qualche mese all’anno. Andavamo in affitto in un modesto appartamento in campagna in Piemonte e quando arrivava settembre e dovevamo tornare a casa io e mia sorella piangevamo. Mio padre è già stato operato per due tumori, magari il benzene non c’entra, ma chi lo saprà mai?…
Coi miei genitori abbiamo dovuto aspettare più di 20 anni per poterci permettere di scappare dall’inquinamento e cambiare casa, per trasferirci in un piccolo appartamento un po’ più lontano da quell’aria avvelenata contro la quale non c’era difesa. Eppure, senza le acciaierie invece saremmo stati ricchi: i miei nonni nel secolo scorso avevano costruito ed erano proprietari di interi palazzi a Cornigliano, in riva al mare. Poi la vista mare si è trasformata in vista altoforno e quei palazzi nel giro di pochi anni non valevano più nulla. Ma quando dico nulla intendo proprio nulla, li abbiamo venduti tutti per poche lire e tolti i debiti e le spese non c’è rimasto niente. Nessuno ha mai ripagato i corniglianesi di tutta quella loro ricchezza persa. Persa, perché qualcun altro si è voluto arricchire sulla nostra pelle. La famiglia Riva si è arricchita, producendo senza volere spendere il necessario per i filtri e la tutela dell’ambiente. Erano pochi spiccioli in confronto ai loro guadagni, ma chi è accecato dalla sete di profitto cerca di ridurre ogni spesa, anche se a scapito della salute della gente. La famiglia Riva si è arricchita, migliaia di operai hanno lavorato, certo, sebbene in condizioni disumane, ma dall’altra parte migliaia di famiglie a Cornigliano hanno perso, oltre che la salute, il valore delle loro case, dei loro negozi, delle loro attività imprenditoriali. Hanno dovuto scappare, chiudere, ammalarsi. I bei negozi della mia infanzia a Cornigliano non esistono più. Ora ci sono solo supermercati latinos, macellai halal e doner kebab… Cornigliano è diventata un ghetto per stranieri, per i vecchi e i più poveri che non possono scappare. Dal 2002 l’altoforno è stato finalmente spento, sono rimaste solo le lavorazioni a freddo, ma il quartiere non si è mai più ripreso.
Eppure come era bella Cornigliano prima delle acciaierie! Mio zio mi mostra le foto della spiaggia dove facevano il bagno con quei buffi costumi di settanta anni fa, sullo sfondo il maestoso castello Raggio, proteso in mezzo al mare. Hanno distrutto tutto, spiaggia e castello, in nome del progresso (?) e dell’industria. Lo zio, così come i miei, sono riluttanti a parlarne, sento che dentro di loro c’è ancora un dolore pungente, una rabbia forte per quello di cui sono stati derubati, per quello che è stato consentito, per uno stato che non li ha protetti e salvaguardato i loro interessi.
Vi chiedo allora: quei posti di lavoro in acciaieria valevano tanta distruzione? Senza neanche considerare il valore inestimabile della salute e dell’ambiente, se facessimo un bilancio tra la ricchezza guadagnata dalla popolazione (salari dei lavoratori) e quella persa da tutto il quartiere, dove starebbe l’ago della bilancia? Io la mia risposta me la sono già data…
E così quando oggi sento che il governo vuole fare ricorso contro il giudice che finalmente a Taranto ha avuto il coraggio di fare quello che altri avrebbero dovuto fare da anni … Ecco, mi sembra che il mondo vada a rovescio, mi pare che siamo tornati indietro di un secolo riguardo alla difesa dei diritti umani e dell’ambiente. Mi prende lo sconforto, mi sento una cittadina tradita e soffro come se a Taranto ci abitassi anche io…
Silvia Parodi
tre foto di Cornigliano quando c'era la spiaggia e poi l'acciaieria che si è mangiata tutto

Questo post Silvia l'ha scritto sulla sua bacheca fb e i commenti, oltre che alle condivisioni sono arrivati molto rapidamente. Oltre ad autocitarmi, ne riporto alcuni di sicuro interesse:


Altro link sulle "donne di Cornigliano"
clicca sull'immagine



domenica 12 agosto 2012

Partecipazione, La Nostra “Rivoluzione Democratica"



1) Perché nuove pratiche e nuovi linguaggi

Il nostro sistema politico è entrato in quella che si può definire una “crisi sistemica”, quelli che avrebbero dovuto essere degli anticorpi naturali, si sono rivelati per le ragioni più diverse a volte dei sollecitatori in questa stessa deriva. Partiti, leggi elettorali, governi tecnici e lo stesso parlamento svuotato delle sue stesse prerogative nella metodica legiferazione a botte di decretazione d’urgenza e fiducia.
In questa logica, quella componente (i partiti) a cui la Costituzione  dava la mediazione tra Stato e cittadini ha reagito autoreferenziandosi, perdendo quel rapporto rappresentativo verso quella che era la propria base elettorale. Sempre più sistemi lobbistici o gruppi di interesse diventano referenti elettorali e sempre meno il cittadino trova rappresentanza politica.
Dalla denuncia della “questione morale” di Enrico Berlinguer, passando per il craxismo, approdando a tangentopoli con episodi di “arresto della democrazia” come a Genova nel 2001 e degenerare negli eterni  conflitti di interessi il percorso non ha mai avuto momenti di “ripensamento”. I partiti hanno dato dimostrazione di non essere in grado di “autoriformarsi” e sempre più la ricerca è quella di “alleanze” che garantiscano “il controllo” che non i contenuti sui quale misurare le capacità progettuali dei modelli sociali.
Gli effetti di quanto descritto sono evidenti a tutti: antipolitica e disinteresse che si manifesta in astensionismo. Le vittorie, spesso e volentieri, sono assegnate per abbandono, e a governare, dai Municipi al Governo, restano spesso “minoranze” poco significative commisurate ai cittadini in età elettorale.
E’ Gramsci che nell’aprile del 21 sull’”Ordine Nuovo” denuncia come l’antipartito ha aperto le porte al fascismo “...identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato". Per questa ragione l’impegno deve essere profuso per un riavvicinamento alla politica  da parte dei cittadini per ridare  un’etica alla politica.

2) Quale strada percorrere coerenti con la Costituzione

A fronte di un quadro politico così desolante il quesito da porsi è verso quale sistema politico rivolgere i nostri pensieri e se la nostra stessa Carta Costituzionale risulti adeguata considerando i risultati attuali.
Anche in questo caso i Costituenti si mostrarono lungimiranti, e in quelle poche righe dell’art.3 confermano l’attualità di quel patto.:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Sicuramente non conoscevano gli attuali sviluppi della “democrazia partecipativa” nelle diverse declinazioni e dei suoi percorsi di istituzionalizzazione, sicuramente però avevano compreso e ci comunicavano che l’azione partecipativa era il fulcro su cui l’impianto stesso del sistema politico della “Res Publica” si fondava.
La  “Nostra Rivoluzione” pertanto, sarà compiuta non solo nel momento in cui saremo stati in grado di attivare nei vari livelli della discussione e deliberazione processi di democrazia partecipativa , ma, quando questo processo diverrà culturalmente egemone.
Riappropriazione quindi da parte dei cittadini della possibilità di partecipare attivamente alle scelte del paese con il proprio contributo attivo.
Se i partiti non sono stati in grado di autoriformarsi la riforma deve comunque avvenire, e dal basso, esternamente e con i partiti, perché proprio per il mandato che gli è stato conferito dalla nostra Costituzione l’ultima deliberazione rimane voce della  politica .

3) Proiezione su Genova

Come in altre città Genova è stata protagonista di una mutazione nelle aspettative dei cittadini nei confronti della propria amministrazione.
Anche se in una situazione di evidente minoranza, rispetto al corpo elettorale le condizioni sulle quali riflettere rispondono a grosse potenzialità, proprio nel recupero di quella parte di “città” disillusa e potenzialmente “contro” a prescindere.
All’elezione del Sindaco Marco Doria ha concorso un entusiasmo diffuso di individui molti dei quali al di fuori delle strutture dei partiti. Dopo la disillusione del post -“Sinistra Arcobaleno”  in molti e non necessariamente strettamente legati all’ambito della sinistra hanno individuato un segnale di potenziale cambiamento, che calato in una realtà governata da anni di un certo “centro-sinistra” può dare una svolta alla stessa cultura politica di questa città.
Non è casuale che un capitolo a parte del programma di Marco Doria sia stato dedicato alla “Partecipazione”, ed è evidente che questo processo non può e non deve, per quanta buona volontà possa essere, gestita e calata da un solo soggetto come il Sindaco che in considerazione dell’importanza del tema ha voluto mantenere per se la delega.
Occorre a questo punto attuare quel programma, che vuol dire dalla teoria passare al concreto confronto sia sulle “tematiche” vive dei territori (municipi),  sia sul come interreagire tra cittadinanza attiva e istituzioni, affinché il processo non risulti strumentale e finalizzato ad ingabbiare scelte decise in altre sedi.
Chi in prima persona ha appoggiato quel programma, ha il dovere di mettersi in gioco, attraverso le forme opportune affinchè quel programma sia attuato, senza scorciatoie e/o strumentalizzazioni, perché ciò non solo non favorirebbe le aspettative, ma, darebbe un segnale di inaffidabilità che ricadrebbe in modo fin troppo generico su tutti quanti hanno sostenuto il rinnovamento e inevitabilmente alimenterebbe il sentimento dell’ “antipolitica”.


Genova 12-08-2012      

giovedì 9 agosto 2012

Verità - Agnoletto , Canterini....e i Giudici - doppia intervista televisiva

Le verità, le omissioni, l'omertà di quelli che sono stati e sono pezzi dello stato. Incredibile confronto tra chi dirigeva il reparto che fece irruzione alla scuola Diaz e il portavoce del Geona Social Forum. Ristabilite pertanto alcune verità giuridiche resta aperto oggi più che mai il capitolo di chi ebbe in quel frangente le responsabilità politiche. Il fatto di avere avuto un premier come Berlusconi sicuramente non ha mai favorito quella ricerca di verità politica e rimane avvolto nell'interrogativo il ruolo di Fini come vicepremier nella cabina di regia del comando dei carabinieri. Su Genova 2001 le responsabilità sono da ricercarle però anche tra chi barattò una certa real politik tirando un colpo di spugna sulla commissione parlamentare d'inchiesta a fronte di contropartite di difficile definizione ma di devastante risultato.


...il Mio Canto Libero...


I prodromi c'erano tutti, la musica intesa come emancipazione, un modo di essere, di vivere la società, di contestare la società. La rottura con quel melodico che edulcorava i conflitti, la consapevolezza che “fuori” da quegli schemi tanto cari al potere c'erano i carcerati, c'erano di disoccupati, c'era chi con una cartolina in mano avrebbe dovuto raggiungere un “fronte” e forse non sarebbe neppure tornato.
Era stato il mio personale approccio alla politica, una chitarra, la voce stonata, provare Dylan e più caserecciamente Guccini di Auschwitz o il “C'era un ragazzo che...” di Marco Lusini.
Col 68 e dopo passare a Della Mea, Trincale o il Canzoniere delle Lame fu solo una logica conseguenza.
Cambiano i suoni, gli stili e cambiano anche gli strumenti, ma lo spirito resta sempre quello: attraverso la musica continuare ad esprimere da quale parte del mondo e con quali genti stiamo.
Non sono un estimatore della musica dark, forse per un problema generazionale, oggi però non posso che sentirla più vicina e soprattutto più mia perchè attraverso quella musica le PUSSY RIOThanno manifestato il loro personale dissenso all'”amico Putin”.
Una contestazione dal prezzo estremamente salato nella democratica e post-comunista Russia, dove le ragazze “Pussy Riot”, rischiano 7 anni di internamento in quei campi descritti nel passato da scrittori come Soljenitsyne o dagli eterni evocatori dal naso tappato di casa nostra che oggi non disdegano gli “affari” con l'ex funzionario del KGB : l' “amico Putin”.
Restiamo tutti con gli occhi pertanto rivolti verso Mosca, vicini a queste ragazze che consapevoli del prezzo della libertà hanno messo in gioco gli anni migliori della loro vita.
Loris

Liberta' Per Le Pussy Riot




Come eravamo

martedì 7 agosto 2012

AIAB E COOP 29 GIUGNO SGOMBERANO LA CITTA' DELL'ALTRA ECONOMIA



7 agosto 2012

Questa mattina alle ore 6 le forze dell'ordine hanno compiuto un blitz entrando di forza nei locali della CAE, presidiata da giorni da cittadini e cittadine, attivisti, rappresentanti di organizzazioni sociali, sindacati e associazioni che lavorano da oltre un anno e mezzo per ridare nuova vita alla Citta' dell'Altra Economia.
Questa azione avviene all'indomani di un incontro tra gli occupanti e tre rappresentanti della cordata vincitrice del bando: Salvatore Buzzi della coop. 29 giugno, Enrico Erba e Andrea Ferrante dell'AIAB.
L'incontro era stato favorito dal consigliere Andrea Alzetta ed era volto a iniziare un percorso di dialogo con gli occupanti.
Durante questo incontro è stata riconosciuta agli occupanti la legittimità a proseguire le attività e le progettualità portate avanti in questi anni alla CAE. Questa apertura ha portato a definire un ulteriore incontro per oggi per continuare una eventuale trattativa.
Nonostante questo percorso, oggi siamo stati buttati fuori dal presidio e dieci persone sono state denunciate per occupazione abusiva.
Dopo neanche un'ora si sono presentati alla CAE, Francesco Coccia (Comune di Roma), Enrico Erba (AIAB), Andrea Ferrante (AIAB) e Carlo Patacconi (Agricoltura Nuova) che con aria tronfia hanno preso
possesso dei locali. 
L'azione di questa mattina dimostra la connivenza tra realtà che si dichiarano altroeconomiche e pratiche aggressive ed antidemocratiche che nulla hanno a che vedere con il dialogo e la mediazione.
Ribadiamo che la CAE appartiene a tutti i cittadini e le cittadine di Roma come spazi, esperienza e portato, e chiediamo una volta di piu' che ci sia garantito di proseguire il percorso avviato da tempo, che restituirebbe alla citta' un luogo di socialita', economia altra, elaborazione, formazione.
Denunciamo all'opinione pubblica cittadina, alla forze politiche e alle forze sociali quanto sta avvenendo e affermiamo che continueremo nella battaglia per la costruzione di spazi di progettazione di altreconomia vera, partecipata e democratica.
La mobilitazione proseguirà per veder garantita a questa città un luogo per l'economia solidale vero. Roma non ha bisogno di un altro centro commerciale della green economy.
Appuntamento per tutte e tutti alle ore 09.00 alla CAE.


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Monica Di Sisto - Vice presidente
[FairWatch] Commercio Equo, Sostenibilità, Comunicazione

Comunicando, anche il nostro disagio per la lunga marcia verso le barbarie culturali





...Ci sono due cose sulle quali oggi per me è necessaria una riflessione profonda: la prima è una notizia di una gravità inaudita di cui sono venuto a conoscenza su facebook . La morte di un ragazzino quattordicenne che stava lavorando col padre in una si presume ristrutturazione di una casa a Lecce.

Dopo una non facile e immediata ricerca in rete, ecco la stringata notizia sulla Repubblica di Bari (leggi l'articolo).
Ho dovuto imbattermi casualmente su una cosa postata su fb, per sapere che in questo paese anche il diritto a crescere per un bambino può essere negato per l'esigenza del "profitto", lo stesso profitto che fa ritrovare il piombo nelle urine degli abitanti di Taranto e che scatena nel caso dell'Ilva stampa lavoratori e mondo imprenditoriale in una indignazione che può ruotare intorno alla tutela dell'ambiente, del lavoro e perdita di profitti. Il tutto e il contrario di tutto.

La morte del bambino è solo "il contrario di tutto", per lo meno nella reazione. 
Anche in questo caso e in maniera sicuramente più appropriata mi torna alla mente Banfield e il suo "familismo amorale", perchè non solo i media non si sono prestati a sottolineare quella tragedia, ma quelle stesse componenti sociali vicine alla realtà del quattordicenne, anche sul piano informativo e comunicativo si sono mostrate lacunose, al limite dell'omertà. Quasi a voler proteggere una comunità da una vergogna, autoproteggersi nei confronti dell'esterno. Omettere tutto cio che può essere la cifra della diversità morale rispetto ai valori espressi dalla nostra società.



da facebook - GOOOD MORNING VIETNAAAM

"Per giorni si è parlato di un 65 enne morto di infarto al Quirinale, si è visto il Presidente della Repubblica affranto, in lacrime, pronto ad accusare per questa morte "provocata" dalle illazioni...
Io però non ho sentito nemmeno una parola sul ragazzino di 14 anni deceduto ieri nel leccese in un cantiere edile, schiacciato da un masso...Non ho sentito una parola di tristezza, di rammarico, di indignazione, da nessuno. Si può lavorare a 14 anni, in maniera irregolare, senza le minime misure di sicurezza? No, non si può: la legge non lo consente...ma ci sono cose che hanno un diverso peso ed evidentemente, la vita di Marco non era tra le priorità."
(pinziah)



....La seconda cosa sulla quale riflettere me l'hanno data le parole del nostro Ministro per gli affari esteri Terzi che conversando alla televisione rispetto al problema dei rapimenti di cittadini italiani all'estero, ipotizzava la possibilità da parte dello Stato Italiano di una rivalsa economica a titolo di risarcimento per le spese sostenute dallo "Stato" per la tutela dei cittadini incappati in questa tipologia di inconveniente.
Potrei chiedere se lo Stato ha intenzione di chiedere il rimborso al carabiniere rapito in Yemen e liberato pochi giorni fa, ma, non possiamo far finta di ignorare che l'obbiettivo del ministro di questo governo è ben altro. E' una minaccia rivolta nei confronti di chi come Rossella Urru da se stessa per portare la solidarietà umana a chi su questo pianeta è destinato dai signori della guerra e dal potere delle banche a rimanere costantemente nell'accesso alla vita dignitosa tra gli ultimi. Non è un caso che queste illazioni escano in concomitanza anche dei provvedimenti sulla spending review e che il così detto "terzo settore" ne esca profondamente massacrato.
Questo governo non vuole limitarsi ai tagli economici, vuole decapitare anche il sentimento e volontà di solidarietà che è diffuso in tanta società civile e che in figure come Rossella Urru o Francesco Azzarà (operatore di Emergency) trovano le immagini più recenti, senza poterci scordare mai di figure come Vittorio Arrigoni.
Vergogna signor ministro, pensavo che avevamo toccato il fondo con il "maggiordomo" Frattini, ma anche lei sa proprio rendersi gradevole e chiaro nell'indicare da che parte vuole stare. Più volte col precedente ministro abbiamo dovuto ricordare i compiti del ministero per gli affari esteri nelle funzioni di tutela di cittadini italiani all'estero. Siamo noi, cittadini normali che chiediamo a voi professori e diplomatici di rimborsarci della missione militare in Afganistan o dell'acquisto degli F35. Come vede signor ministro, il disavanzo è purtroppo tutto a suo sfavore!


Loris


domenica 5 agosto 2012

perchè devo dare l'8 per mille ad uno stato straniero e non posso con quella cifra finanziare il mio comune per evitare di privatizzare il servizio pubblico dei trasporti?



..Sicuramente il mio sta diventando un vero e proprio stato maniacale, ma forse il perchè non è nanche troppo difficile da decifrare: il livello di impoverimento degli italiani si è paurosamente allargato tanto che, in una calda giornata d'agosto fa si che alle code verso il mare si siano sostituite le code agli iperself che praticano i supersconti sui carburanti, con qualche problema poi a ritrovare il parcheggio che avevi lasciato perchè oggi in pochi hanno deciso di andare in ferie.
Nella Genova del Sindaco del "vento nuovo" la maccaja* è micidiale. Terzo valico prima, passando per il bilancio e l'imu si arriva in questi giorni all'azienda municipalizzata trasporti, sull'orlo del fallimento.
La maccaja* gioca brutti scherzi, sarà il calo di pressione, si offusca la memoria, e due componenti del vento rinnovatore , partecipazione e beni comuni, trovano pericolosi anticicloni che ne impediscono un'azione ripulitrice come in quelle giornate di tramontana in cui i più i fortunati riuscivano a intravedere la Corsica.
...E si, AMT, azienda pubblica dei trasporti, destinata al momento attuale verso una privatizzazione di cifra da definire, ma considerevole. Un altro bene pubblico che se ne va, per ora a pezzi forse per dopo non si sa.
Lo slogan e la proposta mi arriva subito con l'idea, in realtà già condivisa con altre menti rivolte perennemente in avanti e a quell'altro mondo possibile è quella di un azionariato popolare in cui i rejetti cittadini si riimpossessano di ciò che era già loro.
Forse è perchè sono arrivato a quell'appuntamento che fa di me tutti gli anni cittadino virtuoso che denuncia al fisco quante sono state le sue entrate e versare conseguentemente il suo contributo al fisco che un "bestemmione" vola inesorabilmente guastandomi questo momento di alto senso civico per domandarmi: "perchè devo dare l'8 per mille ad uno stato straniero e non posso con quella cifra finanziare il mio comune per evitare di privatizzare il servizio pubblico dei trasporti" ?
Pensare che la Papa mobile potrà godere dei contributi dei cittadini italiani, mentre magari le corse collinari saranno tagliate a Genova in nome del profitto mi fa salire al cervello quel prodotto organico che quando scoppia non ce ne più per nessuno.
Loris

macaja = wikipedia

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