il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



sabato 13 settembre 2008

GAY PRIDE A GENOVA

Ho chiesto a Valerio l'intervista che lui ha rilasciato a Wanda Valli di Repubblica sul suo essere omosessuale e sul Gay Pride a Genova. Lo ringrazio per avermela inviata e per l'importante testimonianza che rende.


da Repubblica edizione di genova 09/09/08


COSì GENOVA NON VOLTERà PIù LA TESTA

Valerio, 22 anni e gay: questa città ha bisogno di liberarsi
Valerio ha 22 anni, è studente di Scienze Politiche, vorrebbe fare il ricercatore sociologico. Valerio è omosessuale, lavora con l´Arcigay, spiega perché nessuno deve temere il Gay Pride. Che potrà essere un´occasione per Genova, città dove gli omosessuali sono tanti quanti altrove, ma dove pochi accettano di dichiararlo, per superare la paura di un giudizio pubblico. Spiega che i cattolici hanno sempre partecipato al Pride, e racconta la su storia.
Valerio, quando si è accorto di essere omosessuale?

«Tutto sommato una certa sensazione l´ho percepita subito, ma, in quinta elementare è difficile per un bambino capire che cos´è. La consapevolezza per me è arrivata l´anno dopo, in prima media».

Proviamo a definirla questa sua sensazione.

«Sentire una diversità, anche di interessi, su certe cose, in sostanza».
E quando il bambino Valerio se n´è accorto, che cosa ha fatto?

«Subito è arrivata la paura, il panico, il rifiuto, ho messo da parte tutto, sono andato avanti così fino alla fine delle medie. Ma alle superiori, al liceo scientifico, la consapevolezza si è imposta».
Nessun trauma?
«Ho sbandato un po´, sono stato bocciato due volte, in terza e in quarta. A quel punto mi sono detto: devi fare i conti con te stesso, non potevo andare avanti così».
E che cosa è successo?

«Intanto ne ho parlato con i miei genitori. Avevo 19 anni, per un mese ci siamo
confrontati, è andata bene. Adesso mia madre viene con me ai Pride, questo di Genova sarà il terzo per lei che fa parte dell´Associazione genitori di omosessuali, l´Agedo, io collaboro con Arcigay. Mio padre? Non partecipa, ma mi lascia libero, ha capito accetta»
I suoi genitori lavorano?

«Sono tutti e due insegnanti, quindi abituati ai problemi di bambini e adolescenti, forse è servito. E proprio loro, e questo sì che è raro, hanno sempre sentito l´importanza di fare educazione sessuale con me e mio fratello, il primo con cui ho parlato. Lui viene ai Pride con la sua ragazza».
Negli anni in cui viveva nel silenzio, qual era la cosa che più la stupiva, la convinceva a tacere?

«Quello che sentivo io non coincideva con gli stereotipi, con l´idea degli omosessuali basata sull´informazione, su quello che vedevo. E questo, per qualche anno, mi ha tenuto distante anche dagli altri omosessuali».
Adesso è sereno?

«Serenissimo. Sono iscritto a Scienze Politiche, vorrei diventare ricercatore
sociologico, un traguardo alto, lo so, ma ci proverò».
I compagni di liceo, i professori, come si comportavano?
«Io non ho mai parlato con loro della mia identità sessuale, ma facevo attività con Arcigay, ho scritto qualche intervento, mi hanno ripreso in qualche tg locale, durante una manifestazione sul 25 Aprile. Solo che i miei compagni non leggevano i giornali e non guardavano i tg. Così non se ne sono resi conto. I prof? Uno per caso, un´altra è venuta all´Arcigay, con lei è nato un bellissimo rapporto».
Genova è una città dove gli omosessuali noti sono pochi, meno che altrove. La città giusta per ospitare il Gay Pride del 2009?

«Certo, questa è già un´ottima ragione, basti pensare a Torino, là è andato molto bene, dopo il Pride l´Arcigay ha riaperto, a Genova c´è un´attività in crescita, servirà anche qui».
Genova è città civile, lei lo ha sperimentato di persona. O no?

«Genova è molto brava a girare la faccia dall´altra parte, poi c´è anche chi ti insulta per strada, anche se meno che altrove, ma credo per distacco, per indifferenza. Genova conosce poco, non abbiamo una comunità omosessuale così visibile, in via XX Settembre non si vedono coppie omosessuali per mano, ecco, ripeto, perché il Pride può essere importante».
Tra le critiche, la più incalzante è che sia una carnevalata, molto esibizionismo e poco di altro.

«E´ una festa, non saremo in una piazza funerea, al di là delle discriminazioni, dei diritti negati che restano. Vincerà il sorriso, per orgoglio, per dignità, noi siamo e vogliamo coinvolgere la città. E poi le discriminazioni hanno tante facce: dal mobbing sui posti di lavoro, ai giudizi sulle etnie diverse, sulle religioni».
Le carnevalate?

«Durante i Mondiali di calcio avvengono alcune manifestazioni di gioia insolita,
ma sono e restano divertimento, per i gay si trasformano in carnevalate. A chi ha questa preoccupazione dico: venite a guardare il Pride dal vivo, dobbiamo liberarci da idee preconcette».
I gay cattolici, religiosi?

«Sono moltissimi e mi dispiace leggere le critiche basate sul fatto che Genova è la città del presidente della Cei. È sua e di tutti noi, e i gay cattolici hanno le loro associazioni, partecipano al Pride. E´ una festa per tutti, ricordiamolo».

1 commento:

Valerio Barbini ha detto...

una motivazione in più, da la repubblica di oggi...

sabato, settembre 13, 2008
GENOVA. TRANS AGGREDITO E RAPINATO CALCI E PUGNI PER POCHI EURO

Aggredito davanti alla porta di casa. A calci e pugni, fino al punto di ricorrere alle cure ospedaliere. Soltanto la resistenza del transessuale di 31 anni, che ha reagito alle botte, ha convinto l´aggressore a desistere dal suo intento. Che probabilmente era quello di portare via i soldi dell´incasso della serata e custoditi in casa.
Una aggressione a scopo di rapina, stando a quanto avrebbero appurato i carabinieri che si occupano delle indagini. Anche se con le polemiche e il clima rovente che corrono in questi giorno sul Gay Pride, ci sono tutte le ipotesi per pensare che l´assalto violento possa essere determinato da una sorta di odio verso l´omosessualità. Tutte supposizioni, però.
La cronaca, invece, racconta che alle due di notte dell´altro ieri il travestito avrebbe agganciato un cliente in via Fiodor, a Carignano. L´avventore è descritto come un tipo alto, probabilmente coetaneo, vestito con pantaloncini corti. I due concordano cifra e prestazioni, poi l´omosessuale sale sull´auto del giovane, una Volkswagen di colore chiaro.
La destinazione è un pied-à-terre di corso Italia, che il gay utilizza per prostituirsi. Davanti alla porta sopraggiunge l´aggressione. Improvvisa. Stando a quanto avrebbe raccontato la vittima, calci e pugni senza alcuna ragione, ma gli indizi sembrano propendere per la rapina: mancata appunto per la reazione dell´omosessuale.
Sul posto vengono richiamati i medici del "118", ma anche i carabinieri del Radiomobile che successivamente passano le indagini ai colleghi del Nucleo Operativo. Le successive medicazioni al pronto soccorso del San Martino diagnosticano al ferito traumi alla testa, guaribili in 10 giorni.
"La Reppublica" - Genova



Valerio.

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