I referendum del 12- 13 giugno sono boicottati: è un dato di fatto. Chi andrà a votare per i referendum sarà la solita cerchia facebook, gli internauti del giro di mail di “sempre i soliti” che sarà grande sì, ma forse non abbastanza per il quorum.
Per andare contro questo boicottaggio bisogna scendere ad acchiappare il popolo dei non-internauti, quelli che guardano minzolini ma non lo fanno apposta. Queste persone dove sono? In metropolitana. La proposta è rivolta a colleghi attori cantanti: nei giorni a seguire scendere nelle metropolitane in gruppi di tre quattro o cinque a cantare e diffondere il Verbo: il verbo "votare". Suoniamo, cantiamo o qualsiasi altra cosa, (nei limiti del codice penale, naturalmente) nei bus, nelle terrazze dei caffè, in mezzo alle strada, nelle piazze, per informare e ricordare che ci sarà un referendum vitale.
Potete stare in un posto o random, prendere il 64 salire, cantare una canzone, ricordare i referendum e poi via, su un altro bus. Così forse riusciremo a raggiungere persone che non sanno o che hanno difficoltà ad informarsi, o che
hanno le idee confuse . Se chi sa di più comunica con chi sa di meno forse... Io lo farò martedì 24. Chi si vuole aggregare... Flautisti violinisti, attori, bassotubisti, controfagotti sono benvenuti. Più siamo più sarà divertente.
Facciamolo in ogni paesino, borgata, città, quartiere. Raggiungiamo più gente possibile! Forza! Forza!
Lacrime e sangue per Fincantieri. A Sestri divampa la protesta e parte un corteo in direzione Prefettura. Il Palazzo è blindato. Si rischia di alimentare l’incendio. Da Roma telefona il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani: ci saranno ai primi di giugno incontri chiarificatori tra azienda e lavoratori. Per l’ennesima volta non si intravede una politica industriale che serva al Paese. La sensazione è che la città non abbia ancora colto del tutto la portata di cosa sta accadendo e potrebbe accadere nella delegazione sestrese. Si vuole uccidere un’eccellenza regionale? Da troppo tempo Genova riceve schiaffi. La nostra Zena non deve accettarlo. Tutto ciò pesa sul tessuto urbano e commerciale. Regolarmente e cinicamente dai piani strategici le vittime sono sempre le stesse. È non solamente giusto, ma urgente l’impegno di tutti. La Regione, il Comune. Gli industriali (quali le proposte concrete per le attività produttive?). I sindacati ritrovino la loro unità contrattuale. Genova non si farà mettere in ginocchio.
I genovesi non si lasceranno incantare da chi invoca l’intervento dell’Esercito per la criminalità, segno del malessere diffuso. La Polizia attende da anni più fondi per il personale, per le strutture, per i mezzi onde prevenire un’azione preventiva ed efficace sul territorio. Quanta criminalità! Quante carenze nell’organico delle forze dell’ordine.
Intanto si allarga a dismisura la fascia della precarietà strisciante. Molte famiglie si fanno carico dell’emergenza “giovani”. Ma questo non può più bastare per evitare frustrazioni. La diga può crollare nella deriva della depressione, che sempre si accompagna alla povertà e all’emarginazione. Con preoccupazione si conferma un crescente rancore sociale che si sta esprimendo in una sempre più vasta “guerra orizzontale”, scontro di poveri contro i poveri. Dall’impoverimento si passa al rancore e all’intolleranza da una parte e alla micro criminalità dall’altra.
Sono sempre più che convinto che Genova non si arrende. Numerosi cittadini sono vigilanti in tutte le categorie. Lavorano in silenzio. I movimenti si organizzano. Approfondiscono nuove tematiche. Giovani e meno giovani, donne e uomini. Stanno elaborando dentro e fuori dei partiti, nelle Chiese, una nuova cultura, un nuovo stile di vita e di pensiero. Al di sopra di ogni altro interesse il tema della ridistribuzione della ricchezza.
L’Arcivescovo di Genova non ha tradito le attese del suo discorso alla Assemblea generale della Cei. Nella prolusione del cardinale Bagnasco non poteva mancare il passaggio sulla pedofilia. Il “caso” di Genova è straripato tra cocaina e ombre di satanismo. La definizione della pedofilia è stata ineccepibile: “Un’infame emergenza non ancora superata”. Il presidente dei vescovi italiani ha inoltre annunciato l’esistenza di un gruppo interdisciplinare: una commissione di esperti è al lavoro. Finalmente! Il Popolo di Dio, la società, attende fiducioso dalla Chiesa la misericordia, l’accoglienza, la compassione, la mitezza, la trasparenza, un segno profetico. Vogliamo rileggere insieme i documenti del Concilio Vaticano II?
...avrei voluto scrivere una riflessione sui fatti spagnoli, dove migliaia di giovani si stanno ritrovando in una corale richiesta di democrazia e di diritto al futuro. La crisi sistemica nella quale l'occidente capitalista è precipitato ha sicuramente molte risposte, e tutte da interpretare.
Il lavoro che mi da da sopravvivere e l'organizzazione , insieme ad altri, del decennale di Genova 2001 - 2011 hanno ovviamente la priorità in questo periodo.
Riporto pertanto questo post di Laura Fois comparso su cafebabel.com che sicuramente di suggerimenti di riflessione ne mette in campo assai.
Loris
Madrid, l’urlo dei 60.000: “Svegliati Europa, è primavera!”
DI LAURA FOIS
19/05/11
«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». La protesta inter-generazionale ha deciso di occupare la piazza Puerta del Sol a Madrid, ieri sera 60.000 persone hanno sfidato il divieto di assembramento della giunta elettorale, manifestando pacificamente contro il sistema politico-finanziario e la crisi, «per costruire un mondo migliore». E’ l’inizio della primavera europea?
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Nella prefazione all’edizione spagnola del libro Indignatevi! di Stéphane Hessel, l’autore considera di speciale importanza che la sua chiamata a compromettersi, indignarsi e resistere a ciò che è inaccettabile, sia percepita soprattutto dalla giovane generazione. La Spagna ereditata dai giovani ha sofferto tanto, ma ha sempre combattuto con coraggio e ribellione. Quella stessa Spagna, continua l’ex partigiano francese, può spingere ora verso un’Europa culturale e solidale, e non verso un’Europa al servizio della finanza, come sembra stia accadendo.
“Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori, taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda”.
La chiamata all’insurrezione pacifica di Hessel è tra le fonti d’ispirazione di una delle più sorprendenti e civili proteste che si siano mai verificate in Europa. Tutto è iniziato con la manifestazione del 15 maggioorganizzata dalla piattaforma Democracia Real Ya!, il cui motto non lascia spazio a immaginazioni: «Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri». Il manifesto, a cui hanno aderito migliaia di persone, prima suFacebook, poi nelle strade, è rivolto alla gente comune. “Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori”, c’è scritto, “taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda. È ora di costruire insieme una società migliore”. E così stanno facendo giovani e pensionati, disoccupati e donne incinte, fino alle vecchiette in carrozzina, in questi giorni, da Madrid a Barcellona, da Cadice a Valladolid.
Nella capitale il fuoco della rivolta si concentra nella piazza del Sol, il centro nevralgico della città, davanti al palazzo dell’Ayuntamiento. «Siamo nel centro simbolico dello Stato. Vogliamo centralità e visibilità nel dibattito politico», ci spiega una portavoce del movimento. «Chiediamo un cambio reale. Siamo qui perché siamo stanchi di pagare di tasca nostra la crisi causata dalle banche». Dicono che le rivolte nei paesi arabi e inIslanda hanno influito molto sulla decisione di scendere in piazza. Come gli egiziani di Piazza Tahir, non vanno via neppure di notte. E’ un continuo viavai di ragazzi con sacchi a pelo e coperte, che portano e scambiano acqua e viveri. Hanno montato tende e spazi per parlare, confrontarsi e alzare cartelli. Questa protesta é anche una festa.
Perché un’altra democrazia esista
Un signore si è avvicinato a loro per offrire dei soldi. Gli hanno risposto «No, grazie». Non è quello di cui hanno bisogno. Stanno formando un’assemblea costituente in modo che tutti possano partecipare per costruire «una società nuova che passi al di sopra degli interessi economici e politici”. Aspirano a una rivoluzione etica, a un cambio nella coscienza sociale, queste persone che liberamente e volontariamente si sono riunite e non rappresentano a nessun partito politico, nessuna associazione, nessun dio. Solo li unisce una volontà di cambiamento. Perché un’altra democrazia esista.
«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». Applausi scroscianti e mani alzate sfidano la polizia che proprio il 15 maggio aveva reagito con violenza e arrestato 19 persone. Ora non reagiscono. Nonostante la giunta elettorale abbia vietato le concentrazioni alla Puerta del Sol, con la motivazione che potrebbero «influire sulla libertà dell’esercizio del voto dei cittadini», la polizia può solo limitarsi a osservare quest’ondata pacifica e apolitica. Hanno deciso di restare fino al 22 maggio, giorno delle elezioni amministrative, cruciali per un governo in difficoltà e un presidente, Zapatero, che ha annunciato pochi mesi fa che non si sarebbe ricandidato.
“Non siamo contro il sistema, è il sistema che è contro di noi!”
La Spagna sta attraversando un fase di recessione, subisce manovre economiche sensate ma austere e poco ambiziose, non riesce a risollevarsi. Una cifra più emblemática riguarda il tasso di disoccupazione, che ha superato la soglia del 20%. Cinque milioni di spagnoli non hanno un lavoro. Eppure è la generazione più istruita e formata di sempre. Alcune delle sue imprese sono al top a livello mondiale, vedi ilBanco di Santander, Repsol, Telefónica. Il turismo non conosce crisi, ed è una fonte di ricavi importante per le casse statali e regionali. Poi, basta passeggiare per le vie di Madrid: la gente spende, i bar sono pieni, e non solo di turisti. «Tutti questi soldi allora, dove finiscono?» Si chiedono in tanti ad alta voce.Nella piazza ribattezzataSOLución c’è uno striscione con la bandiera dell’Egitto, scritte come “Sì alla fuga dei politici, no alla fuga dei cervelli”, “Democracia lucha diaria” (democrazia lotta quotidiana, ndr), e a chi li ha accusati di essere dei meri anti-sistema, hanno risposto per le rime: “Il sistema è contro di noi”.
Intanto, in altre città europee, il virus della primavera spagnola sta contagiando la gente comune. Manifestazioni e flash mob si registrano ad Amsterdam, Bruxelles e Parigi. Su Facebook si è creato un gruppo italiano, Democrazia Reale Ora: chiede che anche in Italia nasca una concentrazione spontanea nelle piazze principali, volte a reclamare un cambio politico e sociale. Che stia nascendo una rivoluzione europea e con essa una nuova generazione europea? Alle piazze e ai cittadini l’ardua sentenza. “Se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire”, recita uno striscione. Sogni di una notte di mezza primavera, da Madrid al cielo d’Europa.
Apprendiamo dai media che la casa di produzione Fandango sta per cominciare le riprese di un film sulla notte della Diaz, la violenta irruzione della polizia di stato del 21 luglio 2001 conclusa con decine di persone ferite, 93 arrestate sulla base di prove false e sfociata in 25 condanne in secondo grado per funzionari e altissimi dirigenti di polizia. Domenico Procacci, fondatore della Fandango, ha informato di avere inviato al capo della polizia una copia della sceneggiatura e di essere in attesa di incontrarlo. Ne siamo sorpresi e preoccupati, perché Procacci non ha fatto altrettanto con noi, nonostante contatti e sollecitazioni. Eppure siamo stati coinvolti personalmente, o con i Comitati che rappresentiamo, nella vicenda Diaz e in tutte le inchieste e i processi seguiti al G8 di Genova del 2001.
Fandango è naturalmente libera di agire come crede, ma siamo sconcertati dalla sua scelta di mostrare preventivamente la sceneggiatura al capo della polizia e non a chi fu vittima delle violenze degli agenti quella notte.
Lorenzo Guadagnucci, Comitato Verità e Giustizia per Genova, autore di
“Noi della Diaz” (cell. 3803906573) Enrica Bartesaghi, presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
(cell. 3316778150) Vittorio Agnoletto, ex portavoce Gsf, autore con Lorenzo Guadagnucci
di “L’eclisse della democrazia”
Haidi e Giuliano Giuliani, Comitato Piazza Carlo Giuliani
23:00 - Procacci: non cerco placet della polizia per "Diaz"
"Diaz-Non pulite questo sangue non è un film semplice che ha bisogno di polemiche preventive". Per questo il produttore Domenico Procacci di Fandango vuole subito sgombrare il campo da equivoci sulla ricerca di contatto del produttore con il capo della polizia, Manganelli, cui è stata fatta avere la sceneggiatura del film.
"E' un malinteso. Il capo della polizia - dice Procacci all'Ansa - non è chiamato ad analizzare un progetto, non gli viene chiesto un beneplacito per la realizzazione del film. Ho cercato un incontro diretto con lui per informarlo: non è per un parere, un'autorizzazione o avere un semaforo verde". Procacci spiega che "questo è il primo contatto cercato con la Polizia mentre frequenti sono stati i contatti con coloro che manifestavano a Genova in quei giorni e anche diretti con alcune persone che erano dentro la Diaz quella notte del 21 luglio. "In particolare tutto il processo di scrittura è stato coordinato con il Genova Legal Forum rappresentato da Carlo Bachsmidth", conclude Procacci che si dice comunque pronto ad incontrare i firmatari della nota di oggi, "per un confronto diretto ed evitare ogni equivoco".
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Il 6 maggio scorso, a 10 anni di distanza dal G8, abbiamo nuovamente assistito, a Genova, al pestaggio di giovani inermi da parte delle “forze dell’ordine”.
L’Assemblea oggi riunita per preparare le manifestazioni che si terranno a Genova in occasione del decennale del G8, esprime la propria piena solidarietà agli studenti e alle studentesse picchiati durante una manifestazione in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL e sottolinea l’assoluta necessità che la gestione dell’ordine pubblico – sempre e, in particolare, durante gli eventi per il decennale del G8 del prossimo luglio, a differenza di quanto avvenne allora – sia improntato al senso di equilibrio e di responsabilità.
Oggi pomeriggio a Roma si tiene la manifestazione a sostegno della Flottiglia per la Libertà di Gaza, che partirà a fine maggio, con il nome di “RESTIAMO UMANI”, in ricordo di Vittorio Arrigoni, ucciso il 14 aprile scorso.
Nel frattempo, è arrivato a Gaza un folto gruppo di giovani, il CORUM, per ribadire che la solidarietà internazionale con Gaza continua e si rafforza, e con l’obiettivo di istituire un centro media intitolato a Vik.
L’Assemblea esprime il proprio sostegno e la propria solidarietà a queste iniziative per la libertà di Gaza, ricordando il grande e prezioso lavoro di Vittorio ed impegnandosi a far vivere, anche nelle giornate di Genova, la lotta del popolo palestinese per i propri diritti e per la fine dell’assedio di Gaza.
L’Assemblea invita, quindi, tutte e tutti coloro che sostengono la causa del popolo palestinese a partecipare alle iniziative che si terranno a Genova del 24 giugno prossimo e che culminerranno nella settimana dal 19 al 24 luglio.
L’Assemblea, infine, auspica che il tentativo di oscuramento della consultazione referendaria del prossimo 12-13 giugno fallisca e che i cittadini italiani rivendichino nei fatti il proprio di diritto di esprimersi attraverso un importante strumento di democrazia dal basso andando in massa a votare, e lancia l’appello per votare SI’ ai quesiti refenderari.
A luglio, per tutto il mese, a Genova, si incontreranno movimenti associazione comitati e quanti hanno l’intenzione di attualizzare ciò che nel 2001 veniva contestato ai grandi del mondo lì riuniti. L’organizzazione di mostre, incontri, dibattiti, forum e concerto finale si sta sviluppando grazie al volontariato. Ciò nonostante, le spese da sostenere al fine di garantire al meglio lo svolgersi degli eventi ci sono e sono ingenti.
Per queste ragioni è stato aperto un conto corrente su cui poter sottoscrivere un contributo per finanziare gli eventi stessi.
Conto Corrente n.000000135993 presso Banca Etica-Filiale di Genova
Scopo della mostra era portare a conoscenza, ciò che accade nei territori occupati da Israele, alle popolazioni palestinesi.
Per usare un termine entrato recentemente nel lessico di sinistra, è una “narrazione” di soprusi, di abusi, di lotta per i diritti più elementari di un popolo che ostinatamente rivendica il proprio diritto a esistere: il popolo palestinese.
La “narrazione” è quella di un muro che squarcia per chilometri il territorio cisgiordano defraudando dei mezzi di sostentamento agricoli le popolazioni che per millenni si sono alimentate di pastorizia e di coltivazione degli ulivi.
La “narrazione” e quella di gente comune che armata delle proprie bandiere e dei propri corpi sistematicamente pratica una Resistenza non violenta agli occupanti israeliani.
La prima risposta è arrivata sul blog di Miryam Marino della rete ECO (Ebrei contro l’occupazione) (clicca per la risposta), io voglio riportare una lettera inviata a Nichi Vendola dal gruppo che si è recato in Palestina con l'Associazione per la Pace dal 19 al 26 aprile 2011.
Tu quoque Nichi?
Caro Nichi,
Dicci che non è vero e che è stato tutto un terribile equivoco. Non hai mai descritto Israele come “un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini”. Non ne hai mai parlato come di “un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua” senza dire che nei territori occupati il ciclo dell’acqua consiste nel sottrarre l’acqua ai palestinesi per annaffiare colonie illegali. E’ stato quel furbacchione dell’Ambasciator Meir a “confondere un po’ le acque”? E allora perché non pubblicare una bella smentita?
Ti hanno già scritto in molti e lo ha già fatto molto bene Myriam Marino, ci siamo anche noi: un bel gruppo di persone le più diverse appena tornate da un “viaggio di conoscenza” in Israele e Palestina, pensa. Uno di quei bei viaggi organizzati dall’Associazione per la Pace di Luisa Morgantini, un viaggio che nessuno di noi dimenticherà mai, che è appena cominciato e che vogliamo continuare, anche con te se ne avrai voglia e curiosità.
Si dice che la Sinistra sia molto più brava a fare autocritica che a criticare i propri avversari. E infatti eccoci qua, a esercitare la nostra critica, tanto forte quanto forti sono le nostre aspettative nei tuoi confronti. Molti di noi sono “di sinistra”, alcuni di noi militano nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà. C’è anche chi non vede l’ora di vederti a capo di un governo che traduca sogni di giustizia in realtà quotidiana.
Tutti noi crediamo che essere “radicali” non voglia dire essere “faziosi” e per forza “oppositivi”, ma essere in grado di arrivare alle radici delle cose, per capirle, interpretarle e tentare di dare risposte a questioni che sembrano difficili da risolvere.
Siamo contrari a battaglie identitarie che servono solo a dare un’etichetta a chi si sente perso senza un simbolo appiccicato addosso. Crediamo che oggi più che mai sia necessario studiare e reinterpretare il mondo. Neanche a te piacciono gli slogan vuoti e anche tu hai sempre voglia di imparare. E’ finita l’epoca della fedeltà assoluta ad una “causa superiore”, bisogna coltivare il dubbio, siamo d’accordo. Ma alcune battaglie vanno portate avanti con convinzione. Per questo abbiamo superato i dubbi di Pasolini su Israele e il mondo arabo e non abbiamo dubbi da che parte stare quando si parla dei Territori Occupati. Ogni tanto fa anche bene sentirsi nel giusto.
A noi ha fatto bene manifestare contro il Muro a Bil’in insieme ai comitati palestinesi di resistenza popalare, ballare a Sheik Jarrah con i giovani israeliani strillando a una voce “One, two, three, four…occupation no more!”. Davanti a noi, due coloni che facendo finta di niente leggevano il Talmud seduti sul divano in cortile. Hanno ignorato noi come ogni giorno ignorano l’anziana profuga palestinese, a cui hanno occupato la casa assegnata dall’UNRWA ma che in quel cortile ha deciso di viverci lo stesso, sotto una tenda.
Ci ha fatto bene conoscere gli Human Supporters di Nablus che aiutano i bambini a superare il dolore, e ci ha fatto bene vedere quel che riesce a fare il Rehabilitation Centre di Hebron in una città militarizzata da 5000 soldati venuti a proteggere i 400 coloni che hanno occupato il centro storico rendendo la vita impossibile ai palestinesi. Tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha fatto anche soffrire, perché l’ingiustizia fa soffrire, come fanno soffrire i racconti di violenza inaudita che ci sono stati riferiti dalle stesse vittime, anime di un assurdo purgatorio che chiedono di riportare in terra la loro verità.
Nichi, lo sai che nell’ “unico Stato democratico del Medio Oriente”esistono le prigioni per i morti? Quelle dove i palestinesi marciscono, letteralmente, per scontare pene di 250 anni?
Noi comprendiamo le ragioni diplomatiche che ti spingono a parlare anche con l’Ambasciatore di uno Stato che pratica l’apartheid, ma è davvero necessario sposarne e diffonderne la propaganda? Non dobbiamo dirti noi che già nella Bibbia la Palestina è identificata come la terra dove scorrono latte e miele: non è stato certo lo Stato di Israele a renderla fertile.
Semmai, lo Stato di Israele sta utilizzando i territori abitati dai palestinesi come discariche.
E a proposito di tecniche d’avanguardia, lo sai che dalle belle oasi che si sono costruiti in Cisgiordania i coloni aggrediscono i bambini palestinesi che per andare a scuola senza fare deviazioni chilometriche osano avvicinarsi a loro? E sai che non lontano dalle meravigliose palme piantate dai coloni nella Valle del Giordano esistono villaggi di beduini dove l’acqua potabile non passa perché è stata deviata? Siamo andati a conoscerli i bambini di questi villaggi, abbiamo visto le loro scuolette fatte coi copertoni delle macchine (anche grazie all’aiuto della cooperazione italiana), abbiamo visto le tende dove fanno lezione in attesa che sia pronta la scuola di fango intitolata a Vittorio Arrigoni: qualche mattone l’abbiamo messo pure noi, simbolicamente, per testimoniare la nostra vicinanza. Giardinetti per loro non ce ne sono, e qualcuno vorrebbe che neanche loro fossero lì.
Come a Gerusalemme, dove i palestinesi non possono costruire case nemmeno sulla terra che appartiene a loro. E i figli devono arrangiarsi altrove, perdendo in questo modo per sempre la residenza.
E allora Nichi, questa terra che in tutto sarà grande come la tua Puglia, bisogna conoscerla tutta per saper distinguere gli orrori dalla speranza, per capire che anche chi sta male a volte non si arrende. Per denunciare chi, nel nome di una religione e di una cultura, fa terra bruciata intorno a sé, teorizzando e riuscendo a far passare il messaggio che i suoi diritti valgono più dei diritti degli altri.
Lo stato di Israele sarà pure denso della cultura ebraica che tutti apprezziamo, ma cosa c’entra questa cultura con le prevaricazioni che subiscono i palestinesi?
Infine, riguardo al tuo desiderio di “sviluppare reciprocamente le attività turistiche”, ci chiediamo: è per difendere questa cultura che quegli uomini e donne di ghiaccio del sistema di sicurezza israeliano hanno sottoposto noi “turisti” italiani a un vero e proprio interrogatorio sulla via del ritorno, all’aeroporto di Tel Aviv?
Terrorismo psicologico, il loro, roba da farti venire la tremarella. L’accusa, gravissima, quella di “essere dei volontari”.
Pensa che curioso, ci hanno accusati di essere venuti in Israele “solo” per aiutare i palestinesi, e hanno voluto le prove che fossimo stati nei posti giusti: posti, ad esempio, come i giardini di Haifa di cui sono (siete?) tanto orgogliosi. Fra le tante foto “compromettenti”che hanno visto dopo averci requisito la macchina fotografica è spuntata fuori anche quella dei giardini di Haifa. Meno male, siamo particolarmente sensibili ai giardini.
Ci vuoi venire a vedere i giardini e le palme con noi? Noi ti ci portiamo volentieri, ma poi facciamo anche un viaggio nei villaggi e nelle città palestinesi.
Con la stima che non vogliamo perdere,
Giovanna Bagni, Giulia Bellandi, Sara Bellandi, Franca Bocci, Raffaele Boiano, Sergio Caldaretti, Bernardetta Casa, Carla Consonni, Davide Costa, Nicola Costa, Silvia Dal Piaz, Marco De Luca, Francesco Del Bove Orlandi, Rosa Di Glionda, Francesca Fanchiotti, Gabriella Fazzi, Ornella Fiore, Liana Gavelli, Isa Giudice, Valentina Loiero, Maria Grazia Lunghi, Giovanna Manaccia, Paola Marazziti, Marcello Musio, Mariella Pala, Cristiana Paternò, Marco Pecci, Ivan Proto, Alice Proto, Elisabetta Schintu, Stefania Spiga, Massimo Tesei, Edvino Ugolini, Carolina Zincone, Biancamaria Zorzi
Questo è il trailer di un filmato che documenta in maniera assolutamente sconvolgente, le condizioni di vita nei territori occupati. In particolare viene anche documentata l'attività degli attivisti internazionali (il giovane inglese sulla carozzella), per il riconoscimento dei diritti del popolo Palestinese
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