COSTRUIRE LA SINISTRA: IL TEMPO E’ ADESSO
Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro - spesso precario, talvolta assente - come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo - tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi - sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio - vero, reale, possibile, crescente - di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un’opposizione rigorosa, con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità - politica e persino democratica - e scongiurare la deriva bipartitista, avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all’assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma - sul piano culturale, politico, organizzativo - non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.
Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro - spesso precario, talvolta assente - come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo - tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi - sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio - vero, reale, possibile, crescente - di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un’opposizione rigorosa, con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità - politica e persino democratica - e scongiurare la deriva bipartitista, avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all’assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma - sul piano culturale, politico, organizzativo - non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.
Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Del Bono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Walter Fabiocchi, Daniele Farina, Claudio Fava, Carlo Flamigni, Pietro Folena, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola…
Roma, 7 novembre 2008
16 commenti:
Al di là delle considerazioni sull'associazione; sul congresso del PRC (che ho seguito da non iscritto); del modo di procedere e delle polemiche che ci sono state; dei progetti di pratica politica; mi lascia perplesso l'atteggimento da parte della stessa associazione, che per arrivare all'unione delle sinistre, parte da una scissione del partito di cui è parte.
Per favore,anche se mi piace quello che c'è scritto, io non desidero assolutamente un' altra scissione!
chissa la sx con ha in mente del resto come ho già detto non esiste piu ne dx ne sx ma soltanto persone che vogliono guadagnare soldi fregandosene dell'economia dello stato
Belle parole, magari bei concetti, ma preferisco rimanere comunista in un partito comunista, e mica tanto per la bandiera rossa e la falce e martello da agitare, ma perchè così mi sento responsabile delle mie azioni.
Inoltre, guardando i firmatari.. il più giovane ha quasi cinquant'anni.... davvero... con rispetto, ma la politica non è marketing
Visto che questa volta ho postato senza ne introdurre ne commentare provo pure io a fare delle considerazioni cercando di rispondere ai commenti in forma comunque dialogante senza la pretesa della verità infallibile.
X crocco – voglio ricordare solamente una data 21 gennaio 1921. La scissione dal partito socialista dava vita al Partito Comunista d’italia di A.Gramsci e A.Bordiga. da quella scissione attraverso la notte del fascismo e la Resistenza prendeva forma il più forte Partito Comunista di massa d’occidente. Posizioni minoritarie come DP (da cui proviene l’attuale segretario di rifondazione) nella seconda meta degli anni 70 non scalfiscono minimamente quello che continuava a rimanere il più importante partito comunista di lotta e di governo. Solo dopo la morte di Berlinguer e il breve periodo della segreteria Natta la dirigenza nazionale evidentemente ebbra di ritrovarsi in mano una eredità a loro incomprensibile inizia una serie di operazioni (Bolognina) che portano a un’altra scissione da cui prende vita Rifondazione che evidentemente ha al di la di alti e bassi continuato nelle dirigenze non troppo lungimiranti. La critica che personalmente muovo a Bertinotti è di aver voluto assiepare sotto il partito anime che avevano alla fine ben poco da spartire o condividere e altra scissione da vita al Partito dei comunisti italiani a seguito del ritiro dalla maggioranza nel primo governo Prodi. A parte la scissione del 21 per le comprensibili condizioni storiche e politiche tutte le altre sono state in un processo di riflusso per cui ti do i dati del 1945 - 1.770.896 iscritti, 1956 - 2.035.353, 1984 - 1.619.940 (anno della morte di Berlinguer), 1990 - 1.264.790.
All’ultimo congresso Rifondazione aveva 81.890 iscritti di cui votanti circa 42.000 e di questi la maggioranza era vendoliana col 47, spiccioli mentre le 3 minoranze con una manovra (da me tra le altre cose prevista) degna della più becera dc si appropriavano di una maggioranza che non gli apparteneva. Contati in maniera grossolana 16.000 ferreriani +3.000 della mozione 3 +1.400 (4) + 650 (5) contro la mozione Vendola 20.000.
Se non sono stati in grado di rappresentare altri oltre se stessi è giusto che partano progetti nuovi e non in un inutile tirare a campare, ma, seguendo i dettati marxisti dell’approccio scientifico verso i mutamenti sociali ,economici , e politici. Non ho il rammarico di una nuova eventuale scissione ma il rammarico di una dirigenza che nel passato è stata nell’approccio poco scientifica si.
X l’incarcerato – le scissioni e le fratture all’interno delle stesse componenti culturali politiche e religiose sono un dato appurato storicamente. Nel momento in cui si intraprende un diverso progetto di prospettiva sociale c’è la frattura ( in epoche neanche troppo distanti queste differenze sono state regolate dalle armi come in spagna nel 1936 dando poi via libera tragicamente al franchismo) e in ambito religioso con la crociata nei confronti dei cristiani catari e albigesi da parte del papato . In questo caso direi c’è la maturità nel mantenere il dibattito sul piano dialettico e delle scelte politiche. Meglio una scelta chiara che un accrocchio pasticciato e strumentale solo a fini elettorali come l’accordo della sinistra arcobaleno.
X adriano – ti rispondo in virtù della tua giovane età con parole non mie ma di un uomo che per le sue idee è morto in carcere “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci. E la prossima volta prima di mischiare concetti che evidentemente non conosci premurati di studiare, studiare e studiare perché ti stai avvicinando come ricorda anche Robert Redford nel film “leoni per agnelli” all’età in cui le scelte che farai saranno scelte per tutta la vita.
X maurone – ho bevuto un bicchier d’acqua ho tirato un respiro profondo e cerco di risponderti con la maggior serenità possibile. Io non sono ne un prete ne un Pastore protestante per cui non ho la necessità di rendere testimonianza di alcunché e tantomeno del comunismo del quale mi onoro non solo di averne condiviso l’ideale ma di sentirmi tuttora a pieno titolo comunista nel cercare di far riscattare masse sempre più considerevoli di sfruttati. Forse non è il proletariato urbano o contadino ottocentesco ma di sicuro sono persone a cui viene negato in prima persona il futuro e io so che solo nel momento in cui avrò la possibilità di rappresentare queste masse conoscendone a fondo le problematiche, conoscendo i meccanismi economici della precarizzazione e della frammentazione del lavoro posso e devo fare azione politica a loro tutela, mi dispiace metterci una puntina piccina piccina di polemica ma non posso ricordare che al tavolo del consiglio dei ministri del governo Prodi sedeva l’attuale segretario di Rifondazione e a diversità di quello che era stato il loro leader precedente Bertinotti non solo non ha sentito il bisogno di fare un passo indietro ma come segretario minoritario di un partito distribuisce giudizi sulla linea e di coerenza oltre a fare testimonianza di comunismo, ma forse in questa ultima cosa fa confusione con la sua attività passata nelle comunità valdesi (senza voler essere in questa affermazione irrispettoso nei confronti della comunità valdese)
Sei grande Loris.
"Meglio una scelta chiara che un accrocchio pasticciato e strumentale solo a fini elettorali come l’accordo della sinistra arcobaleno."
Condivido la tua risposta, grazie.
ps ottimo il consiglio che hai dato ad Adriano, c'è indifferenza e anche troppo ma troppo qualunquismo.
Dovuta dalla mancanza di studio, e quello scolastico non basta.
Specialemnte in un età in cui dovrebbe formarsi una coscienza politica...
Io, da non iscritto al Prc, partito che ho comunque votato spesso, ho trovato poco conveniente la scelta di far guidare il partito a Ferrero. Le sue posizioni sono massimaliste e condannate per sempre all'opposizione. Dopo la sua elezione mi sono definitivamente allontanato dal PRC.
Leningrad cowboys
Che dirti, non lo so sinceramente non lo so. Posso sola dirti la mia speranza di vecchia comunista...prima di morire vorrei rivedere i compagni, i miei vecchi amici compagni tutti insieme con le bandiere rosse gridare, cantare perchè abbiamo vinto! Chiedo troppo forse no, ho trovato questo: http://bellaciao.org/it/spip.php?article21870
spero tanto che sia l'inizio e non una bolla di sapone. Ciao un abbraccio giò
X LENINGRAD COWBOYS - Personalmente mi ha infastidito l'andare a sbandierare a gran voce la corresponsabilità col governo Prodi come se questo portasse all'autoassoluzione e l'escamotage furbesco per poi imporsi alla segreteria del PRC di ritirare la sua iniziale candidatura per poi accettare la somma delle mozioni di minoranza.
E' un modo di far politica che non mi appartiene.
Sulla scelta identitaria e una politica di testimonianza ho risposto in precedenza.
Un grazie a tutti per la visita e per l'opportunità del confronto con i vostri commenti.
x farfallaleggera - GRAZIE !!! Sono andato immediatamente al link che mi hai proposto e non nego la forte emozione che ho provato nel leggere la notizia rendendomi però conto che specialmente nei più giovani di noi questa emozione non è compresa compagni inclusi.
Alla manifestazione del 30 ottobre ho distribuito insieme ad altri compagni un volantino e, la cosa che ci ha piacevolmente stupito era che le persone spesso non aspettavano che glielo portassimo ma venivano a chiedercelo.
Venerdì a un presidio con banchetto per la raccolta delle firme per l’abrogazione del lodo Alfano ci sono stati dei momenti in cui si formavano delle vere e proprie code ordinate in attesa di apporre la firma.
Ritengo ci sia una forte voglia da parte della persone di voler ritornare a contare e forse faremmo un grosso errore se pensassimo che sono solo dei comunisti.
Credo che il nostro compito, e proprio perché siamo e rimaniamo comunisti, sia quello di comprendere i disagi che si sono generati nelle grandi masse popolari, sia quello di riuscire a dare le risposte a questi disagi , sia quello di offrire un modello diverso di società.
Mi si riempie il cuore se vedo sventolare una bandiera rossa ma mi sento sicuramente più realizzato se, anche senza vedere la bandiera sono riuscito insieme ad altri magari anche non comunisti a riscattare i ceti più deboli di questa società.
Non voglio sprecare troppi inutili giri di parole sulla questione, ma credo che un vero soggetto unitario della sinistra è quantomai urgente!
Forse siamo fin troppo in ritardo. I primi passi si sarebbero dovuti intraprendere sin dal 2001, dopo i moti di Seattle e Genova.
Si sarebbero anticipate di gran lunga le discussioni sul Partito Democratico.
Detto questo, aspetto con ansia questo soggetto unico. La sinistra ha un potenziale enorme in questo paese, e non riesco ad accettare che un elettorato tanto omogeneo debba dividersi tra svariati soggetti politici tanto diversi tra loro, impegnati oramai più nella raccolta delle briciole elettorali che nella ricerca di qualcosa di più grande.
E condivido in pieno: non si faccia un'accozzaglia elettorale stile Sinistra Arcobaleno.
Si prenda tutto il tempo necessario, ma si faccia ciò che va fatto nel modo migliore...
Pensavo di riuscire ad essere più breve. Pazienza! :)
Un saluto a te Loris e a tutti quanti...
x alessandro - mi fanno sempre piacere i tuoi commenti, dai primi scambiati su altri blog o forum dopo la sconfitta di aprile in poi.
Non sarò certo io che mi lamenterò se qualcuno è lungo nell'esporre il suo pensiero; sarebbe sbagliato rischiare di essere non chiari nel tentativo di essere troppo sintetici.
Io ci sono!!! Credo che sia l'unica speranza e credo che chi pensa di poter andare avanti da solo senza cominciare a ragionare insieme a tutti quelli che pensano di far parte della "sinistra" è destinato a fallire. La questione non è che non bisogna scindersi.. la questione è che bisognerebbe cominciare ad aggregarsi!
Grazie per la risposta, Loris. Molto puntuale e ragionata e condivisibile oprattutto in questo passaggio:
"è giusto che partano progetti nuovi ... seguendo i dettati marxisti dell’approccio scientifico verso i mutamenti sociali ,economici , e politici. Non ho il rammarico di una nuova eventuale scissione ma il rammarico di una dirigenza che nel passato è stata nell’approccio poco scientifica si."
Ottimo!
Posta un commento