il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 26 marzo 2009

La nostra rivoluzione

…Gli ultimi 3 post sono assolutamente legati tra loro. Sono anche legati anche ai post a puntate di Gap sulle elezioni e sul programma elettorale.
La provocazione che vorrei lanciare è senza dubbio ambiziosa e provo a proporla:
l’ambiente in cui viviamo è fondamentale per la nostra crescita non soltanto fisica ma anche intellettuale. Grandi opere che ci vengono reclamizzate come risolutive rispetto a questo o quel problema, nella realtà causano grossi problemi attentando alla stessa socializzazione nei quartieri, creando delle vere e proprie sacche di disagio. I risultati di queste operazioni spesso producono situazioni paragonabili alle riserve indiane dove intere comunità perdono la propria identità sociale e troppo spesso si lascia campo libero alla devianza per poi scoprire che abbiamo dei nuovi mostri alla fabbisogna del governo di turno.
Enrico Berlinguer con una straordinaria lucidità vede in anni molto particolari quei pericoli che intere generazioni politiche successive a lui non hanno saputo neanche ipotizzare nonostante che processi perversi rendeva evidente come il meccanismo ridistribuivo non funzionava più e chi aveva le risorse ne avrebbe avute sempre più mentre chi apparteneva a quei ceti medio bassi e bassi erano destinati ad un impoverimento sempre più progressivo.
Gap proponeva alcuni punti di un programma elettorale, siamo consapevoli che a sinistra chiunque presenti un qualche cosa non può prescindere dal rapportarsi con le tematiche della produzione e del consumo? Al di fuori di una inutile politica dei No che ha disegnato negli anni passati una sinistra protestataria come vorremmo noi questa progettualità? Avremo la capacità di educarci, noi per primi, ad una politica del consumo consapevole.
Il quesito lo pongo a sinistra in quanto il “partito del cemento” e delle lobby produttrici di “consumi ad ogni costo” è assolutamente trasversale ma i più colpiti sono, per ricordare nuovamente Gap, gli ultimi.
Forse la nostra rivoluzione potrebbe iniziare proprio da qui.


10 commenti:

Andrea De Luca ha detto...

bellissimo post loris
buonanotte

il monticiano ha detto...

Il post molto impegnato ha avuto come chiusura quella dolce e leggera canzone, quasi una filastrocca, di Sergio Endrigo. Vado a letto pensando sì ma anche un po'più sereno.

il monticiano ha detto...

ps al post precedente. Ho dimenticato di chiederti se il film "Amadeus" a te è andato a genio perchè ieri approfittando di un dvd che mi ha prestato mio figlio l'ho rivisto per la terza volta. Stavolta sul computer a 30 cm. da occhi e orecchie.

Gap ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gap ha detto...

caro loris, vi siamo sentiti al telefono. sai che mi vorticano come pale d'elicottero, di conseguenza, se commentassi ora sarebbe uno sfogo poco lucido e direi cose che, dopo scritte, non condividerei.
ADDA FIRNI' 'A NUTTATA!
traduzione: commenterò domani

Antenòr ha detto...

Loris, il tuo post pone un problema secondo me centrale. Sarò telegrafico: capitale - lavoro, sviluppo - risorse, sono le due contraddizioni da analizzare e affrontare. Ma bisogna farlo fuori sia dagli schemi preconfezionati ormai difficilmente adattabili alla nostra realtà e sia da esemplificazioni eccessive.Credo che un ripensamento del consumo che avvenga secondo i criteri dell'austerità indicata da Berlinguer sia possibile. Come dice La Mente Persa si tratta innanzitutto di ridimensionare. Ma si tratta anche di fornire una visione del mondo alternativa al produttivismo esasperato, che ridia spazio a beni non necessariamente ascrivibili al materiale. Conoscenza, natura, cultura, tempo libero... non vorrei sembrarti un sognatore, mi ritengo una persona molto pratica. Ma la sinistra deve ripartire proprio da quì. Altrimenti è e sarà sempre succube del pensiero egemone.

elena ha detto...

Ciao.
Secondo me due sono le "paroline magiche" di cui la sinistra dovrebbe appropriarsi: "decrescita" ed "otium".
Di decrescita contrapposta al pompaggio del PIL non credo di dover parlare, penso sia un concetto abbastanza chiaro per tutti: che ce ne facciamo dei prodotti, se manco abbiamo i soldi per comprarli (e poi siamo sicuri che ci servano? e che servano al pianeta?)

Quanto all'otium, è quel famoso concetto latino contrapposto al "negotium", all'attività lavorativa, che allora non aveva quel connotato negativo che la cultura calviniscapitalista gli ha assegnato (all'otium).
Ma perché devo spaccarmi la testa o la schiena per otto ore a produrre, se per campare me ne basterebbero meno e potrei più proficuamente (e con più felicità, almeno per quel che riguarda me) dedicarmi a riflesioni filosofiche, alle letture o al giardinaggio, insomnma a qualcosa che mi nutra la mente e mi faccia stare bene?
Lo so: l'ho fatta fin troppo facile. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi.

loris ha detto...

Prima di ogni parola ringrazio per la partecipazione a questa discussione. Credo che su questi argomenti solo un leale confronto di idee possa portare non solo un elemento di conoscenza in più ma pure uno stimolo ad una modificazione del proprio stile di vita che più diventa collettivo e più lo andiamo ad inquadrare in un bisogno preciso di modificazione della nostra società.
@Mente persa, la sfida è proprio li, dove tu hai indicato “il progresso non dovrà più coincidere con la ricchezza del PIL”: la strada segnata dal liberismo selvaggio della coppia Regan-Thatcher ha mostrato i suoi limiti e ne stiamo oggi pagando le conseguenze. Senza abbandonarci a facili soluzioni rivedere sia la logica dei consumi sia i meccanismi ridistributivi dovrebbe essere la vera parola d’ordine della sinistra italiana.
@Antenor, hai sintetizzato egregiamente il problema , la progettualità che viene richiesta è una progettualità di alto profilo e il mio terrore è che non ci sia, nel panorama politico di sinistra, chi inizia a disegnare, dimensionare e verificare questo progetto e il tempo che rimane non è molto ne politicamente ne nel Tempo reale.
@Elena, Il termine decrescita (a meno che non lo si voglia utilizzare come provocazione) non è del tutto corretto, lo stesso Latouche ha voluto precisare come sia più corretto parlare di acrescita.
Come gia detto si tratta di andare a trovare un nuovo equilibrio tra produzione, lavoro, e consumo.
La tua citazione all’otium illustra un altro aspetto di grande importanza che è la gestione del proprio tempo, una ricerca sulla qualità della vita.

Ps @Monticiano Ho visto molti anni fa Amadeus e sinceramente non lo ricordo troppo.
@Gap , Sabato prossimo 4 aprile porto pure le mie pale dell’elicottero in corteo a Roma con la CGIL. Un invito a tutti di partecipare a questa ulteriore giornata di lotta.

Gap ha detto...

Caro Loris,
sono passato a trovarti, ora girano un po' di meno, e potrei risaponderti. Ma cosa ti/vi dico di ciò che penso che già non sai?
Praticamente dovrei riscrivere tutto ciò che ho scritto finora. Ma perchè vi devo fare del male? Tutto sommato vi voglio bene.

Gap ha detto...

p.s. Vi attendo a braccia e cuore aperto. Chi viene me lo faccia sapere sul mio blog.

BEGIN

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