il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 2 luglio 2009

Cultura - La rimozione della memoria

A gennaio riportai un pezzo tratto dal “Politecnico” di Elio Vittorini sul ruolo della cultura nella società.
Un mio commento terminava con questa considerazione “La nuova Cultura che sia a difesa dell’uomo e non solo consolatoria la sento dopo Gaza più distante, ma, credo che sia una battaglia a cui non ci si deve sottrarre nel tentativo di dare alle prossime generazioni oltre al bello dei quadri, palazzi, sculture anche una società migliore e più giusta.”
Oggi finirà il suo iter parlamentare il DdL conosciuto come “pacchetto sicurezza”, non serve che stia a ripetere cosa include questo decreto, ne parlano abbondantemente giornali e blog, Vorrei cercare di soffermarmi però su un aspetto a mio parere fondamentale, cioè quanto di questo decreto è già parte integrante della nostra cultura.
Riferendoci a questo decreto sottolineiamo la limitazione di diritti, le discriminazioni che sono alla fine di origine razziale e religioso ma in realtà queste diventano paradossalmente poca cosa rispetto all’omologazione culturale che asseconda quest’atto legislativo.
L’arretrare o l’avanzare in termini legislativi è legato essenzialmente ai governi più o meno operosi nella buona come nella cattiva politica; non c’è legge che non sia abrogabile o emendabile.
L’arretramento culturale invece è una tara che mina profondamente i legami sociali e la possibilità di evoluzione di una società o di una parte di essa.
Il pensare di governare mutamenti di rapporti tra popoli, religioni, etnie in termini legislativi restrittivi in una società, non destinata, ma di fatto già immersa nella multietnicità ci condanna ad un isolamento dal quale non sarà sufficiente una legge o una norma per risvegliarci. Non si recupererà in un giorno quello che per assimilarlo e perderlo abbiamo impiegato ben più di mezzo secolo.
La rimozione della memoria in questo caso risulta cosa assai più grave della perdità della libertà stessa.
Domani ci sveglieremo un po più razzisti, un po più xenofobi e per molti, la cosa grave, è che non solo non sentiranno la differenza ma si sentiranno tranquillizzati.
In realtà la loro tranquillità avrà la stessa motivazione che troviamo nel “Deserto dei Tartari” di Buzzati dove la vita viene consumata “dignitosamente” all’interno di una fortezza, nel nostro caso mentale, a difenderci da attacchi improbabili e contaminazioni. E intanto la fortezza si svuota.




10 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Condivido in pieno la tua analisi. Aggiungerei che in un mondo globalizzato avanza di fatto, attraverso il possesso dei grandi mezzi di comunicazione e di informazione una monocultura. Tanto più urgentemente si pone il problema ideologico, la capacità di proporre un'organice visione del mondo alternativa a quella dominante e che ci faccia da scudo al senso comune, cioè in definitiva all'ideologia che il mercato dell'informazione ha reso vincente.
Per me, l'ideologia marxista non è adeguata alla sfide dell'oggi, soprattutto per la rilevanza evidente delle questioni ambientali, e ne propongo una nuova, e su questo probabilmente inizia il nostro dissenso.

Gap ha detto...

Siamo già un po' più razzisti, un po' più intolleranti, un po' più fascisti ecc. Ce lo diciamo quasi giornalmente che la situazione è senza ritorno se non ci sarà uno scossone.
Caro Vincenzo, non c'è una ideologia buona per tutte le situazioni. E' chiaro che Marx non poteva avere presente gli sviluppi, a lungo termine, dell'industrializzazione e della globalizzazione che all'epoca non era nemmeno un termine conosciuto. Nulla vieta che si attualizzi il pensiero del barbuto e si integri con aspetti nuovi. Il problema è: chi lo fa e come, e chi è disposto a modificare il proprio stile di vita per il bene di tutti?
Certo che sintetizzare un simile discorso da il via a fraintendimenti e polemiche a non finire.

loris ha detto...

@vincenzo-Il nostro dissenso inizia da quando Darwin in giro per il mondo raggiunte le coste della Patagonia raccoglie e analizza animali arrivando poi a redarre “l’origine dell’uomo e della specie” aprendo di fatto la strada a quella che è stata la teoria evoluzionista.
Scusa se apparentemente parto da lontano, ma è necessario. L’approccio darwiniano è di tipo scientifico. Non si limita a dire ho trovato una nuova specie ma cerca e trova i legami dell’evoluzione giustificandoli per lo più nelle mutazioni delle condizioni ambientali. Il materialismo storico e il relativismo scientifico affrontano l’analisi e lo studio sociale partendo da presupposti materiali, prevalentemente di carattere economico, e delle dinamiche che portano alla conquista del potere attraverso il controllo dei processi economici. In tutto questo non ravvedo una ideologizzazione dell’analisi sociale ma un metodo di lettura che sino a che qualcuno non dimostra il contrario non è errato. Più difficile risulta confutare le tesi degli idealisti in quanto fondano le loro tesi sui cambiamenti sociali ad elementi quali la filosofia, l’arte, la politica, la religione ;elementi tutti influenzati più dalla soggettività che non dall’oggettività. Rileggendo Vittorini ricorda che duemila anni di cristianesimo , di rinascimento, di illuminismo, di opere di geni come Leonardo, Raffaello ecc… non hanno impedito le barbarie dei campi di concentramento.
Non sono sicuramente io che nego un trattamento delle questioni ambientali da parte di paesi che si definiscono o definivano “socialisti” un problema tanto ingombrante quanto ignorato ma questo ha poco a che spartire con l’approccio analitico che deve vederci impegnati oggi con le nostre capacità e le nostre conoscenze.
@gap-concordo e ti trovo un po invecchiato :-)

Anonimo ha detto...

Bell'analisi. Agghiacciante nella sua semplicità.
Le leggi, in sè, non mi fanno paura. È l'integrazione di una legge sbagliata nella mentalità che rischia di essere un punto di non ritorno...Quanto alla memoria storica..ci credevo ora vacillo...

Audrey ha detto...

Io credo che la vera questione sia la compatibilità tra lo sviluppo sociale e politico e lo sviluppo normativo, del diritto.
Mi spiego meglio:
tu parli di una nuova legge appena introdotta, una legge che fa della clandestinità un reato e obbliga chi viene a conoscenza di un clandestino la denuncia (sono esentati solo medici e presidi..che generosità...)
Io ti chiedo, quale è il "sentire" oggi dell'opinione pubblica, della ns. società su questo?
Il perchè della mia domanda è presto detto: la Lega (vero deus ex machina del provvedimento) dice che la sua forza è ascoltare la gente, avere il polso della ns. società, andare in mezzo alle persone ed ascoltare i loro bisogni, comuni.
Io non so se questo è vero politicamente o no, ma so che la Lega è il vero fenomeno politico di adesso, e so che ha fatto una una campagna elettorale porta a porta, nei mercati, nei gazebo, come faceva il PCI una volta (leggasi le interviste ai leghisti di Reggio Emilia che hanno dichiarato di aver copiato i nonni comunisti, con ottimi risultati).
Insomma, tutto questo per dire, che dobbiamo, sopratutto chiederci se questi provvedimenti che ci scandalizzano tanto, siano così scollati dalla nostra realtà.
Forse su questo dovremmo sopratutto riflettere a sinistra.
Non sul marxismo.

Audrey ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Audrey ha detto...

@Mente Persa
ad una raffinata analisi cultural-mediatica-socio-psicointropettiva probabilmente hai ragione tu e Zavattini.
Ma poichè la Democrazia si basa sul principio di una testa un voto, grazie alla massa da te citata ed allo sdegnoso ignorarla e sbeffeggiarla, siamo spariti da ogni rappresentanza parlamentare.

ps ho eliminato il precedente commento e l'ho riscritto, perchè nella fretta c'era qualche errore di troppo :-) sorry

Alessandro Tauro ha detto...

Inutile commentare la tua analisi perché sai bene quanto posso condividerla...

Aggiungo solo che il riferimento al Deserto dei tartari è un vero colpo da maestro. Mai citazione fu più appropriata...!

AgaCat ha detto...

Hai ragione, ma "uscirne" non è semplice ed in ogni caso richiederebbe un impegno costante in tale direzione che andrebbe ben oltre la durata di una singola legislatura.
A mio parere i motivi sono tanti, gli interventi non deovrebbero prescindere da una serie riflessione su quanto stabilito dalla nostra costituzione che però tra la gente è di gran lunga meno conosciuta della formazione del prossimo RealMadrid.
...da dove cominciare?:
- istruzione
- mezzi di comunicazione
- etica e laicità delle istituzioni
- politiche sociali
- ...cos'altro?
Stabiliti gli obiettivi resta il problema di chi poi dovrebbe intervenire e sul potere decisionale di questo o quel governo.
Non saprei dire come e se è possibile uscirne fatto è che attualmente siamo nelle mani di un governo i cui membri, a partire dal suo vertice, rappresentano un oggettivo affronto alla carta costituzionale e un totale disprezzo dei principi etici e morali che dovrebbero guidare la convivenza tra persone (non necessariamente politici)... la cosa a me sembra lampante talmente evidente da essere quasi inaccettabile e ai limiti della reazione violenta ma sai qual'è il bello (o il brutto... non saprei) è che volenti o nolenti siamo in democrazia e questa è la deriva voluta dal POPOLO che attualmente relega quelli come noi ad essere una risicata minoranza...
La soluzione potrebe essere quella di riprodurci il più possibile... ;-)

ciao
ANDREA


PS:Qualche giorno fa ho scritto qualcosa anchh'io a rigurrdo... in realtà è poco più che una citazione, poche righe per un pensiero drammaticamente lungimirante di Pasolini risalente ai primi anni '70... ti allego il link.
http://agacat.blogspot.com/2009/06/visioni-pasoliniane.html

Vincenzo Cucinotta ha detto...

@Loris
La risposta al tuo commento sarebbe molto lunga e ci porterebbe lontano dallo stesso contenuto del post che invece condivido.
Ad ogni modo, vorrei dirti che nel mio libro parto proprio da Darwin, solo non perchè è scientifica, ma perchè condivido la sua teoria. Non mi pare però che Marx sia lo sbocco coerente di Darwin, le cose sono molto più complicate.
Visto che parti anche tu da Darwin, forse il mio libro potrebbe perfino interessarti :-D

@Gap
Risposte pronte non ce ne sono, ma se capissimo che è una cosa di lunga durata, da costruire a partire dalla cultura di base condivisa, non sarebbe già qualcosa?
Recentemente, ho proposto di formare un'associazione culturale di insegnanti che sia in grado di incidere tra i colleghi e quindi nelle scuole: penso che a scuola ci sia uno degli snodi politici fondamentali, oproprio perchè lì si formano le nuove leve.
Non so se questa cosa partirà, forse anche qui qualcuno potrebbe condividerla.

BEGIN

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