il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



giovedì 28 aprile 2011

immagini - Resistenza non violenta Palestinese

Lunedì 2 maggio 2011 – ore 17.30
Apertura e presentazione presso la biblioteca Berio in via del seminario Genova, alla presenza dell’autore Hamde Abu Rahme della mostra fotografica “Bil’in my love – Un viaggio nella non violenza palestinese”
La mostra che rimarrà visibile nel tunnel della biblioteca Berio dal 2 al 14 maggio , come la Conferenza Annuale sulla Resistenza Popolare che si è tenuta in questi giorni a  Bil’in , in Cisgiordania, sara dedicata alla memoria di Vittorio Arrigoni, recentemente scomparso.
Bil’in è un villaggio palestinese che vuole continuare a esistere, che lotta per salvaguardare la sua terra, i suoi uliveti, le sue risorse e la sua libertà. Lo Stato di Israele, annettendo a sé il 60% delle terre di Bil’in per costruirci il muro di separazione, distrugge questo villaggio ogni giorno, confinando i suoi abitanti in una prigione a cielo aperto. Sostenuti da attivisti israeliani e internazionali, gli abitanti di Bil’in manifestano pacificamente tutti i venerdì davanti al “cantiere della vergogna”. E tutti i venerdì, l’esercito israeliano risponde con il solo uso della violenza fisica e morale. Sostenere Bil’in significa aiutare i suoi abitanti a continuare a lottare e sperare per salvaguardare la propria libertà.
Restiamo umani

link al blog di Hamde Abu Rahmecon immagini di Bil'in


Ricordando Vittorio Arrigoni

    evento fb  Mostra Fotografica... BIL'IN MY LOVE

mercoledì 27 aprile 2011

COMUNICATO UNITARIO DEL “COORDINAMENTO2APRILE” CONTRO I BOMBARDAMENTI IN LIBIA


COMUNICATO UNITARIO DEL “COORDINAMENTO2APRILE” CONTRO I BOMBARDAMENTI IN LIBIA

e prime adesioni a questo appello
con l’invito a far circolare nei propri indirizzari e nelle proprie reti

COORDINAMENTO 2 APRILE
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questo periodo hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce

  • CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA

  • PER FERMARE I MASSACRI, I BOMBARDAMENTI E PER IL CESSATE IL FUOCO IN LIBIA

  • PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA
DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI

  • PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI

·       CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI,
LE REPRESSIONI IN CORSO

·        PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE

ESPRIMONO
LA LORO NETTA OPPOSIZIONE AL COINVOLGIMENTO DELL’ITALIA
NEI BOMBARDAMENTI IN LIBIA

alla luce

  • dell’articolo 11 della nostra Costituzione
·        del passato coloniale del nostro paese e delle stragi ad esso collegate

·        del sostegno e delle armi dati al regime di Gheddafi fino all’ultimo momento

·        del non impegno per il cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari per i profughi

·        della ripresa dei respingimenti dei migranti

·        della mancanza di una dignitosa politica di accoglienza

·        del silenzio colpevole e gravissimo contro la strage di oppositori disarmati in Siria

·        del disimpegno totale sulla transizione democratica in Tunisia e in Egitto

·        della complicità con la occupazione militare in Palestina e con l’assedio a Gaza

NON C’E’ NIENTE DI UMANITARIO NELLE BOMBE ITALIANE IN LIBIA
C’E’ SOLO LA DIFESA DI INTERESSI ECONOMICI, ENERGETICI, STRATEGICI

La popolazione libica schiacciata dalla guerra e dalla dittatura e i popoli di tutto il mondo arabo
hanno bisogno di un’altra politica italiana ed europea

METTIAMO IN CAMPO TUTTE LE INIZIATIVE POSSIBILI DI DENUNCIA E SOLIDARIETA’
PER IL CESSATE IL FUOCO
PER DIFENDERE E AFFERMARE DAVVERO
LA DEMOCRAZIA, LA PACE E LA GIUSTIZIA, TUTTI I I DIRITTI UMANI, SOCIALI E CIVILI

per le adesioni e la lista di chi ha aderito visita il blog del coordinamento 2 aprile

martedì 26 aprile 2011

Articolo 11 - Costituzione Della Repubblica Italiana




Costituzione Della Repubblica Italiana
Art. 11


L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.




Ieri era il 25 Aprile, molti di noi hanno voluto riaffermare nella memoria le ragioni della nascita di uno Stato Democratico.
Ieri, come sta ormai avvenendo ripetutamente, il Governo retto dalla tessera 1816 della P2 ha consumato l'ennesimo strappo nei confronti di quelle regole condivise che si chiamano Costituzione della Repubblica Italiana, sulla quale i membri del governo prestano giuramento.
Stiamo vivendo l'optional della politica, delle regole condivise, della legalità e della legittimità.
Nella difesa della Costituzione diciamo No ai bombardamenti Italiani in Libia.



lunedì 25 aprile 2011

In Genova il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19:30

TESTO DELLA RESA

In Genova il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19:30;

tra il sig. Generale Meinhold,quale Comandante delle Forze Armate Germaniche del settore Meinhold, assistito dal Cap. Asmus, Capo di Stato Maggiore, da una parte;

il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall'avv. Errico Martino e dott. Giovanni Savoretti, membri del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria e dal Magg. Mauro Aloni, Comandante della Piazza di Genova, dall'altra;

è stato convenuto:

1) Tutte le Forze Armate Germaniche di terra e di mare alle dipendenze del sig. Generale Meinhold si arrendono alle Forze Armate del Corpo Volontari della Libertà alle dipendenze del Comando Militare per la Liguria;

2) la resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi;

3) il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai prigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizioni di internamento;

4) il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al Comando Alleato anglo-Americano operante in Italia.

Fatto in quattro esemplari di cui due in italiano e due in tedesco.

Scappini Remo

Meinhold

avv. Errico Martino

Giovanni Savoretti

Asmus

domenica 24 aprile 2011

24 aprile:salutiamo un sognatore

24 aprile:salutiamo un sognatore

”Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni.
Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto cio’ che diceva Nelson Mandela: ‘un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare'."
Vittorio Utopia Arrigoni




domenica 17 aprile 2011

Attacco al cuore dello Stato (prima parte) - Aspettando un 25 Aprile


«È stato operato il tentativo forse più pericoloso che la destra reazionaria abbia tentato e portato avanti dalla Liberazione a oggi.Questo tentativo disgregante, che è stato portato avanti con una trama che ha radici organizzative e finanziarie consistenti, che ha trovato delle solidarietà probabilmente non soltanto di ordine interno ma anche di ordine internazionale, questo tentativo non è finito: sappiamo, in modo documentato e sul terreno della nostra responsabilità, che questo tentativo è ancora in corso»
Queste parole furono pronunciate da Arnaldo Forlani a La Spezia il 5 novembre 1972 durante un comizio. Il 6 novembre tutta la stampa riportò la notizia .
Sul piano politico, le dichiarazioni di Forlani, rappresentarono una svolta: per la prima volta, dalla fine della guerra, il segretario politico del principale partito di governo (democrazia cristiana) dichiarava pubblicamente che il pericolo eversivo in Italia trovava origine in ambienti legati alla destra neofascista e agli apparati interni dello Stato, e non al Partito Comunista, ed alle aeree ad esso contigue, permanentemente relegato, dopo la rottura del patto della Resistenza, all’opposizione.
Sul piano giudiziario, dopo le parole di Forlani, iniziarono una serie di inchieste che portarono ad indagare sui tentativi di colpo di stato come quello del “principe nero” Junio Valerio Borghese, sull’organizzazione eversiva “la rosa dei venti” e su organizzazioni parallele sempre legate comunque a doppio filo con i “servizi”, ambienti della destra fascista massonica e imprenditoriale. 
I depistaggi e le complicità di “servitori” dello Stato ritardarono in alcuni casi l’accertamento delle verità sulle inchieste delle stragi, impedendo di consegnare gli esecutori alla giustizia lasciando indisturbati i mandanti politici ed economici.
E’ un dato di fatto che in quel periodo le infiltrazioni di elementi “anomali” all’interno di organizzazioni come le brigate rosse, facilitano la distrazione nei confronti degli eversori all’interno dei servizi e della destra fascio-massonica. Ottimi insabbiatori provvederanno a sigillare con la formula del “segreto di stato” le verità scomode e sono in molti che nel corso degli eventi transitano indisturbati da rosa dei venti a gladio, da logge massoniche coperte a logge massoniche eversive come la “propaganda 2” P2, di cui la tessera 1816 è bene ricordare appartiene all’attuale presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Come ho già scritto precedentemente sul blog una disinfestazione in Italia non è mai stata effettuata seriamente. Cellule malate come metastasi spesso sono rimaste ferme per esplodere in modo random, quando le condizioni erano particolarmente favorevoli a destabilizzare il sistema democratico.
L’evolversi politico degli anni ottanta e novanta hanno di fatto spostato l’asse dell’intervento di questi elementi eversivi dalle azioni dimostrative, come le stragi e la richiesta di legiferazioni speciali a quella meno sanguinaria ma di persuasione occulta avendo preso il controllo dei sistemi di informazione.
Le stragi mafiose, sono state pertanto, un necessario passaggio per occultare il livello di connessione tra livello finanziario, massonico e politico. L’opera di magistrati come Falcone e Borsellino che sicuramente oggi subirebbero l’onta di essere considerati sovversivi, doveva essere in quegli anni assolutamente tacitata.
Loris 


Ps. Questo è un post in progress che vuole sottolineare come la politica eversiva e destrutturante nel nostro Stato non è cosa nuova e inaspettata, mentre sicuramente rende basiti l’incapacità odierna a reagire a tale situazione eversiva.
Inutile dire quanto saranno graditi contributi che alzino il livello di conoscenza e di condivisione nell’auspicio che questo diventi un elemento di Resistenza militante alla deriva populista peronista, del nostro paese.

 il post sarà integrato prossimamente con link utili all'approfondimento

venerdì 15 aprile 2011

Vittorio Arrigoni,...e ti ricordo così


Il 21 settembre del 2009 venivo informato che Vittorio era riuscito a passare il confine di Gaza e si trovava quasi certamente in Egitto. Lo avevo cercato per concordare una sua presenza on-line da Gaza: una sua testimonianza in diretta dell’esperienza “Piombo fuso”. 
Dopo un breve periodo di riposo, concordai una data, che avrebbe consentito non una presenza on line, ma diretta, di Vittorio a Genova. 
Il 20 novembre ero ad attenderlo alla stazione, un ritardo sul programma, ci avrebbe fatto saltare il primo appuntamento in piazza Alimonda dove tutti i 20 del mese Giuliano Giuliani, padre di Carlo è presente da quasi 10 anni. 
Nell’attraversare la città in macchina conversammo al di fuori dei formalismi, scherzammo su una mia disavventura automobilistica, ci confrontammo sulle problematiche genovesi nei confronti del problema palestinese e riuscimmo pure a trovarci in disaccordo su alcuni tipi di soluzioni di resistenza palestinese nei confronti di Israele. 
Al circolo ARCI “lo Zenzero” oltre alle persone che partecipavano all’incontro con Arrigoni, altri operatori, di altre organizzazioni umanitarie, ne approfittarono per ritrovarsi con Vittorio. 
Circa due ore di immagini, le angherie dell’esercito israeliano, la difficoltà a sopravvivere, nella realtà di Gaza, le spiegazioni e i commenti di Vittorio. 
I saluti, e scopriamo che è nuovamente tardi. Prima di uscire un rimbrotto di Haidi Giuliani, che si preoccupa per questo ragazzo, se ha mangiato, dove dormirà : anche lui è un figlio. 
dedica personale del libro
Non c’è tempo per quel panino e quella birra che ci eravamo ripromessi di prendere insieme prima dell’appuntamento successivo, di nuovo in macchina, sono quasi le 21mi arresto davanti alla Biblioteca Berio in via del Seminario, lo accompagno all’interno, gli viene offerto un pezzo di pizza ci salutiamo, mi raccomando che lo facciano mangiare, un abbraccio e ci ripromettiamo la birra per una prossima volta, magari con più calma. 
Arrivederci Vittorio, arrivederci a Gaza.
Non credo a quando si dice “nel posto e nel momento sbagliato” quando si fa una scelta che è scelta di vita. Vittorio la scelta di stare dalla parte dei pescatori e dei contadini di Gaza l’aveva fatta coscientemente. Condividerne la quotidianità voleva dire condividerne anche i rischi della sopravvivenza, significava anche condividerne le contraddizioni. 
Grazie Vittorio per questa tua quotidianità, per le tue paure e il tuo essere eroe, per il tuo essere anziano,nella sofferenza maturata sotto le bombe e l’essere giovane nel tuo voler cambiare il mondo. 
Restiamo umani. 
Loris






Restiamo umani, Vittorio non c'è più


Restiamo umani, Vittorio non c'è più
rai news 24 ha diffuso la notizia che dopo il rapimento è stato ritrovato il corpo senza vita di 
Vittorio Arrigoni




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LIBERATE SUBITO VITTORIO ARRIGONI!

Abbiamo appreso con orrore e sgomento del rapimento del volontario italiano Vittorio Arrigoni.
Facciamo appello al governo di Gaza, al premier Ismail Haniyeh e a tutte le autorità responsabili nella Striscia perché intervengano immediatamente in una negoziazione con i gruppi responsabili del rapimento di Vittorio. 
Facciamo appello al nostro governo perchè attivi ogni canale possibile e si metta in relazione con l'autorità palestinese di Gaza e si adoperi nel contempo per la fine dell'assedio di Gaza.
Il lavoro di Vittorio e con lui di tutti i volontari dell’International Solidarity Movement è un lavoro quotidiano di responsabilità e grande umanità, accanto alla popolazione di Gaza, sottoposta alla punizione collettiva e ad un assedio illegale e brutale da parte del governo di Israele. Un lavoro di documentazione delle quotidiane violazione dei diritti umani della popolazione palestinese di Gaza e di accompagnamento dei contadini e dei pescatori di Gaza impossibilitati a lavorare la terra e a pescare da parte dell'esercito israeliano.
Vittorio deve tornare con noi ed essere liberato.
Anche da Gaza giungono appelli da parte della società civile perchè Vittorio sia liberato, e ci chiedono di comunicare al mondo di non confonderli con i gruppi estremisti che hanno rapito Vittorio Arrigoni.

RESTIAMO UMANI.
associazione per la pace

invia l'adesione all'appello a questa mail   coordinamento2aprile@gmail.com

Prime adesioni
ARCI , A Sud , Associazione Senza confine , Popolo Viola Genova , rete@sinistra , Sinistra Critica , IFE Italia , Ya Basta Italia , forum sinistra europea Genova , l'Associazione Mediterranea , Attac Italia , Partito della Rifondazione Comunista , a-sinistra.blogspot.com

Adesioni a titolo personale
Luisa Morgantini, Annamaria Rivera, Loris Viari, Alfio Nicotra, Paolida Carli,

Aggiornamenti News

Il giorno 14 aprile 2011 21:16 - 
Luisa Morgantini (in viaggio per Gaza)

Ho parlato adesso con Mustapha Barghouti che si sta mobilitando anche lui. Ho parlato con uno dei ministri di Hamas, dice che stanno facendo tutto il possibile ed è fiducioso di riuscire a liberare Vittorio trap oche ore, che tutti i servizi, polizia governo ect., sono assolutamente e complertamente mobilitati.
Intnato i giovani e gruppi di società civile andranno in piazza a Gaza domani alle 16 per chiedere la liberazione di Vittorio

giovedì 14 aprile 2011

Non c'è più tempo


Non c'è più tempo
di Alberto Asor Rosa
DA IL Manifesto del 13 aprile
Capisco sempre meno quel che accade nel nostro paese. La domanda è: a che punto è la dissoluzione del sistema democratico in Italia? La risposta è decisiva anche per lo svolgimento successivo del discorso. Riformulo più circostanziatamente la domanda: quel che sta accadendo è frutto di una lotta politica «normale», nel rispetto sostanziale delle regole, anche se con qualche effetto perverso, e tale dunque da poter dare luogo, nel momento a ciò delegato, ad un mutamento della maggioranza parlamentare e dunque del governo? Oppure si tratta di una crisi strutturale del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta «sovranità popolare», la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di «pubblico» (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile (o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile) uscire?
Io propendo per la seconda ipotesi (sarei davvero lieto, anche a tutela della mia turbata tranquillità interiore, se qualcuno dei molti autorevoli commentatori abituati da anni a pietiner sur place, mi persuadesse, - ma con seri argomenti - del contrario). Trovo perciò sempre più insensato, e per molti versi disdicevole, che ci si indigni e ci si adiri per i semplici «vaff...» lanciati da un Ministro al Presidente della Camera, quando è evidente che si tratta soltanto delle ovvie e necessarie increspature superficiali, al massimo i segnali premonitori, del mare d'immondizia sottostante, che, invece d'essere aggredito ed eliminato, continua come a Napoli a dilagare.
Se le cose invece stanno come dico io, ne scaturisce di conseguenza una seconda domanda: quand'è che un sistema democratico, preoccupato della propria sopravvivenza, reagisce per mettere fine al gioco che lo distrugge, - o autodistrugge? Di esempi eloquenti in questo senso la storia, purtroppo, ce ne ha accumulati parecchi.
Chi avrebbe avuto qualcosa da dire sul piano storico e politico se Vittorio Emanuele III, nell'autunno del 1922, avesse schierato l'Armata a impedire la marcia su Roma delle milizie fasciste; o se Hinderburg nel gennaio 1933 avesse continuato ostinatamente a negare, come aveva fatto in precedenza, il cancellierato a Adolf Hitler, chiedendo alla Reichswehr di far rispettare la sua decisione?
C'è sempre un momento nella storia delle democrazie in cui esse collassano più per propria debolezza che per la forza altrui, anche se, ovviamente, la forza altrui serve soprattutto a svelare le debolezze della democrazia e a renderle irrimediabili (la collusione di Vittorio Emanuele, la stanchezza premortuaria di Hinderburg).
Le democrazie, se collassano, non collassano sempre per le stesse ragioni e con i medesimi modi. Il tempo, poi, ne inventa sempre di nuove, e l'Italia, come si sa e come si torna oggi a vedere, è fervida incubatrice di tali mortifere esperienze. Oggi in Italia accade di nuovo perché un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere (si pensi a cosa ha significato non affrontare il «conflitto di interessi» quando si poteva!) e può contare oggi su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione, al centro come in periferia: l'anormalità della situazione è tale che rebus sic stantibus, i margini del consenso alla lobby affaristico-delinquenziale all'interno delle istituzioni parlamentari, invece di diminuire, come sarebbe lecito aspettarsi, aumentano.
E' stata fatta la prova di arrestare il degrado democratico per la via parlamentare, e si è visto che è fallita (aumentando anche con questa esperienza vertiginosamente i rischi del degrado).
La situazione, dunque, è più complessa e difficile, anche se apparentemente meno tragica: si potrebbe dire che oggi la democrazia in Italia si dissolve per via democratica, il tarlo è dentro, non fuori.
Se le cose stanno così, la domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sè invece che per una brutale spinta esterna? Di sicuro l'alternativa che si presenta è: o si lascia che le cose vadano per il loro verso onde garantire il rispetto formale delle regole democratiche (per es., l'esistenza di una maggioranza parlamentare tetragona a ogni dubbio e disponibile ad ogni vergogna e ogni malaffare); oppure si preferisce incidere il bubbone, nel rispetto dei valori democratici superiori (ripeto: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del «pubblico» in tutte le sue forme, la prospettiva, che deve restare sempre presente, dell'alternanza di governo), chiudendo di forza questa fase esattamente allo scopo di aprirne subito dopo un'altra tutta diversa.
Io non avrei dubbi: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come?
Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente.
Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l'Italia del '24, la Germania del febbraio '33), non ci resti che dolercene.


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mercoledì 13 aprile 2011

DALLO STATO DI EMERGENZA ALLO STATO DI POLIZIA


Nella mattinata di martedì 12 aprile, nell'aeroporto di Lampedusa, circa 15 migranti tunisini, circondati dai cordoni di Polizia in assetto antisommossa, (ma per fortuna anche da un numero considerevole di telecamere e macchine fotografiche sufficiente a scongiurare azioni di forza), hanno tentato di resistere al respingimento illegale verso la Tunisia (perché collettivo e perché non rispettoso di tutte le procedure previste dal nostro ordinamento: notifica del decreto di trattenimento e respingimento debitamente tradotto, colloquio con l'avvocato di fiducia o d'ufficio, convalida di un giudice). Erano stati tutti portati via con l'inganno, come quelli che sono stati fatti partire pochi giorni prima: "vi trasferiamo a Milano, state tranquilli", una affermazione inquietante che conferma come le procedure obbligatorie da adottare in caso di allontanamento forzato non sono state seguite.
Spetta ad un'attivista antirazzista l'ingrato compito di tentare di informare i migranti circa la loro vera destinazione e i loro diritti. Viene portata via da alcuni agenti per un fermo identificativo con la denuncia per il reato di istigazione a delinquere! Quando ci chiama per chiedere cosa fare per opporsi a questi illegittimi respingimenti collettivi senza rischiare ulteriori denunce le consigliamo di scrivere su uno striscione i primi due commi dell'art. 13 della Costituzione: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
Chissà se oggi, dopo i voti del parlamento su riforme palesemente incostituzionali, ricordare e difendere la Costituzione può essere considerata da qualche zelante funzionario di polizia istigazione a delinquere! I delinquenti sono quelli, ovunque siedano, che la Costituzione la violano calpestando i diritti fondamentali delle persone, diritti da riconoscere a tutti, anche agli irregolari, in base all'art. 2 del Testo Unico sull'immigrazione.
Ma torniamo ai migranti deportati da Lampedusa con l'inganno.
Secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 aprile 2011 sulla concessione della protezione temporanea, sono esclusi dalla possibilità di ottenere un permesso per motivi umanitari temporanei tutti i migranti “nord africani” che sono sbarcati sulle nostre coste dopo il 5 aprile 2011 (come se dal 6 fosse tornata la calma in Tunisia, Libia ed Egitto, come se in Libia non ci fosse una guerra.. che ha prodotto 200.000 arrivi in Tunisia e 100.000 in Egitto)
Difficilmente queste persone potranno essere detenute nei CIE (ufficiali), ancora al collasso, con i magistrati che rimettono in libertà i migranti perché il nostro paese non ha ancora attuato la Direttiva comunitaria 2008/115/CE sui rimpatri che limita il ricorso alla detenzione amministrativa. Una direttiva che per i giudici italiani è immediatamente applicabile nel nostro ordinamento, almeno nei punti in cui risulta sufficientemente chiara e circostanziata. Dunque occorrerà disperderli nella Penisola o rimpatriarli con procedure sommarie. E magari attivare nuove operazioni di respingimento collettivo a mare, anche a costo di fare vittime o di sparargli addosso. Una eventualità che la Lega di Speroni accetta esplicitamente.
Intanto il 7 aprile il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato un decreto che dichiara “ lo stato d'emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale”. Un provvedimento impresentabile e privo di motivazioni conformi al dettato costituzionale, con il quale si prevede «l’ineludibile esigenza di assicurare l’urgente attivazione, in coordinamento con il ministero degli Affari esteri, di interventi in deroga all’ordinamento giuridico". Si dà il via in questo modo alla sospensione delle garanzie previste dello Stato di diritto per i migranti approdati sulle nostre coste e quindi si legittima quanto è avvenuto in questi giorni: trattenimenti simili a sequestri di persona, respingimenti e rimpatri collettivi senza notifiche, senza convalide e in violazione del diritto di difesa.
Questi i passaggi più inquietanti del decreto: "Ritenuta l'ineludibile esigenza di assicurare l'urgente attivazione, in coordinamento con il Ministero degli affari esteri, di interventi in deroga all'ordinamento giuridico sicchè si impone la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'art. 4 comma 2... in considerazione di quanto in premessa.. è dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale" 
Dunque il Presidente del Consiglio dei ministri, in virtù di non meglio precisati poteri internazionali, dichiara lo stato di emergenza in un numero indefinito di stati del Nord Africa, forse anche l'Egitto, l'Algeria ed il Marocco, (ma anche in Italia), e nascondendosi dietro l'emergenza "umanitaria", svela il reale obiettivo di "efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale". Per "contrastare" l'immigrazione irregolare non si lesineranno "interventi in deroga all'ordinamento giuridico". 
Sorgono spontanee delle domande: come può un Presidente del Consiglio dei ministri italiano decretare lo stato di emergenza in altri stati di un latro continente non identificati nè elencati neppure numericamente? Cosa intende per "efficace contrasto"? Ce lo domandiamo perché oggi al Tg 3 l'ex ministro Castelli non ha escluso che si possa ricorrere alle armi per contrastare l'immigrazione clandestina.
In base a quali indici si può affermare che “la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente in ragione dell'attuale clima di grave instabilità politica che interessa gran parte dei paesi del Nord Africa”? Se è così veramente, dal momento che lo stesso presupposto potrebbe consentire il rilascio di altri permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria, anche in base alle direttive comunitarie, perché si fa di tutto per respingere, espellere, detenere persone che provengono o potrebbero prevenire da zone così instabili ? E cosa è cambiato nei suddetti paesi dal 5 ( data del primo decreto emergenza) al 7 aprile ( data del secondo decreto che dichiara lo stato di emergenza, questa volta non solo sul territorio nazionale, ma addirittura in altri paesi ) ?
Ma soprattutto quando si ritiene "l'ineludibile esigenza di assicurare l'attivazione di interventi in deroga all'ordinamento giuridico" cosa vogliono realizzare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il suo governo? Sovvertire l'intero ordinamento giudiziario, magari anticipando quello spostamento di poteri dalla magistratura alla polizia che è il fulcro della riforma del processo breve, o legittimare i respingimenti collettivi in acque internazionali, vietati da tutte le convenzioni internazionali? Sembra proprio di essere di fronte ad un provvedimento da stato di polizia, le persone saranno respinte o espulse senza uno straccio di provvedimento, senza diritto a comprendere cosa sta succedendo loro, senza diritto di difesa. Da avvocati ci chiediamo: domani, che senso avrà entrare in un aula di giustizia dove campeggia la scritta “La legge è eguale per tutti”?.
La riforma della giustizia e l'abbattimento di tutte le garanzie dello stato di diritto devono lasciare tutte le porte aperte ai potenti, ed al capo del governo soprattutto, per chiudere ogni spiraglio di giustizia agli altri, ai migranti e a chi faticosamente li difende.
Il nostro ordinamento giudiziario, come il diritto internazionale, richiamato dall'art.10 e 11 della Costituzione, vietano i respingimenti collettivi senza identificazione certa, e considerano ancora reato rinchiudere per giorni le persone in centri chiusi, come i centri di accoglienza organizzati nelle tendopoli, vietando loro di comunicare con l'esterno, compresi avvocati e magistrati. Nessuna privazione della libertà personale (neppure sotto forma di rimpatrio) è consentita senza previa convalida giudiziaria. Questo lo afferma la Corte Costituzionale e, nel rispetto della gerarchia delle fonti, nessun provvedimento del capo del governo può sovvertire l'impianto costituzionale delle misure limitative della libertà personale.
E quindi cos'altro si può fare se non derogare all'ordinamento giuridico? 
Si potrebbero rispettare le leggi, le procedure e le convenzioni internazionali. Magari dare attuazione alle Direttive comunitarie. Ma queste ipotesi devono averle escluse immediatamente. Non sarebbero efficaci nel contrasto dell'immigrazione irregolare, meglio nella guerra all'immigrazione “clandestina”. Eppure da quando è entrata in vigore la legge Bossi-Fini i casi di allontanamento forzato, in percentuale, sono addirittura diminuiti, proprio quando tutti tuonavano contro l'immigrazione clandestina...Si potrebbe quasi dire meglio così!
Il decreto del 7 aprile si basa su una doppia falsificazione. Ed infatti riporta tra le premesse la considerazione che la crisi nel Magreb avrebbe prodotto l'emigrazione in Tunisia di “un gran numero di cittadini libici” e dopo avre fatto riferimento alla richiesta rivolta dai governi tunisino ed egiziano a quello italiano di “attività di carattere umanitario” dichiara lo stato di emergenza non solo per aiutare i Paesi del Nordafrica e per svolgere effettive e concrete attività di carattere umanitario ma per “consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale”. Insomma un modo elegante (ma neanche troppo) e mistificatore per proclamare il vero credo di questo Governo: fora dai bal! Tutti. Perchè il testo del decreto parla di cittadini, senza neppure specificare di quale nazionalità, età o status.
Infine un dubbio: il decreto del 5 aprile 2011, che all’art. 1 stabiliva gli aventi diritto al permesso per protezione temporanea, esclude tutti i cittadini Nord Africani entrati in Italia dopo la mezzanotte del 5 aprile 2011. E consente il rilascio del permesso solo se si presenta richiesta di permesso entro otto giorni dall'ingresso, quando nessuno ha provveduto ad una identificazione immediata, e dunque non si è attribuita una data certa agli ingressi. Per tutti quelli che sono approdati faticosamente dopo il 5 aprile, o approderanno nei prossimi giorni, il sogno del permesso di soggiorno assomiglia alla “scarpa di cenerentola” che scompare allo scoccare della mezzanotte, dopo la speranza, l'incubo del decreto di espulsione o di un respingimento. Bizzarro ed improbabile stabilire per decreto che, allo scoccare di un'ora, cesseranno tutte le emergenze umanitarie nei vari paesi del Nord Africa. E con l'ultimo decreto sembra proprio che questa situazione di instabilità in quelle vaste regioni sia destinata a durare ancora a lungo.
Ed infatti lo stesso Presidente del consiglio, che ritiene sussistenti gravissime ragioni umanitarie che impongono la protezione per tutti i cittadini nordafricani sbarcati dal 1 gennaio al 5 aprile 2011 (ma non un minuto dopo la mezzanotte di tale data), con successivo decreto del 7 aprile, decreta (appunto) lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord-Africa, per legittimare l'impossibile, fino ad ora, ovvero "l'urgente attivazione di interventi in deroga all'ordinamento giuridico".
Ora, delle due l'una: o allo scoccare della mezzanotte del 5 aprile 2011 ogni emergenza umanitaria nei territori nordafricani è magicamente rientrata e quindi non è necessario proteggerne i cittadini con il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo, oppure tale emergenza non è rientrata anzi si è esasperata così tanto da far decretare lo stato di emergenza in tali stati nord africani dal premier italiano, ed allora tutti i migranti nordafricani sbarcati anche successivamente al 5 aprile avranno diritto ad esigere protezione e soggiorno regolare! 
Non si puo decretare con due atti successivi sottoscritti dalla medesima mano (del capo del governo) a due soli giorni di distanza, che c'è uno stato di emergenza umanitaria che finirà il 5 aprile e che impone di proteggere i migranti e poi, due giorni dopo, che c'è uno stato di emergenza che non è finito il 5 aprile e che impone di contrastare l'afflusso degli stessi migranti. O meglio, si può -lo si è fatto- ma è un modo di decretare assolutamente schizofrenico che testimonia il livello di disperazione nella quale sono caduti i nostri governanti dopo gli insuccessi europei e la demolizione di buona parte della legge Bossi-Fini da parte dei giudici. Ma anche per loro, da parte di Berlusconi e consorti, è pronta la giusta punizione. 
Ma soprattutto quello che uno stato di diritto non può fare è derogare con un formula tanto generica al proprio “ordinamento giuridico”. E chi deciderà della portata delle deroghe se non il capo del governo? Dove finiranno i poteri di controllo del Parlamento e della Magistratura sugli atti del governo? Un colpo di mano che non è permesso da alcuna legge vigente in Italia, neppure dalla legge 225 del 1992 che istituisce la protezione civile, ed accorda al Presidente del Consiglio dei ministri il potere di dichiarare lo stato di emergenza solo in casi determinati e con la rigida indicazione delle disposizioni che saranno derogate. Se si arriva a tanto e per mano di un solo uomo, che non rappresenta il popolo ma il Governo, ovvero il potere esecutivo, la nostra democrazia si trasforma drammaticamente in uno stato di polizia.
E questo non è solo folle, è inquietante e merita la risposta più forte in termini di denuncia legale, anche a livello internazionale, di mobilitazione e di iniziativa politica.
Avv. Alessandra Ballerini
Prof. Fulvio Vassallo Paleologo

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lunedì 11 aprile 2011

Cogliere le differenze - Gioco per adulti in possesso di certificato elettorale valido


…quasi tutti gli italiani hanno, prima o dopo, sfogliato la “settimana enigmistica”. Molti per passatempo, altri, per formarsi culturalmente e poi fare i ministri. Molti si cimentano con gli schemi più evoluti come quelli di Bartezzaghi, altri come i leghisti non vanno al di la degli schemi “facilitati” e spesso li compilano la settimana successiva con le soluzioni in mano perché come succede per alcuni ministri non sono all’altezza e continuano nel loro ruolo con efficienza pari a “zero” sparando poi cazzate immani come l’inutilità di rimanere all’interno dell’ Unione Europea. 
Uno dei giochi che però, anche i più devastati sul piano della deduzione e della logica, affrontano con un buon coefficiente di successo è quello in cui necessita trovare le differenze. 
Essendo la settimana enigmistica “inimitabile”, come da anni ci viene ricordato in copertina, in modo sicuramente indegno, provo a proporre io stesso un gioco delle differenze, che utilizza al posto delle immagini dei filmati reperibili in rete. 
In tutti e due i filmati viene riportata una protesta nei confronti di chi amministra la Giustizia. Non volendo entrare nel merito giudiziario, qualcuno riesce a trovarmi le differenze nei contenuti dell’azione e del linguaggio?







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mercoledì 6 aprile 2011

Allarme...son fascisti!

…Non c’è quindi da stupirsi se loschi personaggi che si sono introdotti nell’apparato democratico, oggi sfacciatamente tentino di legittimarsi politicamente proponendo un ddl costituzionale per l'abolizione della norma transitoria e finale che vieta la "riorganizzazione del disciolto partito fascista".
…Nera camicia nera, che noi abbiam lavata, non sei di marca buona, ti sei ritirata; si sa, la moda cambia quasi ogni mese….
L’antica saggezza popolare dice che il lupo perde il pelo, ma non il vizio, pertanto è inevitabile che sinchè restano nella vita politica attiva odierna  residui della cultura fascista del “regime”, rigurgiti sono destinati a svilupparsi nelle metodiche e nelle ritualità di una becera destra filo mussoliniana ben diversa da quella che è una destra liberale, assimilabile al gaullismo francese.
Non è un caso che dopo la fine del conflitto mondiale e della cacciata democratica dei Savoia alcuni ravvisarono nella ristrutturazione dello Stato Repubblicano le contraddizioni di una “Resistenza tradita”. Non è cosa segreta  che molti funzionari del disciolto regime fascista furono riesumati dalle frange clerico fasciste della democrazia cristiana per ricollocarli negli organismi dirigenti del neo Stato Repubblicano.
Uno dei paradossi più clamorosi fu quello del direttore del carcere di Ventotene durante il “regime”, che da persecutore di comunisti, anarchici ma più in genere di antifascisti, si ritrova il 12 dicembre del 1969 a dirigere la questura di Milano, quella stessa da dove pochi giorni dopo volerà giù dal quarto piano l’Anarchico Pinelli e da dove prese forma la presunta pista anarchica, creando per troppi anni una sorta di cordone di protezione nei confronti di quell’area della destra eversiva e fascista in cui, sarà poi accertato, maturò la strage.
Le gerarchie cattoliche in una visione profetica della globalizzazione si spinsero addirittura oltre, organizzando l’espatrio clandestino dei gerarchi nazisti verso l’America Latina, in quella che fu chiamata “operazione Odessa”.  Negli anni bui di quel continente poterono mettere a frutto le loro qualità “professionali” . Lo stesso Gelli collaborò con le dittature argentine dopo le sue esperienze al servizio del fascismo internazionale in Europa mentre forse stava prendendo corpo quella “perla” eversiva che in Italia sarà conosciuta come “Propaganda 2” o “P2” .
La lista è notorio, porta nomi assai conosciuti, Silvio Berlusconi è di fatto una delle presenze più inquietanti, ma in compagnia sua ci sono suoi attuali camerati di governo come l’ex socialista Cicchitto.
Per non essere troppo prolisso non mi soffermerò su personaggi come Caradonna, su Valerio Borghese, sulla tanto declamata da Cossiga “Gladio” e gli alterni “tintinnar di sciabole”.
Tutta la disamina precedente non è ovviamente casuale, ma per quanto limitata e sintetica è la sintomatologia di ciò che Galletta cita nell’intestazione di questo blog: “il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia “.

Il sistema democratico che funziona su delicati equilibri condivisi, nel momento in cui al governo vanno degli eversori che con una mano sinistra giurano fedeltà alla Costituzione e con la destra ed il cervello destrutturano moralmente ed eticamente sistematicamente il “sistema Stato”, in assenza di una ferma determinazione da parte dell’opposizione democratica, rischia di avere vita breve.

L’allarme per la tenuta del sistema democratico, è talmente evidente che se all’allarme non si dà una risposta determinata, seria e risolutiva, il rischio è la complicità nella degenerazione.

In questo caso forse si riesce comprendere l’elevato valore che rivestì la scelta politica e materiale del CLN nella lotta al nazifascismo.

Personalmente penso che di tempo non ce ne sia più molto.

Loris

 





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domenica 3 aprile 2011

2 aprile : l'Italia per bene manifesta in tutte le città - video degli scontri di Ventimiglia e galleria di immagini da Genova


...La logica dei governi dei "volonterosi" è lapalissiana : si interviene in Libia per difendere i civili e nel contempo quei stessi civili, nel momento che fuggono dalla guerra, e da condizioni di vita impossibili, li respingono o, come il governo italiano, cerca di segregarli in campi di concentramento, dietro muri di filo spinato e in condizioni igieniche ben al di sotto di ogni standard del comune senso di civiltà.
La finalità del governo Berlusconi è a mio parere evidente: far degenerare il fenomeno degli sbarchi in emergenza sociale e di ordine pubblico, far crescere la paura per queste persone che a rischio della vita cercano di raggiungere le nostre coste e quando la situazione diventa esplosiva attraverso le paure crearsi il consenso elettorale.
Un paese come la Tunisia (uscita da una recente crisi politica e sociale) sta rispondendo all'emergenza profughi, che sul suo territorio ammontano a circa 140 mila con dignità ed umanità.
Un governo come quello italiano entra in crisi per i 6000 di Lampedusa.
O sono una manica di incapaci, ostanno giocando sulla pelle dei disgraziati per i propri fini politici.
In un caso e nell'altro devono andarsene via.
Dopo aver appoggiato Ben Ali non sono disposti a collaborare con il nuovo governo tunisino.
ecco le immagini di chi ieri ha manifestato contro il razzismo è l'assurdità della guerra rispondendo all'appello del coordinamento 2 luglio contro la guerra antirazzista.

ecco il filmato di Ventimiglia con gli scontri per proteggere il consolato francese. 


ecco la galleria di immagini della manifestazione di Genova con la simulazione di fronte al comando militare di zona
clicca sull'immagine per accedere alle immagini


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